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Topolino / Re:Topolino 3625
« Ultimo post da Cornelius il Oggi alle 23:01:06 »Gambadilegno torna a essere gran protagonista con ben due storie: una in costume (un 'midquel' di Novecento) e l'altra come narratore della sua esperienza in Ducktopia, arrivata al terzo episodio. In entrambe le situazioni è lui il personaggio centrale, quello che muove i fili. Grandi autori e disegnatori firmano questa 'doppietta': da un lato un trio che si ripropone dopo 17 anni e che sembra ritrovare in questa reunion un entusiasmo magari appannato da recenti cambiamenti negativi: di salute per Alessandro Baricco, di creatività per Tito Faraci, di età per Giorgio Cavazzano.
Il primo scrive un soggetto interessante nello scomodo ruolo di bissare il successo di una storia a fumetti che ha seguito il successo di un suo libro e del film che ne è derivato; il secondo sceneggia egregiamente una serie di situazioni e di personaggi ben incastrati; il terzo disegna molto bene il tutto, con un tratto personale riconoscibile con solo qualche interrogativo riguardo il mascellone di Pietro, più triangolare che squadrato e, a volte, un po' grande rispetto al corpo. Ma la panoramica delle tavole porta la sua caratteristica firma ed eventuali cambiamenti nello stile possono essere collegati non esclusivamente all'età (78) ma anche ad una naturale evoluzione che caratterizza da sempre i passaggi di un disegnatore in età anche più giovani.
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Francesco Artibani e Lorenzo Pastrovicchio sono sicuramente al loro top nel raccontarci il misterioso periodo di Pietro in Ducktopia: il terzo episodio (La corona di ghiaccio) scorre bene e anche le alternanze fra il carcere di Corallo dove Gamba è rinchiuso e i paesaggi ducktopici frutto delle memorie pietrine mi sembrano ben equilibrate (al contrario del primo episodio dove mi sembravano spezzare troppo il racconto: magari una mia impressione più che una oggettiva sceneggiatura). Se Trudy è protagonista in carne ed ossa sul Virginian (contribuendo ala riuscita del Novecento Bis grazie anche al suo particolare rapporto con il compagno che crea momenti di comicità involontaria) qui è solo evocata nei pensieri di un Pietro non così spietato come si poteva immaginare.
Lo scopo della sua auto reclusione nel regno è stato sempre chiaro: non certo per altruismo nei confronti degli altri compagni di viaggio ma per trarre vantaggi da situazioni locali che aveva visto favorevoli. Saranno i romantici ricordi di Trudy, saranno i buoni rapporti con Bocciolo e Fiorenzo, fatto sta che al momento Ducktopia non è stata 'vandalizzata' dal felino che in passato, in situazioni più o meno simili, si era comportato diversamente.
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La danese delle "Vendite impossibili" sembra rialzare l'asticella della qualità media delle storie importate dal Nord Europa. Non che il plot sia particolare ma il susseguirsi degli eventi è ben raccontato da Gorm Transgaard che mette Paperone di fronte alla necessità di realizzare tre progetti apparentemente folli ma che il magnate aveva rivendicato come possibili (portando il Club ad espellerlo per "affermazioni platealmente esagerate al fine di far salire il prezzo delle proprie azioni"). Da notare come la percentuale di donne tycoon all'interno del Club sia del 50%, che ci sia una 'presidenta' e che il premio dato in base alle migliori vendite nell'ultimo anno sia andato a Liz Wonderfit, per i risultati della sua app di fitness 'Ready, Quack, Go'
Da questo punto di vista dovremo un po' rivedere le cose nel nostro autoriato dove le presenze femminili al Club sono inesistenti o, da qualche tempo, limitate a pochissime esponenti. Però c'è da dire che forse i nostri autori sono più 'realisti' di quelli egmontiani, visto il sesso predominante dei tycoon americani intorno a Donald Trump. Per quanto alla fine lo zione abbia ottenuto la sua rivincita (morale ed economica) l'autore tende a 'strafare' assegnandogli anche quel premio che era andato alla Wonderfit solo per un trucchetto numerico attuato da Rockerduck. In questo campo in Egmont tendono a fare gli stessi errori che in Panini: Paperone non deve solo vincere ma anche 'stravincere' e questo mi sembra del tutto errato, in primis per lo stesso personaggio.
Il primo scrive un soggetto interessante nello scomodo ruolo di bissare il successo di una storia a fumetti che ha seguito il successo di un suo libro e del film che ne è derivato; il secondo sceneggia egregiamente una serie di situazioni e di personaggi ben incastrati; il terzo disegna molto bene il tutto, con un tratto personale riconoscibile con solo qualche interrogativo riguardo il mascellone di Pietro, più triangolare che squadrato e, a volte, un po' grande rispetto al corpo. Ma la panoramica delle tavole porta la sua caratteristica firma ed eventuali cambiamenti nello stile possono essere collegati non esclusivamente all'età (78) ma anche ad una naturale evoluzione che caratterizza da sempre i passaggi di un disegnatore in età anche più giovani.
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Francesco Artibani e Lorenzo Pastrovicchio sono sicuramente al loro top nel raccontarci il misterioso periodo di Pietro in Ducktopia: il terzo episodio (La corona di ghiaccio) scorre bene e anche le alternanze fra il carcere di Corallo dove Gamba è rinchiuso e i paesaggi ducktopici frutto delle memorie pietrine mi sembrano ben equilibrate (al contrario del primo episodio dove mi sembravano spezzare troppo il racconto: magari una mia impressione più che una oggettiva sceneggiatura). Se Trudy è protagonista in carne ed ossa sul Virginian (contribuendo ala riuscita del Novecento Bis grazie anche al suo particolare rapporto con il compagno che crea momenti di comicità involontaria) qui è solo evocata nei pensieri di un Pietro non così spietato come si poteva immaginare.
Lo scopo della sua auto reclusione nel regno è stato sempre chiaro: non certo per altruismo nei confronti degli altri compagni di viaggio ma per trarre vantaggi da situazioni locali che aveva visto favorevoli. Saranno i romantici ricordi di Trudy, saranno i buoni rapporti con Bocciolo e Fiorenzo, fatto sta che al momento Ducktopia non è stata 'vandalizzata' dal felino che in passato, in situazioni più o meno simili, si era comportato diversamente.
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La danese delle "Vendite impossibili" sembra rialzare l'asticella della qualità media delle storie importate dal Nord Europa. Non che il plot sia particolare ma il susseguirsi degli eventi è ben raccontato da Gorm Transgaard che mette Paperone di fronte alla necessità di realizzare tre progetti apparentemente folli ma che il magnate aveva rivendicato come possibili (portando il Club ad espellerlo per "affermazioni platealmente esagerate al fine di far salire il prezzo delle proprie azioni"). Da notare come la percentuale di donne tycoon all'interno del Club sia del 50%, che ci sia una 'presidenta' e che il premio dato in base alle migliori vendite nell'ultimo anno sia andato a Liz Wonderfit, per i risultati della sua app di fitness 'Ready, Quack, Go'
Da questo punto di vista dovremo un po' rivedere le cose nel nostro autoriato dove le presenze femminili al Club sono inesistenti o, da qualche tempo, limitate a pochissime esponenti. Però c'è da dire che forse i nostri autori sono più 'realisti' di quelli egmontiani, visto il sesso predominante dei tycoon americani intorno a Donald Trump. Per quanto alla fine lo zione abbia ottenuto la sua rivincita (morale ed economica) l'autore tende a 'strafare' assegnandogli anche quel premio che era andato alla Wonderfit solo per un trucchetto numerico attuato da Rockerduck. In questo campo in Egmont tendono a fare gli stessi errori che in Panini: Paperone non deve solo vincere ma anche 'stravincere' e questo mi sembra del tutto errato, in primis per lo stesso personaggio.