Fra le innumerevoli utilità della lettura c'è quella di mitigare le attese: a scuola prima dell'entrata, all'università fra una lezione e l'altra, alla fermata, dall'oculista. è proprio in quest'ultima occasione che, in un autunnale pomeriggio dei miei dieci anni, mi giunse in soccorso il numero 214 dei Grandi Classici, testata allora da poco scoperta e che mi avrebbe accompagnato per sempre. Il numero contiene una bella storia micheliniana, alcune ottime storie brevi (Barosso, Dalmasso e addirittura la leggendaria pietra miliare Zio Paperone e la banda Bassotti) e due grandiose storie lunghe: "Paperino e l'oro di Reno (ovvero: L'anello dei nani lunghi)" e "Topolino e il Bip Bip-15". Quest'ultima è certamente la meno famosa del ciclo di Atomino, e mi piacerebbe (ma qui forse pecco di presunzione) che questa mia testimonianza la reintegrasse a pieno diritto fra le sue sorelle, riconoscendole i grandissimi pregi che porta. È con questo scopo che, a differenza di quanto fatto in buona parte di queste recensioni, seguirò parzialmente la trama della storia. Il mio legame con essa è certamente speciale, sia perché è stata una delle prime storie scarpiane che ho letto (credo la terza, dopo "Gancio il dritto dà lezioni!" e "Topolino e la Dimensione Delta"), sia perché sono stato sempre affascinato dall'ingegnosità dello spunto (il Bip Bip-15 appunto) e dalla "grinta" dell'avventura che si dipana con eccezionale scioltezza nelle due puntate della storia. Proprio di lì a poco, inoltre, avrei iniziato ad interessarmi attivamente ai nomi e agli stili degli autori, non tardando ad identificare nel Maestro veneziano uno fra i Sommi indiscutibili. | (https://www.papersera.net/immagini/RSc10/14_01.jpg) |
(https://www.papersera.net/immagini/RSc10/14_02.jpg) | Casty ha avuto a dire recentemente che Atomino Bip Bip ha il carattere e l'ingenuità di un ragazzino: mai come in questa storia, tant'è che lo troviamo intento a giocare con un entusiasta Tap (manca del tutto il fratello Tip) proponendogli un'invenzione dietro l'altra e divertendosi come un matto egli stesso. Ma, manco a dirlo, qualcuno spia al riparo della chioma di un albero... Ci siamo: fin dalle prime due tavole l'azione è predisposta. Ma il genio si vede dai dettagli. L'idea di fondo della storia sta nel Bip Bip-15, invenzione di Atomino che, mossa da uno starnuto di mesoni, va ad attaccarsi a ciò che trova sulla propria traiettoria, privandolo della gravità e sospendendolo in aria. Ma come presentarla? Scarpa sceglie la via comica, nel senso dantesco del termine, ovvero come alternativa all'epica: per cui le straordinarie virtù dell'oggettino sono confinate al perimetro della casa di Topolino, tutt'al più strumento per giocare uno scherzo al buon Pippo. E tanto per mettere in risalto l'estrema perizia di Scarpa nella gestione economica del proprio materiale, osserviamo che sono le spie stesse, oltre al poliziotto di turno, a fare le spese delle impreviste potenzialità del Bip Bip-15, assolvendo contemporaneamente a due funzioni narrative. Naturalmente qualcosa va storto, e la notizia della straordinaria invenzione diviene di dominio pubblico. |
Cosicché Topolino, dando prova di una saggezza e di una lungimiranza che pochi altri autori, ancor oggi, gli conferirebbero, prende la decisione di trascorrere del tempo lontano da casa, perché gli innumerevoli postulanti che pretendono il segreto del Bip Bip-15 non turbino più la loro quiete. Pensateci: quanti Topolini, in seguito, non avrebbero ritenuto giusto cedere il progetto almeno alla polizia? Il grande senso di responsabilità di Topolino e Atomino, che decidono di tenere segreta a tutti i costi la potentissima invenzione, è un messaggio potente e per niente scontato e che costituisce il cardine morale della storia. La scelta dei tempi è, come sempre, azzeccatissima, e l'azione comincia proprio là dove era pianificata la stasi. Ed ecco entrare in scena i due cattivi: Gambadilegno, incontestabilmente nella sua forma migliore, e Kamura, il piccolo e tremendo lottatore giapponese. In maniera del tutto inedita l'intreccio si bipartisce: Topolino ignaro di tutto, sorvegliato da Kamura, e Bip-Bip, fatto prigioniero e costretto a lavorare per Gambadilegno. In breve i due fili si riuniscono e comincia l'azione vera e propria, ma quel che occorre notare (eredità gottfredsoniana passata intatta a Casty) è che benché la tensione raggiunga livelli da cardiopalma la comicità e l'ironia di Scarpa non vengono mai meno: Topolino e Kamura che combattono a colpi di farina, la "presa rotante con uscita tangenziale sulla destra", le "porte rialzate" delle navi... Un connubio ineguagliabile tra avventura e divertimento in cui l'una non può fare a meno dell'altro e viceversa! | (https://www.papersera.net/immagini/RSc10/14_03.jpg) |
(https://www.papersera.net/immagini/RSc10/14_04.jpg) | Come già detto, questa storia si gioca molto sui dettagli. Anzitutto, i postulanti che in una sequenza molto walshiana e a dir poco asfissiante prendono d'assalto la casa di Topolino saltando fuori dai posti più impensati. E poi Pippo; è un personaggio del tutto secondario, eppure è più Pippo che mai: due vignette, due battute, e il personaggio è perfetto! Gambadilegno, poi, è il più genuino cattivo che si possa desiderare: ingegnoso, violento, vanitoso, profittatore cronico di idee altrui, più deciso che mai a realizzare i suoi propositi passando sui cadaveri di Atomino e Topolino. Ed è un gusto meraviglioso (non avete idea di quanto io lo adorassi ai tempi, e tuttora) stare guardare le sue espressioni di gattone soddisfatto e impulsivo, nelle continue schermaglie con il suo nemico mortale; si può davvero dire che qui Pietro gioca a fare "il gatto col topo"! |
Ma non dimentichiamo la trama, ambiziosa e perfettamente orchestrata: dai dettagli (Topolino che scopre il rapimento dell'amico tramite delle lettere marcate nel messaggio d'addio, formanti la parola "rapito", e sempre Topolino che imprime un messaggio segreto per Atomino sui pesci che si affacciano al suo oblò!) alla grande azione, con Topolino e Atomino a piede libero per la base sottomarina di Gambadilegno, più determinati che mai, fino al furibondo scontro finale a suon di calci, pugni e jiu-jitsu (per la cronaca: Atomino contro Kamura 1-0, Topolino contro Gambadilegno 0-0) e al salvataggio conclusivo da parte della guardia costiera di "Maniglia, nelle isole Giacomine". Uno degli elementi fondamentali e più accattivanti della storia è forse il ritmo, che si adatta ai vari momenti con una perfezione davvero eccezionale per un autore così giovane e così vulcanico. Ma perché stupirsi? è IL Maestro! | (https://www.papersera.net/immagini/RSc10/14_05.jpg) |
Storia splendida!
Plaudo alla recensione che ne ha scritto il Dominatore e soprattutto per la chiosa del suo articolo, che rispecchia l'entusiasmo e la soddisfazione che ricavo da questa come da molte altre storie scarpiane una volta giunto alla fine della lettura.
Quella del "Bip-Bip 15" è una delle tante perle di cui la carriera fumettistica di Romano è stata foriera, un classico intramontabile per via del suo ritmo che ti invoglia a leggere avidamente il seguito delle vicissitudini che via via vengono presentate, per il sapiente bilanciamento della tensione che si avverte per la sorte di Topolino e Atomino con le trovate comiche che costellano i vari scontri tra i buoni e i cattivi della storia, per la portata dell'invenzione di Bip-Bip e il clamore che genera attorno ad essa.
E trovo semplicemente irresistibile la sequenza in cui Topolino si affanna per "dargliele di santa ragione" a Pietro una volta che scopre la diabolica macchinazione messa in atto da quest'ultimo mentre Gambadilegno continua, con nonchalance, senza battere ciglio e nella tranquillità più totale, a illustrare al suo "ospite" i vari reparti del sottomarino come se fosse un flebile moscerino a ronzargli attorno!
E come dimenticare l'escamotage utilizzato dal piccolo Topo per comunicare ad Atomino che si trova prigioniero sulla stessa nave o il successivo momento in cui i due si ritrovano in cui si percepisce appieno la gioia dei due di rivedersi l'un l'altro?
Storie come questa ti coinvolgono, ti appassionano, ti prendono talmente tanto nel corso della lettura da farti sentire partecipe del racconto insieme ai personaggi che lo vivono in prima persona.
Interpreti che prendono letteralmente vita tra le pagine del fumetto e che regalano al lettore una ampia gamma di emozioni, dal pathos alla leggerezza, dai momenti di tensione alla comicità che smorza i toni più seri della vicenda.
Romano Scarpa... un grandissimo autore che porterò sempre nel cuore!