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Post - Nigel_de_Zoster

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Recensione Le Grandi Saghe 18 - Minaccia dall’infinito-Master Story 1 (di 2)


L’evento scatenante l’avventura delle GM.

 La gestione di Paolo Cavaglione è ricordata soprattutto per lo sperimentalismo che connaturò la seconda parte degli anni ’90 del secolo scorso. Accanto a nuovi autori che pian piano prendevano posto nel già ricco parterre redazionale, vennero anche lanciate alcune curiose ma estremamente interessanti iniziative editoriali. Si è detto molto (o comunque è risaputo) delle testate avviate in quegli anni: Minni&co., Topolino Adventure, Paperinik New Adventures (PKNA), i Maestri Disney e Disney MEGAzine sono solo alcune delle testate che si trovavano in edicola, accanto ad altre storiche che in quegli anni furono rinnovate o rilanciate. Tra le testate che si potevano reperire, tra il 1995 e il 2000 vi era anche una serie di albi di gradimento per le allora giovani generazioni: le Giovani Marmotte.

 Non era stata la prima iniziativa relativa alle “Junior Woodchucks” create da Carl Barks nel 1951, come ricordato dal primo editoriale di questo volume ad opera di Davide Del Gusto. Già nel 1969 la passione per la natura e per le esperienze di questa “parodia” degli scout americani portò all’elaborazione di un primo manuale, scritto da Mario Gentilini ed Elisa Penna per i disegni di G.B. Carpi. Il successo fu tale che tra il 1976 e il 1983 venne avviata anche una piccola testata di 82 numeri, con albi di 32 pagine l’uno, che riproducevano una storia inedita a tema GM (solitamente di provenienza estera).

 Questi prodromi sono utili per capire anche il contesto in cui venne varata questa “seconda” testata sulle GM, ora più organizzata, con cento pagine in più di storie, ma anche di approfondimenti naturalistici e di vario tipo. Ma soprattutto, è utile per inquadrare le nuove storie inedite che uscivano mensilmente.

 
Immagine promozionale per il secondo volume che completa la Master Story, in uscita il 18 marzo 2023.

 Le testate che apparivano in edicola in quegli anni presentavano ormai quasi tutte una storia inedita di apertura dell’albo: famose eran quelle che apparivano su Paperinik e altri supereroi, Topomistery e PaperFantasy, senza dimenticare quelle del mensile Zio Paperone nella sua nuova veste sobria ed elegante (la famosa “serie bianca”). Anche le nuove Giovani Marmotte non vennero meno a questo proposito, e il loro incipit nel febbraio del 1995 fu caratterizzato da questa rodata iniziativa. Più ancora, lo sperimentalismo di cui sopra, unito alla volontà di dare carattere di novità agli albi di dette testate, ci portano ad avere, nell’aprile del 1996, il primo episodio di quella che è rimasta una fortunata saga del mondo Disney Italia.

 Minaccia dall’infinito – Master Story è un ottimo tentativo che accompagnava le richieste sempre più sentite dei lettori dell’epoca di avere maggiore coerenza tra le varie storie e di avere quella tanto discussa continuity, che già qualcuno riuscì a trovare nelle storie della Saga di Paperon de’ Paperoni di Don Rosa, che proprio in quel periodo usciva in Italia.

 Ed ecco che Alessandro Sisti, sceneggiatore di questa saga, propone qualcosa che avrebbe portato ad un nuovo livello di valorizzazione non solo le vicende delle GM, ma anche le inedite di queste testate parallele. Più ancora, Sisti propone un esperimento (in realtà già avuto con Martina e la sua Topolino e la grande impresa di “Lascia o t’accoppo” nel 1956, quando viene giustificata l’assenza di Paperino con il suo viaggio a Hondorica nella storia di Carl Barks) di collegare due storie e dare coerenza all’universo narrativo. Sotto questo punto di vista, la coerenza fu creata con la testata di punta in edicola in quel periodo, ovvero PKNA.

 In questa, molte delle caratterizzazioni tipiche delle storie di Paperinik o di Paperino erano state messe temporaneamente da parte. Ci si chiedeva, anzitutto, dove fossero finiti i nipotini di Paperino. E fu così che Il tropico ipnotico (terza avventura di questa Master Story) e PKNA#03 – Xadhoom! trovarono la loro coerenza interna e si diede vita all’esperimento. Ancora oggi, un simile collegamento, ravvisato solo da quei pochi lettori di entrambe le testate all’epoca, viene apprezzato e ritenuto un interessante spunto per la narrativa Disney contemporanea.

 
In questa maniera, Sisti perfeziona il suo esperimento di coerenza interna alle storie Disney.[/size][/i]

 La Master Story non è solo famosa per simili esperimenti narrativi. Sono notevoli anche la costruzione di un worldbuilding suo proprio, dove una formazione delle GM ampliata incontra, nuovamente, le Giovani Esploratrici, con a capo una nuova Mogolessa, e con cui convivrà le proprie avventure; ma anche la definizione di una trama che si dipana su diversi continenti e luoghi di importanza storico-culturale e che sembrano dare spunto a teorie storiche fantasiose. Infine, importante fu anche il messaggio ambientalista finale e la considerazione che c’è solo un pianeta Terra dove abitare. Insomma, si trattava anche di una saga figlia di una mentalità rinnovata degli autori e della redazione di Topolino, che in quegli anni era molto attenta ai cambiamenti e alle sensibilità sociali e ambientali.

 In questi due volumi de Le Grandi Saghe è quindi possibile calarsi ancora in quelle sensazioni. Al di là delle coerenze narrative e dei messaggi portati dalla storia, la Master Story rimane un interessante esperimento che ancora oggi riesce ad affascinare, non solo i nuovi lettori ma anche coloro che intendono riscoprirla dopo anni.



Voto del recensore: 4/5
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https://www.papersera.net/wp/2023/03/09/le-grandi-saghe-18-minaccia-dallinfinito-master-story-1-di-2/

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Testate Regolari / Il Club dei Supereroi 10
« il: Domenica 19 Feb 2023, 10:03:28 »
Recensione Il Club dei Supereroi 10


 Si arriva alla doppia cifra con questo nuovo numero del Club dei Supereroi, sempre più contraddistinto da una metodologia di proposizione delle storie convincente, benché la qualità delle stesse non eccella se non in rari casi. Il numero odierno, peraltro, propone diversa ironia e mostra il vero aspetto delle storie supereroistiche Disney, senza ulteriori fronzoli.

 Una composizione di copertina a cura di Donald Soffritti sembra già preludere alle due storie in cui Paperinik e Paper-Bat si ritroveranno uno a fianco all’altro in situazioni assurde a dir poco.

 L’albo, invece, parte proponendo ancora storie italiane di Super Pippo, ma stavolta provenienti dalla prima serie di Almanacco Topolino. Due storie umoristiche dove Super Pippo porta in scena capacità investigative abbastanza inusuali, rispetto a quello che è sempre stato il suo marchio di fabbrica, ovvero la casualità delle azioni.

 Super Pippo e i pirati della laguna (Kinney/Dalmasso/Scarpa) è la storia di apertura, ambientata (e forse non era così imprevedibile la cosa) a Venezia. Una storia che sa di giallo, ma che intrattiene solo per la prima parte, quella dei ripetuti furti nei vari esercizi commerciali e finanziari di rilievo della città veneta, sapientemente disegnata da Romano Scarpa e ironicamente concepita anche da Dick Kinney (la storia, come ci anticipa l’editoriale, è una S code, ovvero realizzata in cooperazione con gli studi americani).

 La seconda, Super Pippo e il museo delle statue di cera (disegni di G.B. Carpi) rimane in terra calisotiana e torna ad essere una commedia della casualità degli eventi, dove l’ironia è forte.

 
Letteralmente, il Ponte dei Sospiri

 Interessante l’idea dei Bassotti di rubare le statue di cera, e non l’incasso (la storia è stata pubblicata un paio d’anni prima di Paperinik torna a colpire), del museo, ma è anche il presupposto fondamentale per scrivere la storia e garantire qualche minuto di intrattenimento, con un Carpi in forma smagliante e ormai prossimo alla grande consacrazione supereroistica di un anno dopo con la nascita del papero mascherato.

 In questo numero del Club tornano anche, a grande richiesta, le gag pages di PK dal Disney MEGAzine, che si alternano a quelle di Paperinik. La firma più prestigiosa è senz’altro quella di Francesco Artibani, che qui si accompagna sia a Francesco Guerrini sia a Roberto Vian per confezionare delle buone situazioni dove la differenza tra le due versioni del personaggio vengono progressivamente meno e conferiscono piacevoli momenti di sorrisi.

 Una nuova sezione tematica ci introduce al tema del mondo dei supereroi al cinema, particolarmente cavalcato a partire dagli anni Dieci di questo secolo. Sono, ovviamente, storie che provano a impostare le vicende in maniera totalmente ironica, quasi satirica, senza alcuna pretesa di voler narrare una determinata trama.

 Andiamo al cinema? Il film di supereroi (Bosco/Di Vita) apre la sezione tematica e ci introduce ad una sorta di vademecum o di analisi di quello che è il film supereroistico. Protagonista in questo caso è Topolino, l’unico ancora indenne da poteri supereroistici tra i main characters disneyani. Di per sé, la “storia” assume più i contorni di una spiegazione ironica che però fa il suo lavoro a metà. I disegni di Di Vita, molto posati, riescono a tenere il tono della medesima molto tenue e senza ulteriori frizzi.

 
Vita tranquilla? No, grazie: siamo supereroi[/size][/i]

 Anche peggio, La storia del cinema di Topolino – Paper Bat: il film (Gagnor/Held), che invece è un coacervo di banalità e battute stantie, dove sicuramente ci sguazza un personaggio come Paper-Bat, o meglio Paperoga, mentre gli altri (ivi compresa la figura stonante di Brigitta) sono semplicemente utilizzati come supporto allo svolgimento della vicenda. I disegni di Held rievocano un che di classico, benché molto piatti.

 Dopo questa sezione c’è l’ennesima storia del Clube dos Herois, il gruppo di supereroi immaginato nelle storie brasiliane. Il Club dei Supereroi e il ballo in costume (Borlotti Teixeira/de Mello) propone una trama che con i supereroi nulla ha a che vedere, ma che fondamentalmente vuol solo far ridere (e forse ci è riuscita in Brasile).

 Anche la risoluzione del caso appare essere messa in secondo piano rispetto alle situazioni imbarazzanti in cui i personaggi sono inseriti, primo fra tutti Paper Bat. I disegni rimangono, anche qui, molto banali, con una sceneggiatura che non deve aver aiutato molto.

 
Scontro tra titane

 La sezione delle storie inedite presenta due storie di sicuro interesse, per motivi differenti, per i lettori. L’apertura della sezione è ovviamente dedicata alla terza parte di Crisis on Infinite Darkwings (Sparrow e Brill/Silvani), a sua volta anticipato, nell’editoriale, dalla notizia del ritorno di Doppia D con nuove storie a opera di Dynamite Entertainment, proprio nel 2023.

 Ma torniamo a questa terza parte, che si dimostra essere un ottimo sviluppo della storia complessiva.

 Storia che ovviamente non dimentica né di provenire dal mondo di DuckTales, né tantomeno dall’universo disneyano, cercando anche di recuperare un po’ di quello spirito classico dove il crossover tra mondi dei fumetti e dell’animazione era costante.

 E qui, sono soprattutto gli easter eggs a farla da padrone, ma al contempo si capisce che queste storie di Darkwing Duck non sono semplicemente interessanti e gradevoli, ma presentano un collegamento reale con la loro controparte animata, dato dall’utilizzo di gabbie regolari dove le vignette sanno infondere un senso di animazione e dinamismo. Più interessante anche quello che sarà lo sviluppo finale della storia, ripreso nell’ultima tavola.

 A seguire, una straordinaria storia di “crisi d’identità”, con Super Pippo protagonista. Una nuova vita per Pippo (Corteggiani/Nawa) è un perfetto mix tra il disegno classico, rifacentesi ai corti d’animazione di Pippo degli anni Quaranta, e le trame moderne.

 Corteggiani confeziona una simpatica e intrigante storia dove fino all’ultimo non è possibile conoscere la causa di un comportamento così insolito di Pippo, tanto da renderlo un personaggio ristorato e pronto per lo sviluppo della trama. Ciò viene ulteriormente aiutato proprio da quei disegni che si rifanno ai classici Disney in cui Nawa, già esperto del settore, eccelle: un’inattesa e gradita sorpresa.

 
Davvero un Pippo inaspettato nella sua caratterizzazione.

 Di tono ben diverso, Super Pippo e il gran segreto (Markstein/Rodriguez), che pure fa parte di un trittico di storie assieme a Super Pippo e l’inghippo temporale (di cui abbiamo già letto sul Club 6) e ad A Face to forget, dove compare la giornalista Lana Lamb.

 Anche in questo caso, il rapporto tra il supereroe e l’avvenente giornalista che vuole intervistarlo e conoscere la sua identità segreta è qualcosa di già visto nel mondo del fumetto disneyano.

 Addirittura, l’intermezzo creato dal villain di turno che irrompe sulla scena in maniera goffa e stonata è l’ulteriore colpo ad una trama “facilotta” e non particolarmente impegnata. Di tono diverso forse i disegni di Rodriguez, che connotano le storie nordiche e danno comunque un’idea di classica freschezza, ma che non riescono a recuperare totalmente la storia dal baratro in cui è finita.

 Questo numero del Club dei Supereroi porta una piccola battuta di rallentamento nella sua crescita. Una divagazione non particolarmente piacevole, ma dove i picchi sanno essere diversamente entusiasmanti. Le curiosità delle storie inedite fanno comunque propendere per un giudizio positivo, benché non con sommo entusiasmo come ci si stava ormai aspettando.



Voto del recensore: 3/5
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https://www.papersera.net/wp/2023/02/19/il-club-dei-supereroi-10/

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Topolino / Topolino 3505
« il: Lunedì 30 Gen 2023, 18:41:32 »
Recensione Topolino 3505


Nel 1995, sulle pagine di Topolino 2074, uscì Paperino Oscar del centenario, una gradevole storia ambientata nel mondo cinematografico e scritta da un insolito autore: Vincenzo Mollica. Disegnata da un mostro sacro come Giorgio Cavazzano (grande amico di Mollica e disegnatore di riferimento per molte delle storie con Vincenzo Paperica), si trattava di una storia molto semplice, ma dove lo spirito indomito del giornalista emiliano si vedeva quasi del tutto trasposto nel personaggio che saltava da un lato all’altro della Walk of Fame di Los Angeles in occasione degli Academy Awards.

 A distanza di ventotto anni, il personaggio di Paperica ha collezionato svariate apparizioni sul settimanale, progressivamente passato dalle mani dello stesso Mollica a quelle di altri autori Disney.

 Siamo quindi giunti alla sua diciassettesima apparizione, con la storia d’apertura di questo albo, Paperino, Paperoga e Paperica e la caccia ai mille VIP (Roberto Gagnor e Giorgio Cavazzano; chine di Alessandro Zemolin, colori di Barbara Casiraghi), storia celebrativa proprio dei 70 anni di Vincenzo Mollica e da considerarsi come riverito omaggio al suo ruolo di giornalista cinematografico.

 Una storia alquanto semplice, ma con un’ironia molto marcata su vecchi stilemi e un linguaggio dei meme che colpisce una ristretta cerchia di lettori. Cavazzano qui non sembra al meglio della sua forma (ed è strano vedere un Paperica senza occhiali), benché alcuni tratti salienti del suo disegno (come le ombreggiature e il dinamismo delle figure) siano rimasti sostanzialmente immutati nel tempo.

 A seguire la storia, una lunga intervista di Francesca Agrati con lo stesso Mollica, che ripercorre un po’ tutta la sua vita e la sua carriera fino ai giorni nostri. Anche noi auguriamo un buon settantesimo compleanno al Maestro!

 
L’impeto giornalistico di Paperica[/size][/i]

 Un impatto decisamente differente, e in positivo, lo ha la seconda parte della nuova avventura del Capitano Nemo. Le Avventure del Capitano Nemo: Il Regno di Cristallo – La vendetta di Vultur (Francesco Artibani e Lorenzo Pastrovicchio; chine di Michela Frare, colori di Irene Fornari) ci rapisce e ci trascina (come già il Titan aveva fatto con O’Quack e Daisy nella puntata precedente) verso un mondo inesplorato, ma familiare.

 Un secondo episodio che colpisce per il potente impatto che ha visivamente il lettore, e la doppia splash page del mondo dei cristalli ne è un esempio lampante. Ma anche la trama colpisce, e forse ora ricorda moltissimo quella di Fushigi no umi no Nadia, qui da noi noto come Nadia – Il mistero della pietra azzurra: il periodo di ambientazione è praticamente simile, il design dei veicoli ricorda molto quello idealizzato da Shoichi Masuo dello studio Gainax; anche il portale aperto da Nemo alla fine dell’episodio sembra rimandare a quello di Tartesso (ma si può citare anche Laputa – Castello nel cielo di Miyazaki e l’uso della pietra per accedere a zone altrimenti inaccessibili della grande isola volante).

 
La fantascienza su Topolino ha raggiunto un nuovo livello[/size][/i]

 Non stiamo però parlando di una parodia, né della trasposizione disneyana, ma di una storia che ha molti elementi ispirati alla storia anime. E il risultato è quello di una bella sequenza di scene che tengono il lettore col fiato sospeso (che già si era sentito bloccato dall’atteggiamento risoluto di Nemo alla fine della scorsa puntata), ed ora si freme per il gran finale della prossima settimana.

 Un ritorno alla realtà quotidiana di Topolino è doveroso con la seguente storia, Newton Pitagorico e il raggio yum yum scarlatto (Marco Nucci e Simona Capovilla; colore di Gaetano Gabriele D’Aprile).

 Qui viene messa in scena l’ennesima situazione tragicomica del nipote di Archimede, ma dal sapore ancor più comico con la presenza di un elemento di disturbo (in tutti i sensi) come quello di Paperoga, qui involontario protagonista dell’esperimento di Newton.

 Anche in questo caso, una storia molto leggera che sa intrattenere e rende la lettura vivace. I disegni freschi di Simona Capovilla, poi, completano un bel quadretto vivace e grazioso.

 
L’inizio della tragicomica avventura[/size][/i]

 Prosegue anche la serie ideata da Giorgio Fontana e che vede ai disegni due “mostri” dell’ironia amorosa, come Stefano Intini e Silvia Ziche. Paperino e Paperina in: Love Quack offre altre due brevi che ripropongono il legame tra due dei principali protagonisti del panorama Disney, rifacendosi alle strisce scritte da Bob Karp e disegnate da Al Taliaferro.

 M’ama/Non m’ama (disegni di Stefano Intini; chine di Roberta Zanotta, colore di Valentina Mauri) ripropone due strisce della fortunata coppia degli anni Quaranta e le mixa in un gradevole scorrere di situazioni imbarazzanti e assurde, ma tutto sommato godevoli.

 Un’altra chance (disegni e chine di Silvia Ziche; colore di Mauri), invece, si rifà ad un topos narrativo nostrano, quello del diario di Paperina, dove rimane comunque evidente sia lo status quo della relazione tra i due, sia la vena ironica con cui essa si caratterizza. Gradevoli letture, tutto sommato, accompagnate da ottimi disegni.

 
Senza commento[/size][/i]

 L’ultima storia di questo albo è di produzione danese (come indica anche il codice iniziale). Paperino e la meraviglia di ghiaccio (Carlo Panaro e Flemming Andersen; colori di Egmont) si caratterizza esattamente per essere una D code che prova ad essere interessante per buona parte della storia, ma il cui finale (Paperino salvato dal gelo e con i nipotini che miracolosamente lo hanno seguito, fotografato la stella di ghiaccio e salvato dall’assideramento) sembra quanto di più pacchiano e scontato si possa avere.

 I disegni di Andersen sono comunque apprezzabili, ma forse troppo statici. Un punto interessante (non svolto però) è quello della stella di ghiaccio in sé, che però rimane sullo sfondo.

 Tutto sommato, la qualità di questo albo è alternata, ma con un picco serio di qualità. La presenza di una storia di punta, come quella di Nemo, tiene il livello generale abbondantemente sopra la sufficienza. Al contrario, le altre storie si aggirano su un livello mediocre e da sole non riuscirebbero a tenere in piedi l’albo.

 Probabile che anche in questo caso il periodo di stanca, dopo diversi mesi a livelli tutto sommato accettabili ed elevati, si stia facendo sentire più del dovuto. C’è comunque da confidare anche nel prossimo numero, dove il finale de Le avventure del Capitano Nemo promette faville.



Voto del recensore: 3.5/5
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https://www.papersera.net/wp/2023/01/30/topolino-3505/


Ora è possibile votare anche le singole storie del fascicolo, non fate mancare il vostro contributo!


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Recensione Almanacco Topolino 11


Copertina inedita per i 75 anni di Paperone e Gastone

 Siamo giunti alla fine del 2022, e Almanacco Topolino è prossimo ad un nuovo giro di boa, dopo un anno di passaggi di consegne, minirivoluzioni editoriali e una qualità della selezione finalmente ottima. Una selezione, quella odierna, che si divide idealmente in tre parti, ma dove una di queste sembra inglobare le altre due.

 Questo bimestre, la testata non è solo dedicata al Natale (che connota le pubblicazioni Disney dalle origini), ma anche ai due personaggi che compaiono nella copertina di Emanuele Baccinelli (colorata da Mario Perrotta), ovvero Zio Paperone e Gastone.

 75 anni di apparizioni per entrambi, connaturati anche da svariate storie dove il loro status quo molto spesso è stato mutato e gestito in maniera tale da portare al lettore le più svariate novità.

 L’albo parte con una piccola celebrazione di un compianto e troppo presto dipartito autore disneyano, François Corteggiani, che ha segnato le sorti delle pubblicazioni italiane a francesi. È scritta da lui la prima storia “superstar” presente in questo albo, Topolino in “Il ritorno di Babbo Natale” (disegni di Cavazzano). Storia che, in questa selezione, si collega alle due seguenti per il filo conduttore artistico, ovvero la presenza (qui come personaggio) di Claude “Magic” Marin, artista disneyano francese che più volte ha collaborato con Corteggiani.

 Questa storia è anche un modo per ringraziarlo: sul finire del XX secolo, molti erano in preda alla smania di accedere nel nuovo millennio e si erano dimenticati che il periodo natalizio è speciale. Solo gli artisti disneyani sembrano essere i “reali custodi dello spirito natalizio”, quello autentico, che porta sempre un po’ di magia Disney alla festività.

 La storia è molto gradevole e, a tratti, con spunti ironici e ben dosati, tipici dell’autore francese. La parte metafumettistica, dove compare Marin, non sembra essere dissonante rispetto al resto della storia. Cavazzano, in un periodo artistico straordinario, ci regala delle ottime tavole, la cui resa grafica è lodevole.

 
Del resto, era la mania di fine 1999…[/size][/i]

 Meno d’impatto, e con problemi anche nel comporre il finale, la successiva storia, La leggenda di Topoletto e Pippozzo (Corteggiani/Marin), che mette in scena una fiaba in costume dal sapore disneyano. Storia che si basa su una dinamica della trama molto simile al Canto di Natale di Topolino, mostrando inizialmente le difficoltà della famiglia dei Topi, mentre diventa l’ennesima storia sul salvataggio del Natale (attraverso la liberazione di Babbo Natale) verso la fine. Il finale appare abbastanza monco e affrettato, benché il grosso della vicenda sembri essersi consumato una tavola prima. I disegni di Marin qui si connotano come molto poco lineari, ma ugualmente intuitivi.

 La coppia francofona si era distinta, qualche anno prima, nella terza storia di questa selezione, ugualmente basata sul salvataggio del Natale e sulla sconfitta delle male intenzioni di Gambadilegno. Topolino, Pippo e lo speciale incontro natalizio, a differenza della precedente, si connota per essere una buona storia natalizia, dove anche la grafica appare molto posata e di bell’aspetto, e che sembra caratterizzarsi per un’impostazione molto più simile a quella da animazione (e ciò è provato sia dalla fisionomia “tondeggiante” di Babbo Natale, sia da alcune vignette che assumono una connotazione molto slapstick e iperbolica).

 La selezione delle storie inedite prosegue con Le gioie della slitta (Leever e van der Harst/Goorhuis), in cui si nota l’aspetto grafico (che in gran parte sembra riprendere sia i disegni di Barks, sia dell’animazione Disneyana anni Quaranta) come nota positiva.

 
Un Paperone che dice sempre le cose papale papale

Gastone e i riflettori invernali (Schmickl/Rota) è la prima delle due storie di questo numero dedicate al cugino fortunato dei Paperi. Storia breve, non particolarmente entusiasmante, ma dove Rota ancora riusciva ad avere un tratto che rievocava i disegni di Barks. Molto gradevole soprattutto per questo aspetto.

 Nel mese del 75° anniversario paperoniano, non poteva mancare anche qui un’altra storia ambientata nella leggendaria baita di Monte Orso. Paperino in: Vacanze su Monte Orso (McGreal/Rodriguez Peinado) non è però una rivisitazione della prima storia di Barks, ma usa un pretesto (come quello della vacanza nella baita) per comporre una piccola commedia degli equivoci, il cui finale è però scontato.

 I disegni di Peinado si distinguono per una certa freschezza, affiancata da linee e modelli classici (come nel caso del primo piano di Paperone, rievocante quello in ombra de Il papero più ricco del mondo di Don Rosa, o dell’orso “spirito del Natale che avrebbe potuto essere”, che si rifà a quello sbarazzino del corto d’animazione Le vacanze di Paperino diretto da Jack King). Storia che, in ogni caso, arricchisce la selezione, anche per le firme prestigiose che l’hanno creata.

 Tornano anche i Diari di Paperone di Kari Korhonen, che si rifanno alla continuity di Don Rosa senza dimenticare Barks. La prima avventura si colloca idealmente poco prima di L’ultimo del Clan de’ Paperoni e di Decini e destini, evidenziando lo spirito d’avventura mai domo del papero scozzese.

 Per l’occasione, Korhonen imbastisce un piccolo giallo, dove compaiono i camei della regina Vittoria (1837-1901, chiamata col diminutivo del primo nome di battesimo) e del giovane Arthur Conan Doyle (1859-1930); inserimento di camei che già era stato fatto ne Il cowboy delle terre maledette e L’invasore di Forte Paperopoli e che ugualmente mette altre figure storiche al servizio dell’autore e del worldbuilding. Storia che, camei a parte, si connota forse per un eccesivo dinamismo e per la presenza abbastanza costante di colpi di fortuna nella risoluzione del caso.

 Le celebrazioni dei due anniversari si articolano nella parte finale dell’albo, dove maggior rilevanza ha quello più atteso di Paperon de’ Paperoni. Si parte dalla gag page di Barks forse conosciuta ma immotivatamente trascurata. Zio Paperone – Le candele di compleanno rivela che Paperone, nel 1955, ha compiuto… 75 anni, e quindi sarebbe nato nel 1880 e non nel 1867, come indicato da Don Rosa. Tuttavia, la storia non ha mai avuto pretesa di canonicità alcuna, e di fatto la rende ancor più verosimile e cerca di strappare un sorriso non da poco sulle idee per evitare sprechi del tirchiaccio di Glasgow.

 
Il Paperone di Martina non va mai per il sottile

 Un tirchiaccio piuttosto cinico, e che pare essere più in linea con le prime rappresentazioni di Paperone in Italia, è quello che invece si trova in Nonna Papera e la trappola (disegni di Riley Thomson). Storia che sottolinea ulteriormente le velleità del papero più ricco del mondo di buttarsi in ogni affare, anche laddove l’odore di cantonata è forte.

 I disegni, peraltro, forse sono una deformazione del primo Paperone barksiano, ma di rilievo vi è la presenza di personaggi secondari tratti dall’animazione disneyana, quando ancora i due ambiti creativi erano strettamente collegati.

 Interessante anche la “variazione sul titolo” che si evince nelle due storie successive. La prima, Paperino e la ghiacciata dei dollari (testi e disegni di Barks), è un grande classico del fumetto disneyano, dove appare per la prima volta il simbolo della ricchezza di Paperone, il Deposito (qui senza il simbolo del dollaro e senza la cupola, frutto dei disegni degli artisti italiani). Inutile dire che la meraviglia di questa storia si ritrova sempre nel rapporto equivoco tra le idee di Paperino e l’accettazione di esse da parte di Paperone.

 Similmente la seconda, Paperino e la ghiacciata di dollari (Martina/Bottaro), dove rimangono centrali i dollari e il ghiaccio, ma dove la natura ha un ruolo marginale rispetto all’iniziativa papera (con Archimede che brevetta un cannone congelante, utilizzato per ghiacciare il lago) e dove, al solito, sono i dettagli della trama a conferire alla storia una dignità diversa dalla mera sequenza di gag grottesche (come quella della tavola finale). I disegni di Bottaro sono molto gradevoli quanto a dinamismo e impressione visiva.

 
Paperone in una posa plastica, frutto di una diversa prospettiva dell’olio di Barks intitolato Spoiling the Concert

 A chiudere questa selezione, Gastone – Ritratto di un papero (testi e disegni di Ferioli Pelaez), storia che rientra nel quadro degli omaggi a Barks e che è da sottolineare come una delle più vicine allo stile narrativo e grafico dell’artista dell’Oregon.

 Anche in questo caso, la scelta è azzeccata, non solo per aver riportato un esempio di artista il cui tratto rimane ancora fresco, ma anche una storia che riesce a cogliere appieno lo spirito del migliore Barks, quello degli anni Cinquanta, ancora oggi apprezzato.

 Decisamente questo albo si colloca in un periodo florido per Almanacco Topolino, dimostrando come la testata sia particolarmente cresciuta e dove la filologia e l’accuratezza delle selezioni si evidenziano in maniera ottimale, anche quando si tratta di proporre piccole celebrazioni.



Voto del recensore: 4.5/5
Per accedere alla pagina originale della recensione e mettere il tuo voto:
https://www.papersera.net/wp/2023/01/26/almanacco-topolino-11/

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Le altre discussioni / Re:Direttori di Topolino
« il: Sabato 21 Gen 2023, 13:27:55 »
Gentilini: 31 anni di gestione - 30 storie a puntate (media di 1 all'anno scarsa, con 3 anni di incremento - 1954, 1955 e 1959; un vuoto di circa 10 anni dal 1962 al 1972, e poi dal 1974 fino alla fine della gestione)
Immagino avrai fatto una media 'oscillabile' perché io ricordo storie come Il Tunnel sotto la Manica o il Drakkar volante (1970-71) che erano uscite in due puntate. Per non parlare di Storia e Gloria uscita in 8 puntate sempre nel '70. Forse negli anni '60 le storie a puntate furono davvero rare o inesistenti ma nei primi '70 ci sono queste ricordate e magari anche altre. Quindi il periodo di 'vuoto' dovrebbe essere più breve del decennio 62-72: magari 62-69.
L'ho scritto qualche post dopo: le storie da due puntate le ho espunte, perché facevano da outlier e ovviamente sono la maggioranza. Avrebbero finito per alterare i risultati.
Ho considerato solo storie con foliazione minima di 40 p., da 3 puntate minimo e prodotte in Italia (difatti le storie di Walsh e Barks dei primi numeri non compaiono per queste ragioni).

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Le altre discussioni / Re:Direttori:Alex Bertani
« il: Sabato 21 Gen 2023, 11:43:30 »
Si deve però ammettere che l'allontanamento della De Poli dalla direzione è un fatto che, peraltro, secondo il brano di Un'educazione paperopolese, riportato da Tang Laoya sul topic I direttori di Topolino, è stato confermato dalla stessa ex Direttora, che ha parlato di una comunicazione di licenziamento a sorpresa, dando anche una sua interpretazione delle origini della rottura del rapporto di fiducia fra la stessa Direttora e la casa editrice. Nel citare questa circostanza mi pare che l'attuale Direttore si limiti a citare il fatto, senza essere scorretto. Anche che le vendite nel 2018 fossero disastrose è, con tutta probabilità, un fatto e non necessariamente una critica alla direzione precedente, o una attribuzione di colpa alla persona della De Poli: d'altra parte, Bertani dice anche che il 2022 ha visto un nuovo calo e, ragionando secondo la logica dell'attribuzione di colpa, in questo ultimo caso la responsabilità sarebbe dell'attuale direttore.
Sulla bocciatura di Nucci da parte della direzione precedente sono invece d'accordo con Luigi Paolantoni, ed ho già esplicitato il mio pensiero sul topic di Topolino 3498.
Assolutamente no ..... da quello che lascia capire Bertani ll Topolino è in perdi=ta per l aumento dei costi non coperto dal aumento del prezzo di copertina. Lui non parla di calo di vendite riguardo alla sua direzione , almeno da come la ho capita io .
E la De Poli non ha mai parlato del fatto che stese per chiudere sotto la sii=ua direzione Topolino che io ricordi , nel caso contrario ti invito a riportare le sue dichiarazioni  al riguardo che sarei curioso di leggerle.

nella live con fisbio bertani ha chiaramente detto che le vendite sono in calo!
Ha anche detto che i fattori che hanno determinato la flessione per quest'anno sono vari, primo fra tutti (e si suppone che sia quello più rilevante) i costi della carta e della filiera di produzione. Peraltro, ha anche detto che hanno studiato delle soluzioni per evitare di portare il prezzo del Topo a 3,50 euro, quindi un aumento di appena 20 centesimi è già meno impegnativo della previsione iniziale. Poi, sulla questione della qualità ci si può ragionare quanto si vuole, ma è forse un fattore secondario rispetto al precedente.

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Testate Regolari / Re:Il club dei supereroi - Discussione generale
« il: Martedì 3 Gen 2023, 13:35:53 »
Recensione Il Club dei Supereroi 9


 Il numero del Club dei Supereroi di novembre 2022 si caratterizza per una valida selezione, proponendo questa volta due fil rouge di storie: quelle che hanno come tema il Natale (e non poteva essere diversamente, visto il periodo di copertura di questo numero) e una mini-celebrazione della più fedele alleata di Paperino e di Paperinik, ovvero la 313. Anche in questo caso, tra inedite e storie che meritano davvero una lettura, abbiamo un numero di buona qualità.

 Come sempre, è la copertina (disegnata da Donald Soffritti) il biglietto da visita più bello, questa volta con una potente prospettiva frontale di Super Pippo in volo nella posa classica e plastica di Superman, del quale è parodia.

 Come negli altri numeri, viene riproposta in apertura l’ultima delle storie italiane su Super Pippo uscite prima del suo ritorno in pianta stabile dal 1998, questa volta con una storia interamente scritta e disegnata da artisti italiani. Super Pippo e il Natale salvato (Russo/Asteriti) si contraddistingue nella sua “italianità” anche per l’oggetto dei desideri e delle angherie dei villains di turno, ovvero il panettone.

 Una storia che, però, prova a tenere la tensione della classica storia thriller e di azione, ma che si risolve molto spesso in una accozzaglia di gag, dove a farne le spese alla fine sono i due delinquenti, mossi a compiere le loro malefatte da un motivo alquanto bizzarro. Asteriti ai disegni mostra i muscoli e prova a colmare le lacune della trama, ma si contraddistingue anche per un tratto grafico d’impatto, soprattutto nell’ultima tavola.

 La particolarità di questo numero sta anche nella riproposizione di alcune one page tratte da Topolino. Christmas Stories – L’uomo in rosso (Perina) e Imprevisti Festivi – Il sostituto (Panaro/Frare) sono, però, due innocue tavole con gag riuscite a metà rispetto a quelle del MEGAzine. Belli soprattutto i disegni della seconda delle due tavole.

 
I panettoni sono buoni, ma costano milioni (di dollari)

 No, non è l’ennesima trovata di José, pardon Bat Carioca in salsa dickensiana. Bat Carioca e lo spirito natalizio (Faria Jr./Podavin) è anche peggio: una storia che cerca proprio di partire da una metonimia, ovvero “la scomparsa dello spirito natalizio” denunciata alla polizia, per mostrare che davvero è accaduta, ma che degenera nel finale, come solo le storie di questo tipo sanno fare. Occasionalmente presente anche Archimede, la storia si risolve solo con una fortuita trovata. Davvero dimenticabile.

 Faraci e Artibani (con i disegni di Deiana e Vian) firmano tre tavole tratte da Disney MEGAzine. Le ultime due sono da considerarsi addirittura in continuazione, non solo per via del titolo (Super Pippo – La rapina 1 e 2). Tavole comunque graziose, ma con un umorismo molto innocuo, a tratti svogliato.

 La selezione entra nel vivo con le storie che hanno come tema la 313.

 E la prima di queste storie sembra voler focalizzarsi sull’auto quale mezzo imprescindibile per Paperino per muoversi indipendentemente o per agire immedesimato nelle sue identità segrete o alternative.

 Paperino e l’identità meccanica (Sisti/Cavazzano) è un interessante esperimento, che prova a rendere giustizia al mezzo di locomozione, e lo fa addirittura cercando di mettere nella stessa storia due delle identità segrete di Paperino, quale agente della P.I.A. e Paperinik. Ma è anche una storia dove l’apparenza inganna, e il finale chiarisce che non ci sono trucchi magici o meccanismi che prendono vita, ma solo coincidenze. Una buona storia di Sisti, che mette ancora una volta al centro l’adagio “un papero, un universo” e che gioca molto sugli intrecci. I disegni di Cavazzano sempre magistrali.

 Ancor più interessante è la storia successiva, Paperino in… Una super notte per la 313 (Pihl/Bernardo), dove anche l’idea di inserire scene mute e di puro dinamismo esalta la mini-trama e rende i disegni di questa storia addirittura simili nelle movenze a film di animazione classici (da notare, soprattutto, i fanali della 313 che prendono vita tra la quinta e la tredicesima tavola). Una pura esaltazione del disegno e una perfetta sincronia tra sceneggiatura e lo stesso.

 
Ecco perché i motori sono gioie e dolori[/size][/i]

 La sezione delle inedite si presenta focalizzata variamente su diversi personaggi, a cominciare da Super Pippo e la super eredità (Jensen/Andersen), storia che vagamente ricorda quella di PKNA#5 – Ritratto dell’eroe da giovane: alcuni ragazzini provenienti dal futuro vanno a far visita a Super Pippo, e gli riferiscono di aver creato un fan club in suo onore un migliaio di anni dopo.

 Recatosi nel futuro, non solo scoprirà di essere talmente popolare da influenzare i suoi fans ad avere superpoteri, ma addirittura sconfiggerà una reale minaccia che rischierà di cancellarlo nel passato. Storia con una trama molto semplice e fin troppo scontata, ma che non annoia completamente. Al contrario, i disegni risultano avere uno stile estremamente semplice e minimalista, senza alcun guizzo.

 A seguire, vengono proposte altre tre tavole autoconclusive delle avventure olandesi di PK, tutte a cura di Bas Schuddeboom per i disegni di José Antonio González. Tavole che, come già accaduto negli albi precedenti del Club dei Supereroi, assumono solo la fisionomia grafica di PK, ma che non hanno molto a che vedere con la serie omonima italiana.

 Anche il tipo di umorismo non sembra particolarmente eccelso, benché sia comunque indice di un certo interesse per la caratterizzazione in chiave sci-fi del Diabolico Vendicatore. I disegni, invece, risultano essere troppo poco elaborati, molto più simili a quelle delle storie di Paperinik che non di PK.

 A chiudere questa selezione, la seconda parte della seconda storia del ritorno di Darkwing Duck, Crisis on Infinite Darkwings. Protagonista in questo episodio (quanto meno in negativo), è proprio Negaduck, che ora decide di agire differentemente rispetto a quanto già aveva fatto in precedenza con Amelia.

 
Con una situazione simile è meglio ribadirlo[/size][/i]

 Darkwing, per conto suo, capirà che la minaccia è troppo grande e deve essere affrontata con un approccio diverso. La storia ora comincia a prendere la piega risolutiva, dopo una parte introduttiva che ben figurava la crisi esistenziale e di identità, tema più volte presente anche negli universi dei comics americani e che sempre ha riscosso buon successo. I disegni ora sono estremamente chiari e intriganti, d’impatto in alcune circostanze e comico in altre. Un altro buon motivo per leggere finalmente simili storie anche qui in Italia.

 In definitiva, l’albo mantiene la sua identità consolidata di recente, dove troviamo, accanto a storie meno interessanti, alcune chicche meritevoli di lettura o di essere assaggiate con gli occhi. Il lavoro di selezione, quindi, procede bene e speriamo che possa portare sempre novità interessanti, soprattutto sul piano delle storie inedite.

 Sicuramente, il punto di forza maggiore è la varietà con cui si è sempre caratterizzata: non solo vi sono differenti personaggi a garantire una varietà di situazioni, ma anche il tipo di storie proposte e il target di riferimento permettono all’albo di essere esplorato a fondo. Ciò, pertanto, è un segnale che la metodologia antologica qui proposta sa tenere conto delle differenti “anime” dei lettori Disney.



Voto del recensore: 4/5
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Topolino / Topolino 3499
« il: Martedì 20 Dic 2022, 18:47:23 »
Recensione Topolino 3499


 Il rapporto tra Paperone e la sua fortuna è un topos molto calcato nei fumetti Disney, sin da Barks. Non è solo, però, l’inestricabile e imprescindibile caratteristica del più burbero dei personaggi del mondo disneyano, o l’elemento che caratterizza il suo rapporto col mondo circostante.

 Vi sono stati anche autori che hanno messo il papero più ricco del mondo di fronte a situazioni in cui il suo patrimonio sarebbe potuto andar perso per sempre; tuttavia, quasi nella totalità delle storie mancavano sia una profonda angoscia per la perdita della fortuna, sia collocare Paperone oltre la soglia della perdita totale del proprio patrimonio. Siegel molto spesso si avventurava nella prima, Scarpa ha scritto una storia con il secondo, ovvero Paperino e le lenticchie di Babilonia.

 E da quest’ultima che riparte il what if di Fabio Celoni, per la prima volta autore completo su Topolino (e dopo l’ottima prova con Totò, l’erede di Don Chisciotte, sempre edito da Panini). Storia che viene anticipata già dalla copertina di questo numero (totalmente a cura dello stesso Celoni), che mette in evidenza tutta l’inquietudine e la disperazione di Paperone di fronte alla situazione in cui si trova, malgrado il ritorno degli strilli.

 Il destino di Paperone pone un interessante prologo, dove già abbiamo diverse informazioni su come sarà e si svilupperà la storia nelle quattro puntate seguenti (ribadito anche nell’intervista successiva). Ed il what if è evidente già dalle prime due tavole, dove il germoglio sbocciato nella storia di Scarpa ritorna ed è il fulcro attorno al quale roteano le vicende attuali.

 Ancor più interessante il rapporto con il Fantasma del Destino, quel “Fantasma dei Natali Futuri” che già attanagliava Ebenezer Scrooge nel racconto dickensiano: non è solo una dura lezione morale che quest’ultimo sta impartendo mostrando la vacuità dell’attuale vita a Paperone, ma è anche il proporre una nuova scommessa (con sé stesso, NdR), proprio come il papero aveva già fatto con i Bassotti nella storia di Scarpa.

 
La sfida col Destino è lanciata

 I disegni (con i colori di Luca Merli) sono sensazionali nel conferire una situazione di buio dell’animo, che è sintomo della disperazione di cui sopra: un puro goticismo che arricchisce la lettura. Le condizioni di partenza ci sono tutte, e attendiamo fiduciosi lo sviluppo delle vicende successive.

 Non è solo una questione di fortuna persa. L’albo odierno, che vuole celebrare i 75 anni di vita del papero più ricco del mondo, si apre con una storia muta. Fama (Nucci/Cavazzano, chine di Zemolin, colori di Virzì) è un’insolita carrellata della Saga di Don Rosa: dagli esordi di Paperone in quel di Glasgow, fino alla sua attuale condizione di multifantastiliardario, la vita di Paperone viene rivista nei suoi momenti più importanti, ma con una prospettiva differente, ovvero di colui che ha… fame.

 È anche su questo termine che gioca molto il titolo (che in inglese si scrive Fame, appunto), sul fatto che la “fame” culinaria (tipica, peraltro, di molte storie classiche degli autori italiani, come Cimino e Scarpa) si accompagni alla “fame” di avventure e di ricchezza. Un differente presupposto, che dà sicuramente un piglio differente alla lettura. Inoltre, il fatto di essere una storia muta, benché accompagnata dalle didascalie e dalle onomatopee, rende il tutto molto leggero e senza alcuna reale pretesa di continuità, come finora inesorabilmente apparivano certe storie.

 
Una gag ricorrente della storia

 L’apporto grafico di Cavazzano (ormai in una sua fase “danese”, potremmo dire) si connota soprattutto per gli scorci e le ambientazioni dove si svolgono le varie scene; notevoli anche alcuni dettagli (come quello della veduta di Glasgow in prima tavola o delle monete fuoriuscite dal vagone), che conferiscono ai disegni un livello di profondità notevole.

 La terza puntata della nuova vicenda nelle Terre dell’Argaar sembra ora prendere una piega risolutiva. Gli Spettri di Passoscuro (Nucci/Canfailla, colori di Maaw Illustration Art Team) porta i nostri protagonisti ora a nuove domande (“Perché re Atro ha cancellato la memoria di un intero mondo?”) e rivelazioni forse attese, ma sicuramente scontate.

 Episodio in cui assistiamo anche a diverse citazioni, non ultima a quella della stessa saga originale (in particolare, la raffigurazione del Principe delle Nebbie quale spettro), che sono utilizzate in varia maniera e con vari risultati. C’è da dire che questa storia sta procedendo sotto una prospettiva differente rispetto a quella originale di De Vita, sia nel descrivere le vicende e impostare la trama, sia nel caratterizzare i personaggi.

 
Non vi è solo azione in questa saga, ma anche prospettive psicologiche rilevanti

 Insolito il ruolo di Pippo quale protagonista e non oggetto delle preghiere degli “argaariani”, ma non per questo meno interessante nel conferirgli dignità.

 Anche i disegni di Canfailla assumono prospettive differenti e non meno originali di quelle del maestro milanese: scorci e inquadrature molto spesso si presentano in maniera differente dalla tradizionale impostazione devitiana, ma sicuramente il tocco personale non stona e non fa storcere il naso. Insomma, si entra nel vivo della vicenda e si cerca di farlo al meglio.

 Si chiude in questo numero la nuova serie calcistica dei nipotini di Paperino. Fridonia’s World Cup 2022: L’ultima risata (Nucci/Soffritti, colori di Virzì) chiude definitivamente le vicende calcistiche non solo dei nipotini stessi, ma anche del loro allenatore Ribbling. E lo fa con la vittoria (e non poteva essere diversamente) della Coppa del Mondo, nella finale più invocata dall’inizio di queste vicende, ovvero contro i padroni di casa del Fridonia.

 Una storia molto spesso vittima di facilonerie (come quelle relative agli schemi di gioco da impostare durante la partita) e che ancora una volta porta al centro citazioni molto ammiccanti, anche al mondo extra Disney (come Freddi Riedenschneider, chiaramente omaggio al personaggio interpretato da Tony Shalhoub in L’Uomo che non c’era di Joel Coen).

 
Non è facile accettare la sconfitta

 Una storia che si chiude con un finale anch’esso abbastanza scontato (almeno nel mood). Tutto sommato, una lettura distensiva e di medio interesse. I disegni di Soffritti godono, invece, di una certa freschezza e loquacità, riuscendo comunque a fare la loro parte e conferire alla storia una sua piccola dignità.

 Per essere un numero che cerca di celebrare un traguardo importante di un personaggio Disney, forse lo sforzo poteva essere superiore. Si cerca, ovviamente, di dare il giusto peso alle celebrazioni, ma vi sono forse troppe limitazioni legate sia alle contingenze, sia al fatto che la celebrazione è stata “decentralizzata” da Topolino con una serie di volumi a tema.

 Tuttavia, la qualità delle avventure di Topolino 3499 non è inferiore e si assiste anche in questo caso ad una buona proposta. Certo, la presenza di storie a puntate forse può indurre il lettore occasionale a lasciar perdere la lettura, ma il livello delle letture che viene proposto non è esente da interesse per nessuno e garantisce quella varietà di soluzioni da sempre caratteristica della testata.



Voto del recensore: 3.5/5
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Ora è possibile votare anche le singole storie del fascicolo, non fate mancare il vostro contributo!


39
Testate Speciali / Disney Deluxe 39 - Topolino e il cerchio del tempo
« il: Sabato 19 Nov 2022, 09:37:39 »
Recensione Disney Deluxe 39 - Topolino e il cerchio del tempo


Copertina dell’edizione deluxe, riciclata da quella di Topolino n. 3234 che originariamente avrebbe dovuto ospitare la storia.

 Questa storia parte da lontano. Non dal 1928, anno in cui Walt Disney e Ub Iwerks lanciarono nelle sale cinematografiche Steamboat Willie, con la famigerata prima apparizione del topo antropomorfo che tutti conosciamo.

 Questa storia comincia molto dopo. Siamo nel 1998, anno che faceva parte di un akmé editoriale di Topolino, sotto la savia gestione di Cavaglione, paragonabile alle vette editoriali raggiunte da Capelli e Gentilini nei decenni precedenti.

 Nel 1998, dicevamo, viene pubblicata Topolino e il fiume del tempo in un numero tutto dedicato a Mickey Mouse. La storia celebrava i 70 anni di quel topo antropomorfo e riprendeva lo spirito ilare e le dinamiche che aveva caratterizzato il corto animato d’origine. Scritta a quattro mani da due degli autori punta di quel Topolino, Francesco Artibani e Tito Faraci, e disegnata da un altro artista di punta, Corrado Mastantuono, è forse una delle storie più belle che si possano menzionare relativamente al main character disneyano.

 L’esperimento celebrativo (che già seguiva altri, come 60 anni insieme con Topolino e Topolino 2000, per citarne alcuni) andò “in porto”. E vent’anni dopo, nel 2017, si decise che era possibile fare lo stesso. Annunciata in uscita su Topolino n. 3234, Topolino e il Cerchio del Tempo doveva essere il “ritorno sulla scena del crimine” dei tre autori per la celebrazione (anticipata) dei 90 anni Topolino, ma venne espunta dal sommario di quel numero appena prima della sua uscita. Le ragioni che portarono a questa cancellazione non furono mai realmente chiarite, e potevano solo essere ipotizzate nel corso dei mesi che seguirono.

 Si arriva così al 2022. Oltre a varie celebrazioni (tra cui le iniziative per i 75 anni di Paperon de Paperoni), la riaperta e rinnovata fiera Lucca Comics & Games porta la grande novità: il Cerchio del Tempo esce in formato Deluxe. La sorpresa in realtà fu già annunciata dal direttore Alex Bertani in un’intervista rilasciata l’anno prima. Come ogni promessa, è stata mantenuta e i lettori hanno potuto toccare con mano e leggere in anteprima alla fiera medesima questo nuovo racconto che riporta alle origini di Topolino.

 Una storia non dissimile come mood dal Fiume del tempo, ma sicuramente più matura. Se nella prima troviamo un rapporto tra Gambadilegno e Topolino molto marcato sulla parapiglia originaria, nel Cerchio del Tempo le rivalità e l’antagonismo tornano ad essere quelli delle storie tradizionali degli ultimi decenni.

 Diversa è anche la percezione che si ha sfogliando le pagine: se inizialmente lo spirito delle strisce quotidiane di Gottfredson viene racchiuso nelle quattro tavole iniziali, dalla fine della quarta si sfuma verso lo spirito di una storia tradizionale di Topolino, dove i presupposti sono cambiati, il modo di interagire è modificato e i personaggi hanno ora una diversa maturità.

 
Un Topolino delle origini, forse molto piantagrane, ma decisamente apprezzabile.

 Una maturità che si vede anche attraverso una sorta di coming of age del personaggio e di progressiva stratificazione delle diverse caratterizzazioni apportate dai vari autori nel corso degli anni. Anche caratterizzazioni più energiche, estranee e alterate, come quelle respirate nella serie Mickey Mouse Mistery Magazine e riportate in due tavole mute di grande dinamismo e velocità.

 Anche le sembianze e le movenze dei vari personaggi sono nettamente modificati (fatta eccezione per Barnacle Bill). L’esempio portante in questo senso è dato proprio da Randall Kattnip (il gatto Nip, appunto), che passa dall’essere uno spiantato sbruffone ad un rispettabile candidato sindaco di Topolinia. E anche Topolino mostra la sua maturità “visiva”, nella sua solita veste di personaggio sobrio e volenteroso, in contrapposizione col Topolino giovane, arzillo e spensierato, caratterizzato dagli iconici bermuda rossi che troviamo nelle prime tavole.

 Una maturità, infine, che si sente anche nella trama: rispetto al Fiume del Tempo sono limitate le azioni gag che hanno caratterizzato le interazioni dei personaggi di quella storia; qui, i personaggi svolgono un ruolo molto più posato, molto più lineare, quasi limitato dai vincoli della ragionevolezza.

 
Gli anni passano, Gamba non cambia…

 La presenza, poi, di due interlocutori esterni (i due insetti antropomorfi a bordo di alcune vignette), è sì un rimando a quanto fatto nel Fiume del Tempo, con la presenza e i commenti “fuori campo” di Remus e Rufus, ma in questo caso il fuori campo è totale e pare rimandare ai vecchi esperimenti di PKNA#15 – Motore/Azione o del Papero del Mistero. È però differente anche lo spirito del commento: non più sardonico e punzecchiante, ma quasi estraniato, avvilito e rassegnato rispetto allo svolgimento stesso della storia. Il continuo riferimento alle salsicce, poi, sembra quasi utilizzato a mo’ di satira.

 La veste grafica di questo volume, poi, trova piccoli guizzi da parte di Mastantuono e vede un interessante esperimento: le prime quattro tavole sembrano riprendere lo spirito delle strisce quotidiane degli anni ‘30. Non solo dal punto di vista narrativo e di impostazione della sceneggiatura, ma anche graficamente il rimando è evidente. E proprio come le strisce di allora, le vignette delle prime quattro tavole vanno lette in orizzontale, affiancando le due pagine. In mezzo alle strisce a fumetti, poi, si ritrovano i personaggi che compongono il frontespizio della storia nell’intento di compiere azioni buffe e di slapstick, come precisato anche dall’artista romano nell’intervista a fine volume. Per quanto paia che ci possano essere rimaneggiamenti evidenti nella composizione (un Topolino che pompa acqua con un mantice sotto il didietro di Gambadilegno, per intenderci), rimane comunque estremamente gradevole e affascinante, un degno spettacolo per gli occhi.

 
Una delle scene ricorrenti di questa storia: le rincorse “a lavatrice” tra Nip e Topolino.

 Anche il colore subisce una trasformazione: rispetto al resto della storia, dove rimane quello ormai tradizionale delle storie contemporanee, nelle prime due tavole appare ingiallito, rendendo quasi l’idea della pellicola sbiadita, e cercando quindi di tenere fede all’origine cinematografica di Topolino e di molti suoi comprimari. Tuttavia, rispetto alla versione Deluxe del Fiume del Tempo, dove Mastantuono fece un superbo lavoro di raffinazione e di profondità, qui il colore digitale mantiene un certo piattume. Dove, però, si vede la mano dell’artista romano, è nei chiaroscuri e nei giochi d’ombra, benché usati con parsimonia. Sono soprattutto le prospettive a garantire la necessaria profondità e a permettere al lettore di sentirsi immedesimato.

 Il corredo editoriale (ben 15 pagine) che completa il volume assicura comunque una visione autoriale notevole. È qui che i due sceneggiatori riescono a dare viva voce alle possibili domande di molti lettori, o in ogni caso a spiegare anche alcune scelte stilistiche e narrative, e dove emerge anche la volontà di confrontarsi nuovamente con il mood del Fiume del Tempo, forse anche per capire quanto ci si era distaccati, od evoluti, rispetto ad allora. Per quanto non approfondita, l’intervista è comunque il giusto completamento per questa versione.

 A ciò si aggiunge anche la doverosa intervista a Mastantuono, in cui lo stesso spiega non solo il suo processo di lavorazione (impreziosito qui da alcuni bozzetti preparatori che illustrano il passaggio dalla matita alla versione finale), ma anche le differenze stilistiche con la storia precedente. È, insomma, un giusto confronto per chi, come molti lettori, ha atteso questo piccolo capolavoro da tempo.

 In definitiva, la storia e l’edizione odierna di Topolino e il Cerchio del tempo sono un degno coronamento ad un’attesa nervosa e pressoché spasmodica che si stava protraendo da troppo tempo. L’attesa, però, è stata ben ripagata e ora possiamo accedere a questa nuovo racconto con tutti i crismi del caso. Fondamentale, però, ritenere la comparazione tra le due storie appena fatta solo come esempio di produzione narrativa e artistica, e non come critica rilevante al lavoro svolto. Benché importante, questa storia comunque segna un passaggio nella maturità artistica e dei personaggi e degli autori, senza perdere totalmente quella sana incoscienza che abbiamo rilevato in più tratti. E le salsicce, naturalmente.



Voto del recensore: 4/5
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40
Testate Speciali / Re:Nuove testate Disney - 2022
« il: Martedì 15 Nov 2022, 21:23:55 »
> lamentarsi che Fuoriserie è aumentato nel prezzo, dando dei criminali a Panini e stracciandosi le vesti come Caifa, minacciando di non comprare più nulla dall'editore stesso

> dire "lo prenderò lo stesso" perché l'adagio "c'è scritto PK sopra, lo voglio" non viene mai smentito.

Pick one, please.

41
Topolino / Topolino 3494
« il: Lunedì 14 Nov 2022, 18:02:14 »
Recensione Topolino 3494


 Il rapporto tra il genere umano e la tecnologia è sempre stato molto intricato, fatto di fiducia imperitura e di ripensamenti paranoici. Se è vero che la tecnologia deve aiutare l’esistenza di ognuno e migliorala, è pur vero che il pensiero che la tecnologia “invada” le nostre vite e ad esse si sostituisca è il leit motiv del XXI secolo, soprattutto dopo l’avvio della Rivoluzione Industriale 4.0.

 La storia Zio Paperone e la P.A.I. Paper Artificial Intelligence (Pezzin/Perina) muove da questi presupposti, ma sembra porsi da un lato con sufficienza e dall’altro con un’esagerazione assurda tipica delle storie umoristiche. La sufficienza dell’approccio alla trama è data soprattutto dalla conoscenza dell’intelligenza artificiale e del suo funzionamento: è pur vero che l’IA apprende continuamente e si adatta, ma anche vero che la configurazione di limiti (l’autorità che deve seguire, e che viene introdotta per limitarla solo nella terza parte della storia) è la premessa originaria con cui si avvia l’intelligenza stessa, che si muoverà secondo schemi e algoritmi precisi; difatti il primo problema è proprio quello di non aver impostato limiti all’algoritmo della P.A.I.

 L’assurdità deriva, invece, dall’esagerazione che la storia pone in primo piano relativamente al comportamento umano (pardon, papero) di seguire istintivamente tutti i consigli dell’IA, quasi in un crescendo spasmodico di annullamento della propria intelligenza e sottomissione. Difatti, è questo l’elemento che regge la storia in sé: un elemento sci-fi che sembra derivato nemmeno dalla classica letteratura fantascientifica, ma arriva da più vicino, parendo quasi una parodia di un episodio di Black Mirror. Tuttavia, nemmeno questa reference riesce a togliere l’innocenza di questa storia e la rende anche superabile dopo la lettura. Una lettura da classico Topolino.

 
Un nome che non scorderemo facilmente

Di sapore classico anche la storia promozionale legata alla città di Matera, capace di far letteralmente esaurire le copie di questo albo in Basilicata, anticipata dalla bella copertina “prospettica” di Stefano Zanchi con i colori di Andrea Cagol.

 Topolino e il segreto dei Sassi (Artibani/Soldati) gioca molto sulla bivalenza dei nomi, ed in particolare sul nome del co-protagonista (Rock Sassi) e dei quartieri storici della città lucana (i Sassi, appunto), ma che trae la sua origine dalla precedente Topolino, Rock Sassi e Manetta in: Una maglia rosa in giallo e ne conserva la continuity.

 Storia che parte in medias res, con Topolino e Rock che entrano furtivamente nella casa di famiglia di quest’ultimo, per essere scoperti dai suoi inquilini e rivelare la terribile notizia. Un giallo molto topolinesco, che però presenta molte sfumature sentimentali (soprattutto nel motivo della sparizione del bisnonno di Rock, Pietro) e dinamiche molto energiche tra i contrapposti personaggi. Il finale interviene bruscamente e lascia aperto ad un seguito che potrebbe esplicarsi nelle prossime storie sul punto (come annunciato anche dall’autore stesso). I disegni di Soldati paiono molto freschi e proporzionati, ma si apprezza soprattutto la bella visuale di Matera nella sesta tavola.

 Miao cronache feline: La cosa più importante (Faccini) gioca ancora una volta sulla parodia (o sull’esplicazione umoristica) del comportamento dei gatti. E lo fa mettendo in scena una simpatica bagarre tra Malachia e un topo teppistello che ha deciso di rubargli tutto quello che possedesse. Tutto ciò che di materiale ci fosse, certo, ma non “la cosa più importante” che lega il gatto al suo padrone.

 Faccini mostra di essere ancora un potente umorista (soprattutto nel mettere in scena la gag della luce laser e dell’ossessione felina per le stesse), ma lo fa anche con gentilezza e con affetto, dimostrando di essere un grande narratore, sia come sceneggiatore che come disegnatore.

 
La sfida è lanciata!

 Di tenore diverso Paperino Paperotto e i misteri di Villa Lecoccodé (Vacca/Franzò), che trae spunto da una trama elaborata da una scolaresca e selezionata per apparire su Topolino (come spiegato nell’editoriale di apertura della storia) relativa alla salvaguardia e al recupero del patrimonio cittadino comune.

 Simpatica la moda della pantomima tra gli abitanti di Quack Town, ma al contempo si gira molto attorno al vero focus della storia (ovvero il mistero della villa stesso) e alla ragione del soggetto appena menzionato (ovvero la valorizzazione del patrimonio cittadino). Una storia che rimane anch’essa gradevole, ma non esaltante. Primo confronto di Franzò con la lore giovanile di Paperino e prova ancora una volta riuscita, con disegni espressivi e dinamici al contempo.

 Chiude questo albo la terza parte di Topolinia contro (Bertani, Gervasio/Mazzarello), la storia che segue le vicende di Grosso guaio a Paperopoli sulla collaborazione tra Topolino e Paperinik e che mette al centro la vita capovolta del primo.

 Un atto finale che si ricollega, a mo’ di sequel, a Topolino e le lettere ipnotiche e che prova addirittura a riprenderne l’elemento di svolta della storia, ovvero il rumore che serve ad uscire dalla situazione ipnotica. Finale che intriga e tiene col fiato sospeso, ma che rimane molto verboso nello sciorinare la spiegazione del piano di Wilson Risk. Decisamente fuori luogo, poi, il rancore che Topolino prova verso coloro che gli si sono rivoltati contro, benché consapevole della loro ipnosi.

 
Immagine senza commento

 Nonostante ciò, l’idea di riprendere la storia del 1974 e portarla avanti (e creare un intermezzo, come si vede dal finale aperto) è interessante, anche per il focus su un autore differente e che non sia il solito Guido Martina. I disegni di Mazzarello paiono migliorati, ma ancora ci sono delle pecche nelle espressioni e nella narrativa grafica complessiva. Tutto sommato, la storia in sé regge bene ed il risultato è apprezzabile.

 Non potevamo sperare in un albo che tenesse il livello di quelli di poco precedenti, dove la grande qualità ci ha “ubriacato”. L’effetto “Lucca Comics” pare ora dissolversi e molto di quanto avevamo apprezzato sta tornando nella solita media degli albi. In attesa anche di leggere le storie del prossimo mese (dove è annunciata, tra le altre, anche una nuova storia della saga della Spada di Ghiaccio curata da Marco Nucci, come annunciato dal direttore nell’editoriale di apertura e come evidente anche dalla quarta di copertina), questo numero torna nei ranghi e propone storie di media qualità che intrattengono ma affascinano poco. Benché consci del risultato comunque apprezzabile, sicuramente il calo fisiologico giova poco al lettore. L’unica è pensare che tutto ciò ci permetta di esprimere tutta la nostra meraviglia per le storie che verranno.



Voto del recensore: 3.5/5
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https://www.papersera.net/wp/2022/11/14/topolino-3494-2/


Ora è possibile votare anche le singole storie del fascicolo, non fate mancare il vostro contributo!


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Testate Regolari / Re:Le Grandi Saghe - Annata 2022
« il: Mercoledì 9 Nov 2022, 16:01:12 »
Stessa cosa potrebbe accadere anche per questa collana: non essendoci un piano dell'opera, hanno più libertà di aggiungere saghe e di completare quelle che hanno sequel realizzati di recente.
Non mi pare così difficile da idealizzare, né mi sembra sensato dover parlare di incompletismo.

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Testate Regolari / Re:Le Grandi Saghe - Annata 2022
« il: Martedì 8 Nov 2022, 15:11:40 »
Io devo dire che finora ho sempre atteso che venisse pubblicato il Next e chiedevo alla mia edicolante di fermarmi una copia la settimana dopo.
Mi aspettavo comunque qualcosa di più nella comunicazione, ad esempio nelle Anteprima: inserire una pagina in cui dici che "uscirà il vol. 8" senza il titolo è spazio occupato male, per me. Se invece dicessero i titoli delle uscite del mese seguente (o dei due mesi seguenti, visto che Anteprima normalmente dà news fino a quel punto), uno saprebbe già come regolarsi.
Basterebbe questo semplice accorgimento per riprendere fiducia, imho.

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Recensione Almanacco Topolino 10


 La nuova edizione dell’Almanacco Topolino arriva alla prima doppia cifra e finalmente mostra quella maturità che inseguiva da parecchio, di cui abbiamo visto i veri prodromi nello scorso numero. Siamo quindi di fronte ad un miglioramento della metodologia di selezione e di presentazione delle storie. L’Almanacco, quindi, presenta finalmente le caratteristiche di una pubblicazione filologicamente curata.

 E lo fa partendo dalla copertina, il vero biglietto da visita di un albo a fumetti. I disegni di Emmanuele Baccinelli e i colori di Mario Perrotta offrono una rivisitazione della copertina (di Marco Rota) dell’Almanacco Topolino 282 del giugno 1980, in un autentico tripudio di dinamismo e colori dell’autunno.

 La selezione odierna si apre con la solita storia superstar, sempre ripresa dalle precedenti edizioni dell’Almanacco, ma con una novità: tornano, infatti, le alternanze tra pagine a colori e in bianco e nero, come nelle versioni originali delle storie. Una fortunata ripresa che ben si adatta a questo classico, Zio Paperone e il colpo del soldone (Barosso-Barosso/Bottaro). Una storia dove si mischiano la commedia degli equivoci, le fortunate coincidenze e i colpi di scena, magistralmente messi in piedi dai maestri fratelli assieme all’ironia grafica del maestro Bottaro (del quale si apprezzano moltissimo i disegni a china). Un ottimo inizio di lettura.

 La sezione delle storie inedite si muove moltissimo tra i Paesi Bassi e il nord Europa, dove domina il filo conduttore della festività di Halloween. A partire da Paperino e Della – Il primo Halloween (Geradts/Pérez), che però cerca di giocare moltissimo con la situazione equivoca di cui molto spesso si caratterizzano alcune storie a tema. I disegni “soffici” di Carmen Pérez sono apprezzabili e in netto contrasto con i colori dell’ambientazione.

 
L’evento scatenante della storia

 Un corpo celeste che sta per impattare sulla Terra, un piano per sventare la minaccia, l’unione delle forze tra magia e scienza, la disperazione e la suspence, e infine il ritorno alla normalità. No, non stiamo parlando di Minaccia dallo spazio, ma del suo antecedente, Paperino in: Addio a tutto quanto (Korhonen/Santanach Hernandez), storia in due tempi che anticipa di più di venti anni la saga topolinesca dell’estate 2022.

 Paperino parte alla ricerca di Paperone, scomparso da diverse settimane, e scopre che viene aiutato da Amelia per rimediare ad un terribile incantesimo. La storia sembra già letta, appunto, ma è molto dinamica e rapida nelle sequenze, benché alcune delle soluzioni offerte convincano fino ad un certo punto (un razzo per accalappiare il meteorite?). I disegni di Tino Santanach Hernandez (al suo esordio su questo Almanacco) comunque sono apprezzabili per il loro classicismo e per il dinamismo che sprigionano. Sicuramente, una storia memorabile e che riesce ad attirare l’attenzione.

 Il tema Halloween prosegue con una breve olandese di appena due pagine. I Sette Nani e le strane visite (Moe/Ramón Bernado) riprende il tema del classico Disney d’animazione Biancaneve e i Sette Nani (1937), e traspone alcune iconiche scene nelle prime vignette. Solo nella seconda tavola viene inserito l’elemento di disturbo, che viene chiarito nella vignetta finale. Non eccellente come svolgimento, ma i disegni hanno un tratto molto pulito e dinamico al contempo, impreziosendo perfino i rimandi al film.

 
It’s Duckin’ time!

 Zio Paperone e Paperino in: Una notte da fantasmi (Schmickl/Cavazzano) è un altro esempio di come l’arte del maestro veneziano abbia trovato il giusto riconoscimento anche all’estero. La storia vede come antagonista Hugh de’ Paperoni, detto Schiumatore. Il capitano torna in forma di spirito e cavalcando il suo veliero fantasma, come un sosia dell’Olandese Volante, per reclamare la sua dentiera d’oro, venduta da Paperone per poter avviare gli scavi in quel di Butte, Montana (quarto capitolo della Saga).

 La storia parte bene e ha un soggetto interessante, ma presto si perde proprio nella ricerca della dentiera (inspiegabilmente in bocca ad un altro tizio) e nei tentativi di recuperarla maldestramente. In alcune vignette, i disegni di Cavazzano si presentano con dettagli che sembrano ricordare sia Barks, sia Rota (come nel caso del veliero fantasma sulle onde), sia infine Bottaro (gli spiriti di Paperone e Paperino deformati), conferendo alla storia una sua piccola dignità.

 
Il solito Topolino Perfettino! Ah, no…

 Un’altra storia di Halloween a tema equivoco è Scherzetti da strega (Leever e van der Harst/Pérez e Fernández), dove compare la piccola Minima, nipote di Amelia. Storia dove sicuramente gli effetti della magia sono ironicamente inseriti al posto degli scherzetti classici di Halloween, ma la parte centrale è quella più lunga, forse troppo sentimentale, e quella che determina il soggetto della storia. I disegni e le ambientazioni sono ottimi e appaiono molto più caldi di quel che dovrebbe essere.

 Chiude questa sezione Topolino e lo specchio magico (Solstrand/Fecchi). No, nessun coinvolgimento dello specchio magico di Biancaneve, ma solo uno “specchio fintamente rivelatore” del proprio carattere. Storia dove la suggestione e l’insicurezza di Topolino sono chiarite da Minni mentre monta una Billy (sì, la mitica libreria). Non esaltante come storia, ma anche qui i disegni sono ottimi e hanno quello spunto classico che impreziosisce l’arte dell’artista italiano.

 Almanacco presenta in questo albo anche una storia con protagonista Archimede Pitagorico, il folle inventore paperopolese, di cui a maggio di quest’anno si sono celebrati i primi 70 anni. Curiosa soprattutto l’intervista a Barks che viene riportata nell’editoriale antecedente la storia, dove l’Uomo dei Paperi spiega la creazione del personaggio e le differenze con tutti gli altri paperi.

 La follia dell’inventore torna, per così dire, alle origini con La solita, vecchia roba, sceneggiata e disegnata da William Van Horn, dove Archimede si confronta con un inventore alieno su chi dei due abbia inventato l’invenzione più particolare. Una storia che ricalca moltissimo lo spirito di Barks, non solo nei disegni ma anche nella trama e nello svolgimento.

 
Comincia la sfida tra i mondi!

 Un piccolo scrigno delle meraviglie lo troviamo con l’ultima sezione che precede l’altra storia “superstar”. Il filo conduttore è quello del rapporto tra Disney e il mondo latinoamericano, che negli anni Quaranta ha caratterizzato la produzione di film, corti e anche di fumetti. Si apre con due storie autoconclusive di una tavola, tratte dal settimanale Good Housekeeping e che adattano due bellissimi cortometraggi d’animazione di Saludos Amigos, Lake Titicaca e Pedro, entrambe disegnate da Hank Porter. Due piccoli gioielli in bicromia che eguagliano la bellezza dei rispettivi corti di derivazione. Una inaspettata, ma graditissima proposta, che speriamo possa avere seguito su queste pagine.

 E la sezione latinoamericana non poteva non proporre anche un classico del fumetto Disney, Zio Paperone e l’oro di Pizarro (testi e disegni di Carl Barks). Non la prima storia dove i Paperi esplorano il mondo andino, ma quella che mette a confronto il moderno e l’antico, idealizzando la presenza di discendenti degli Incas non influenzati dal mondo contemporaneo, e proponendo anche un messaggio ecologista nel finale. Un altro gradito ritorno sulle pagine di Almanacco.

 Chiude infine l’albo Pippo e il maniero del prozio Veniero (Barosso e Barosso/Carpi). Storia che, anche in questo caso, viene presentata con l’alternanza delle tavole colorate e in bianco e nero, ma dove queste ultime permettono di apprezzare le ambientazioni lugubri e gotiche del maestro genovese. Un giallo d’altri tempi, dove le sparizioni e gli intrighi tengono col fiato sospeso fino all’ultimo, mentre il finale permette al lettore di tirare un sospiro di sollievo. Decisamente apprezzabile e ben congegnata.

 In definitiva, l’albo della “maturità” di questa nuova edizione di Almanacco Topolino fa ben sperare per il futuro. Le storie, anche se non pienamente apprezzabili dal punto di vista della trama, sono comunque compensate dai disegni e, al contempo, si ritrovano ad essere anche affiancate da autentici gioielli fumettistici, che rendono ancor più prezioso l’albo stesso. Un risultato sperato e atteso, che sicuramente attirerà e conforterà molti lettori.



Voto del recensore: 4.5/5
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Commenti sulle storie / Re:Topolino e il cerchio del tempo
« il: Sabato 5 Nov 2022, 14:33:47 »
Qualcuno ha già letto questa storia? Se sì, quali sono i vostri pareri a riguardo? Vale 16,90€ di spesa e cinque anni di trepida attesa da parte di noi appassionati disneyano? Grazie mille
La storia è ottima. Valeva la pena di aspettare (anche se chiaro che i barlumi di possibilità si sono avuti solo lo scorso anno).
Ho provato a leggerla di seguito al Fiume del tempo. Le differenze, stilistiche e tematiche, ci sono tutte, ma sono due storie figli di tempi diversi. Questa è sicuramente più matura, ma scorre benissimo e ti tiene in sospeso fino all'ultimo.
L'apparato redazionale spiega molto sulla genesi e sullo sviluppo, e ci sono anche la fasi di lavorazione di Masta.
vale tutto, insomma.

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