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Commenti sulle storie / Le Maschere
« il: Giovedì 6 Mar 2025, 16:09:24 »
Fresca di conclusione, la serie delle Maschere curata integralmente da Andrea Malgeri è stata una splendida storia che ha accompagnato come meglio non avrebbe potuto il periodo carnascialesco sul libretto.
Ho sempre nutrito curiosità nei riguardi delle maschere della tradizione carnevalesca dello Stivale, fin dai tempi in cui le studiai alle elementari cercando di associare ciascun personaggio alla regione di appartenenza, al suo costume e al suo modo di essere.
Malgeri riprende questa tradizione facendo rivivere volti del Carnevale storico quali Arlecchino, Pulcinella, Colombina, Balanzone, Gianduja e Pantalone nei panni dei personaggi Disney classici, facendo così incontrare due tipologie di interpreti che rivelano più di una caratteristica in comune.
La storia vive di dualismi, in senso strettamente positivo.
A partire dalla doppia identità dei protagonisti, divisi tra il ruolo di attori/commedianti agli occhi del proprio pubblico di appassionati di teatro en
plein air e l'incarico che si premurano di cucirsi addosso da sé circa la sorveglianza sulla propria città, in qualità di tutori dei propri concittadini.
Un altro dualismo caratteristico del racconto lo riserva lo stesso, tipico, luogo di ambientazione; la "Serenissima" Venezia tutto fuorché adagiata su un clima di pace e letizia.
Dietro un'apparente atmosfera di leggerezza sostenuta dal periodo carnevalesco cova, come si suol dire, il fuoco sotto la cenere, pronto a divampare alla prima occasione perfino per situazioni irrilevanti e le cui conseguenze si riversano sugli inermi veneziani.
Infine, le stesse Guardie del Palazzo Reale presentano una natura ambivalente e duplice poiché non sono veri e propri tutori dell'ordine e delle regole ma oppressori e soverchiatori di primo pelo.
Tutte queste dualità rendono la storia ricca, intensa, sfaccettata, "piena" di tanti contenuti da assaporare e vivere appieno.
Il ritmo è brioso, accompagna la narrazione con un andamento brillante e vivace come si conviene al periodo celebrato e rende scorrevole e fluido ciascuno dei tre atti di cui si compone la pièce.
Oltre che sui noti personaggi Disney, opportunamente calati nei panni di maschere più o meno celebri e riconosciute, Malgeri si concentra anche su un personaggio di fondamentale importanza nell'economia della trama: il doge Marino Cormoran.
Se nel primo episodio il capo della "Serenissima" appare come uno strambo che passa dall'essere rude ad una improvvisa tranquillità d'animo, nel secondo atto rivela tutte le sue fragilità e difficoltà del suo essere un uomo prima ancora che del vestire i panni di governatore.
Malgeri punta l'attenzione sulla sua incapacità di reggere saldamente nelle sue sole mani l'amministrazione della città, approfondendo il suo passato con le passioni di un tempo e la presa di un incarico tanto gravoso che gli fu imposto.
A contatto con le Maschere, il doge può essere il semplice Marino, libero da incombenze di palazzo e responsabilità che non ha ancora imparato a gestire e sarà proprio la situazione di pericolo vissuta dai suoi nuovi amici a far scattare un lui la scintilla di orgoglio utile a destarne il torpore del carattere.
L'evoluzione del personaggio, la sua presa di coraggio e il suo rapporto con persone che lo fanno sentire da subito accolto come uno di famiglia sono descritte in maniera genuina, suscitando una naturale empatia con il lettore e fornendo un ritratto psicologico umanissimo di un personaggio che, secondo il mio punto di vista, saprà farsi ricordare con piacere nella mente dei lettori.
Ciliegina sulla torta di questa magnifica storia è la presa di coscienza del popolo di Venezia su quale sia il reale, enorme, problema che grava sulla serenità della città e la sua decisa presa di posizione, che rovescia nei fatti ogni bieco tentativo di fare sprofondare la città in un buio ancora più tetro.
Dal punto di vista della forma, un altro encomiabile pregio del racconto sta nell'utilizzo armonioso e gradevolissimo delle rime, che donano un andamento musicale e dolce a tante tavole accompagnando genuinamente l'evolversi della narrazione.
Rendo inoltre onore, oltre che al Malgeri sceneggiatore, anche alla sua stupenda bravura di visualizzatore della storia.
Il suo tratto vivido, frizzante, espressivo, dinamico e capace di catturare le emozioni dei personaggi e trasmetterle con naturalezza al lettore è la perfetta quadratura del cerchio con cui ha messo il punto esclamativo sulla fantastica opera che ha realizzato, memorabile affresco carnascialesco che resterà a ragione nel mio cuore di appassionato disneyano.
Ho sempre nutrito curiosità nei riguardi delle maschere della tradizione carnevalesca dello Stivale, fin dai tempi in cui le studiai alle elementari cercando di associare ciascun personaggio alla regione di appartenenza, al suo costume e al suo modo di essere.
Malgeri riprende questa tradizione facendo rivivere volti del Carnevale storico quali Arlecchino, Pulcinella, Colombina, Balanzone, Gianduja e Pantalone nei panni dei personaggi Disney classici, facendo così incontrare due tipologie di interpreti che rivelano più di una caratteristica in comune.
La storia vive di dualismi, in senso strettamente positivo.
A partire dalla doppia identità dei protagonisti, divisi tra il ruolo di attori/commedianti agli occhi del proprio pubblico di appassionati di teatro en
plein air e l'incarico che si premurano di cucirsi addosso da sé circa la sorveglianza sulla propria città, in qualità di tutori dei propri concittadini.
Un altro dualismo caratteristico del racconto lo riserva lo stesso, tipico, luogo di ambientazione; la "Serenissima" Venezia tutto fuorché adagiata su un clima di pace e letizia.
Dietro un'apparente atmosfera di leggerezza sostenuta dal periodo carnevalesco cova, come si suol dire, il fuoco sotto la cenere, pronto a divampare alla prima occasione perfino per situazioni irrilevanti e le cui conseguenze si riversano sugli inermi veneziani.
Infine, le stesse Guardie del Palazzo Reale presentano una natura ambivalente e duplice poiché non sono veri e propri tutori dell'ordine e delle regole ma oppressori e soverchiatori di primo pelo.
Tutte queste dualità rendono la storia ricca, intensa, sfaccettata, "piena" di tanti contenuti da assaporare e vivere appieno.
Il ritmo è brioso, accompagna la narrazione con un andamento brillante e vivace come si conviene al periodo celebrato e rende scorrevole e fluido ciascuno dei tre atti di cui si compone la pièce.
Oltre che sui noti personaggi Disney, opportunamente calati nei panni di maschere più o meno celebri e riconosciute, Malgeri si concentra anche su un personaggio di fondamentale importanza nell'economia della trama: il doge Marino Cormoran.
Se nel primo episodio il capo della "Serenissima" appare come uno strambo che passa dall'essere rude ad una improvvisa tranquillità d'animo, nel secondo atto rivela tutte le sue fragilità e difficoltà del suo essere un uomo prima ancora che del vestire i panni di governatore.
Malgeri punta l'attenzione sulla sua incapacità di reggere saldamente nelle sue sole mani l'amministrazione della città, approfondendo il suo passato con le passioni di un tempo e la presa di un incarico tanto gravoso che gli fu imposto.
A contatto con le Maschere, il doge può essere il semplice Marino, libero da incombenze di palazzo e responsabilità che non ha ancora imparato a gestire e sarà proprio la situazione di pericolo vissuta dai suoi nuovi amici a far scattare un lui la scintilla di orgoglio utile a destarne il torpore del carattere.
L'evoluzione del personaggio, la sua presa di coraggio e il suo rapporto con persone che lo fanno sentire da subito accolto come uno di famiglia sono descritte in maniera genuina, suscitando una naturale empatia con il lettore e fornendo un ritratto psicologico umanissimo di un personaggio che, secondo il mio punto di vista, saprà farsi ricordare con piacere nella mente dei lettori.
Ciliegina sulla torta di questa magnifica storia è la presa di coscienza del popolo di Venezia su quale sia il reale, enorme, problema che grava sulla serenità della città e la sua decisa presa di posizione, che rovescia nei fatti ogni bieco tentativo di fare sprofondare la città in un buio ancora più tetro.
Dal punto di vista della forma, un altro encomiabile pregio del racconto sta nell'utilizzo armonioso e gradevolissimo delle rime, che donano un andamento musicale e dolce a tante tavole accompagnando genuinamente l'evolversi della narrazione.
Rendo inoltre onore, oltre che al Malgeri sceneggiatore, anche alla sua stupenda bravura di visualizzatore della storia.
Il suo tratto vivido, frizzante, espressivo, dinamico e capace di catturare le emozioni dei personaggi e trasmetterle con naturalezza al lettore è la perfetta quadratura del cerchio con cui ha messo il punto esclamativo sulla fantastica opera che ha realizzato, memorabile affresco carnascialesco che resterà a ragione nel mio cuore di appassionato disneyano.