La storia
Zio Paperone e il cronoviaggio natalizio nell'ultimo numero dell'Almanacco mi ha appassionato e al tempo stesso lasciato perplesso su più fronti:
1) le solite scorribande nel tempo, questa volta modernizzate dall'invenzione del 'Timepad', ovviamente fatta da Archimede che lo affianca a vecchie carrozze sempre 'temporali';
2) certe affermazioni di Zio Paperone che, vedendo le persone salutarsi ad un imbarcadero, non ricorda di essere più stato salutato da qualcuno da quella volta che si separò dalla sua famiglia in Scozia: e i saluti dei nipoti e dei nipotini calisotiani in svariate occasioni dove li mette? Il tutto nella tavola d'apertura visibile più in basso.
3) Il banalizzare situazioni altrimenti delicate ed emozionanti, facendo intrufolare Paperone nella casa di famiglia con lui paperotto baby, interagendo addirittura con se stesso sebbene il Paperone bambino stia dormendo. Oltre a vedere e sentire i genitori, più giovani di lui, vivere la loro quotidianità che è stata anche la sua.
4) il continuo rischio di cambiare gli eventi che dovrebbero essere ormai storicizzati in una continua corsa contro il tempo per salvare situazioni altrimenti modificabili, con sparizioni e riapparizioni di tesori anch'essi storici (dalla pepita grande come un uovo d'anatra alla corona di Gengis Khan). Rischi che già abbiamo visto in altre storie ma che qui vengono banalmente presentati minuto dopo minuto con una certa (bisogna dirlo) spettacolarità.
In tutto ciò grandissima protagonista è Miss Paperett senior, una autentica leonessa nel difendere certi equilibri e la memoria storica del suo datore di lavoro, trascinandosi dietro un Paperino che dello zio sembra sapere meno cose di lei.
La zia di Emily è contemporaneamente presente anche negli ultimi numeri natalizi del mensile 'Zio Paperone' per cui questo suo 'protagonismo mediatico' su più fronti (sebbene sempre targato Egmont) potrebbe in qualche modo essere giustificato in una continuity orizzontale crossmediatica fra Panini e l'editore danese con lo zione che ricorre alla vecchia impiegata per coprire alcuni 'buchi' (vedi ferie o altro) della nipote nel lavoro al Deposito.
L'autore completo Arild Midthun (sebbene affiancato nei testi e nella trama da altri colleghi) utilizza molto bene anche Cuordipietra Famedoro con un piano tanto acrobatico quanto complicato e inverosimile (per le ragioni che dicevo prima) caratterizzato da crudeltà e sadismi del tycoon sudafricano (che gioca anche sulle variazioni dei destini - in peggio - della famiglia d'origine di Paperone) che potrebbe aver ripreso dalle storie di Francesco Artibani, uscite qualche anno prima.
Dunque una storia sicuramente particolare, lunga ben 30 tavole (non poche quando le strisce sono 4 per pagina), di base ben scritta e ben illustrata, con camei esilaranti tipo quello dell'agente del fisco, abili travestimenti come da tradizione per Famedoro, comportamenti coraggiosi e audaci da parte dell'anziana Miss Paperett (vera protagonista della storia, tanto da partecipare alla cena natalizia finale con i parenti) ma con diverse situazioni che non mi hanno convinto e che probabilmente non sarebbero state raccontate, almeno in questo modo, da autori italiani. Pur con le sue pecche per certi versi tipiche della narrazione egmontiana, questa è sicuramente una storia che si stacca dalla media danese meritandosi la pubblicazione nel 21° Almanacco.