Recensione Topolino 3607 Topolino 3607, secondo numero dell’anno, è disponibile anche in abbinata a un nuovo
Topolibro (
I pionieri del volo raccontati da Topolino): per accompagnare l’iniziativa editoriale, il settimanale vede il ritorno sulle
Isole delle Cometa, che già avevano intrattenuto i lettori per sei puntate nella primavera 2023. Sulla copertina, disegnata da
Davide Cesarello e colorata da
Mario Perrotta, Topolino e Pippo, a bordo di un
tender che solca le onde affiancato da due delfini, ci trasportano già al primo sguardo in mari lontani.
Torniamo dunque a visitare l’arcipelago Rodent, nelle cui isole ancora riecheggiano gli echi delle gesta delle Comete, mitico gruppo aereo ormai sciolto, e nessuna paura se non abbiamo seguito la prima serie:
Flight 007, scritta da
Pietro B. Zemelo, disegnata da
Nico Picone e colorata da
Irene Fornari, con la supervisione dello stesso Picone,
è preceduta da una dettagliata mappa che ci mostra tutte le isole dove è ambientata la saga e, soprattutto, è corredata da una ampia ed esaustiva prefazione, scritta da Gaja Arrighini, che introduce alla lettura senza che i novizi debbano pagare alcuno scotto.
La storia si snoda piacevole. La ricca sceneggiatura rende talvolta non semplicissimo qualche passaggio, ma l’attenzione è catalizzata da situazioni molto dinamiche, ben alternate con momenti più narrativi, e da una rivelazione, a fine storia, che inizia a svelare il passato del personaggio principale, ovvero Mick, il topo “damerino”:
una rivelazione che avrà inevitabile seguito nelle prossime cinque settimane.
L’ardito stratagemma di Mick per mettere fuori uso il suo inseguitore
Molto belle alcune scelte stilistiche, come quella usata nella tavola qui riportata, con uno sviluppo dei disegni verticale e non orizzontale, quasi a trasmettere l’effetto di una
splash page.
Interessante la scelta di colorazione: i toni freddi aiutano il lettore a sintonizzarsi su una diversa dimensione, sicuramente evocativa di un presente non strettamente connesso al nostro oggi.
La storia di chiusura del numero è il secondo e ultimo atto della
rilettura disneyana del romanzo di Gaston Leroux
Il fantasma dell’Opera, sceneggiato da
Francesco Vacca, disegnato da
Mario Ferracina e colorato da
Gaetano Gabriele D’Aprile, con supervisione di Ferracina. I misteri che avevano lasciato i lettori in sospeso al termine della prima puntata vengono risolti, non senza una punta di sorpresa all’atto della rivelazione di chi si cela sotto le spoglie del fantasma. Piccolo spoiler: Paperoga alias Papedaroga, ambasciatore a Parigi della remota
Vintia, svolgerà un ruolo non irrilevante nell’accompagnarci verso la soluzione.
Un inciso:
deliziosa la trovata narrativa dello sceneggiatore, che per non chiarire le origini persiane di uno dei protagonisti della vicenda, come originariamente narrato nel romanzo di Leroux,
trasforma la Persia in Vintia, giocando con i sinonimi così da evocare la terra degli Scià senza esplicitarne il nome. Per i più curiosi, aggiungo che il “daroga” era una carica attribuita agli ufficiali negli imperi persiani e moghul.
Paperoga negli inconsueti panni di un diplomatico orientale
La terza delle quattro storie del numero ha un sapore d’antico, con le matite di
Marco e
Stefano Rota che danno vita alla sceneggiatura di
Matteo Venerus.
Paperino dog singer prende le mosse da un piccolo evento che sconvolge la quotidianità di Paperino, reduce da una pesante sessione di lucidatura di monete nel deposito di zio Paperone, e lo porta a scoprire le proprie apprezzate capacità di ammaliatore di cani, non è dato sapere perché pessimo cantore in rima, come pure è lecito desumere, vista la reazione degli umani, o per uno speciale e inesplorato dono, tuttavia assai apprezzato dai soli amici a quattro zampe. Ne deriveranno conseguenze potenzialmente deflagranti, come mirabilmente illustrato in una magnifica illustrazione a doppia pagina.
Il tratto della storia è classicamente ‘rotiano’, piacevolmente vintage. Così come deliziosamente demodé sono le rime cantate ideate da Venerus, piccoli giochi retorici talvolta assurdi che ricordano ingenue canzonette d’anteguerra.
La storia offre lo spunto per un ampio approfondimento redazionale, curato da Barbara Garufi, intitolato
Musica… da cani e che approfondisce molti aspetti del rapporto tra cani e musica, spaziando da recenti ricerche degli scienziati dell’Università di Napoli “Federico II” alle favole dei Fratelli Grimm, per portarci poi nelle montagne della Nuova Guinea all’inseguimento dei cani cantori e concludere con un tuffo all’indietro fino a inizio Novecento, alle origini della più celebre etichetta dell’industria musicale globale che deve tutto alla fedeltà di un cagnolino meticcio al suo defunto padrone.
Una inedita processione papero-canina[/size][/i]
Seconda storia, in ordine cronologico, dell’albo,
Newton Pitagorico e l’inafferrabile agguanta-guanti, scritta da
Niccolò Testi e disegnata da
Alessandro Perina, si sviluppa in 18 tavole molto divertenti. Lo spunto è semplice: un guanto perduto stimola il nipote di Archimede a ideare un robottino cerca-guanti. Non potrà che accadere l’inevitabile: la creatura sfuggirà al controllo del suo creatore e combinerà danni a ripetizione. Arrivati all’ultima tavola, non solo scopriremo come si risolverà la vicenda, ma sorrideremo per il garbato dileggio degli eccessi dell’arte contemporanea.
Il robot da riporto
A chiudere,
last but not least, la quinta e più breve storia del numero, sceneggiata da
Vito Stabile e disegnata da
Davide Percoco.
Topolino in: artiglio e puntiglio si svolge in un luna park, dove Topolino e Minni decidono di trascorrere una serata all’insegna del divertimento. Ma Mickey, attratto da una delle più letali attrazioni – sicuramente ognuno di noi, sia fanciullo che genitore, ha visto sperperate somme inaudite, fallendo dopo innumerevoli vani tentativi la sfida posta dal gabbiotto in vetro pieno di cianfrusaglie e pochi oggetti di valore, da catturare con un artiglio meccanico – e deciso a gratificare la sua bella e pazientissima accompagnatrice, si incaponisce nel titanico tentativo di catturare un rarissimo peluche. Non aggiungo altro e lascio ai lettori il piacere di scoprire da soli l’esito della vicenda.
Prima di chiudere, una menzione doverosa per la sempre imperdibile
Che aria tira a… di
Silvia Ziche,
con un Topolino tra il serafico e lo svagato che, nel mezzo di una nevicata, ironizza sulle buone intenzioni di inizio anno che hanno, ahinoi, vita brevissima.
Per i lettori aspiranti disegnatori, infine, segnalo le indicazioni del fumettista
Andrea Malgeri per disegnare i Bassotti, con corredo di approfondimenti sulla storia editoriale di questi buffi
villain paperopolesi e tanti aneddoti, il tutto a cura di Francesca Agrati che firma la rubrica
Fumettando.
Prima di riporre l’albo sul comodino o in libreria, attenzione alle anticipazioni sul prossimo numero:
Topolino 3608 sarà distribuito in una versione nazionale e in quattro ulteriori
versioni dialettali, in milanese, fiorentino, napoletano e catanese.
Il voto complessivo del numero: la ricchezza delle storie e dei contenuti mi inducono ad assegnare 4 stelle e mezzo.
Voto del recensore:
4.5/5Per accedere alla pagina originale della recensione e mettere il tuo voto:
https://www.papersera.net/wp/2025/01/15/topolino-3607/Ora è possibile votare anche le singole storie del fascicolo, non fate mancare il vostro contributo!