1
Topolino / Topolino 3633
« il: Martedì 15 Lug 2025, 07:43:22 »
Recensione Topolino 3633

Topolino 3633 si presenta con una intrigante copertina di Davide Cesarello, che sembra arrivare dritta da Topolino in giallo, testata estiva dedicata appunto alle storie thriller con protagonista Topolino.
E, ad aprire il libretto, abbiamo proprio una vicenda gialla, con il soggetto e la sceneggiatura di Niccolò Testi e i disegni di Marco Mazzarello. Si tratta della stessa squadra che per il numero 3595 aveva realizzato Tutti sospetti, di cui infatti l’odierna Topolino in: Tutti colpevoli è il sequel dichiarato, a partire dal titolo, volutamente opposto.
E, in fondo, di senso opposto è anche la storia. Se la prima era una indagine piuttosto classica, ravvvivata dalla apparizione di Leo Baskerville, enigmatico detective privato di Ratville, la seconda propone un approccio del tutto contrario. Non cambia il tono tipico dell’hard boiled, tra impermeabili e pioggia perenne (un classico inaugurato con la voce spezzata e usatissimo nei primi numeri di Topomistery), ma cambiano la direzione e il messaggio di fondo.
Non possiamo spoilerare, ma troviamo un Topolino tridimensionale che si arrovella su come gestire la giustizia, e se sia giusto arrestare un criminale a tutti i costi. Sono temi che Philip K. Dick aveva già proposto in Rapporto di minoranza (poi un brillante film di Spielberg), e che capita anche di incontrare nella vita vera.

Il dilemma etico della giustizia
La narrazione di Testi presenta dunque un dilemma non banale, su cui vale la pena, per ciascuno di noi, soffermarsi: fin dove vogliamo spingerci, pur di confermare i nostri pregiudizi? È legittimo forzare la legge, alterando e manipolando la realtà? Domande complicate, per temi decisamente complessi, e la storia permette di riflettere lasciando una certa quantità di amaro in bocca che non spesso si legge su queste pagine.
L’atmosfera si alleggerisce con la storia seguente, che vede all’opera di Enrico Faccini nelle vesti di autore completo. In Paperino e l’inguaribile curiosone, l’autore ligure mette insieme il desiderio di Paperino di elevarsi culturalmente con la scrittura e una pulsione psicanalitica nel mettere a nudo i vizi e i difetti dei suoi parenti.
A questi ricchi argomenti, si aggiunge l’elemento disturbatore, non uno ma due. Il primo è Cipolla, un bullo bizzarro di quartiere (e non sappiamo se ci sia qualche riferimento a “Er Cipolla“, mostruosa maschera di Enzo Salvi di fine anni Novanta). Il secondo invece è una vecchia conoscenza, che riemerge a 20 anni di distanza: Timoteo Piccione. Per la prima volta, Faccini disegna un suo personaggio impostato graficamente da Freccero. La sua particolarità è quella di essere un disturbatore che fa domande a raffica, con il suo fastidioso verso “bru!”. Non può non far pensare all’aracuan, matto uccello capace di scombinare la realtà introdotto ne I tre caballeros (1945).

Follie alla Aracuan
Faccini realizza una trama divertente e che risulta gustosa nel mettere a nudo le debolezze e le miserie dei personaggi paperopolesi che, in un modo o nell’altro, angustiano la vita di Paperino. Il finale invita infine a non farsi ingannare dalle apparenze, e a riconoscere come non tutto è ciò che sembra.
Nella parte centrale del numero troviamo poi le due brevi, ovvero Paperoga esortatore feriale (Fontana/De Lorenzi) e I Bassotti e i nidi del cuculo, che risultano gradevoli ma senza grandi particolarità. Spendiamo però una nota di apprezzamento per i disegni di Giulia Lomurno, a valorizzare i testi di Giovanni De Feo.
Infine, si chiude con il terzo episodio, dal titolo Verità e Giustizia, la saga fantascientifica sceneggiata da Sergio Cabella. Iniziamo però parlando del lato grafico: il disegnatore, Roberto Vian, si può amarlo o odiarlo, tanto ha uno stile particolare, ardito, sfrenato e spericolato. I suoi stilemi rimandano immediatamente al periodo di X-Mickey, in cui barocchismi e chiaroscuri dominano scenari crepuscolari e postatomici. Risultano decisamente consoni a questa avventura in un mondo remoto, sospeso tra fantascienza e magia, tra dubbi e sospetti.
Quanto al giudizio finale su Minnhi e il pozzo del destino, riteniamo che Cabella abbia messo su una trama comunque coinvolgente, per quanto non così innovativa. I dilemmi della protagonista hanno il pregio di essere realistici, e ci invitano a proporci domande universali come: chi siamo veramente?

La fantascienza secondo Vian[/size][/i]
Da parte mia, infine, voglio spezzare una lancia in favore della parola “tecnocrate”: non si tratta di una parola negativa, ma del riscatto della conoscenza e del merito. Chi è esperto di un argomento, e ragiona con fatti e dati, ha il merito di indicare la via e di prendere decisioni scomode, anche se sono dure.
Per la rubrica dedicata ai neologismi, conosciamo la parola “boppone“, anche se utilizzarla per la canzone A me mi piace, che è una cover di Me gustas tù – una hit di 24 anni fa – risulta alquanto bizzarro. Gagnor e Sciarrone ci fanno una striscia ad hoc. A collegarsi al concetto è anche l’intervista ad Alfa.
Infine, viene presentata in anteprima la terza stagione di Siamo Serie, dedicata all’horror, in arrivo sul libretto nelle prossime settimane. Una pubblicazione che consente anche di richiamare l’attenzione sul numero estivo speciale de I Classici Disney, contemporaneamente uscito in edicola.
Voto del recensore: 3.5/5
Per accedere alla pagina originale della recensione e mettere il tuo voto:
https://www.papersera.net/wp/?p=39632
Ora è possibile votare anche le singole storie del fascicolo, non fate mancare il vostro contributo!

Topolino 3633 si presenta con una intrigante copertina di Davide Cesarello, che sembra arrivare dritta da Topolino in giallo, testata estiva dedicata appunto alle storie thriller con protagonista Topolino.
E, ad aprire il libretto, abbiamo proprio una vicenda gialla, con il soggetto e la sceneggiatura di Niccolò Testi e i disegni di Marco Mazzarello. Si tratta della stessa squadra che per il numero 3595 aveva realizzato Tutti sospetti, di cui infatti l’odierna Topolino in: Tutti colpevoli è il sequel dichiarato, a partire dal titolo, volutamente opposto.
E, in fondo, di senso opposto è anche la storia. Se la prima era una indagine piuttosto classica, ravvvivata dalla apparizione di Leo Baskerville, enigmatico detective privato di Ratville, la seconda propone un approccio del tutto contrario. Non cambia il tono tipico dell’hard boiled, tra impermeabili e pioggia perenne (un classico inaugurato con la voce spezzata e usatissimo nei primi numeri di Topomistery), ma cambiano la direzione e il messaggio di fondo.
Non possiamo spoilerare, ma troviamo un Topolino tridimensionale che si arrovella su come gestire la giustizia, e se sia giusto arrestare un criminale a tutti i costi. Sono temi che Philip K. Dick aveva già proposto in Rapporto di minoranza (poi un brillante film di Spielberg), e che capita anche di incontrare nella vita vera.

Il dilemma etico della giustizia
La narrazione di Testi presenta dunque un dilemma non banale, su cui vale la pena, per ciascuno di noi, soffermarsi: fin dove vogliamo spingerci, pur di confermare i nostri pregiudizi? È legittimo forzare la legge, alterando e manipolando la realtà? Domande complicate, per temi decisamente complessi, e la storia permette di riflettere lasciando una certa quantità di amaro in bocca che non spesso si legge su queste pagine.
L’atmosfera si alleggerisce con la storia seguente, che vede all’opera di Enrico Faccini nelle vesti di autore completo. In Paperino e l’inguaribile curiosone, l’autore ligure mette insieme il desiderio di Paperino di elevarsi culturalmente con la scrittura e una pulsione psicanalitica nel mettere a nudo i vizi e i difetti dei suoi parenti.
A questi ricchi argomenti, si aggiunge l’elemento disturbatore, non uno ma due. Il primo è Cipolla, un bullo bizzarro di quartiere (e non sappiamo se ci sia qualche riferimento a “Er Cipolla“, mostruosa maschera di Enzo Salvi di fine anni Novanta). Il secondo invece è una vecchia conoscenza, che riemerge a 20 anni di distanza: Timoteo Piccione. Per la prima volta, Faccini disegna un suo personaggio impostato graficamente da Freccero. La sua particolarità è quella di essere un disturbatore che fa domande a raffica, con il suo fastidioso verso “bru!”. Non può non far pensare all’aracuan, matto uccello capace di scombinare la realtà introdotto ne I tre caballeros (1945).

Follie alla Aracuan
Faccini realizza una trama divertente e che risulta gustosa nel mettere a nudo le debolezze e le miserie dei personaggi paperopolesi che, in un modo o nell’altro, angustiano la vita di Paperino. Il finale invita infine a non farsi ingannare dalle apparenze, e a riconoscere come non tutto è ciò che sembra.
Nella parte centrale del numero troviamo poi le due brevi, ovvero Paperoga esortatore feriale (Fontana/De Lorenzi) e I Bassotti e i nidi del cuculo, che risultano gradevoli ma senza grandi particolarità. Spendiamo però una nota di apprezzamento per i disegni di Giulia Lomurno, a valorizzare i testi di Giovanni De Feo.
Infine, si chiude con il terzo episodio, dal titolo Verità e Giustizia, la saga fantascientifica sceneggiata da Sergio Cabella. Iniziamo però parlando del lato grafico: il disegnatore, Roberto Vian, si può amarlo o odiarlo, tanto ha uno stile particolare, ardito, sfrenato e spericolato. I suoi stilemi rimandano immediatamente al periodo di X-Mickey, in cui barocchismi e chiaroscuri dominano scenari crepuscolari e postatomici. Risultano decisamente consoni a questa avventura in un mondo remoto, sospeso tra fantascienza e magia, tra dubbi e sospetti.
Quanto al giudizio finale su Minnhi e il pozzo del destino, riteniamo che Cabella abbia messo su una trama comunque coinvolgente, per quanto non così innovativa. I dilemmi della protagonista hanno il pregio di essere realistici, e ci invitano a proporci domande universali come: chi siamo veramente?

La fantascienza secondo Vian[/size][/i]
Da parte mia, infine, voglio spezzare una lancia in favore della parola “tecnocrate”: non si tratta di una parola negativa, ma del riscatto della conoscenza e del merito. Chi è esperto di un argomento, e ragiona con fatti e dati, ha il merito di indicare la via e di prendere decisioni scomode, anche se sono dure.
Per la rubrica dedicata ai neologismi, conosciamo la parola “boppone“, anche se utilizzarla per la canzone A me mi piace, che è una cover di Me gustas tù – una hit di 24 anni fa – risulta alquanto bizzarro. Gagnor e Sciarrone ci fanno una striscia ad hoc. A collegarsi al concetto è anche l’intervista ad Alfa.
Infine, viene presentata in anteprima la terza stagione di Siamo Serie, dedicata all’horror, in arrivo sul libretto nelle prossime settimane. Una pubblicazione che consente anche di richiamare l’attenzione sul numero estivo speciale de I Classici Disney, contemporaneamente uscito in edicola.
Voto del recensore: 3.5/5
Per accedere alla pagina originale della recensione e mettere il tuo voto:
https://www.papersera.net/wp/?p=39632
Ora è possibile votare anche le singole storie del fascicolo, non fate mancare il vostro contributo!