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Post - Special Mongo

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Non è strettamente Disney ma lo comunico lo stesso:
Avverto che grazie alle mie integrazioni (ancora in corso) in futuro potrete avere pagine Wikipedia più complete riguardo Fratel Coniglietto e le sue storie originali.
Queste due sono infatti incomplete, e ci sto lavorando: List of Uncle Remus characters, Br'er Rabbit.
Le raccolte di Fratel Coniglietto e del suo entourage, infatti, non sono 9 ma ben 12. Vi aggiungo prima di tutto Tar-Baby and Other Rhymes from Uncle Remus (1904), dove tutte le fiabe sono in rima e son quasi tutte fresche (tranne Il bambino di catrame e Come Fratel Tartaruga imparò a volare, già uscite nei volumi in prosa). JCH nell'introduzione pensa che la versione in rima sia più antica delle rispettive in prosa, perciò le (ri)propone al pubblico. E poi aggiungo alla lista Little Thimblefinger (1894) e Mr. Rabbit at Home (1895), chissà perché sempre assenti nelle cronologie di Fratel Coniglietto. Eppure contengono inedite storie di Brer Rabbit e del suo contesto, oltre a una frame-story in cui lui è di molto invecchiato e si abbandona ai ricordi. Sono libri un po' à la Peter Pan (i bambini e la loro tata viaggiano nel mondo sotto la sorgente, dove possono volare e incontrare i personaggi delle fiabe), con uno schema come quello di Topolino allo Zecchino d'Oro: nuovo personaggio in cui ci si imbatte, nuova avventura da ascoltare. E con un cicerone minuscolo che usa un ditale per cappello. Inoltre è inclusa una canzone su Fratel Coniglietto, che potrebbe esser stata trascritta da JCH a partire da una viva voce. JCH creò questi due libri "a parte" perché, come specifica nella prefazione, non è sicuro che le fiabe in questione siano di origine africana: provengono puntualmente dalla Middle Georgia, ma lui pensa che la loro vera origine sia britannica. E inoltre ammette che alcune storie sono inventate da lui: il procedimento può deludere l'etnologo (anche perché JCH non specifica cosa sia - a parte la cornice - farina del suo sacco, ma la porta si riapre perché rientri a questo punto lo studioso di JCH). E io penso di aver capito qualcosa del perché d'un escamotage del genere: leggendoli, alcuni racconti di Fratel Coniglietto sono molto diversi in quanto a stile, JCH avrà dunque sentito il bisogno di creare un'inedita cornice senza Uncle Remus e anche senza Daddy Jack, l'africano delle isole americane che nei libri "canonici" era già adibito a raccontare quelle storie che per tono e stile si differenziavano da quelle umoristiche di Uncle Remus.
Ci aggiorneremo!

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Commenti sugli autori / Re:Luciano Gatto
« il: Mercoledì 15 Gen 2025, 19:53:37 »
Posto l'ultimissimo disegno di Luciano Gatto (proprio 'di giornata') datato 14/01/2025 ma vedo che i precedenti sono scomparsi. Non so perché ma a questo punto è preferibile andare sulla sua pagina fb prima che anche questo scompaia                                                                                                                                                                                                                                     

Mi raccomando, fate in modo che si salvino tutti :silly: :thankYou:

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Commenti sulle storie / Re:Le storie di Fratel Coniglietto. Una riscoperta
« il: Domenica 12 Gen 2025, 23:20:29 »
Auspico una riscoperta delle storie di Fratel Coniglietto
Mi sa che arrivi tardi...

Sicuramente! Ma noi che nel frattempo le abbiamo collezionate prima della censura, almeno noi possiamo ancora farlo.

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Commenti sulle storie / Re:Le storie di Fratel Coniglietto. Una riscoperta
« il: Domenica 12 Gen 2025, 12:46:50 »
Una volta da noi uscì un volume che raccoglieva in cronologica una prima fetta di domenicali:



Se il pubblico non apprezza, la colpa è del pubblico (ho visto che in America non hanno apprezzato Bill Walsh nei volumi Fantagraphics: non è indicativo della qualità di Walsh), ma come dice Azure Blue ci sarebbero i modi per vendere meglio un dato prodotto.
Sulla polemica circa Fratel Coniglietto: cerco di ignorarla, sebbene so quanto oggi non sia possibile (ma i tempi potrebbero cambiare, le follie possono essere temporanee). Non ci penso perché so benissimo quanto sia una stupidaggine, e che il problema non siano né i fumetti né - in fondo - il film Disney, ma l'opera stessa di Joel Chandler Harris: tutto il resto è stato colpito secondo proprietà transitiva. A determinare il circuito propagandistico è il "fascismo" della borghesia liberale, è lei a dettar legge e ha deciso che: 1) trascrivere in dialetto le storie degli afroamericani è indebita appropriazione culturale (ma in assenza di JCH chi avrebbe raccolto queste storie, gli chiederei?); 2) non è solo il dialetto il problema: si potrebbe ovviare riscrivendole, ma si è stabilito che niente - nemmeno una riscrittura - debba permettere di risalire all'originale di questi testi, lo scopo è il loro oblio; non è neanche la sola scrittura il "guaio", ma un romanticismo che attraversa le narrazioni-cornice (si potrebbero rimuovere? sì, come fa questo sito che trascrive le singole storie in un linguaggio più immediatamente comprensibile, ma resta la difficoltà di prima: l'operazione ti suggerirà che esiste un testo originale e tu potresti metterti a cercarlo): il romanticismo verte sulla nostalgia per il contesto dove maturarono questi racconti orali, ed è indubbio che anche i neri contemporanei alla narrazione dei racconti siano rappresentati con diversi stereotipi (ma si percepiscono comunque come umani, e si ha simpatia per loro). Che un'opera del passato non possa contenere stereotipi è pretesa da stupidi e lo sappiamo; in più, ciò che nuoce al pantheon di Fratel Coniglietto è porsi secondariamente come patrimonio orale, folklorico, e risorsa etnica e antropologica, e primariamente come prodotto ludico. Dunque, se valutato come mezzo d'intrattenimento, l'industria dello svago (e industria culturale?) decide arbitrariamente di NON riproportelo, semplicemente. E noi vi sottostiamo.

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Commenti sulle storie / Le storie di Fratel Coniglietto. Una riscoperta
« il: Sabato 11 Gen 2025, 22:55:41 »
Auspico una riscoperta delle storie di Fratel Coniglietto, nella loro formulaicità che non vuol dir per forza bassa qualità, alla luce di un confronto con la loro fonte esplicita: le storie di Joel Chandler Harris: 9 raccolte più una in rima. Quella in rima, stranamente Wikipedia la esclude dalla pagina su Brer Rabbit, ma andrebbe inserita tra la quarta raccolta del 1892 e la quinta. Magari mi occuperò io di aggiustare qua e là la pagina: andrebbe anche aggiunto che non sono 3 i racconti di JCH che il film Disney adattò, ma 4 perché alla storia del pupazzo di catrame la sceneggiatura aggiunge il racconto-sequel in cui Fratel Coniglio riesce a liberarsi dalla Volpe che lo ha catturato invitandola (psicologia inversa) a gettarlo tra i rovi (e, in JCH, questo è un ulteriore racconto - con titolo proprio - rispetto a Tar Baby).

Dicevo: auspico. E sarò io a far da battistrada, partendo dal folklore vero e proprio in cui si agita Fratel Coniglio. Ci sarebbero anche le storie di metà '800 scritte da uno zio di Roosevelt per Harper's, ma qui è difficile: più facile è stato per me accedere, al momento, alle raccolte di Coniglietto scritte da JCH e già sono arrivato alla quarta. Il dialetto della Middle Georgia (che cambia per giunta, per quanto lievemente, a seconda del personaggio di colore che lo parla) è difficile e ora ne so più di quanto ne capivo alla lettura del primo libro (che un giorno dovrò quindi riprendere una seconda volta). Il dialetto dei neri della costa invece, che JCH mette in bocca all'autentico africano Daddy Jack, "rompe" le parole più ancora che corromperle come fa il precedente, quindi - come già anticipava JCH nell'introduzione - è in fondo più facile da capire. Già ho scoperto, e mi occuperò dei relativi aggiornamenti su Inducks, che la nona storia sindacata di Brer Rabbit (immagine) è un adattamento di "Brother Rabbit's Astonishing Prank" (dalla raccolta "Nights with Uncle Remus", 1883, storia #5), anche nota come "Rabbit's Wild Costume". Un'ulteriore particolarità è che la medesima fonte servirà per una storia di Brer Rabbit concepita per gli albi, da noi famosa perché si trovò su uno dei primi numeri di Topolino libretto (quindi ristampata anastaticamente un sacco di volte): Coniglietto e lo spettro di Kongo Birongo. Tentando di rubare il miele dell'Orso, Coniglietto se ne ricopre completamente e le foglie gli si appiccicano addosso: spaventare gli abitanti della foresta sarà per lui una goduria.
Non escludo possano esserci altre sorprese, vedremo.


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Le altre discussioni / Re:Italian Formula - La formula italiana
« il: Sabato 11 Gen 2025, 22:18:03 »
Eppure per me le storie Egmont sono mediamente scadenti (salvo rare eccezioni) perché le trovo spesso infantili, caotiche e di sviluppo troppo veloce.
La mia esperienza di storie Egmont si limita alle poche apparse sul Topo e a quelle che ho letto su Paperino e Zio Paperone. Nel 95% dei casi hanno confermato la mia opinione.
Ragion per cui mi tengo alla larga dall'Almanacco.
Ho notato che la maggioranza delle storie che arrivano in Italia (nel mio caso, non leggendo l'almanacco, oserei dire la quasi totalità) sono di paperi. Come mai i topi non arrivano? Sono di "qualità perfino peggiore"?
Metto tra virgolette perché é la mia opinione personale.

La tua opinione è importante, comunque. Quella di tutti noi, spirito critico ne abbiamo e non di rado si avvicina alla realtà delle cose. I danesi si stabilizzarono con le storie brevi (se non brevissime: sapete che negli anni '70 le storie italiane erano portate da 30 a 10 pagine? e come facevano? limitandosi a proporre un solo episodio dall'interno della storia: https://inducks.org/story.php?c=I+TL++651-B <--- ve lo anticiperà già la sola prima pagina dell'edizione danese di questa storia ciminiana). E, come si dice nel topic del forum che vi ho linkato, i danesi quando provano a fare storie "all'italiana" (più lunghe e complesse) le fanno più caotiche e scombiccherate, segno che a loro manca qualcosa di cui gli itani non hanno difettato.

Innanzitutto ringrazio Special Mongo per il link a questo forum straniero, in cui non mi ero mai imbattuta prima.

Prego. Qui il primo topic che mi ha visto davvero attivo: è dove chiedo lumi su strisce sindacate di cui non ho capito il senso. E, visto che anche loro hanno avuto qualche problema e forse ne avranno per le prossime che gli proporrò, ho respirato: significa che responsabile dei miei dubbi non è stata la mia notoria stupidità.

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Le altre discussioni / Italian Formula - La formula italiana
« il: Sabato 11 Gen 2025, 19:13:22 »
Vi incollo il commento da un bel forum estero che è l'analogo del "nostro":

Sure, there are some artists who have a reputation for producing cookie-cutter material. I can name a few. The trick for editors is to manage their talent pool. Western Publishing famously didn't, and look how that ship stranded. The Italians have done it in a way that has worked for them, but there's no magic formula I'm afraid. Every audience is different.
In the Netherlands, Italian stories are an order of magnitude less popular than their domestic counterparts, but those who
do read the Italians tend to prefer them - myself included.

Per voi c'è stata una "formula italiana"? In ogni caso, cosa vi ha fatto pensare - se lo pensate - che la produzione Disney italiana sia la migliore da molti decenni? Gli autori o, di fianco a loro, certe scelte che gli altri Paesi non hanno voluto prendere? Ed è stata, la "nostra", una fortuna "etnica", cioè legata solo al nostro Paese e alla nostra cultura, inapplicabile altrove?

Qui per la discussione intera del topic, così da ricavarne un contesto.

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Commenti sugli autori / Re:Floyd Gottfredson
« il: Giovedì 9 Gen 2025, 21:27:02 »


In cosa si differenzia il folklore prettamente urbano da quello di origine contadina (secondo la classificazione di Raymond Firth vi comprendo anche le civiltà marinare)? Diverte un confronto perché le discrepanze sono probabilmente meno di quanto sembri. Entrambi raccontano storie spacciate per vere, quello urbano si potrebbe dire non indulga alla fantasia ma anche questo ha le sue storie macabre e le sue imprese eccezionali, diciamo che vuol scendere a patti con la verosimiglianza. Quello urbano racconta aneddoti su persone realmente esistite, ma talvolta lo fanno anche le fiabe e i racconti popolari; in realtà anche quello urbano lega molti eventi a personaggi anonimi e imprecisi, come le fiabe. Certo è che le fiabe ambientano le vicende in epoche e luoghi imprecisati, le storie urbane narrano fatti più vicini nel tempo, spesso con coordinate chiare.

Try and Stop Me (1944) di Bennett Cerf - sopra la copertina, accanto a tre vignette da una domenicale di Osborne e Gottfredson - è uno degli archivi più ghiotti per storie raccontate nelle civilizzate città attraversate da auto e già soffuse di smog. La maggior parte ha connotati da barzelletta, sicuramente son tutti aneddoti, protagonisti ne sono perfino Einstein o G.B. Shaw. Son divise per sezione: sport, mondo del cinema, alta società, imprenditoria, giornalismo, industria, letteratura, teatro, c'è anche quella dedicata ai racconti dell'orrore spacciati per veri o quasi (comunque storie tramandate di bocca in bocca, come quei cittadini terrorizzati all'inizio di Topolino nella casa dei fantasmi). In mezzo ai racconti horror ho trovato un paio di fonti per i fumetti del terrore della EC Comics e ne ho quindi aggiornato le voci Wikipedia: Tales from the Crypt, The Vault of Horror, House of Fear.
Ma horror a parte, dentro questo librone ho trovato una storia uguale a questa domenicale di Gottfredson, leggetene infatti il commento che ho aggiunto:

https://inducks.org/story.php?c=ZM+36-12-27

same story will be in Bennett Cerf's "Try and Stop Me" (1944) as a popular anecdote (Lewis Miller story on pages #182-83): where did the gag come from first?

La gag nasce sui giornali e poi passa di bocca in bocca? Ma di anni, prima di raccogliere tutto quel materiale, devono essercene voluti, quindi non escluderei una fonte orale sia per la Sunday di Gottfredson, sia per la penna di Bennett Cerf. Se volete leggere il racconto di cui parlo scrivetemi in privato e ve lo manderò, a scopo di studio ovviamente.

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Commenti sugli autori / Re:Andrea Fanton
« il: Lunedì 30 Dic 2024, 21:51:29 »
Segnalo che in questo articolo dell'Almanacco Topolino n.18 la storia Topolino e il blitz beffardo viene attribuita a Fanton, mentre l'Inducks la considera di Siegel.
Io personalmente non l'ho letta, qualcuno che l'ha fatto può magari dare un parere per sapere se sia effettivamente di Fanton?

Ho appena letto "Pippo e la strega da corsa", attribuita a Fanton nei testi (disegni De Vita sr).

A parte che a questo punto me ne sono pentito data l'indubitabile bruttezza di una storia che manco fa ridere, dubito che l'attribuzione sia corretta: la storia si regge troppo per essere di Fanton.

Per quanto piena di cose assurde al limite del demenziale, non sono totalmente scollegate tra loro, né succedono (troppo) a caso: troppo comunque lineare e... ahem... "coerente" per essere di Fanton, ecco.  :rotfl: :rotfl: :rotfl:
Concordo con Photomas, "La strega da corsa" è molto probabilmente di Mandelli infatti, anche per la presenza di Nocciola.

So da sempre che è di Siegel. Il reame particolare e l'opposizione Topolino-Gambadilegno senza altri personaggi di mezzo (specialmente Pippo) è siegeliana: vi fu in altre 2 storie almeno.

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Commenti sulle storie / Re:Eta Beta e il tesoro di Mook
« il: Venerdì 20 Dic 2024, 00:01:16 »
Sì, è indubbio che la morte abbia un impatto più forte del normale, nelle storie Disney, proprio perché è rara. Ed è ancora più rara per noi che viviamo molto dopo Walsh, che la usò più volte essendo convinto di star scrivendo prodotti per adulti.

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Commenti sulle storie / Re:Eta Beta e il tesoro di Mook
« il: Mercoledì 18 Dic 2024, 22:51:26 »
Non ricordavo di aver pubblicato la recensione anche qui. In 5 anni ho cambiato significativamente il commento, pur avendo lasciato la storia sul livello del 4/4. Credo che in questo testo manchi pure la mia menzione dell'esperimento della città di Mosinee (consisteva nel fingere che i russi avessero attaccato l'America), che nel mio blog ho aggiunto.

Quella frase è anonima perché presa da questo articoletto non firmato, su Topomistery: https://inducks.org/story.php?c=Qit%2FTM+++67e

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Una grande storia, che ho per giunta rivalutato da quando sto facendo una lettura più critica della produzione di quell'epoca.

Bottaro/Chierchini era un ovvio errore di Fossati. Il contrappunto comico di Pippo, costante, per me è qui ai suoi vertici e la storia la adoro per questo. Con lui si sbriciolano le certezze dei modi di dire: "Me lo ricordo come fosse ieri"... detto di un avvenimento di poche ore fa.
"Perché ti preoccupi, Paperone? Se ti rubano le mutande, puoi comprarne un altro paio!".

Profondo la soluzione naturalmente meta-linguistica di Gambadilegno fotografato sul giornale: la foto è accompagnata da nuvoletta, i personaggi della storia (che ricorrono anche loro alle nuvolette per esprimersi verbalmente) stanno quindi leggendo il fumetto o lo stanno sentendo con le orecchie?

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Commenti sugli autori / Re:Guido Martina
« il: Sabato 14 Dic 2024, 14:39:53 »
Buongiorno, signori. Faccio il punto su Topolino e la valle dell'incanto, che io rimuoverei dalle martiniane, sulla scorta dell'articolo di Armando Botto del 2013:

Frutto di un collage di storie anteguerra di varia natura, fa propendere per le conclusioni cui è giunto Armando Botto in una sua ricerca su Antonio Rubino: innanzitutto è un adattamento de I tigrotti dell’aria (Topolino giornale #140, settembre 1935), racconto in testo con Topolino (ma senza Paperino e Gambadilegno, con vere tigri per i «tigrotti») a suo tempo illustrato da Rubino in cui il riccone derubato del castello non era ovviamente Zio Paperone, ma battute (il dialogo su cosa fanno maghi e streghe nei confronti del genere umano, ad esempio) e soluzione finale per catturare i rapinatori (invischiati in prigioni di cellulosa liquida) coincidono; pesca poi anche dalla produzione a gag britannica: la scenetta della veggente che capovolge la previsione per Paperino quando questi gli comunica di non poter pagarla proviene da I due responsi della sibilla (1934) di Wilfred Haughton, pubblicata su Topolino giornale #148 del 27 ottobre 1935; ancora all’Anteguerra risalgono il gioco con le palle di cannone sulla coperta della nave e l’abbattimento di una nave con una carambola per mezzo degli scogli, precisamente al primo racconto in testo del corsaro Verdepisello su I Tre Porcellini #1 del 28 marzo 1935 (di autori ignoti), dove per giunta il nome del veliero nemico è uguale a quello della nave pirata di Gambadilegno: «Depuratore dei Mari». Tutto questo materiale ci fa sospettare che il testo o il soggetto per La valle dell’incanto risalga agli anni ’40 (e sia forse addirittura anteriore a Topolino e il satellite artificiale, 1952, confermata come rubiniana) e sia poi stato riadattato in base ai nuovi tempi: l’inclusione di Zio Paperone e un riferimento esplicito – in apertura – all’allora fresca Paperino e il maragià del Verdestan (1952) di Carl Barks. Chi l’autore degli aggiustamenti? Guido Martina? Le allitterazioni e il conteggio finale che testimonia l’assenza di un dollaro dal malloppo recuperato ce lo ricordano, e l’anno successivo (nelle tavole di raccordo per l’Almanacco Topolino 1954 del 1953) Martina riprenderà l’idea balzana di Paperone arroccato in un maniero con fossato e difese varie (ma nella Valle dell’Incanto il castello ricordava in fondo la grande villa degli esordi barksiani di Scrooge), tuttavia non ci sono abbastanza elementi per ritenerla martiniana ed è più probabile che non ebbe a che fare con la sceneggiatura né con la stesura dei dialoghi.

Qui per maggiori informazioni e supporto iconografico: https://disneycomicguide.wordpress.com/topolino-nella-valle-dellincanto-1952/




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Sui Funghi dei Nibelunghi si discettò parecchio, in passato, arrivando a parlare di Pezzin perfino. Mi pareva che l'appartenenza ai Barosso fosse già stata riconosciuta, strano. Sicuramente non è Martina, non basta il riferimento colto.
Se riuscite a trovarla, leggete l'anonima Zio Paperone e la claustromania, rappresenta un esempio di ciò di cui ho parlato oggi pomeriggio: ci sono gli Agrr di Ennio Missaglia.

@claudia8 Prometto che quelle da te riportate le vaglierò e rivaglierò tutte, mano a mano. Mi sto dedicando alla produzione Disney ma procedo lentamente per gli impegni. Posso solo dire, qui, che sicuramente Guido Martina non fu all'opera su storie Disney tra il 1962 e la fine del 1966 (a memoria: l'ultima Paperino e la ventiquattresima ora, la prima del secondo corso Paperino e l'euforgasaur o giù di lì), perché ebbe uno screzio con Arnoldo Mondadori (raccontato da Boschi): non era stato avvertito della ristampa dei Pecos Bill a inizio anni '60, da cui avrebbe dovuto ricavare delle royalties (tutte le storie erano sceneggiate da lui!).

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Le vaglierò, forse hai ragione sulla maggior parte. Sulla Strega da corsa hai quasi sicuramente ragione perché dev'essere di Mandelli come sarà di Mandelli anche TL e l'isola delle scoordinate: non concordo con Stajano che di sua iniziativa e senza consultarsi con altri esperti ne cambiò l'autore su Inducks a favore di Fanton. Del resto anche nelle ristampe l'autore riportato era Mandelli. Per le prossime: Missaglia ha tanti tratti distintivi, che mi hanno fatto riconoscere come sua anche Paperino e i predoni del deserto (che NON è di Renzi, è errore dell'indice Fossati): in Missaglia ci sono prolissità, ripetizione sfiancante di uno stesso nome nel giro di poche vignette, nomi che finiscono in -astro, l'interiezione sgrung e quella agrrr. P.S. Anche T. e la valigia diplomatica è di Missaglia, non di Martina.

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