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« il: Mercoledì 15 Giu 2022, 18:54:40 »
PaperIliade - Libro Primo: l'Ira funesta
La doppia tavola iniziale come per le Paperolimpiadi e Le Sette Meraviglie dei Paperi potrebbe far pensare ad una grande opera che al momento non mi pare di intravedere. Sicuramente troppi i rimandi pseudo comico-ironici a mode e manie del nostro presente. Sembra che tutti i paperi achei e i topi troiani stiano pensando a cosa accadrà fra 3000 anni piuttosto che concentrarsi sul loro bellicoso presente. Tutta la vis comica di Gagnor pare incentrata su questo parallelo temporale mentre alcune risate (se proprio bisogna ridere) o anche semplici sorrisi (magari più profondi degli ah,ah,ah...) potrebbero esserci 'estorti' anche su dialoghi ironici e sarcastici inerenti esclusivamente il tempo che vivono i protagonisti. Non si capisce perché Gastone sia l'unico papero troiano (quando la differenza antropomorfa fra le due popolazioni è stata sottolineata più volte) ed è comunque piacevole rivedere Paperetta e Sgrizzo (in coppia con Paperoga, come ai tempi delle Paperolimpiadi).
Gastone lo sfortunato (episodio 2)
Amelia è diventata come lo zione, anche in alcune frasi storiche e tipiche di Paperone. Al contrario del tycoon, non riesce a gestire l'improvvisa ricchezza (e fortuna) e tutte le conseguenze che si porta dietro: difese ad oltranza, solitudine, sospetti su tutto e tutti. Nonostante sia diventata ricca (e fortunata) ciò sembra non piacerle in alcuni aspetti. Se Paperone è sempre stato 'convinto' di ciò che voleva, sia quando lo ricercava che quando lo ha ottenuto, lei ha scoperto di non amare più che altro le conseguenze della ricchezza e della fortuna. Anche Gastone, figlio prediletto di quest'ultima, ha avuto recentemente le sue crisi, un po' come Amelia. Ma è riuscito a sconfiggerle anche grazie al fatto che lui, al contrario di DeSpell, non potrà mai liberarsi veramente della Fortuna, anche quando questa mostra i suoi lati negativi. Rassegnazione e 'allenamento' da un lato uniti ad una basica accettazione del fatto (che porta più benessere, privilegi e occasioni rispetto alla 'normalità') fanno si che lui vada avanti comunque, al contrario di una fattucchiera contenta di esser tornata al suo status quo, forse più per le classiche azioni di 'attacco' che per il risultato finale, a questo punto, visto che adesso sa cosa significa essere 'ricca, ricca, ricca'. La Numero Uno è sempre nei suoi pensieri: cosa ne vorrà fare poi resta, adesso, un obbiettivo contraddittorio e incoerente in una narrazione in continuity. Altrimenti un bel colpo di spugna e tutto torna come prima, come se nulla fosse accaduto di quanto abbiamo letto.
Topolino e la casetta nel bosco
Le tanto evocate creature mostruose del bosco rimbalzano da un posto all'altro con conclusioni fake. Però il finale non mi sorprende affatto: sono molto più realistiche e naturali le creature originali che quelle goffamente imitate dagli umani (antropomorfi). Breve 'animalesca' godibile e leggibile.
Rockerduck e la bombetta prediletta
Tra i tanti duelli ZP-RK questo non lo è se non in un finale rimembrato: però è sicuramente la storia dove il lettore sta più dalla parte di Rockerduck, vedendo lo ziastro come un antipatico e imbattibile concorrente. La sua oggettiva bravura unita ad una certa fortuna (che aiuta gli audaci, per carità) e ad un proverbiale sarcasmo, in questo caso sono ancor più destabili delle sfacciate fortune mostrate e raccontate da Gastone a Paperino. Insolita la location: il Cucuzzolo del Misantropo con il Sindaco Truz e gli altri 'buzzurri' tranne Dinamite Bla, assente. Divertenti le situazioni fra i due, gestite come possono da un affannato Lusky. Piuttosto mortificante il finale, dove John D. 'sacrifica' (quasi masochisticamente) un oggetto che per lui era stato di immenso valore anche simbolico. Insomma, uno ziastro d'altri tempi, anche solo in poche tavole finali. Tanto lo abbiamo richiesto che alla fine lo abbiamo ottenuto.