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Post - piccolobush

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Topolino / Topolino 3378
« il: Mercoledì 26 Ago 2020, 15:53:22 »
Recensione Topolino 3378


 Dopo la buona prova di Foglie rosse, Claudio Sciarrone deve avere evidentemente preso fiducia nei propri mezzi. In Fast Track Mickey, continua a macinare pagine su pagine di storia, la resa dei personaggi forse non è sempre il massimo e le autovetture appaiono meno fantasmagoriche di quanto recitino i balloon, però la narrazione per immagini va alla grande, il montaggio delle tavole è vario, quanto di meno classico si sia visto sul settimanale ma decisamente efficace e di effetto.

 C’è solo un problema: siamo alla terza puntata, sono passate circa 90 tavole e dopo un mese ancora non si entra nel vivo. Si cincischia, si tergiversa con i vari preparativi, però di quello che dovrebbe essere il motore (è il caso di dirlo) della vicenda se ne parla en passant in un paio di tavole a puntata e poi si torna a dare spazio al contorno.

 Io non so quanto un pubblico come quello odierno, abituato a fagocitare contenuti a ritmo elevato, capace di recuperare intere stagioni di serie TV in pochissimo tempo, possa pazientare per arrivare alla fine di questa storia (rallentata ancor di più dalla inusuale periodicità quindicinale).

 
Tavole atipiche per Topolino

Probabilmente i lettori interessati faranno un rewatch dell’intera opera quando uscirà l’ultima puntata, o magari prenderanno l’eventuale ristampa in volume, ma personalmente finora faccio molta fatica ad appassionarmi a una storia che continua a girare intorno all’obiettivo senza ancora affondare il colpo.

 Chi invece arriva a conclusione in questo numero è Zio Paperone e l’identità perduta: Stabile scrive una storia molto classica, forse pensando al disegnatore a cui era destinata. Qualche leggerezza di sceneggiatura proprio nel concitato finale (il guardiano prima inflessibile e che poi lascia passare tutti senza un motivo, la motivazione piuttosto debole con cui il cattivo giustifica il non essersi impossessato prima della chiave di accesso), ma rimane una storia gradevole.

 È piuttosto Rota a deludere: già in precedenza avevo lamentato una certa mancanza di “freschezza” nei disegni nelle altre sue storie apparse di recente su Topolino e risalenti a qualche anno addietro. Devo purtroppo confermare questa impressione, si notano parecchie incertezze e nel complesso non si può parlare di un lavoro riuscito.

 Per Qui, Quo, Qua e i vicini di castello vi lascio semplicemente un’immagine, certo che vi permetterà di svoltare diverse serate in compagnia come spunto di discussione. Guardatela bene, rifletteteci su e poi decidete se è il caso di procedere nella lettura.

 
 Il pezzo forte dell’albo è ovviamente Topolino e le giornate malfunzionanti, scritta e disegnata da Casty che per l’occasione torna alle atmosfere che gli sono più congeniali: tutta la prima parte è un crescendo di suspense, in un meccanismo rodato ma che riesce sempre a coinvolgere il lettore. Il protagonista avverte dei cambiamenti nella realtà che lo circonda e che gli è familiare, cambiamenti che diventano sempre più evidenti senza che lui riesca a trovare una spiegazione razionale. Gli eventi si susseguono, come pure i comprimari, a volte inquietanti, a volte solo bizzarri.

 Se l’origine del mistero in questo caso è intuibile (le dimensioni parallele è forse la prima cosa a cui si può pensare), è invece originale la spiegazione del meccanismo che le governa, che non solo origina un finale coerente ma costringe a una attenta rilettura per capire bene tutti gli accadimenti (e magari sperare di cogliere in fallo l’autore!).

 Imperdonabile però la didascalia iniziale, un vero e proprio spoiler, e il continuo sottolineare l’alternanza tra giornate pari e dispari nelle didascalie successive: una trovata che depotenzia parecchio l’ingegnoso meccanismo partorito. Non una grande idea per una storia dove il mistero dovrebbe essere il vero protagonista.

 Il numero è completato da un bel servizio sulle aurore boreali, oltre che dalle interviste a Larissa Iapichino, saltatrice in lungo e figlia d’arte e ai due producer Takagi e Ketra



Voto del recensore: 3/5
Per accedere alla pagina originale della recensione e mettere il tuo voto:
https://www.papersera.net/wp/2020/08/26/topolino-3378/

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Le altre discussioni / Re:Scriviamo una storia di DoubleDuck!
« il: Lunedì 24 Ago 2020, 18:46:11 »
2) se ti volessi unire a noi nello scrivere questa storia, visto il tuo ruolo fondamentale nel soggetto incrociato, sarei ben contento!
Grazie ma all'epoca del soggetto incrociato ero giovane e stupido.
Era e resta una puttanata colossale ;D ;D ;D, fatta più come gioco che altro (almeno da parte mia) e perché tutti noi lettori di fumetti prima o poi abbiamo la tentazione di provare a scrivere una storia.
Poi ti scontri con la dura realtà, abbandoni il progetto e lo lasci cadere nell'oblio sperando che laggiù, tra i meandri dimenticati del forum, nessuno si addentrerà per riportare alla luce certe nefandezze.
Passano gli anni (e 14 son lunghi) e quando pensi ormai di averla fatta franca, zac! ecco l'utente-archeologo (che non si fa i cacchi suoi) che ti sbatte nuovamente in faccia il tuo passato. È proprio vero, you can run but you don't Hide!!!
 :))
A parte gli scherzi, no grazie, ammetto di essermi un po' perso con DD, dovrei recuperare troppo materiale per sperare di poter essere utile e purtroppo mi manca il tempo.
Grazie per l'offerta comunque

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Le altre discussioni / Re:Scriviamo una storia di DoubleDuck!
« il: Lunedì 24 Ago 2020, 08:59:24 »
Non ho voglia di creare polemiche, ma per me Doubleduck è finito con Timecrime. La saga di Vitaliano la considero spuria e scollegata dallo stile e dalle atmosfere tipiche della serie fino a quel momento. Ho grande rispetto per l'autore, ma la mia idea personale è questa
Non vuoi creare polemiche però intervieni a sproposito e in un thread con tutt'altra finalità.
Ringrazio Fausto per la cortese risposta che fa anche chiarezza sull'argomento e facciamo che la questione si chiuda qua.
Ogni altro intervento non inerente l'oggetto del thread sarà rimosso

34
Topolino / Topolino 3372
« il: Mercoledì 15 Lug 2020, 17:04:28 »
Recensione Topolino 3372


 L’estate, stagione di relax per antonomasia, viene sempre associata a letture leggere, i cosiddetti “titoli da ombrellone”, e tra questi i più suggeriti e gettonati, chissà perché, sono i gialli. Topolino non sfugge a questa regola empirica, pubblicando ogni anno un giallo estivo con protagonista l’omonimo personaggio, con risultanti piuttosto altalenanti.

 Topolino e il caso elastico, oltre alla copertina, si prende anche la posizione di apertura, dando quindi l’idea di una storia a cui si vuole dare un certo risalto. Purtroppo le aspettative vanno presto deluse.

 Anzitutto di mystery c’è ben poco, ha quasi più risalto la parte di commedia romantica, con i soliti battibecchi tra Minni e Topolino a causa della voglia di normalità della prima e del piacere per le indagini del secondo. A questo si aggiunge che tutta la struttura che regge la storia è piuttosto debole. L’idea di base non è particolarmente intrigante, al centro della vicenda abbiamo il solito traffico illecito, in questo caso di lattice, con un immaginario paese centro-sudamericano come teatro della vicenda. Poco male, verrebbe da dire, la suspense della classica indagine deduttiva verrà compensata dalle scene di azione.

 Scene di azione… quali? Topolino viene “magicamente” messo sulle tracce (da chi? da cosa?) di una delle persone coinvolte e il soggetto in questione racconta per filo e per segno quasi tutto quello che c’è da sapere… ad alta voce… in un bar… con Topolino lì in ascolto. Il resto è un’indagine confusa e fortunosa, non aiutata da disegni tutt’altro che accattivanti.

 E su tutto ciò aleggia il fantasma di Sofia, una che ha tutto per essere la classica spia da film anni Cinquanta, dal cappello a larghe tese, agli occhiali scuri perennemente inforcati, fino all’anello che sembra suggerire la presenza di una radio-spia, dato che viene opportunamente evidenziato da primi piani ad hoc; un personaggio che ritorna in scena più volte, ma che alla fine si dimostra essere una semplice comparsa ed ha solo la funzione di enfatizzare ancora di più il fastidio di Minni per una situazione sentimentale che non è quella che vorrebbe. Questo personaggio costituisce a tutti gli effetti una fallacia logica (chiamata, nella fattispecie, red herring nei paesi anglosassoni), un elemento che non dovrebbe mai trovare posto in una detective story detective story.

 Insomma sembra un giallo scritto senza tenere minimamente conto dei meccanismi che governano questo genere, talmente improbabile in alcuni punti da far pensare a un qualche inconveniente durante la fase di lavorazione. Coppola non è uno sceneggiatore e, se togliamo le gag page, questa è la sua terza storia a superare le 15 pagine, ma un risultato del genere non penso sia ascrivibile alla sola inesperienza. Piuttosto penso possano esserci stati dei requisiti troppo stringenti in termini di numero massimo di pagine o qualcosa di simile che hanno costretto a una riscrittura veloce e, forzatamente, poco accurata.

 Di ben altro livello complessivo è la terza tranche delle avventure di Star Top.

 La puntata di questa settimana chiude un percorso iniziato sei anni fa con il capitano T.J.J. Tirk che finalmente ha modo di vedere riscattato il nome di suo nonno e nella maniera più impensabile. Il doppio episodio conclusivo ricorda in qualche modo Il superstite, episodio della serie classica, anche se con diverse modifiche e ribaltamenti di ruoli, ma in generale tutta l’opera di Enna è permeata di richiami e suggestioni della serie TV, in una miscela ben amalgamata e ricca di avventura e mistero.

 
Il capitano T.S. Tirk inizia il suo racconto…

</img> Dovendo trovare un difetto e pur conscio del fatto che il mix tra avventura e comicità è uno dei punti fermi di questo lavoro, avrei evitato la sequenza del pelapatate che ho trovato eccessivamente parodistica dato il contesto, ma tutto sommato è un peccato veniale, compensato dall’aver introdotto un personaggio come Tirk Sr. che potrebbe avere anche un ruolo interessante nel futuro, se mai ci sarà un prosieguo di questa saga.

 Sempre nel numero in edicola si conclude anche Il torneo delle cento porte e lo fa in maniera piuttosto lineare. Non un finale sorprendente quindi, ma anzi, forse quello più “facile”. Questo perché tutto ciò che si voleva comunicare – i valori sportivi, il coraggio di combattere le proprie ansie, la determinazione nel perseguire gli obiettivi (i destinatari sono principalmente ragazzini, non dimentichiamolo) – lo si è fatto gradualmente lungo le quattro puntate precedenti. Ciò di cui si aveva bisogno era perciò solo un qualcosa che chiudesse la vicenda. E sebbene avrebbe potuto trovare posto una soluzione più di rottura, alla fine il famoso (e anche un po’ abusato, ma ok…) cuore d’oro di Paperone fa all’uopo.

 Una storia complessivamente buona, ben al di sopra delle ultime saghe sportive ospitate dal settimanale.

 Le rimanenti storie sono Papere imprenditrici balneari (Panaro/Guerrini), variante del filone di Brigitta in affari contro Paperone, e una breve di Bosco e Virzì.

 Tra i contenuti redazionali, segnaliamo un servizio sui tesori scolpiti nella roccia in alcune province della Cina e un viaggio tra alcuni itinerari naturalistici recuperati dal FAI.



Voto del recensore: 3/5
Per accedere alla pagina originale della recensione e mettere il tuo voto:
https://www.papersera.net/wp/2020/07/15/topolino-3372/

35
Topolino / Re:Topolino 3371
« il: Sabato 4 Lug 2020, 16:51:25 »
I nipotini ne hanno fatte di cose da soli, altro che andare alle fiere. Ad esempio in un Almanacco dell'81 che sto leggendo attraversano da soli, loro tre, per le GM, una foresta ritenuta impenetrabile e pericolosa.
Se non vedi la differenza di approccio tra quelle storie e queste, io non posso farci nulla. Ritengo che questi qqq siano diversi da quelli che abbiamo conosciuto finora, si parte già con questa premessa e le storie vengono scritte di conseguenza.
Poi ognuno può pensarla come vuole, non ho nessun interesse a fare proselitismo 8)

36
Topolino / Re:Topolino 3371
« il: Sabato 4 Lug 2020, 14:58:36 »
I nipotini di area 15 o del torneo delle 100 porte sono visibilmente più grandi, sono da scuole superiori, lo si vede anche dagli hobby e dagli interessi. È questo il vero step che è stato fatto. Quindi la caratterizzazione deve per forza aggiornarsi, sarebbe ridicolo vedere dei 15-enni che si completano le frasi l'un l'altro o che mettono le puntine sulla sedia dello zio.
A 15 si è già ragazzi, si è più alti, la voce è già cambiata, ci sono le prime esperienze sessuali. Tutte cose che mi sembrano ancora lontane dai nuovi QQQ, sicuramente più eterogenei di prima ma non ancora da patente automobilistica o quasi
A parte che mi chiedo che ne sai che voce hanno ora :P ma poi dove vorresti vederle le esperienze sessuali? Su topolino?
Abbiamo visto che si interessano alle ragazze e in maniera più "seria" rispetto a quanto visto ad esempio ne "il tempo delle mele" (lì si erano dei bimbetti, e infatti la chiamavano gingillonite, terribile neologismo ma rende l'idea di un qualcosa ancora infantile), direi che è sufficiente.
Ma poi abbiamo visto che frequentano, in autonomia, le fiere del fumetto e hanno un progetto editoriale da portare avanti con i loro amici.
Dai, sono adolescenti fatti e finiti, da prima-seconda superiore circa

37
Topolino / Re:Topolino 3371
« il: Sabato 4 Lug 2020, 00:30:53 »
comunque i nipotini di Al Taliaferro e di Barks, qualunque cosa facciano, sono perlomeno d'accordo tra loro e sono gemelli legati. Qui invece li si sta facendo diventare dei fratelli perennemente litigati e che vedono l'adulto in questione (Paperino) come il nemico, solo perché gli potrebbe impedire di fare quello che vogliono (questo più che altro a partire da Tre Paperi in gioco). Insomma, c'è questo spirito di non voler stare agli ordini dell'autorità. Questo più che altro è ciò che mi rattrista: come se si stesse dendo il messaggio che le autorità siano sbagliate.
È che a me sembra strano che proprio un quattordicenne trovi questa caratterizzazione erronea. I nipotini di Taliaferro e barks erano decisamente più giovani, di fatto bambini, ragazzini al massimo. Le caratteristiche che indichi tu sono adatte a quell'età.
I nipotini di area 15 o del torneo delle 100 porte sono visibilmente più grandi, sono da scuole superiori, lo si vede anche dagli hobby e dagli interessi. È questo il vero step che è stato fatto.
Quindi la caratterizzazione deve per forza aggiornarsi, sarebbe ridicolo vedere dei 15-enni che si completano le frasi l'un l'altro o che mettono le puntine sulla sedia dello zio.
Anche il rapporto con gli adulti cambia di conseguenza: paperino non diventa un nemico ma, come dici, c'è un rifiuto dell'autorità, semplicemente si ha voglia di indipendenza. E poi ovviamente, crescendo, si maturano gusti differenti.
È tutto perfettamente normale.
Il risultato finale può essere riuscito o no, può piacere o no, di questo si può discutere ma non c'è nulla di sacrilego nel provarci

Cosa intendi con "vittima"?

Frasi come:
"Ovviamente le mie opinioni non valgono niente in confronti a quelle degli esperti, però credevo che le potessi esprimere. Evidentemente mi sbagliavo: essendo un quattordicenne, chi sono io per dire la mia? Mica ho le conoscenze in ambito Disney di chi legge Topolino & Co. da decenni! Eh, eh!"
dove dimostri di non aver compreso quello che ti si stava dicendo e sono anche vagamente perculatorie... ma via! Non ci angustieremo certo per questo

38
Topolino / Re:Topolino 3371
« il: Venerdì 3 Lug 2020, 20:07:38 »
In fondo ci sta che io non debba per forza esprimermi. Questo semplicemente perché non posso minimamente paragonarmi a persone che da una vita leggono il mondo Disney. Io in questi ultimi anni mi sto appassionando e sto recuperando Disney un po' dappertutto, ma quanto può valere una mia stupida, insignificante opinione in confronto a quella di un esperto appassionato? Nulla. L'avevo solo detta. Stop. Però per me non c'è problema se in questi tipi di argomenti i miei pensieri vengano giudicati male. Non c'è bisogno di arrabbiarsi, perché io porto rispetto a tutti, anche a chi non accetta le mie opinioni come valide. Bello invece fare una conversazione tranquilla e serena.
Per la verità sei stato tu a "movimentare" la discussione usando toni abbastanza decisi (ricordi? Cose come "Quello che mi chiedo è: come pensa la redazione di fare successo con le vendite se mi mette qualcosa come Area 15 per centomila volte all'anno? Pensa di attirare i giovani, perché i protagonisti lo sono? Impossibile! E sapete perché dico che è impossibile? Perché io sono giovane. Io sono nato nel 2006: ho 14 anni. Eppure neanche una volta in tutte queste serie sui giovani esageratamente frequenti mi sono immedesimato in Qui Quo e Qua).
Quando ti ho chiesto quanto taliaferro hai letto non era per prendermi gioco della tua età, ma solo per capire a quale versione dei nipotini ti riferisci quando dici "tradizionale".
I nipotini di taliaferro non sono come li descrivi tu, questo è innegabile. Non lo sono neanche quelli di martina che ha imposto la sua visione in Italia per un trentennio. Quelli di barks? Spesso e volentieri anche loro pestiferi e schierati contro lo zio.
Quello che volevo dirti è che ogni autore usa e modifica i personaggi (entro i limiti concessi) secondo la propria sensibilità e le necessità del momento.
Poi uno può apprezzare o meno, criticare o smettere di seguire. Tutto lecito.
Ma se tu preferisci fare la vittima, continua pure

39
Topolino / Re:Topolino 3371
« il: Venerdì 3 Lug 2020, 12:23:27 »
per me Qui Quo e Qua devono rimanere con il carattere che in passato Al Taliaferro gli ha dato facendoli esordire
Scusa, ma posso chiederti quanto materiale di taliaferro hai letto?
Perché tra la visione che proponi dei tre nipotini (sempre educati e rispettosi, etc... "secondo la tradizione") e quella di taliaferro passa un abisso. Per non parlare di martina (altra "tradizione", italiana questa volta).
Sì è capito che a te piacciono i tre nipotini caratterizzati in un certo modo e va bene, ma non puoi pretendere di essere un campione rappresentativo.
Redazione ed autori hanno l'obiettivo di raggiungere il pubblico più vasto possibile ed evidentemente ritengono quella intrapresa una strada corretta.
Poi i cambiamenti (non gli stravolgimenti, zio Paperone per esempio non può diventare permanentemente povero) sono necessari, così come gli ammodernamenti, è un passo fondamentale per scrivere cose nuove, per avere una maggior variabilità di spunti.
Dovesse andar male magari torneranno a qui, quo e qua che parlano in sequenza, ma fino ad allora hai comunque quasi 80 anni di storie da leggere (a 14 anni non credo avrai letto tutto tutto di Disney)!

40
Topolino / Topolino 3369
« il: Martedì 23 Giu 2020, 16:13:52 »
Recensione Topolino 3369


 Seppur relegata in fondo all’albo, Star Top III – La prima direttiva è la storia di punta di questo numero. Dopo quattro anni, quindi, ecco nuovamente le avventure dell’equipaggio dell’astronave Enter Play e già da questa prima puntata sembra un ritorno piuttosto felice.
L’episodio è molto liberamente ispirato a Dominati da Apollo, uno dei più iconici della serie classica di Star Trek ed Enna mette in scena una gradevole vicenda condita con le giuste dosi di umorismo e avventura. Soprattutto a funzionare è il cast: ognuno dei tanti personaggi coinvolti ha il suo ruolo, la sua parte di riflettori e sono tutti funzionali allo sviluppo della trama.

 Rispetto all’originale di riferimento, l’autore lascia da parte quelle che erano le riflessioni sul progresso della civiltà preferendo piuttosto concentrarsi sul passato del capitano Tirk e sul suo rapporto controverso col padre, elemento, questo, che è già stato al centro delle precedenti serie. Insomma, visto anche il buon lavoro di Limido, le premesse per una riuscita ottimale ci sono tutte.

 Nel complesso il numero è buono, decisamente sopra la media dell’ultimo periodo.

 Prosegue bene la saga “europea” di Nucci, che ha tutto quello che è mancato alle ultime storie legate a eventi sportivi: una trama semplice ma che sa essere anche intrigante, un gran numero di personaggi che però non si pestano i piedi, sottotrame che aspettano solo di potersi rivelare a pieno… Considerato che calcisticamente parlando si era reduci da Papertotti & co. e anche con altre discipline il risultato non era stato indimenticabile, fino ad ora Il torneo delle cento porte è una bella sorpresa. Uno dei suoi punti di forza è quello di non dipendere strettamente dal calcio, a tenere desta l’attenzione sono soprattutto le dinamiche e le interazioni tra i personaggi. Lo sceneggiatore li gestisce molto bene, evidenzia i loro malumori, indaga sulle loro debolezze, sembra accantonarne qualcuno salvo poi offrirgli il riscatto al momento giusto come con Paperino e Quo. È una bella storia che si fa leggere e rileggere e che speriamo possa mantenersi su questi livelli fino alla fine.

 Quello che manca a questo numero è probabilmente una valida storia d’apertura: Zio Paperone e la comoda tentazione è un’avventura carina, che insegue suggestioni romantiche del tempo che fu usando anche un dizionario un pochettino meno banale di quello a cui si è abituati da tempo. Le manca però un po’ di sostanza, trascinandosi eterea tra ricordi e insoddisfazioni, pagina dopo pagina: quel finale abbastanza frettoloso e apparentemente improvvisato sembra proprio un tentativo in extremis di irrobustire una vicenda che altrimenti rischiava di restare irrisolta. Ai testi di Gaja Arrighini si accompagnano i disegni di Nicola Tosolini, fortissimamente condizionati dal nuovo corso imposto dall’art director Freccero.

 Tra le rimanenti storie, ancora un recupero tra le inedite italiane di Rota (decisamente fuori forma in questa occasione) e una divertente (finalmente) prova della coppia Salati/Faccini: in questo caso il disegnatore genovese è accreditato anche come soggettista e sceneggiatore e sarebbe interessante sapere quanto questo abbia influito sulla parte centrale della breve storia, a tutti gli effetti un piccolo cortometraggio a fumetti.

 Completano il volume una intervista al violoncellista Luka Šulić dei 2Cellos, un breve approfondimento relativo alla storia del torneo delle 100 porte e un ricordo della celeberrima semifinale Italia-Germania allo stadio Azteca, svoltasi esattamente 50 anni fa



Voto del recensore: 4/5
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https://www.papersera.net/wp/2020/06/23/topolino-3369/

41
Topolino / Topolino 3366
« il: Mercoledì 3 Giu 2020, 18:04:30 »
Recensione Topolino 3366


 «Dimostrerò che sei tutta farina e niente impasto», «Ti darò lievito da torcere», «Ti sgonfierò subito», «Non farti rivedere o ti stendo come un impasto»… Queste sono alcune delle battute del nuovo episodio di Topolino, le origini in cui, tra l’altro, viene tirato in ballo forzatamente il tema dei reality culinari molto in auge da diverso tempo.

 Giusto una settimana fa, sulle pagine del forum, Giuseppe Zironi ricordava a tutti che Topolino è pensato e diretto principalmente ai ragazzini. Questa è una realtà di cui tutti ormai sono ben consci, anche se non manca ogni volta chi si meraviglia o si indigna.

 Quello per cui invece bisognerebbe indignarsi è quando questa motivazione diventa una scusa per (o viene interpretata come un modo per) proporre lavori di scarso interesse come se i ragazzini non avessero diritto a storie ben confezionate e ben scritte, indipendentemente dai temi trattati. Scrivere per ragazzi non vuol dire che si può propinare loro qualsiasi sciocchezza perché, per dirla con una frase attribuita a Buzzati, scrivere per ragazzi è come scrivere per gli adulti, solo più difficile.

 Restando alla storia di Zironi ospitata nello scorso numero, l’autore ha rivendicato legittimamente l’aver preferito focalizzarsi su determinati argomenti toccati nella vicenda piuttosto che su altri, come si aspettavano alcuni utenti. Ma, al di là di questo, nulla si può dire sulla scrittura e sui dialoghi: d’altronde l’autore reggiano si è sempre distinto molto positivamente tutte le volte che si è cimentato come autore completo.

 La disputa della pizza invece, al di là dell’essere su un registro narrativo diverso (tutta la parte della sfida è improntata all’umorismo), è molto scipita. Nonostante il target della storia sia esattamente lo stesso (questa serie nasce proprio per fare breccia nei ragazzini con il personaggio di Topolino), il livello di scrittura è totalmente diverso e piuttosto basso. Ci si affida, come mostrato, ad un umorismo non molto raffinato e a cavalcare qualche moda del momento (tutta la seconda parte è una sorta di flebile parodia di Pizza Hero che è tra l’altro, mia personale opinione, uno dei peggiori programmi del genere).

 Ma se a Deninotti, nella scuderia disneyana da circa tre anni e con una manciata di storie, possiamo concedere il beneficio del dubbio diverso è il discorso di Enna: l’autore sardo ha un curriculum di tutto rispetto e vederlo inanellare una prova opaca dietro l’altra dispiace.

 Non so se soffra in particolare le storie su commissione ma, se già La pietra dell’oltreblù non era stata particolarmente brillante, la storia dedicata al Giro d’Italia sembra davvero scritta senza ispirazione: intreccio farraginoso, escamotage astrusi, comprimari anonimi…

 «Secondo me quello è masnadiero di nome e di fatto» (uno dei nipotini parlando del rivale Masnadiero Spintòn) suona come una resa incondizionata: l’autore che meglio di tutti ha saputo interpretare Paperino Paperotto, che ha scritto Duckenstein e Lo strano caso del Dottor Ratkyll e di Mister Hyde, che scrive per Bonelli, si ritrova aggrappato ad una battuta fiacchissima. Speriamo che torni presto ai livelli a cui ci ha abituati.

 Il resto del numero è più o meno sullo sesso livello di quanto visto finora. Zemelo continua nella sua discesa tra i meandri delle riempitive, lo cito solo perché ha l’”onore” di scrivere la storia d’addio di Massimo De Vita. Grande idea quella di salutarlo con Super Indiana Pipps. A suo modo è una forma di giustizia poetica: lui è stato quello che ha consacrato il pippide esploratore disegnando le storie più importanti del personaggio, è giusto che sia ancora lui a trascinarlo definitivamente nella polvere.

 Questo comunque non cambia di una virgola l’affetto e l’ammirazione per uno dei più grandi disneyani di sempre, un autore che ha votato la sua intera carriera professionale a questi buffi animali antropomorfi. Grazie di tutto, Maestro.

 Paperino e la grande corsa nel deserto è la classica storia di un autore fermo agli anni Novanta, per di più penalizzata da un formato non adatto come quello di Topolino.

 Storia Papera: La preistoria è infine un trip lisergico da leggere tutto d’un fiato, sembra un flusso di coscienza. Ricordatela così, senza senso, senza trama, eppure con una sua efficacia comica, perché qualche risata la strappa.

 Completano il numero un articolo sui trent’anni del telescopio Hubble e un resoconto/intervista sui “diari della bicicletta” di Jovanotti.



Voto del recensore: 2/5
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https://www.papersera.net/wp/2020/06/03/topolino-3366/

42
Topolino / Re:Topolino 3365
« il: Martedì 26 Mag 2020, 22:27:53 »
Anche la narrazione si dipana bene, mancano solo dei personaggi interessanti IMHO. Non che ci volessero i cattivi, ma se uno ci pensa non è che possono essere
Spoiler: mostra
tutti angelici come si scopre sul finire della storia... almeno qualche difettuccio di cui ridere...

Del resto il fatto che il bimbo prenda in prestito il camion per fare bella figura mi sembrava un piccolo spunto interessante, che se ampliato avrebbe permesso almeno di apprezzare una realtà diversa dalla nostra, in cui si è tutti più poveri e si condivide più facilmente... invece rimane solo uno spunto appena abbozzato.
Concordo in generale con quanto scritto da doppio segreto. In questo caso specifico mi sento però più vicino a quanto espresso da volkabug, in particolare nel pezzo citato. Giustamente non sempre ci deve essere un cattivo da combattere, si può fare ottimo giornalismo anche con dei reportage.
In effetti l'entrata in scena del bimbo e della sua comunità avrebbe fornito uno spunto per mostrare altro, una società diversa, come scritto.
L'autore ha preferito però muoversi in altra direzione. Anche per me resta una occasione persa e certo la lettura non è stata molto più che gradevole.
Aspetto di vedere come continuerà questa serie per dare un giudizio più completo, al momento ho due episodi di cui uno bello e l'altro così così

43
Topolino / Topolino 3365
« il: Martedì 26 Mag 2020, 11:25:00 »
Recensione Topolino 3365


 Sarebbe molto comodo derubricare Le GM in: Operazione Alaska a semplice storia promozionale concepita unicamente per il lancio del nuovo mensile dedicato ai ragazzini. Purtroppo, trattandosi di un progetto che si dipana per ben quattro puntate e che vede coinvolti un disegnatore affermato e uno sceneggiatore relativamente giovane, ma che gode di molto credito nel mondo dei fumetti, scrivendo non solo per Panini, ma anche per Bao e Bonelli tra gli altri, non si può non soffermarsi su di essa per un esame più attento.

 Giunti quindi alla conclusione della storia, si può dire che essa fallisce sotto quasi tutti i punti di vista. Il soggetto è piuttosto semplicistico ma questo ha una importanza relativa dato che una sceneggiatura ben scritta può valorizzare il tutto. Peccato che non accada: dopo Foglie rosse, Area 15, X-Music, l’intento è ancora quello di valorizzare i “giovani” della banda Disney, coinvolgendoli in trame con ruoli da protagonisti, cercando di dotare ciascuno di una propria personalità e immergendoli in contesti assimilabili a quelli dei loro coetanei del mondo reale.

 I dubbi, le insicurezze, le gelosie tipiche di quella età, enfatizzate dalla rincorsa alla leadership della squadra, in questo caso vengono però rese in maniera superficiale e confusa da Federico Rossi Edrighi. Abbastanza curioso poi, che in una storia che mira a caratterizzare e differenziare i tre fratelli, non ci sia stato nessun accorgimento per distinguerli tra loro, col risultato che si fa spesso fatica a capire chi di essi sta parlando (sarebbero bastate delle mostrine sul cappello o qualcosa di simile per individuare a colpo d’occhio almeno il caposquadra del momento, con un notevole miglioramento nella comprensione dei dialoghi).

 A questo si aggiungono poi delle facilonerie di sceneggiatura etichettabili in realtà come veri e propri errori. Già è difficile credere che le condotte di un impianto di raffinazione siano tenute insieme da degli stracci, ma che i paladini della natura risolvano la situazione facendole esplodere nel bel mezzo di un’area protetta… boh, non so, non riesco a capacitarmi del fatto che una cosa del genere sia passata indenne tra le diverse fasi di lavorazione della storia e nessuno abbia avuto nulla da dire.

 L’unico aspetto positivo sono i disegni: D’Ippolito, nel character design ligio ai nuovi dettami dell’art director, ha continuato a giocare brillantemente con il layout della tavola, trovando soluzioni accattivanti e diverse dal solito ma senza mai perdere di vista la leggibilità.

 
Brave GM, ottimo lavoro davvero…

 Un mezzo punto interrogativo anche per il nuovo episodio di Topolino giramondo di Giuseppe Zironi. Bei disegni, belle ambientazioni, un po’ di didattica senza invasività, però manca sostanza. È una storia in cui, di fatto, non accade nulla, sembra quasi un documentario. Piacevole comunque, anche se chi si aspetta qualcosa di più avventuroso rimarrà piuttosto deluso.

 Anche la storia sul Giro d’Italia fatica ad appassionarmi. Decisamente la sceneggiatura di Enna non appare particolarmente brillante e i disegni di Mazzarello non hanno quel qualcosa in più in grado di dare una scossa alle vicende, risultando abbastanza scialbi. Riflettendoci un po’, c’è anche un’altra cosa che mi è mancata: in genere in questo tipo di operazioni è tipico parodiare i veri protagonisti dell’evento (sia esso sportivo o di altra natura) il che serve non solo ad aggiungere un tocco di umorismo in più, ma anche ad aiutare a calarsi nel contesto, a renderlo più familiare.

 In questo caso invece abbiamo una serie di comprimari anonimi che non destano più di tanto l’interesse e la storia scorre via senza impressionare.

 Dopo una simpatica (e niente più) muta di Faccini, l’albo si chiude con Zio Paperone e il ritardo marziano, di Sisti e Ferracina, storia che avrebbe potuto essere molto migliore, sfruttando il fenomeno fisico da cui prende spunto, mentre invece si perde tra un preambolo artificioso, un intermezzo inutile e, arrivata al punto cruciale, si risolve senza l’intervento dei protagonisti. Un’occasione sprecata.

 Riguardo l’apparato redazionale, oltre alla pagina di presentazione per ogni storia (escluse le brevi), troviamo un servizio sulla fauna avicola dei laghi, la consueta rubrica calcistica e un approfondimento su Marte legato alla storia in chiusura



Voto del recensore: 2/5
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https://www.papersera.net/wp/2020/05/26/topolino-3365/

44
Topolino / Topolino 3362
« il: Domenica 10 Mag 2020, 22:16:47 »
Recensione Topolino 3362


 Per usare una metafora calcistica, si può dire che Zio Paperone e la pietra dell’oltreblu porti a casa il risultato. Come previsto non ci sono stati colpi di scena eclatanti, ma tutto si è svolto secondo un copione collaudato. Alla fine può andar bene così, perché si sa che le storie su commissione difficilmente sono brillanti.

 Potrei continuare con i luoghi comuni (veri o falsi che siano) dato che questa storia è in fondo un luogo comune fumettistico, un meccanismo visto e rivisto tantissime volte che ha se non altro un pregio: se chi lo porta avanti è uno che sa fare il suo lavoro (ed Enna certamente lo è) viene fuori comunque qualcosa, se non indimenticabile, almeno gradevole. Per cui diciamo che ci accontentiamo del risultato finale, nonostante qualche passaggio poco chiaro (vedi la capacità di Amelia di estrarre il colore dai quadri, un particolare che forse andava chiarito prima e meglio).

 Ad aprire il numero è però la prima puntata di Le GM in: Operazione Alaska, storia che ha il compito di accompagnare in edicola il nuovo mensile dedicato al corpo scoutistico statunitense che, nel nome, riecheggia il glorioso manuale pubblicato per la prima volta circa quarant’anni fa. Se della trama, opera di Rossi Edrighi, poco si può dire essendo appena all’inizio, sicuramente si fanno notare i disegni di D’Ippolito che, se da un lato scimmiotta (a volte in maniera troppo evidente, vedi l’Arcimogol) Carpi, dall’altro regala delle situazioni e delle tavole dal montaggio meno convenzionale.

 
Solo uno dei tanti esempi in cui il disegnatore ha rielaborato la classica gabbia del settimanale

 Dopo Raffaello, un altro artista e architetto quasi suo contemporaneo viene omaggiato in questo stesso numero, il Palladio. La storia porta le firme di Gagnor e Held e non è certo la migliore né dell’uno, né dell’altro. Se al primo si può imputare un umorismo tutt’altro che travolgente (oltre a una mania citazionistica molto fine a se stessa), al secondo è senza dubbio riconducibile il progetto del labirinto più inutile della storia.

 
Accidenti, non sono riuscito a risolvere il labirinto!

 Un Faccini tornato autore completo e assurdamente surreale ci introduce invece al ritorno sulle pagine di Topolino di un nome storico del settimanale: Rudy Salvagnini, assente dal 2011.

 Pico de Paperis e il problema del black out, con i disegni di Francesco Guerrini, è una sua classica storia, uno spunto semplice che di iperbole in iperbole (umoristiche) trascina il lettore verso delle gustose risate. Sicuramente un ritorno piacevole, sperando che la verve di un tempo sia rimasta immutata.

 Nei redazionali, ovviamente molte pagine per presentare il nuovo mensile dedicato ai ragazzi, consigli per le letture dei più giovani e la solita rubrica calcistica



Voto del recensore: 3/5
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https://www.papersera.net/wp/2020/05/10/topolino-3362/

45
A me, tutto questo discorso sembra pura fuffa. Non è neanche interessante perché non è una discussione, è soltanto un cantare le lodi del bel tempo che fu di ognuno (bel tempo che fu che è il 1950, il 1960, il 2000, il 2019 a seconda di chi scrive), senza nessun parametro oggettivo.
Uno scontro tra fazioni dove nessuna è realmente interessata a ciò che dicono le altre, ma solo a rafforzare le proprie posizioni.
L'illogicità del tutto è poi aumentata dal discorso delle vendite (o delle tirature): "il mio topolino vendeva di più quindi era più bello", come se si stesse parlando di prodotti ed epoche affini e non di entità distanti decine di anni, che in termini di società e mercato equivalgono ad ere geologiche.
Trovo sia una discussione senza sbocchi ma continuate pure, basta non trascendere

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