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Post - Gumi

Pagine: [1]  2  3  ...  208 
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Topolino / Re:Topolino 3644
« il: Sabato 27 Set 2025, 10:18:14 »
Desidero parlare un attimo di Zio Paperone e la maschera di Sberleff.

Era forse ovvio perché siamo una community che nel tempo si sta sempre piu connotando come una congrega di vekki, ma una storia che così smaccatamente allude alle "belle storie di una volta" non poteva passare inosservata.
Gli evidentissimi rimandi a Cimino (vedasi la quadrupla iniziale, ma anche il lessico: "ohibò, qualcuno collutta"), a Scarpa, a Bordini non fanno passare in secondo piano il fatto che questa è una storia di Topolino fatta a mestiere, fatta bene.
Una storia che in 36 tavole ti dà divertimento, inquietudine, commozione, risate, riflessione. E avanza anche dello spazio per insegnare qualcosa.

Una avventura che, rispetto alle "storie di una volta", quelle belle, non ha assolutamente nulla da invidiare. Perché è un instant classic e, a mio avviso, è già ora entrata a far parte di quel club.

2
Topolino / Re:Topolino 3638
« il: Lunedì 18 Ago 2025, 21:26:06 »
Ma quanto è difficile coniugare avventura ad ampio respiro e umorismo? Lo è in generale, lo è paradossalmente sempre di più nel fumetto Disney, che dell'umorismo, della battuta, della situazione comica o slapstick ha fatto da sempre la sua cifra stilistica. Le strip di Floyd Gottfredson, tanto per fare un nome poco incisivo, si concludevano sempre o quasi con un colpo di scena o una gag. Le "lunghe" di Carl Barks, altro nome poco incisivo, riuscivano a essere incredibilmente sia molto avvincenti, sia estremamente divertenti.

L'avventura umoristica, tuttavia, è un genere in via di estinzione.
La separazione tra storie "thriller", "inquietanti" e "avventurose" e storie di stampo prettamente comico, da "sit-com", si è resa negli anni sempre più evidente.

L'umorismo e la comicità nell'avventura sono l'anima del fumetto disney e, secondo me, nessuno tra gli autori attualmente in forze al settimanale lo fa meglio di Casty.

Le vestigia di Z è una storia MOLTO appassionante. Con misteri e colpi di scena (ad esempio quello che di cui avete parlato negli spoiler poco sopra io personalmente non l'avevo individuato) ma soprattutto con tanto umorismo. Una storia Disney a tutti gli effetti.
Attendiamo fiduciosi il finale, ma quanto è soddisfacente leggere storie così!

3
Il sito del Papersera / Re:TopoOscar 2024
« il: Giovedì 20 Mar 2025, 17:10:46 »
È (quasi) corretto ciò che dice Samu. Casty è stato contattato, come tutti gli altri vincitori.
Poi lui ha in maniera legittima preferito non commentare i risultati che lo hanno visto quest'anno vincitore in 2 categorie.

Dico (quasi) perché Samu accenna ad altri autori vincitori che non hanno risposto alle nostre domande ma a quanto mi risulta tutti gli altri vincitori hanno commentato il premio conseguito, compatibilmente con i propri impegni (e infatti qualcuno si è dilungato, altri sono stati necessariamente più sintetici).

 


4
Topolino / Topolino 3596
« il: Martedì 12 Nov 2024, 10:02:50 »
Recensione Topolino 3596


 Una recensione di Topolino 3596 non può non essere incentrata su PK, che torna con una inedita sul settimanale dopo quasi un anno dall’ultima volta. Rinascita era infatti uscita nel novembre del 2023 ad opera degli stessi autori, Tito Faraci e Lorenzo Pastrovicchio, che stavolta hanno dato vita a Metallo Pesante.

 La storia di PK su Topolino quindi prosegue, ma dal suo inizio con Potere e Potenza ormai poco più di 10 anni fa molte cose sono cambiate. Con tale avventura ebbe inizio la cosiddetta PKNE (PK New Era, ndr) e sembrava che la saga avrebbe sempre rappresentato un elemento di punta del settimanale. Così è stato, perlomeno fino alle nuove disposizioni che hanno impresso al progetto una direzione differente.

 Con l’avvento di Alex Bertani alla direzione, si è deciso di togliere PK da Topolino e di prevedere per il vendicatore mascherato una veste editoriale particolare, pensata come una testata a parte: Topolino fuoriserie. Ma il risultato non è stato quello sperato: né dal punto di vista dell’editore, in quanto le vendite della collana non hanno mai raggiunto numeri tali da giustificare l’investimento, né dal punto di vista dei lettori che non hanno accolto con favore l’iniziativa. Rimandiamo all’esaustivo articolo pubblicato qualche settimana fa sul nostro sito per ripercorrere la vita editoriale della testata, coi suoi pregi e i suoi difetti.

 Nel mentre, PK era tornato su Topolino nel 2021 con alcune incursioni sporadiche: per festeggiare il 25° anniversario dello spillato (Una leggendaria notte qualunque) o per accompagnare l’uscita di un gadget a tema PK (Zona Franca). E basta. 

 È quindi stata una sorpresa ritrovare, in corrispondenza di Lucca Comics 2023, una storia con protagonista Paperinik, in versione PK, sul settimanale. Rinascita già dal titolo aveva rappresentato una nuova speranza per i fan di questo filone, tanto più che era stata una storia generalmente ben accolta.

 
Botte da orbi[/b] Da allora però l’attesa è stata veramente troppo lunga. Ci sono voluti ben dodici mesi per leggere un sequel di quell’avventura e purtroppo le aspettative non sono state ripagate. 

 Metallo pesante è infatti un episodio filler non particolarmente riuscito, che cerca di basarsi su un certo tipo di umorismo faraciano mentre si dipana su una trama fin troppo lineare e poco accattivante. Paga senz’altro, anche nella considerazione di chi scrive questa recensione, la sua collocazione editoriale. A contribuire al giudizio negativo concorre infatti l’esiguo numero di pagine assegnato alla storia, che discolpa in parte gli autori: non è che in sole 28 tavole ci si potesse aspettare chissà quale svolgimento articolato, alla maniera delle storie pkappiche più amate.

 Metallo pesante è però una storia che fa passare in secondo piano anche ciò che di buono si era visto in Rinascita, ma con una differenziazione necessaria.

 Per il lettore comune o neofita è infatti una storia “esplosiva”, un’avventura nello spazio curata graficamente e dai colori accattivanti (da quel punto di vista l’impegno è innegabile); volendo fare un azzardato paragone cinematografico può essere associata a un film di Michael Bay, con effetti speciali, esplosioni e i buoni che trionfano. Mentre una storia di PK è sempre stata più simile a (per rimanere nell’alveo dei blockbuster degli ultiimi anni) un film di Christopher Nolan, dove spesso è necessario fermarsi e ragionare sugli snodi di trama meno chiari e sulle implicazioni etiche e morali del comportamento dei personaggi.

 E quindi per il pker e per l’appassionato questa storia rappresenta solo, in maniera amara, l’esemplificazione perfetta di come questo personaggio sia stato gestito negli ultimi anni. Se ne ricava l’impressione che l’epopea del vendicatore mascherato sia vicina al termine, a causa di una gestione del personaggio discutibile che ha nel tempo provocato uno scollegamento, uno sfibramento tra la saga e i suoi fan, anche tra quelli più accaniti. 

 Il numero prosegue con una nuova storia della serie di Lord Hatequack presenta: l’ora del terrore per mano del suo co-creatore Giulio Gualtieri, che con Marco Nucci ha introdotto il personaggio in Zio Paperone e la maledizione delle maledizioni. In questa avventura, dal titolo Paperino e il manuale del trovamostri, troviamo il titolare della serie intento a narrarci un nuovo racconto al confine tra il reale e l’onirico, tra ciò che è vero e ciò che non lo è e non può esserlo (ma ne siamo poi così sicuri?). La storia, pur non essendo molto lunga, è una buona avventura: un divertissement come molte altre del filone, in cui Paperino si trova impelagato in una vicenda ai confini della realtà.

 
Chi ha cancellato l’albero?[/size][/i]

 I disegni di Roberto Vian confermano le caratteristiche peculiari dell’autore: il suo raffinato e virtuoso uso del tratteggio è sempre particolarmente indicato in storie “di atmosfera” come queste, mentre la regia della vignetta non è mai banale, con un utilizzo frequente di inquadrature inusuali, se si fa riferimento alla stragrande maggioranza dei suoi colleghi. D’altra parte, non sempre la recitazione e le espressioni dei personaggi sono funzionali alla trama, e può capitare che la costruzione della tavola sia fatta in maniera tale da non fornire una visione d’insieme che contribuisca a rendere scorrevole la lettura.

 Sono poi veramente brutte, ma non dipende dal disegnatore, le scritte aggiunte in “post-produzione”, probabilmente insieme al lettering. Certo, lo scopo è di poter rivendere poi la storia anche all’estero inserendo tutte le parti in italiano in un diverso livello rispetto a quello dei disegni, ma è anche vero che un lavoro fatto in questa maniera sembra un poco sciatto e raffazzonato. Si segnala la particolarità di una doppia dove Vian ha inserito una inquadratura che mostra la casa di Paperino vista dietro ad un albero in silhouette: la singolarità sta nel fatto che il disegnatore ha colorato di nero solo il contorno della pianta, lasciando in bianco tutto l’interno: l’effetto non è particolarmente elegante ma la soluzione è sicuramente originale.

 Pippo in: Domande e risposte (Faraci/La Torre) è una storia molto breve, una gag allungata: evidente dimostrazione di come la logica strampalata di Pippo non sia affine a quella dell’Intelligenza Artificiale. Ma alla fine è solo una questione di punti di osservazione.

 
Chissà cosa ne pensa il sindaco Brugnarenberg[/b] Pico de Paperis ed il segreto del Papiro (Bosco/Soldati) è invece una classica storia in cui i paperi vanno alla ricerca di un tesoro: la particolarità sta nel fatto che stavolta il documento riportante le indicazioni per raggiungere la nascosta ricchezza appartiene per metà a Paperone e per metà a Rockerduck. I loro battibecchi sulla gestione delle ricerche accompagneranno il lettore fino al colpo di scena finale (ben portato pur se non particolarmente originale). In ogni caso, si tratta di una storia riempitiva piacevole. Soldati fa il suo, facendo centro soprattutto nelle espressioni, in particolare del personaggio di Pico de Paperis.

 Chiude il numero Topjorn, i Vichinghi perbene e la Biennale barbarica (Gagnor/Malgeri), un seguito diretto di Minniborg e i Vichinghi perbene. Si tratta di una storia di stampo comico in pieno stile Gagnor, dove abbondano le battute, il trash, una certa dose di satira e un costante predilezione per giochi di parole e riferimenti all’attualità (vedasi come esempio il “movimento no doccia” o le polemiche interne all’amministrazione di Venezia sul passaggio e l’attracco delle grandi navi in laguna – ma anche il riferimento cinematografico a Il settimo sigillo di Bergman, sulle compagnie low cost… e tutto nelle prime sei tavole della storia!). La trama è praticamente solo un pretesto per una sequenza di gag a raffica: qualcuna riuscita, altre meno. Consigliata per gli amanti del genere e dell’autore.



Voto del recensore: 2/5
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https://www.papersera.net/wp/2024/11/12/topolino-3596/


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Topolino / Topolino 3590
« il: Lunedì 30 Set 2024, 11:02:37 »
Recensione Topolino 3590


 Spesso quando si legge Topolino si è convinti che sia giusto e sacrosanto che tutto debba essere di nostro gradimento. Che se si è appassionati di un certo genere di storie, queste non debbano mai mancare; oppure, che se si detestano determinate soluzioni narrative, queste non siano mai inserite. Quello che spesso si è però portati a dimenticare è che Topolino è un magazine, un periodico che per sua natura contiene al suo interno una grande quantità di cose differenti. Ci sono le storie a fumetti, gli articoli a esse collegati, rubriche di attualità e di approfondimento, giochi, angolo della posta e dei rapporti coi lettori. E tante altre sezioni che negli anni sono man mano venute meno. Una varietà che solitamente è possibile riscontrare anche nella proposta fumettistica che il settimanale consegna ogni mercoledì agli appassionati. 

 Ed è su questo aspetto che deve essere valutata la serie Minni Prêt-à-Porter che ha avuto origine con la storia Questione di stile iniziata su Topolino oramai 4 anni fa. Nelle intenzioni della sceneggiatrice Valentina Camerini e del direttore Bertani, questa serie aveva il duplice scopo di cercare di attirare il pubblico femminile e di dare al personaggio di Minni una scossa, che la vedesse impegnarsi in qualcosa di differente dall’interpretazione della fidanzata petulante e insopportabile dell’eroe Topolino.

 Probabilmente, se fosse ancora attiva, le storie appartenenti a questa saga avrebbero visto la propria pubblicazione sullo storica testata Minni & company, che ha rappresentato una presenza costante nelle edicole soprattutto nella seconda metà degli anni Novanta. 

 Non stupisce quindi che l’episodio di Minni Prêt-à-Porter presente nel numero oggetto di questa recensione non sia proprio nelle corde dello scrivente. La serie vede al timone un nuovo autore: la sceneggiatrice non è infatti Valentina Camerini, che aveva scritto le trame di tutti gli episodi pubblicati finora, bensì Sergio Badino.

 
Appuntamento col finale: rimandato

 Fashion Academy – La classe è composta di due parti, entrambe contenute in questo libretto, ma la trama non si conclude e prosegue con nuovi episodi nei prossimi numeri del settimanale. Ai disegni troviamo Giulia Lomurno, alle prese con la sua prima storia “lunga”. 

 La trama vede Minni alle prese con i problemi della Purple Boutique, che aumentano nel momento in cui la protagonista e la sua amica Betty, proprietaria del negozio, si lasciano convincere a insegnare presso un’accademia che eroga corsi di formazione in materia di moda e stile. 

 Non sarà semplice per loro immergersi nel ruolo delle docenti ed entrare in confidenza con una classe oltremodo riottosa e turbolenta, con alcune situazioni che sembrano nascondere qualcosa e alcuni personaggi, di contorno, che non sembrano essere stati completamente onesti con le protagoniste della storia.

 Al di là delle questioni lasciate volutamente misteriose per necessità narrative, anche taluni passaggi della trama risultano poco scorrevoli, con accorgimenti talvolta forzati. I disegni sono proporzionati, ma forse per mancanza di tempo fornito alla disegnatrice per completare il tutto, molte tavole risultano un po’ scarne alla vista, in quanto spesso sono riportati solamente i personaggi senza lo sfondo, o con lo sfondo comunque abbozzato. Si tratta di una consuetudine molto comune nei Topolino di qualche anno fa, ma che via via è stata abbandonata nella ricerca di sfondi più curati e accattivanti, che però portano con sé intrinsecamente il rischio di distrarre il lettore e non fargli ben comprendere la narrazione.

 In conclusione la storia, che già a priori non è nell’interesse di un lettore maschio di 35 anni, a posteriori non ha la forza e la capacità (anche comica o di frizzantezza) di consentirgli di riconsiderare le proprie basse aspettative e farsi apprezzare al di là del genere a cui appartiene.

 
UN MOMENTO. Come sarebbe a dire “paga il Papersera” ???[/size][/i]

 Sicuramente migliore, se non altro dal punto di vista umoristico, è Paperino, Paperoga e l’inafferrabile Pallonar, per i testi di Roberto Gagnor e i disegni di un granitico Alessandro Perina. Lo sarebbe anche dal punto di vista tematico visto che tratta di un argomento che solitamente d’estate intrattiene buona parte degli uomini italiani: il calciomercato.

 In una divertente commedia degli equivoci, i reporter Paperino e Paperoga vengono incaricati dal loro direttore, nonché zio, di recuperare notizie di calciomercato e allo stesso tempo tentare di ingaggiare per la squadra di calcio del Vecchio Cilindro uno ieratico e capriccioso calciatore. Sebbene già dall’inizio si possa intuire dove la trama vada a parare, almeno per alcuni aspetti (ma d’altronde cosa si può pensare se Paperoga si prodiga in spese pazze perché “tanto paga il Papersera”?), la storia si legge con piacere. Perina è come sempre quel disegnatore che fa un lavoro chiaro, pulito, comprensibile, espressivo. Nulla di trascendentale, ma allo stesso tempo nemmeno niente che non sia molto buono. La satira sul mondo del calcio nella storia funziona molto bene, sa invece leggermente di riproposizione di cliché un po’ semplicistici la parte più relativa al gossip che vede il calciatore sempre accompagnato dalla bella ragazza un po’ vacua

 
Quando i miti cadono…[/size][/i]

 Segue Zio Paperone e le voci dello spazio, opera di due “De”: De Feo, Giovanni, ai testi e De Lorenzi, Paolo, alle matite. Si tratta di una classica storia di paperi: zio Paperone individua una nuova idea e una nuova possibilità per fare affari e cerca di sfruttarla con l’aiuto di Archimede. I risultati, come sempre, non sono garantiti. La storia ipotizza che, in maniera fantascientifica, sia possibile ripescare dall’infinità dell’universo i suoni, e in particolare le voci, emesse nel corso dei secoli dagli individui suo nostro pianeta. Da quelli più eminenti e dispersi nelle pieghe della storia, a quelli che hanno significato qualcosa per noi e per il nostro passato. Ci si accorgerà che non sempre la storia viene raccontata per come è effettivamente avvenuta ma soprattutto che la nostra memoria è fallibile, e il nostro cervello è mirabilmente costruito per ricordare alcuni avvenimenti solo in parte, e per la parte a nostro favore. Ci si domanda a questo punto: a che pro rischiare di sostituire un bel ricordo con una deludente verità?

 La storia è in grado di restituire riflessioni etiche non banali pur partendo da uno spunto improbabile dal punto di vista scientifico (ma d’altronde Pezzin lo ha sempre fatto), con l’impressione che il cameo in stile donrosiano sia un po’ forzato e sia stato inserito nella storia allo scopo di sollecitare il finale desiderato.

 Per concludere il numero bisogna capovolgere il libretto arrivando finalmente a leggere What if… ?Paperino diventa the mighty Thor.

 
The mighty Thor! by Pastro

 La storia è la seconda del ciclo What if… ? che vede la collaborazione tra i fumetti della Marvel e i personaggi Disney. Dopo la prima storia in cui Paperino indossa i panni di Wolverine, che avevamo già avuto modo di recensire qui, stavolta il buon Donald si trova a ripercorrere da protagonista la prima avventura del supereroe Thor. La storia nasce da un soggetto di Steve Behling, cresce con la sceneggiatura di Riccardo Secchi e corre grazie ai disegni di Lorenzo Pastrovicchio

 Rispetto alla prima storia con Wolverine questa avventura è decisamente migliore sotto molti aspetti. Intanto la trama è quasi una riproposizione in scala 1:1 della prima storia del supereroe-dio creato da Stan Lee e Jack Kirby nel 1962. In quella avventura d’esordio, pubblicata sul numero 83 della serie Journey into mistery, il dottor Don Blake, nel corso di un viaggio in Norvegia, sventa il tentativo di conquista del nostro pianeta da parte di inquietanti uomini-roccia alieni dopo essersi trasformato nel dio norreno. La metamorfosi da uomo debole impossibilitato nel camminare senza un bastone a potentissimo essere soprannaturale avviene dopo aver rinvenuto in una grotta un bastone di legno che si scoprirà essere nient’altro che il leggendario Mjolnir, il martello di Thor. 

 La trama della storia che troviamo su Topolino è praticamente la medesima. Paperino va in vacanza per accompagnare i nipotini che devono effettuare una ricerca sui vichinghi per conto delle GM, si fa male a una gamba per replicare l’andatura claudicante del dottor Blake e poi ripercorre tutte le vicende della storia originale con pochissime modifiche. Con la sua sceneggiatura, Riccardo Secchi prova a introdurre elementi di alleggerimento e qualche gag, non tutte riuscite, ma è interessante come nell’intervista dichiari che, grazie a suo padre Max Bunker che era direttore dell’editoriale Cosmo, sia stato il primo bambino in Italia a leggere alcuni fumetti di supereroi americani. Dal punto di vista grafico la storia è disegnata molto bene da Lorenzo Pastrovicchio che con le ambientazioni sci-fi e Paperino supereroe ha una lunga esperienza. Belle, oltre alle scene di azione, anche alcune espressioni di un Paperino partecipe, entusiasta e “vivo”!  

 Sull’operazione in generale avevamo espresso alcuni dubbi nella scorsa recensione, ma questa storia come risultato finale in termini di trama e disegni costituisce un sensibile miglioramento. Non è un capolavoro ma incuriosisce e si lascia leggere. 



Voto del recensore: 2.5/5
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https://www.papersera.net/wp/2024/09/30/topolino-3590/


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Topolino / Topolino 3585
« il: Venerdì 30 Ago 2024, 16:45:29 »
Recensione Topolino 3585




 Disney e Marvel: due colossi dell’intrattenimento per ragazzi che vedono le loro strade incrociarsi nel momento in cui la multinazionale fondata dallo zio Walt nel 2009 acquisisce e prende il controllo della storica casa editrice newyorkese.

 In verità, le due realtà da quel momento in poi continuano a viaggiare su strade parallele: certo la politica della company influisce sulle direttive editoriali, ma non si registrano evidenti contaminazioni tra i due mondi. Nel frattempo la Marvel e i suoi personaggi, già estremamente noti al grande pubblico, diventano un fenomeno planetario con l’esplosione dei film basati sul cosiddetto MCU, il Marvel Cinematic Universe e l’Uomo Ragno, Capitan America, Ironman iniziano a fare capolino anche nei negozi di merchandising Disney e a loro vengono dedicate grandi attrazioni nei numerosi parchi a tema Disney di tutto il mondo.

 Quello che è invece una novità relativamente recente è la commistione tra i personaggi dei fumetti Marvel e i personaggi dei fumetti che da sempre abitano le pagine di Topolino.

 Araldi di questa nuova politica sono state alcune copertine variant celebrative di albi Marvel. Inizialmente è stata realizzata una copertina per gli 80 anni della casa editrice con Topolino protagonista, e successivamente hanno visto la luce altre variant che vedevano i supereroi Marvel interpretati da Topolino, Paperino, Pippo, Gambadilegno, uscite nell’insieme delle celebrazioni per i 100 anni della company. In una di queste, parodia degli X-Men, vedevamo la presenza di un Topolino-Cyclope e di un Paperino-Wolverine, per i disegni di Vitale Mangiatordi.

 Seconda puntata di questo apparentamento è stata l’uscita di una storia celebrativa, sempre dei 100 anni della company, Uncle Scrooge and the infinity dime, che pur utilizzando unicamente i personaggi Disney era a tutti gli effetti una storia Marvel. A cominciare dallo sceneggiatore, Jason Aaron, ma anche per via delle scelta delle tematiche. La storia è stata anche accompagnata da una serie di copertine variant, disegnate da tutti i più acclamati disegnatori contemporanei che collaborano con la Marvel Comics.

 
 Paperino è talmente tanto sempre al verde che la sua versione Wolverine non lo sopporta[/size][/i]

 
Paperino è talmente tanto sempre al verde che la sua versione Wolverine non lo sopporta[/size][/i]

 
Paperino è talmente tanto sempre al verde che la sua versione Wolverine non lo sopporta[/size][/i]

 Ultima di questo filone disneyano/marveliano, ma solo per via dell’ordine temporale, troviamo nel numero che andiamo a recensire What if…? Paperino diventa Wolverine, disposta sul retro dell’albo in maniera tale da sottolinearne “l’estraneità”, se paragonata alle storie consuete che appaiono sul settimanale. La storia vede ai testi Luca Barbieri e ai disegni Giada Perissinotto, ed è a tutti gli effetti una “parodia” di una storia Marvel. I personaggi Disney “interpretano” altri personaggi, mantenendo il loro carattere e alcune loro caratteristiche peculiari. Nell’ambito delle interpretazioni di altri personaggi a fumetti era già accaduto con le parodie di Asterix, Dylan Dog, Nathan Never, Martin Mystére.

 Con questa storia però, per la prima volta, i personaggi Disney assumono le sembianze di personaggi della galassia Marvel. Il fatto che la casa editrice newyorkese di proprietà della company di Burbank sia stata parodiata solo dopo 15 anni dall’acquisizione è una cartina al tornasole del fatto che in un primo momento fosse volontà della Disney di mantenere separate il più possibile le varie incarnazioni societarie, di limitare le commistioni, di evitare le parodie di prodotti già presenti in portafoglio.

 Nella storia non viene narrato di come Paperino “diventa” Wolverine, semplicemente la storia è ambientata, se vogliamo usare un termine caro al fumetto Marvel, in un universo alternativo in cui Donald è Wolverine, con artigli in adamantio compresi nel pacchetto. Allo stesso modo di come Topolino è Occhio di Falco e Pippo è Hulk. La volontà dello sceneggiatore è stata quella di presentare i supereroi nella maniera più disneyana possibile, mantenendo dinamiche e interazioni tra personaggi che non ci si aspetterebbe di trovare (vedi Paperino-Wolverine che viene, anche lui, cooptato dal vecchio cilindro per la lucidatura delle monete).

 Il risultato è altalenante. La storia, dal punto di vista della trama, è abbastanza semplice, le soluzioni proposte non sempre convincono e qualche passaggio risulta poco approfondito. I disegni sono piacevoli a vedersi e sicuramente adatti alla storia.

 Il direttore Alex Bertani assicura nel suo editoriale che questa sarà la prima di una serie di storie in cui i due universi collidono: pur nella simpatia del trovare i due mondi collegati, l’inizio non ha convinto del tutto ma ci può essere margine perché l’operazione nel complesso abbia un esito positivo.

 
 Una bella vista della Sardegna nell’epoca nuragica[/size][/i]

 
Una bella vista della Sardegna nell’epoca nuragica[/size][/i]

 
Una bella vista della Sardegna nell’epoca nuragica[/size][/i]

 La parte non Marvel dell’albo, quella stampata diritta, invece vede in apertura una bella storia in due puntate di Bruno Enna, ambientata in Sardegna. Topolino e il mistero dei giganti, per i disegni di Luca Usai, è una di quelle avventure che sanno insegnare qualcosa al lettore e allo stesso tempo intrattenerlo. Innanzitutto si parte da una base di realtà: i reperti archeologici costituiti dalle statue di Mont’e Prama, una scoperta per chi scrive questa recensione. Le statue, rinvenute presso una necropoli nuragica scoperta negli anni Settanta, raffigurano arcieri, guerrieri e pugilatori. 

 Enna, sardo e orgoglioso di esserlo, ci dona un atto d’amore nei confronti della sua isola e assieme al professor Zapotec ci trasporta indietro nel tempo fino all’epoca della civiltà nuragica che ha abitato la Sardegna dall’alba dei tempi. Non, come di solito accade, con la Macchina del tempo, ma attraverso un racconto, una suggestione di come potrebbero essere stati progettati e scolpiti questi incredibili reperti archeologici. Vero è che alla fine ci viene suggerito che Zapotec in effetti potrebbe non aver tirato a indovinare ma aver saputo realmente come sono andate le cose; d’altronde, avendo a disposizione una affiatata coppia di viaggiatori spaziotemporali…

 La storia in sé è godibile e ben scritta, e i personaggi utilizzati nella loro versione “nuragica” funzionano molto bene (ottimo, peraltro, l’utilizzo di Topesio). I disegni sono adatti alla storia e a ciò che vuole raccontare. Una sola precisazione, un po’ da rompiscatole: negli articoli di commento viene giustamente sottolineato come nella rappresentazione della Sardegna si sia cercato di riportare la tipica vegetazione mediterranea ma, forse, si è un po’ esagerato nell’inserimento qui e lì di pale di fico d’India che hanno raggiunto il Mediterraneo (e sono diventate parte integrante del paesaggio) solo dopo i viaggi nelle Americhe.

 
I baffi danno sempre un certo tono[/size][/i]

 Passando alle storie centrali del numero, Paperino, Paperoga e il Natalestivo (Gagnor/Baccinelli) è una breve leggera, di raccordo, che presenta momenti di buona comicità a situazioni che navigano sempre più al largo nel mare dell’assurdo e che intendono dare al lettore la consapevolezza che con il giusto marketing non c’è convinzione o tradizione che tenga. E d’altronde proprio di questi tempi agostani nelle stazioni di servizio italiane si potevano trovare “panettoni d’estate”… Inutile aggiungere altro, se non che i disegni di Baccinelli sono sempre validi per ogni tipo di narrazione. 

 La seconda breve vede tornare all’opera Matteo Venerus: Gambadilegno e la dea mascherata, per i disegni di un sempre efficace Lucio Leoni, è un divertissement dalla trama circolare in cui gli avvenimenti seguono una loro logica interna, che porta all’inevitabile conclusione che una fortuna per qualcuno spesso corrisponde alla sfortuna di qualcun altro. E che comunque, fortuna e sfortuna alla fine si equivalgono. 

 
Le care, vecchie silhouette, troppo spesso dimenticate[/size][/i]

 Ultima breve da commentare, Paperoga new professions – Rail welcomer sembra essere la prima di una serie di storie scritte da Marco Bosco che vedono il sempre vulcanico Filo Sganga provare a sbarcare il lunario tramite nuove e improbabili trovate commerciali. Questa volta l’idea è di dare la possibilità a chi lo desidera di usufruire di professionalità inedite e alternative. Ma a chi può rivolgersi se non a Paperoga per farsi dare una mano? E insieme quanti danni faranno? La storia ha il merito di settare in poche pagine una ambientazione e una (piccola) commedia degli equivoci. Ed è impreziosita dai disegni sempre espressivi di Francesco Guerrini

 In conclusione, un numero che è migliore nella sua parte “classica” rispetto a quella più “fuori dagli schemi”. Il che non significa che non si possano apprezzare le novità quando sono buone (penso a Gli evaporati), ma solo sottolineare che talvolta l’incontro di due cose belle e amate non per forza riconsegna un risultato che è pari alla somma delle parti; anzi, si genera il rischio concreto che possano sottrarsi qualcosa a vicenda.



Voto del recensore: 3/5
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https://www.papersera.net/wp/2024/08/30/topolino-3585/


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Commenti sulle storie / Re:Topolino e la Spectralia Antartica
« il: Giovedì 9 Mag 2024, 18:41:14 »
Per cortesia OCCHIO AGLI SPOILER.

Va bene che chi apre il topic dovrebbe aver già letto la storia ma è solo giovedì. Non è detto o, perlomeno, non diamolo per scontato.

Evitiamo di rovinare la lettura a qualcheduno o chicchessia.

8
Commenti sugli autori / Re:Enrico Faccini
« il: Mercoledì 8 Mag 2024, 19:09:35 »
Prego cortesemente di aprire nuovi topic per gli autori solo ed esclusivamente nel caso in cui non esistano altre discussioni sull'autore in questione.
In questo caso provvedo io al ricongiungimento, ma vi chiedo di prestare maggiore attenzione.

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Topolino / Topolino 3568
« il: Martedì 7 Mag 2024, 10:56:17 »
Recensione Topolino 3568


 Già tempo fa si ebbe modo di disquisire sul fatto che grandi autori significa anche grandi storie. Certo, ci sono le dovute eccezioni, che però solitamente confermano le regole. E questo Topolino è un numero di grandi firme, estremamente interessante e pieno di spunti da analizzare. 

 In particolare, Bruno Enna e Francesco Artibani alzano l’asticella, donando ai lettori due storie che non passano inosservate. 

 Amelia oceanica contro le streghe vulcaniche – Il mondo di ghiaccio, a parte il titolo lunghissimo, è un episodio molto interessante. L’avventura entra nel vivo e la corvina fattucchiera napoletana deve cercare di scagionare se stessa e Grilla, strega vulcanica islandese e sua amica, dalle gravi accuse che le sono rivolte. Enna costruisce un mondo stregonesco inedito e ben strutturato dove coesistono le due fazioni “oceaniche” e “vulcaniche”, tra le quali però non sembra scorrere buon sangue. Bravo è lo sceneggiatore sardo nell’incuriosire il lettore dandogli diversi spunti per l’individuazione del reale colpevole e delle sue motivazioni, senza però sbottonarsi troppo, tenendo alta l’attesa per la risoluzione della vicenda. Tuttavia, vista la rigida suddivisione delle streghe in fazioni, ben nota a tutti i personaggi, ci si domanda come mai, nella storia precedente di questo filone, la scoperta che Amelia fosse parte della fazione oceanica avesse fatto tanto scalpore. 

 
Ce lo domandiamo tutti, Amelia

 Fa piacere, comunque, vedere che il personaggio di Amelia venga usato in maniera più tridimensionale e non si appiattisca unicamente alla ricerca della Numero Uno, scopo che col passare degli anni inizia ad apparire ad un lettore esperto noiosamente ripetitivo. E questa considerazione trova facile riscontro anche nel “Che aria tira…?” settimanale di Silvia Ziche, in cui la strega ribadisce scherzosamente che non ha altri scopi nella vita. Qualcuno, tuttavia, potrebbe muovere la critica che la fattucchiera rappresentata da Enna in questa saga si muove in un mondo che si allontana parecchio dalle intenzioni del suo creatore Barks e del suo autoproclamato erede Don Rosa. Ed è vero, la direzione di questa saga sembra essere quella verso uno spin-off “magico” dove Amelia è protagonista e non avversaria.

 Si tratta d’altronde di una tendenza consolidata, che vede la progressiva scomparsa degli antagonisti nell’intrattenimento. Al di là di ciò, chi scrive queste righe ritiene che l’originalità e la piacevolezza di queste avventure possano essere considerate un aspetto positivo decisamente preponderante, rispetto alle perplessità che sarebbe possibile muovere. Infine, apprezzabile e azzeccato è il ritorno di un personaggio di origine ciminiana che non appariva da qualche anno, il cui inserimento nella trama risulta assolutamente coerente e giustificato.

 Sul lato grafico, Giuseppe Facciotto costituisce invece la vera novità rispetto alla prima storia del ciclo. I suoi disegni, oltre che belli, rendono merito alla grande varietà di personaggi presenti e riescono a narrare in maniera viva e chiara il susseguirsi delle azioni, senza che il lettore debba farsi venire il mal di testa per cercare di capire cosa sta succedendo.

 Spostandoci invece a Topolinia, la coppia Artibani – Pastrovicchio sforna una prova convincente con Topolino e l’albero della verità che rappresenta la conclusione (?) di una storyline che affonda le sue radici nella saga di Ducktopia

 Ricordiamo che in questa serie fantasy, ideata insieme a Licia Troisi e disegnata da Francesco D’Ippolito, Gambadilegno, dopo essersi eroicamente sacrificato rimanendo intrappolato nella dimensione parallela fantasy (e dopo essere sparito letteralmente da ogni storia pubblicata su Topolino per diverse settimane), era ritornato a Topolinia, per decidere di redimersi definitivamente e di diventare una persona onesta. In Topolino e i due volti della vendetta veniva poi sviscerata questa nuova inclinazione di Pietro che, premiato per il suo sacrificio precedente, trovava anche il modo di divenire ricchissimo.

 Artibani porta avanti una gestione narrativa assolutamente originale e dalle caratteristiche “televisive”, che trova terreno fertile nel libretto della gestione bertaniana: la fine di una storia non coincide per forza di cose con il tirare le somme di una trama. Tutte le premesse disseminate negli albi scorsi vedono così il loro compimento in queste due ulteriori puntate. 

 L’introduzione nella vicenda di Miklos, antagonista di Topolino tra i più storici e importanti, fornisce un elemento di ulteriore interesse, seppure non sia del tutto condivisibile la scelta di farlo agire per la prima volta in collaborazione con il nostro eroe. A detta degli stessi protagonisti, si tratta comunque di un evento assolutamente eccezionale e, fuori dalla norma, si fa fortunatamente fatica a pensare al topo grigio come ad un avversario comunque cavalleresco su cui fare affidamento contro un nemico comune.

 
Pietro, sei fin troppo buono[/size][/i]

 Per quanto riguarda l’onestà di Gambadilegno, non è certamente una svolta inedita vederlo presentarsi come se avesse imboccato la retta vita: in passato è accaduto già molte volte, il problema è che abbiamo tutti smesso di credergli da tempo. Non Topolino, però, che decide di dargli fiducia: forse memore del sacrificio di qualche mese prima e delle incredibili avventure extradimensionali, forse semplicemente perché in quanto personaggio intrinsecamente buono è sempre disposto a dare a tutti una seconda possibilità, dimenticando le innumerevoli volte in cui questo suo agire si dimostra un boomerang, una trappola o semplicemente l’ennesimo tradimento della fiducia accordata. 

 Quasi a voler contraddire Bruno Enna poco sopra, Francesco Artibani sembra voler affermare: è vero che gli antagonisti vanno scomparendo, ma è anche vero che certi personaggi sono irredimibili.  

 Pastrovicchio ai disegni fa come sempre un buon lavoro, pur lasciando una sensazione abbastanza evidente che in alcuni passaggi sia dovuto andare di fretta, portando così qualche vignetta a non apparire bella e aggraziata come invece ci ha abituato a fare.

 Le rimanenti storie aggiungono poco alla valutazione complessiva del numero.

 Pianeta Paperino – La vecchia carretta (Stabile/M. e S. Rota) riprende per certi versi i temi della celebre Paperino e il segreto della 313, adattandola ai giorni nostri. E quindi le bizze e i guasti della vettura di Donald diventano virali sui social, ma “la scintilla di vita” presente nella vecchia carretta ancora una volta, nonostante l’umiliazione, si dimostrerà foriera di intervento salvifico per il suo talvolta ingrato proprietario. Rota, al comparto grafico assieme al figlio Stefano, resta il decano tra i disegnatori Disney in attività ma il suo tratto già da tempo subisce le ingiurie degli anni e, nonostante il piacevole tono agèe e la consueta evidente ispirazione barksiana, imprecisioni e incertezza nel tratto non rendono più giustizia all’artista.

 
Proprio loro! Mitici!

 La grande mitologia papera – Il filo di Paperarianna (Barbieri/Baccinelli), è invece una storia che cerca di ripercorrere in maniera ironica il mito di Teseo e del Filo di Arianna, risultando nel complesso né brutta, né memorabile. Il mito viene parodiato in maniera abbastanza fedele all’originale, occultandone però ovviamente tutti gli aspetti “meno disneyani”. Chi ne rimane depotenziato è il personaggio del Minotauro, qui ridotto semplicemente a un automa costruito da Archimede-Dedalo per la difesa del tesoro situato al centro del labirinto. L’aspetto migliore rimangono, quindi, i disegni di Baccinelli.



Voto del recensore: 4/5
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10
Topolino / Re:Topolino 3570
« il: Venerdì 26 Apr 2024, 15:37:27 »

Lasciando perdere le ipotesi deliranti, ci sono due cose che però non capisco e che spero siano spiegate nelle puntate a venire:

Spoiler: mostra
1) Topolino dice ad Eurasia di non parlare in presenza di Bixby (a proposito, citazione a "L'incredibile Hulk"?) di Atlantide. Ma subito dopo proprio Topolino lo fa ad alta voce, pur avendo notato Bixby dietro di loro (lo sguardo del nostro eroe è estremamente indicativo). O Topolino sta tendendo una trappola (il cui senso però non capisco), o per qualche motivo si è ingrullito di botto...




Nah, lì ci sono Pippo ed Eurasia che considerano Topolino esagerato. Forse anche lui pensa di aver esagerato visto come abbassa il livello di attenzione subito dopo.
Lo sguardo di Topolino è rivolto verso Pippo, mentre si giustifica, rispondendo alla frecciatina di Eurasia.

11
Topolino / Topolino 3563
« il: Venerdì 19 Apr 2024, 17:49:51 »
Recensione Topolino 3563


 Questa recensione è stata particolarmente difficile da scrivere. Quando qualcosa appassiona o entusiasma è bello soffermarcisi, quando qualcosa invece non piace affatto è ancora semplice trovare parole da scrivere. Ma come comportarsi quando non si sa cosa dire?

 Il problema probabilmente non è nemmeno nelle storie, variegate per tematiche e costruzione. Nemmeno nei disegni. La fatica, tutta personale, si è manifestata nel non avere avuto la capacità di adoperarsi per portare comunque a casa un risultato in tempi decenti. Dopo la doverosa autocritica è tempo di parlare finalmente del numero 3563. 

 Indipendentemente dagli umori e dalle difficoltà del recensore ci sentiamo comunque di poter affermare che il numero non passerà alla storia

 Il numero si apre e si chiude con due storie che fanno parte di “saghe” più lunghe: la prima fa parte della serie “I pionieri del volo” di Sergio Cabella, la seconda invece fa parte della serie “Cavezza” di Beppe Zironi. 

 In entrambi i casi, a sorpresa, si staglia come protagonista (o quasi) il personaggio di Orazio, che ultimamente sembra trovare terra fertile per comparire sempre più spesso. Certo, nella prima storia si tratta di un Orazio d’epoca, dei primi del 900, ai tempi in cui volare su un aeroplano era un’impresa per pochi. 

 La serie di Cabella prosegue in maniera abbastanza lineare con I pionieri del volo – De Topis e l’infinita scommessa volante. Lo sceneggiatore (e disegnatore) genovese mostra anche in questo caso una certa predilezione nel raccontare storie d’epoca, di scavare nella storia, di raccontarci di quando il mondo si è improvvisamente rimpicciolito, le distanze si sono accorciate, l’inesplorabile è stato esplorato (si pensi ad esempio alla sua bella trasposizione dell’incredibile avventura vissuta dall’esploratore inglese Ernest Shackleton nel 1914). In questo caso personaggi ed eventi sono inventati, ma rimane vivo lo spirito dell’impresa, dell’avventura, della ricerca di spingersi oltre quanto fatto fino a quel momento. Sottotrama romantica che non può mancare in questi casi. Volendo esprimere una critica, la sceneggiatura è risultata essere un pochino monocorde: nonostante l’intensa sequenza di eventi raccontata le emozioni del lettore non hanno seguito allo stesso modo il livello di profondità e trasporto auspicabile.

 Luca Usai ai disegni fa un bel lavoro, soprattutto nelle vignette che vedono i nostri protagonisti in volo a bordo del loro biposto con bellissimi paesaggi di mare e di nuvole.

 
Tra cielo e mare[/size][/i]

 Nota di interesse per il redazionale di Francesca Agrati che in maniera schematica ma efficace fa una panoramica della storia del volo umano andando ad individuare quali siano state le tappe fondamentali che hanno permesso all’uomo moderno di pensare all’aeroplano come a un mezzo di trasporto come qualsiasi altro.

 Orazio, dicevamo, ma stavolta nella sua versione “canonica”, è protagonista unico e indiscutibile della storia finale. Zironi porta avanti il suo worldbuilding Cavezziano andando a immaginare le varie tappe con cui il cavallo più celebre della banda Disney (con buona pace degli “animati” e meno antropomorfi Khan, Philippe e Maximus) è finito ad essere il personaggio odierno. Ovverosia le varie vicissitudini lavorative che lo hanno portato a diventare il più efficiente riparatutto del Calisota e dintorni.

 
Piccoli e grandi problemi

 Cavezza – Problema irrisolvibile, per i disegni dello stesso Zironi va a raccontare il seguito di quanto avvenuto nel primo episodio della serie “Strade Future” in cui il nostro aveva deciso di non proseguire i suoi studi ereditando dal suo datore di lavoro e mentore, il signor Capretti, la bottega di riparatore.

 In questo secondo episodio, di transizione, vediamo Orazio alle prese con le varie difficoltà del mestiere che ha intrapreso, rendendosi facilmente conto che ciò che per qualcuno può essere un problema irrisolvibile per altri può essere una opportunità. La trama è abbastanza articolata e formata da vari eventi ed episodi apparentemente scorrelati tra loro, in cui Orazio dimostra la sua abilità e allo stesso tempo raccoglie la fiducia di clienti e avventori. Ma la fine porterà l’equino tuttofare a riconsiderare le sue scelte: “e se cambiassi tutto?”: lo scopriremo nel prossimo episodio. I disegni di Zironi hanno sempre un loro perché: non sono perfetti dal punto di vista stilistico, sono sporchi, talvolta qualche tratto è più abbozzato o essenziale. Ma l’artista emiliano ha la capacità di vivacizzare luoghi e personaggi in una maniera che rende il tutto assolutamente godibile nella sua imperfezione.

 Completano il numero Gli allegri mestieri di Paperino – Comparsa a scomparsa, una divertente “breve” della coppia Faraci – Faccini. Anche questa storia fa parte di una serie, “Gli allegri mestieri di Paperino”. 

 Il tono volutamente assurdo e demenziale ben si confà alle matite dell’artista ligure che riesce in maniera efficacissima a rappresentare le disavventure di un Paperino che si muove da comparsa bistrattata (e maldestra) nei meandri delle produzioni cinematografiche di suo zio. Alcune battute centrate ne fanno una lettura certamente piacevole, forse la migliore storia del numero. Particolarmente divertente la parte in cui lo sceneggiatore di un film di fantascienza di dubbio gusto e dalla dubbia trama si ritiene particolarmente offeso dal modo con cui le comparse “recitano” i versi dei mostri alieni che interpretano. 

 
Ottima ironia su sceneggiatori che si credono grandi artisti.[/size][/i]

 Centrale e della lunghezza di ben 24 tavole invece troviamo Zio Paperone e l’inaspettato Museo Ammazzamotori di Davide Aicardi e Giulia La Torre. La storia non appare troppo innovativa dal punto di vista delle tematiche, altre volte ZP ha aperto il deposito al pubblico come attrazione (si pensi a Zio Paperone & il deposito per gioco di Manuela Marinato e Francesco Guerrini): ma mai come in questo caso il protagonista non è tanto il cubo di cemento posto sulla collina ma Paperone stesso e la sua abilità di tuffarsi nelle monete. 

 Conclude questa recensione la storia di Arild Midthun autore completo ristampata su questo numero del settimanale: Paperino, Qui, Quo, Qua e il tesoro vichingo è una classica e gradevole caccia al tesoro. Il mantenimento della struttura a quattro strisce per tavola in questo format/rubrica dedicata alle storie Egmont ha purtroppo il difetto di vedere rimpiccioliti i bei disegni dell’autore norvegese, anche se meglio in questa maniera rispetto al non vederli affatto. Tuttavia alcuni passaggi grafici non risultano completamente chiari (come ci finisce la macchina sul legname nella prima tavola?) e la trama risulta essere dopotutto abbastanza telefonata. Rimangono le belle rappresentazioni nordiche e il tratto e il tratteggio di Midthun che danno una bella variazione sul tema rispetto a ciò che, graficamente, solitamente vediamo pubblicato sulle pagine di topolino.



Voto del recensore: 2/5
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12
Commenti sugli autori / Re:Casty
« il: Mercoledì 10 Apr 2024, 12:59:42 »
Topolino e la Spectralia Antartica.


13
Topolino / Topolino 3551
« il: Giovedì 21 Dic 2023, 16:45:00 »
Recensione Topolino 3551


 È noto agli addetti ai lavori e agli appassionati che i momenti di “punta” per ciò che riguarda la diffusione di Topolino sono, grandi fiere a parte, i tempi di vacanza dalla scuola: ovverosia l’estate e le feste natalizie.

 E proprio questi periodi, da qualche anno, sono diventati occasione per sperimentare nuove possibilità narrative, per provare a fare qualcosa di diverso, qualcosa che sul settimanale non si era mai fatto: collegare concettualmente le storie fra di loro. Si veda il caso delle nevicate copiose di due Natali fa, o degli eventi catastrofici che sono seguiti nell’estate del 2022 alla comparsa nei cieli del Calisota del Pianeta Ramingo.

 Altro esempio lampante lo possiamo trovare nei tre numeri natalizi del 2023 di cui il 3551 che stiamo recensendo rappresenta l’albo di mezzo.

 Il “motore” di queste iniziative è certamente il direttore Bertani, ma, già da tempo, è chiaro che la messa in pratica, concreta, di questi progetti spetta ad autori e redazione. In particolare il responsabile ultimo dell’operazione Natale 2023 è senz’altro lo sceneggiatore/editor che più di ogni altro costituisce la cartina al tornasole di questa direzione: Marco Nucci. Sua è infatti la storia che, introducendo una “deviazione rispetto allo standard”, costituisce l’ossatura dell’intero progetto: come sarebbe il mondo in cui Paperi e Topi si muovono se il Natale non fosse mai esistito?

 Stiamo parlando ovviamente di Zio Paperone e la lampada bisestile, per i disegni di Stefano Intini, la cui seconda puntata apre questo numero. Il sortilegio del genio ha fatto scomparire il Natale e Paperopoli e i suoi personaggi non sono più gli stessi, modificati dal fatto di non aver vissuto nessun 25 dicembre, nessun arrivo di Babbo Natale, nessun regalo sotto l’albero. 

 La vicenda prende una piega “rosa” quando il vecchio e non più ricco Paperone incontra in città nient’altri che l’anziana Doretta Doremì e, non avendola mai conosciuta da giovane, vive con lei momenti di romantica intimità, concretizzando una storia d’amore che non aveva mai potuto vivere fino a quel momento. Ma il richiamo della sua vita precedente e del ritorno alla normalità è più importante e Paperone dovrà decidere, non a cuor leggero, di abbandonare questo insperato momento di tardiva tenerezza per sistemare le cose.

 
Can you feel the love tonight?

Nucci riprende alcuni temi cari alla cinematografia (il what if di natura magica) per raffigurare un Paperone più tenero e apparentemente felice. Forse le motivazioni presentate durante la storia (riottenere il denaro) non hanno la forza narrativa per giustificare l’abbandono di questa trovata serenità, anche egoisticamente, e avrebbe giovato qualche motivazione supplementare come avviene invece per Topolino e la scomparsa (o per meglio dire la non esistenza) di Pippo, oltre che del Natale e di Macchia Nera.

 Resta anche qualche perplessità nel modo in cui alcune sparizioni sono state giustificate (se ogni persona sulla Terra non nascesse a causa di un parente che ha il compleanno in un giorno specifico, altro che Thanos: il sovrappopolamento del pianeta sarebbe solo un tristo ricordo) ma tali questioni possono ritenersi adombrate dall’eccellente capacità che ha lo sceneggiatore di intrattenere e di costruire dialoghi e interazioni tra personaggi.

 In particolar modo è molto ben riuscita l’introduzione di Topolino all’interno della storia, e tutti i dialoghi con cui si interfaccia con Paperone non sono da meno. Naturalezza e freschezza nelle interazioni (anche fra Paperone e Doretta) sono certamente la parte migliore di questo episodio che ben accompagna il lettore verso la conclusione, senza disdegnare un colpo di scena finale.

 Intini ai disegni dimostra, se per qualcuno fosse ancora necessario, la sua capacità di lavorare su qualunque avventura, da quelle più comiche a quelle con atmosfere più tetre, utilizzando sempre personaggi plastici, espressivi, canonici e allo stesso tempo peculiari nel loro stile inconfondibile.

 
Manuale su come gestire un incontro tra due personaggi, volume 1, pagina 1

Nel numero precedente le due storie di Nucci facevano da colonne portanti per tutta l’intelaiatura del volume sorreggendo anche le vicende centrali che, pur apprezzabili, venivano rese più interessanti dal collegamento con la storia principale e con quella finale (che alla fine risulta essere solo una articolata introduzione all’incontro tra Topolino e Paperone di questa settimana). 

 In questo 3551 invece manca forse una storia di livello a fine volume, che poteva essere utile come punto fermo per far sì che gli altri contenuti ne giovassero anche questa volta; in più il collegamento con la trama principale in molti casi rimane meno azzeccato rispetto allo scorso numero. 

 In particolare, il nuovo episodio di Cornelius, Il giorno nel cuore, è una buona idea ma si ha l’impressione che il collegamento con la scomparsa del Natale sia aggiunto a posteriori, quasi a forza. 

 Alessandro Sisti alla sceneggiatura lavora di cesello e fa in modo che sia evidente che la mancanza del Natale, il “giorno speciale” di cui si parla durante la storia, risulti decisiva per Cornelius nel perdere le giuste motivazioni per andare avanti e proseguire nel suo viaggio. Per tale motivo sarà quindi il giovane Mallard, coprotagonista insieme con sua sorella, a fondare Paperopoli al posto suo (come si vede peraltro in una vignetta nel primo episodio della lampada bisestile). 

 La storia forse avrebbe meritato più spazio perché gli spunti ci sono e la ricerca sui tempi dell’espansione a ovest degli Stati Uniti è sempre molto accurata. Di particolare interesse è la citazione di Manabozh (o Nanabozho), spiritello (trickster) della mitologia delle tribù indigene che abitavano la regione dei Grandi Laghi prima della colonizzazione da parte dei neonati Stati Uniti. Di indole ingannatore e dispettoso, ma di buon cuore, assumeva le sembianze di diversi animali del bosco. 

 I disegni di Simona Capovilla sono altalenanti: talvolta bene, altre volte meno bene (si pensi alle sembianze dei fratelli Mallard, troppo sbarbatelli per avere oltre vent’anni). In generale la storia è ben illustrata ma sembra mancare qualcosa, soprattutto nelle grandi vignette di impatto (si prenda ad esempio la sestupla iniziale). Nota a margine: nel calendario che costituisce il titolo il numero 25 compare

 
Un giorno speciale… Se solo esistesse ancora[/size][/i]

 Sul resto c’è poco da dire. Sembra che il coordinamento, che pure è la novità sorprendente di questi numeri, non abbia avuto l’effetto sperato e si sia tramutata piuttosto in un nuovo modo per giocare al gioco del what if con le caratteristiche dei personaggi secondari, in una maniera simile alla riuscita Paperoga in nero su Topolino 3550… ma peggio. 

 Battista e l’amico fenomenale di Tito Faraci e Federico Butticè parte già con l’handicap di avere Battista come protagonista. L’idea che Babbo Natale esista lo stesso senza la festa da cui prende il nome e che elargisca doni a caso è senz’altro originale, ma lo svolgimento non è particolarmente interessante.

 Sembra infatti suggerire che l’incantesimo della lampada bisestile invece di essere una riscrittura completa della storia dall’alba dei tempi sia piuttosto più semplicemente una grande car-can selettiva sul Natale, tanto che i personaggi continuano ad avere reminiscenze della loro vita precedente all’incantesimo. Belli comunque i disegni. 

 
Battista, sei sicuro di voler tornare a quando il Natale esisteva?

L’ispettore Manetta e il rimbalzo giusto è invece, come si evince dal titolo, ambientata al commissariato di Topolinia e vede di nuovo Faraci ai testi stavolta con Giampaolo Soldati ai disegni. La storia vede il tentativo da parte del protagonista di migliorare la considerazione che i colleghi poliziotti hanno di lui. Riuscirà a farlo, con un piccolo aiuto. Soldati, col suo tratto classico, ha sostituito Cavazzano facendo un lavoro più che discreto.

 La storia conclusiva Gastone, Archimede e l’invenzione della fortuna di Sergio Badino e Davide Cesarello ha come demerito il fatto di costituire una chiosa in calando. La trama vede Gastone e Archimede provarle tutte per essere l’uno (più) fortunato e l’altro un grande inventore. Cioè esattamente ciò che sarebbero nella realtà se Paperone non avesse espresso quel desiderio.

 Spiegazione di come ciò sia avvenuto non ne abbiamo ma la storia risulta comunque disorganica e confusionaria, le motivazioni dei protagonisti non sono del tutto chiare e la presenza di altri comprimari è solamente accennata (Anacleto e Bum Bum sono compagni di bowling di Gastone e Archimede). Cesarello è come sempre solido alle matite. 

 La vicenda principale rimane dunque sospesa in attesa della puntata finale ma il resto dell’albo non contribuisce troppo alla costruzione dell’hype per la conclusione della Lampada bisestile. Questa sarà comunque ricordata come un’avventure che, almeno per tre settimane, ha cambiato completamente il volto del settimanale che siamo stati abituati a conoscere.

 A conclusione di questa recensione bisogna fare una considerazione: se gli albi saranno sempre più interconnessi come sembra, dare una valutazione al singolo Topolino potrebbe iniziare a divenire un problema. Come valutare il numero centrale di tre dove proseguono (ma non finiscono) una storia e un’iniziativa che tanto successo ha avuto nella settimana precedente? A rigore sarebbero tre stelle, ma visto che non possiamo considerarlo a sé stante ci vuole una mezza stella in più.



Voto del recensore: 3.5/5
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14
Topolino / Re:Topolino 3550
« il: Mercoledì 13 Dic 2023, 15:09:46 »
Ragazzi che dite, la smettiamo?

In questo topic iniziano ad esserci un po' troppe provocazioni e risposte "sopra le righe".

Fab4mas ha il diritto di sospendere il giudizio senza essere accusato di codardia, Fantasio ha il diritto di non ritenere necessario farsi aiutare senza che altri glielo suggeriscano.

Se poi lo stile di moderazione del Papersera (uno dei più laschi - e pure per questo veniamo criticati - - sul web) non piace, nessuno obbliga a restare.

Con i giusti toni e le giuste parole si può dire tutto.

Questi ultimi commenti sono stati invece un bisticcio a due che nulla ha portato alla discussione e che non sarebbe nemmeno dovuto cominciare. Nel valutare se spostare tutto altrove vi invitiamo nel mentre a continuare in privato.

15
Topolino / Re:Topolino 3550
« il: Lunedì 11 Dic 2023, 02:31:17 »
V ha provocato dialetticamente, esagerando. Gli è stato chiesto in pubblico e in privato di contenersi.

A chi si è sentito offeso chiedo invece la cortesia di non dare troppo peso a quelle espressioni, dall'intento più provocatorio che offensivo. Il fatto che mi trovi "costretto" (con buona pace di chi non apprezza questo modo di moderare) per la seconda volta a cercare di rischiarare le acque mi conferma il fatto che si sia calcata un po' troppo la mano.

Detto ciò siamo in un tempo storico in cui questa o quella categoria si offende per una espressione esagerata o una battuta fuori luogo. Per un pezzo di carne o una bibita alcolica in una rivista per ragazzi. Per l'utilizzo di armi, violenza e tabacco dove vi sono occhi innocenti.
Cerchiamo tutti di offenderci di meno altrimenti il cerchio di ciò che è definibile offensivo si stringerà sempre di più.

Quindi non ve la prendete per le "bordate" di Amedeo: considerate sempre che una volta, di ritorno da Lucca, ha detto di persona a una signora che si lamentava del topolino odierno che non è come quello di una volta "si, signora, e a quei tempi la gente mangiava i sassi".

Finiamola qui se possiamo e torniamo a parlare del numero.

P.s. Atius in quel caso la problematica che ti ha fatto notare l'utente Bunz è corretta: evitiamo di citare muri di testo solo per dare il nostro plauso ai post. Rendono poco leggibile il topic e lo appesantiscono. È per questo che abbiamo messo le polliciate.
Detto questo è anche vero che Bunz non dovrebbe fare reprimende pubbliche ma dovrebbe limitarsi alla segnalazione ai mod che possono così intervenire (pulsante peraltro utilizzato anche recentemente)

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