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« il: Mercoledì 7 Ago 2024, 22:59:34 »
Da ragazzino adoravo tutte le storie evento: le saghe, le celebrative, le metanarrative. E vi sono ancora affezionato.
"60 anni insieme con Topolino" (Paperetta Ye Ye che fa le foto a Sandopaper nel passato, il Grillo Parlante e Indiana Pipps e la nave del microcosmo), "Chi ha rubato Topolino 2000" (Bruto, Paperinik, la commedia papera e il thriller scarpiano), la Pietra Zodiacale (ogni episodio una storia-tipo dell'epoca), "Topolino e il giorno più lungo" (con gli Evroniani, Super Pippo, Nonna Peppa, Sgrizzo e Gancio, e il Topo nevrotico della Ziche). "Tanti auguri Gancio" (con Atomino, Musone e Rock Sassi).
Ma erano comunque eventi più unici che rari.
I danni cominciarono con l'accoppiata Muci/Ambrosio: le storie-record, i livelli, i kikongi coi paperoidi, i WoM. Ciccio in tutte le salse. Numeri con 7 storie. Al contempo ci furono però Casty e il rilancio satirico di Dinamite.
La differenza la fanno gli sceneggiatori.
Le prime iniziative di De Poli furono Gli Ultraheroes e Doubleduck. Fu anche grazie ad esse che cominciai a riavvicinarmi a questo mondo dopo qualche tempo.
Visto che siamo in tempi di "competizioni sportive mondiali", ricordo quando uscì Londra 2012 Caccia all'oro, con Macchia Nera che ruba la macchina del tempo di Zapotec e Marlin e i paperi con Battista che lo inseguono. Rimasi parecchio perplesso; per fortuna, quella saga non era solo questo. Era una storia con risvolti didattici ed emotivi. Era una storia ricca, con tanti elementi, di cui la forzatura nella continuity era solo uno tra i tanti (ancorché plateale).
Ai tempi di De Poli si trattava comunque di iniziative senza una reale organizzazione, basate sulle iniziative dei singoli sceneggiatori.
Ad un certo punto, uscirono, quasi tutte nel 2016, diverse storie che collegavano Eta Beta a Zapotec e Marlin, oppure che approfondivano il suo mondo (il gonnellino, gli etabetidi, ecc). Per un breve momento, fui infastidito (avevo concepito un soggetto su questi elementi che pretendeva di essere originale). Ma subito mi domandai perché mai avrei dovuto esserlo (se ho avuto l'idea io, perché non debbono averla gli altri?).
Con Bertani le cose si sono normalizzate. Oggi è normale citare, approfondire, riscrivere. È tutto un revival e un rilancio. (Tipo adesso Sandopaper, ma perché? Perché c'è il remake in tv). E confesso che ogni volta che esce la De Luxe di una parodia classica, sudo freddo. Ma lo stesso accade quando guardo i trailer del film.
A differenza di De Poli, la regia dietro le quinte di Bertani è evidente. Francamente ho l'impressione che gran parte delle storie nasca da idee sue.
Di nuovo, la differenza la può fare soltanto lo sceneggiatore.
Va detto che, finora, c'è stata ancora una relativa compartimentazione: ogni autore si è gestito i suoi filoni (eccetto una storia di Vertigo di Sisti, e le recenti palesi imbeccate del Direttore sulla 313 e sul faro).
Finché le cose restano così non vedo particolari problemi. A un lettore non deve piacere tutto, è anche sano avere preferenze.
C'è stata una programmazione opinabile sul Klondike, con due saghe oubblicate contemporaneamente più varie altre storie. Ma magari è come quel momento di ispirazione etabetiana del 2016.
C'è, a mio parere, una sovraesposizione di Famedoro, soprattutto nei flashback; ma, cosa dire?, sarà come quando, negli anni 1996/2002, comparivano spesso Sgrizzo e Gancio, non sempre con risultati meritevoli.
Rockerduck e Gastone stanno vivendo ciò che Gamba e Macchia Nera hanno subìto due-tre decenni fa (e paradossalmente ora Gamba e Macchia vengono riportati a delle connotazioni più consone).
Gli approfondimenti su Qui Qui Qua ricordano vagamente quelli su Tip e Tap di trent'anni fa (si insisteva spesso sulle differenze tra i due). Stanno soltanto durando di più (ma ormai tutto dura di più). Il cast dei casi umani di Area 15 è una specie di reboot delle Marmotte del mensile (all'epoca c'erano il panciottone, l'imbranatone, il fighetto sportivo, il fighetto geek... li conoscevo davvero; adesso, evidentemente, ci sono questi altri casi).
Le storie di Don Rosa erano le (belle) fan fiction sui classici di Barks. Trent'anni dopo, abbiamo le (a volte buone, a volte loffie) fan fiction sui classici di Rosa (e in Italia ci limitiamo ai rimandi, Korhonen ci ha già ricamato venti e passa episodi).
È la giostra che va.
E se, dagli e dagli, alla fine siamo riusciti ad avere storie intitolate a Bertie McGoose, Il Doctor Kranz e a Sgrinfia, è perché,.sotto il fondo di ogni barile, si cela un orizzonte nuovo da raggiungere.