Con sommo ed estremo ritardo sono riuscito a leggere questo riuscito numero dell'Almanacco Topolino.
Ecco le mie impressioni

Si parte con il redazionale d'apertura in cui Davide Del Gusto, che dovrebbe essere probabilmente il nuovo curatore della testata, ricorda l'enorme figura di Luca Boschi e la sua collaborazione con Francesco Gerbaldo. Poche parole e solo tantissima stima ed affetto

- La prima storia è quella gran goduria della
"Notte del Saraceno" ad opera di Marco Rota.
La trama è svelta, lesta e non si perde in preamboli. Non ci sono inutili spiegoni, non si analizza nulla ma si punta con forza verso l'avventura e la scoperta. Le tavole hanno un che di solenne, un'aurea di epicita' che lascia col fiato sospeso.
La poesia d'amore creata per l'occasione poi, anche in tutta la sua semplicità, esprime davvero un sentimento profondo e puro.
Il finale forse non è dei migliori ma lo svolgimento è frutto di grande maestria.
- In
"Qualche nota sul Klondike" sono bellissime e molto plastiche le tavole di Midthun che, insieme all'ambientazione magica del Klondike, creano un'ottima atmosfera per una storia breve ma molto densa: azione ed inseguimenti a tutto spiano offrono delle soluzioni narrative divertenti e ben riuscite.
- Sempre interessante questo prospetto comparativo tra due modi di raccontare la medesima vicenda. Qui abbiamo un
Paperoga, fatto "recitare" da Kinney e Hubbard, che è al massimo della sua sconclusionatezza. A mio parere molto più riuscita, come battute e tempi comici, la prima versione proposta.
- In
"Paperino e Della" è sempre sorprendente vedere come possano essere tramandate le "tradizioni di famiglia"

-
"Pippo esploratore perfetto" ha il classico sapore delle vecchie storie americane che coniugano trame spassose con disegni un tantino tremolanti. Qui Vic Lockman fa muovere Pippo in tutta la sua sana scempiaggine mentre Tony Strobl si cimenta in tavole molto "semplici" e spesso poco dettagliate. Ma anche questo trasmette quella sensazione di "sapore classico"...
-
Paul Murry confeziona, da autore completo, una vicenda profondamente cinematografica che si tiene in equilibrio su tempi comici e trovate narrative di ottima fattura. Da notare "finalmente" la poca policy nel linguaggio utilizzato (Topolino che apostrofa Pippo come "idiota" oppure quest'ultimo che a sua volta tuona "scemo" contro il mulo...), segno di un'azione censoria ai minimi termini.
Funzionali anche le varie sfaccettature narrative che diventano man mano indispensabili nel chiudere il cerchio del racconto (la febbre da fieno di Tanglefoot o la presenza della pietra in equilibrio). Storia per me davvero ottima !
- La storia con protagonista
Sonny il gabbiano ricalca un po' le classiche avventure di bambini/ragazzi scapestrati tipiche degli scrittori statunitensi come Mark Twain in cui il focus è indirizzato sul giovane che scappa dalla autorità pubblica. La vicenda mette in risalto la profonda amicizia tra il furbo pennuto ed i nipotini che, attraverso l'affetto della loro grande famiglia, donano un momento di felicità all'amico libertino.
- Al limite della comprensione umana la vicenda del
Gran Vergilius che si basa su una trama che definire sconclusionata è un eufemismo. Ma che belli però i disegni di Carpi ? Masse elettriche, esplosioni catastrofiche e personaggi ipercinetici all'ennesima potenza. Che classe...

- Strappa molti sorrisi la one-page finale su
Orazio che si avvale anche dei sinuosi disegni di Daan Jippes.
Numero che nel suo totale ho trovato molto godibile e che mi trova concorde nel punteggio affibiatogli dalla recensione ufficiale del Papersera.