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Commenti sugli autori / Re:Casty
« il: Domenica 12 Mag 2024, 22:54:28 »
"Mickey Mouse and the vestiges of Z" è il titolo inglese che Casty ha dato alla fanzine tedesca Bertel-Express nel 2018.
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Corretto. Entrambi sono raffigurati come bambini, con indosso una tunica.https://inducks.org/story.php?c=I+TL+2792-1Oltre alla storia che cita Bramo, dovrebbe comparire un fratello (!) di Macchia Nera in questa storia, ma non sono mai riuscito a recuperarla.
https://inducks.org/story.php?c=I+TL+2878-1
https://inducks.org/story.php?c=I+TL+2792-1Deduzione errata, mi spiace averti indotto in errore.Mah! non credo che Orbes sia Macchia Nera, anche perche andrebbe a riscrivere la storia di uno dei personaggi piu vecchi e iconici della DisneyA latere, non vedo nemmeno come questa idea avrebbe da sola permesso alla storia di sfiorare il capolavoro... anzi, personalmente la vedrei come una retcon del tutto gratuitaQuesti messaggi mi inducono a pensare che siano uscite storie che abbiano narrato le origini di Macchia Nera. Non dovrei giudicarle senza averle lette, ma tendo a pensare che essermele perse sia stato un bene.
A memoria solo Topolino e il segreto della pecora bianca di Tito Faraci e Andrea Ferraris aveva scavato nella storia famigliare di Macchia Nera, ma senza imporre in alcun modo una lore al personaggio, e infatti non ci fu mai nessuna ripresa di quei personaggi e di quelle nozioni.
Ma cosa avevano i becchi originali che non andava?
Nella capitale francese aveva sede il Centro Creativo Europeo dalla Walt Disney Company. L’ufficio sovraintendeva le pubblicazioni italiane e vigilava sui contenuti. «A metà degli anni Novanta, la produzione di tutti i fumetti disneyani faceva capo ai “francesi”. Li chiamavamo semplicemente così» scrive Faraci in Mickey. Uomini e Topo.
La città delle luci era diventata roccaforte della major dopo l’insediamento della Disneyland europea. I “francesi”, come li chiama Faraci, avevano diritto di veto e ogni produzione passava sotto gli occhi di qualche «burocrate del fumetto standardizzato», che misurava quanto più lungo fosse il becco di Paperina, rispetto alle linee guida. «Mai visto quanto è brutta la Paperina americana?» dice Sciarrone. «Loro pretendevano fosse così».
Già PKNA non era uscito indenne dal giogo del controllo qualità. Ma i problemi, per i due personaggi, erano diametralmente opposti. Su Paperinik, racconta Sciarrone, le alte sfere ebbero da ridire perché il supereroe non corrispondeva a quel «famoso modello internazionale che era quello che si vedeva sulle magliette, che si sarebbe dovuto riconoscere ovunque mentre il nostro era più italiano».
Inoltre, distanziandosi così tanto dalle linee guida, in Disney temevano che Pk sarebbe potuto diventare un personaggio talmente diverso da dover riconoscere agli artisti una qualche forma di diritto d’autore. «I tre numeri zero di PKNA disegnati da Alberto Lavoradori, Stefano Intini e Claudio Sciarrone sono stati ritoccati non so quante volte per poter venire incontro alle loro follie da licensing» rammenta Stenti. «Mi ricordo dell’ultima, definitiva riunione che feci con Lavoradori e Intini a margine di una convention a Rapallo. Gli avevano ridisegnato tutti i becchi. Quando feci veder loro le modifiche, a Lavoradori a momenti venne una sincope, a Intini venne proprio». Il disegnatore si rifiuterà di firmare quel numero, preferendo celarsi dietro lo pseudonimo di Paul Ackerman.
E sempre parlando di Casty, resta ancora in attesa di sviluppi il ciclo di Erausia Tost alla ricerca di Atlantide che, per il momento, è fermo al cliffhangher con cui si chiuse lo splendido racconto di "Topolino e il raggio di Atlantide", il quale lasciava intendere chiaramente che i nostri eroi, tra non molto tempo, avrebbero dovuto rimettersi nuovamente in viaggio alla sua ricerca.Scusate per il mio italiano, sto usando un traduttore.
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