Topolino e la torta auriferaSoggetto: Abramo Barosso
Testo: Giampaolo Barosso
Disegni: Luciano Bottaro
Prima pubblicazione su "Almanacco Topolino" n° 96 dell'1 Dicembre 1964.https://inducks.org/story.php?c=I+AT+++96-B Il professor Kymysky, vicino di Minni e rumoroso autore di esplosivi esperimenti, riesce finalmente a trovare la formula cercata per secoli dagli alchimisti e a trasformare la materia grezza in oro. Ma — immediatamente — viene aggredito dal suo maggiordomo che si rivelerà essere un camuffato Mike "Bomba", complice di Gambadilegno. L'aggressore, dopo aver rubato l'aurifera formula, scappa. Saranno Topolino e Minni a trovare il professore svenuto e a chiamare la polizia.
Inizia, così, un'avventura che non ha la pretesa di essere un giallo in piena regola (pur avendo qualche elemento di mistero), ma un intreccio rocambolesco di gag ed errori dal risvolto comico.
Il personaggio che qui brilla di più è
Pippo. Abramo e Giampaolo Barosso lo rendono protagonista di una serie di ammiccamenti comici verso il lettore e di una sequenza di scene estremamente divertenti e basate sul fraintendimento. È un Pippo surreale, ma non tanto a parole, quando negli atti e nei comportamenti.
Pippo che pensa di giocare a indiani e cowboy e che sbuca da dietro il divano per avventarsi su Gambadilegno, armato di ascia e urlando come un pellerossa (tutta questa modalità di aggressione, senza nessun motivo logico) mi ha fatto più ridere del dovuto:
Segue — per brillantezza e vivacità di scrittura —
Basettoni, accompagnato da
Manetta. Attraverso questa coppia, i Barosso regalano una sequenza di scene da cartone animato, con esplosioni e vestiti rotti. Ma non solo. Anche inanellamenti di scambi di battute che li fanno apparire come un duo comico alla Totò e De Filippo:
Anche il rapporto tra
Minni e
Topolino è molto piacevole. È vecchio stampo. Ricorda le vecchie strisce americane o i cortometraggi. Non è un rapporto, insomma, totalmente idilliaco, ma fatto di contrasti e di telefoni chiusi sul muso.
È una Minni "rompiballe" quella che possiamo leggere qui, ma non in modo fastidioso, bensì in chiave comica, specie nelle scene in chiamata telefonica. In queste ultime, Giampaolo Barosso è stato in grado (con poche frasi) di creare gag abbastanza divertenti e basate sulle veloci sfuriate di Minni che si concludono con un
"CIAO!" gridato e una cornetta riattaccata.
Anche fuori dal contesto telefonico, lo scambio di dialoghi nella coppia appare brillante. Più che altro grazie alla controparte femminile. Risulta, infatti, divertente il fatto che Minni canzoni — di tanto in tanto — Topolino:
Questa dinamica "litigarella" — che regala spessore alla relazione tra i due, evitando dialoghi piatti e da libro per bambini — come è abbastanza noto, cadrà quasi in disuso nei decenni successivi, portando ad una Minni fin troppo accondiscendente e docile. Non sempre. Ma troppo spesso.
E ora, veniamo agli altri personaggi.
Nella storia, compare anche
Clarabella che qui non brilla particolarmente, rivelandosi — più che altro — un elemento ad uso e consumo dello svolgimento di trama; specie in una occasione, nel finale.
Al contrario, risulta ben scritto e divertente il personaggio di
Gambadilegno, tra battute, gag e improbabili minacce. Buona anche la scrittura dei suoi complici, anche se non incredibile.
Mike Bomba è lo sgherro che risulta meglio caratterizzato, riservando per sé alcuni momenti e scambi di battute molto comici. Come durante l'interrogatorio: il suo fare il finto tonto riesce ad inanellarsi perfettamente col tono surreale della situazione portata avanti da Manetta (che gli punta una lampada da scrivania in faccia, in pieno citazionismo-parodia dei classici clichè hard boiled).
Infatti, in questa storia, i gialli e polizieschi vengono celebrati tramite la parodia e la presa in giro dei loro topos narrativi. A partire dal classico colpevole: il maggiordomo (in una scena, viene costruita una gag — tra Pippo, Topolino, Basettoni e Manetta — proprio a riguardo), a concludere con la citazione di una classica scena di inseguimento poliziesco che, però, finisce in ridicolo (e mutande!) per la sfortunata squadra di agenti. I Barosso non hanno voluto costruire un giallo in salsa Topolino, ma la decostruzione comica di un giallo in salsa Topolino.
L'ottima storia è sostenuta ed arricchita dagli splendidi disegni di Luciano Bottaro (due pagine in bianco e nero; due colorate a china: in alternanza). Una particolare nota di merito va alla resa grafica di Pippo e Gambadilegno che ricordano il miglior Gottfredson. L'espressività dei due è resa, non solo attraverso pupille e faccia, ma anche tramite l'uso delle orecchie e la loro sagomazione e direziine, diverse a seconda dell'emozione da esprimere.
Una piccola pecca: Forse, la scrittura di Topolino. Si alternano buoni momenti ad altri nei quali risulta un po' anonimo, stereotipato, come se avesse "il pilota automatico" inserito. A differenza di Pippo, che qui splende di luce propria, tanto che — durante la lettura — non si aspetta altro che entri in scena. È, infatti, Pippo a reggere intere sequenze di vignette in solitaria, senza stancare il lettore e senza richiedere l'intervento di una spalla quale eventuale rafforzante comico.
Conclusione:Insomma, un piccolo capolavoro di quegli anni. Assolutamente da recuperare. Vi è possibile farlo su
"Almanacco Topolino" di questo Dicembre, in formato grande, così da poter ammirare le tavole di Bottaro in tutto il loro splendore! Quindi, avanti, correte numerosi ad acquistarlo prima che finisca o che Pippo lo scambi per un ombrello!
Bonus: Citati (e topolinizzati) Bobby Solo e Gigliola Cinquetti, il cui ascolto viene minacciato come metodo di tortura da interrogatorio