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Post - Paper_Butler

Pagine: [1]  2  3  ...  62 
1
Topolino / Topolino 3648
« il: Domenica 26 Ott 2025, 12:07:34 »
Recensione Topolino 3648


 Un poliziotto integerrimo accusato di un crimine infamante, che, qualora fosse provato, ne lederebbe la dignità umana e professionale. L’immediata sospensione dal servizio, e dunque l’impossibilità di procedere con le indagini che potrebbero scagionarlo. Le prime pagine dei giornali che lo inchiodano alle sue presunte responsabilità.

 Per il tenente Sheriduck sono giorni difficili. La tentazione di lasciarsi andare è forte. Non è un caso che di sera se ne resti a casa, con la barba non rasata, mollemente spaparanzato sulla poltrona, attorno a sé i resti di una pizza lasciati con noncuranza nel cartone sul pavimento, accanto al telecomando e a un paio di lattine vuote.

 È così che, entrando dalla finestra nel suo appartamento, Paperinik se lo trova davanti. Ed è in tal maniera che ha inizio l’imprevista collaborazione tra due personaggi più avvezzi a contrapporsi che a sostenersi. Ad accomunarli sono la profonda onestà e il desiderio che la giustizia trionfi. I modi di agire, però, divergono nettamente: Sheriduck è legato alle ferree procedure standard della forza pubblica, cui si attiene con meticolosità, mentre il Diabolico Vendicatore non si fa remore a infrangere qualche norma pur di raggiungere lo scopo prefisso.

 La premessa di Paperinik: dalla parte di Sheriduck, che apre Topolino 3648 (guadagnandosi anche l’onore della copertina di Giuseppe Facciotto), è stimolante. E, in effetti, la storia scritta da Alex Bertani e Marco Gervasio, disegnata da quest’ultimo, non tradisce le attese.

 In diverse pagine, specie in quelle ambientate nell’oscurità della notte, si respira un bel clima noir (ciò è dovuto anche ai funzionali colori di Irene Fornari) ed è interessante seguire come il tenente recuperi gradualmente l’abituale determinazione. Le indagini condotte dal papero mascherato sono logiche e serrate, seppure la risoluzione pecchi un po’ di originalità. Non mancano momenti di tensione e frangenti decisamente pericolosi per l’incolumità del protagonista.

 
Patti chiari, amicizia lunga…[/size][/i]

 Alla fine, come ovvio, tutto si risolve, ma chissà che i rapporti tra Paperinik e il tenente non siano un po’ cambiati. Almeno entro certi limiti, qualche lato spigoloso del carattere di Sheriduck sembra smussarsi, lasciando emergere una stima che può dirsi reciproca. Con ogni probabilità, scavare maggiormente a fondo in questi aspetti, delineandoli ancor meglio (magari con l’ausilio di qualche mirata tavola in più), avrebbe giovato alla trama.

 Da segnalare come, nei quotidiani che riportano la notizia delle disgrazie di Sheriduck, sia menzionato anche Quacknik Spinner, alter ego paperopolese del fuoriclasse azzurro Jannik Sinner. Il quale, come leggiamo nell’editoriale del direttore, avrà a che fare proprio con Paperinik tra un paio di settimane.

 Nella prima delle tre brevi che seguono, dal titolo Poco da ridere… con Paperoga!, Tito Faraci ci fa vivere l’unica giornata dell’anno in cui Fethry Duck è malinconico. A cercare di consolarlo e distrarlo sono Paperina e Paperino, con i risultati immaginabili. Seppure non sia una novità assoluta, avere a che fare con un Paperoga tendente al depresso, in maniera a tratti sorprendentemente realistica, è spiazzante. La chiave ironica viene sovrastata, stenta a emergere, e talvolta si rimane un po’ interdetti. D’altronde, il titolo ci aveva avvertito… sono perfettamente centrati, a ogni modo, i disegni di Carlo Limido, abilissimo nel ritrarre i diversi stati d’animo con primi piani assai convincenti.

 
Un’illusione?[/size][/i]

 A questa storia, per la tematica trattata, si collega l’ultima breve del lotto, Filo, Brigitta e la giornata spaperonizzata. Anche qui i due protagonisti cercano per ventiquattro ore di non pensare alle rispettive disgrazie, in entrambi i casi legate a Paperone. Sarà dura, però, evitare le mille diramazioni del marchio PdP… le nove pagine sceneggiate da Marco Bosco, nobilitate dagli inconfondibili disegni di Francesco Guerrini, sono godibili e regalano un azzeccato finale beffardo.

 Tra le sventure di Paperoga e quelle del duo Filo – Brigitta, troviamo un nuovo episodio della serie Topolino visto da Pluto, La logica dell’amicizia. Qui Chantal Pericoli racconta una versione inedita del primo incontro fra Topolino e Pippo, nella quale non mancano umorismo e tenerezza. Un Marco Mazzarello in ottima forma si diletta con una gabbia non troppo rigida e la particolare colorazione di Francesca Dramis fa il resto, plasmando una simpatica e innocua gag allungata, nella quale ciò che importa è lasciarsi avvolgere dai buoni sentimenti senza ricercare la continuity a tutti i costi.

 
Gamba comincia ad averne abbastanza…[/size][/i]

 Abbiamo poi il ritorno di Wizards of Mickey, con l’avventura in due parti Il Guardiano della Fenice, pubblicata a mo’ di lancio per il primo volume dell’Omnibus dedicato alla saga e preceduta da cinque pagine di utile recap curate da Jacopo Iovannitti. Nel corso degli anni, l’epopea fantasy ha raccolto, probabilmente in egual misura, estimatori e detrattori. Se daranno una chance al nuovo capitolo, questi ultimi potrebbero trovarvi qualcosa di meglio rispetto alle (basse) aspettative.

 È vero, seguitano ad abbondare snervanti incantesimi e contro-incantesimi, ma, al netto di qualche situazione apparentemente complessa liquidata nello spazio di poche vignette e dello straripare di didascalie in alcuni passaggi (vedi pag. 114), la storia di Francesco Testi si dipana in modo piuttosto gradevole.

 Efficace l’idea di coinvolgere re Paperone, che arricchisce la narrazione, creando varie dinamiche stuzzicanti. Poi, l’anziano e imponente ex sovrano Valiant Firefeathers, a caccia del medaglione che lo renderebbe pressoché invincibile, si rivela villain dotato di carisma e presenza scenica. Le sue interazioni con Gambadilegno sono ben congegnate e suscitano curiosità per capire dove si andrà a parare. Fino a un epilogo choc, che, per alcuni versi, rievoca certi accadimenti verificatisi tempo fa in quel di Ducktopia.

 
Una citazione? Non l’avevamo considerata![/size][/i]

 Validi i disegni di Marco Palazzi, coadiuvato ai colori da Manuel Giarolli, in linea con l’atmosfera magico-medievale in salsa Disney che s’intende riprodurre. Da notare anche uno spassoso riferimento a Triangolo di Renato Zero, buttato lì in modo da scivolare via quasi inosservato.

 Si chiude con Il grande pilota, per la serie PP8 mondi fantastici: una tavola in cui Carlo Panaro e Federico Butticè tratteggiano una nuova piccola e riuscita rappresentazione dei sogni a occhi aperti vissuti a Quack Town.

 Tra gli altri contenuti, spiccano la rubrica Fumettando, con Giulia La Torre che ci insegna come raffigurare Ciccio di profilo, e un ampio servizio sui modi di dire della lingua italiana realizzato da Beatrice Cristalli.

 Immancabile, poi, con la nuova edizione di Lucca Comics & Games ormai alle porte, la preview delle novità disponibili in fiera. Noi ci saremo, come sempre: seguiteci nelle prossime settimane per il nostro resoconto.



Voto del recensore: 3/5
Per accedere alla pagina originale della recensione e mettere il tuo voto:
https://www.papersera.net/wp/2025/10/26/topolino-3648/


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2
Topolino / Topolino 3639
« il: Martedì 26 Ago 2025, 14:02:43 »
Recensione Topolino 3639


 Lord Volpeker. O Bo, che dir si voglia. È lui il protagonista assoluto del nuovo kolossal di Casty, che si conclude felicemente su Topolino 3639. Già la copertina di Corrado Mastantuono, la prima legata a una storia dopo la lunga serie balneare, ci rimanda all’evento del numero, con il volto sfumato del (presunto?) villain a campeggiare minaccioso su Topolino, Pippo ed Eurasia Tost in fuga.

 Nella terza e ultima puntata di Topolino e le vestigia di Z, l’autore goriziano mette il Maestro delle Lepri Viola al centro della trama, sviscerandone la psicologia e facendoci vivere i suoi turbamenti. Volpeker è un personaggio sfaccettato, dotato di notevole umanità dietro la maschera che indossa, afflitto da un’insostenibile solitudine, capace di gesti sorprendenti. La sua è una vicenda di redenzione, che giunge all’apogeo con il “sacrificio” finale, nel quale lascia che emerga, e prevalga, la propria vera natura. E la tavola di congedo, a riscatto avvenuto (e dimenticato), commuove, lanciando un potentissimo messaggio di speranza.

 Casty è ispirato e ci regala una figura che resterà scolpita nella memoria. Va detto che lo spessore narrativo di Volpeker è tale che tende a relegare il resto in secondo piano: Topolino appare un po’ sotto tono, Pippo a tratti quasi superfluo. Si distingue maggiormente Eurasia, che dà l’input alla definitiva metamorfosi dell’ex (nonché futuro?) Begli Occhioni e intuisce il vitale motivo per cui gli edifici di Zeta erano stati foderati d’oro.

 
Nuove tavole spettacolari

 Tirando le somme, il quinto capitolo del ciclo di Atlantide, che ebbe inizio giusto due decenni or sono con Topolino e il colosso di Rodi, non delude certo le aspettative. Fra tematiche archeologiche ed ecologiche, colpi di scena e intime riflessioni, fantasmi in stile Kalì e crolli apocalittici, non ci si annoia un attimo né una sola vignetta va sprecata.

 Ancora una volta, poi, va rimarcato lo straordinario valore dei disegni, enfatizzato dalle chine di Michela Frare e dai colori di Manuel Giarolli. Le spettacolari tavole a pag. 13 e a pag. 27 si aggiungono ad altre splash page ammirate negli episodi precedenti, su tutte la doppia che chiudeva il secondo. Davvero una gioia per gli occhi.

 Si prosegue con la brillante Amelia e l’anello della Gorgone, realizzata da Enrico Faccini nelle vesti di autore completo. Si tratta di un’avventura basata sulla mitologia ellenica, in cui la fattucchiera che ammalia elabora un complesso piano con l’usuale obiettivo di impossessarsi della Numero Uno. In questo caso, tutto parte dalla sottrazione di un anello a una statua della dea Atena perduta in fondo al mare. Mai, però, mescolare mitologia e magia, perché le conseguenze potrebbero essere imprevedibili

 In effetti, da lì si dipana una trama rocambolesca, in cui una statua di Medusa prende vita in maniera inquietante e Amelia è costretta a stringere una provvisoria alleanza con Paperone che li condurrà fin nel Peloponneso. Il caratteristico stile dell’artista ligure, che si diverte a inserire gustose citazioni gottfredsoniane, si rivela molto azzeccato anche per la rappresentazione dei personaggi tramandatici dagli antichi Greci. Frizzante l’epilogo, cui, malgrado le tante pagine (trentasei) di cui è composta la storia, non si giunge per nulla con il fiatone.

 
La statua della Gorgone prende vita

 Segue un ottimo pezzo di approfondimento sulle Gorgoni a cura di Francesco Vacca, a conferma di come Topolino sia un eccellente strumento di divulgazione culturale per grandi e piccini. È singolare come, tra le immagini a corredo, appaia lo scudo con testa di Medusa, celebre dipinto del Caravaggio dal concept fin troppo audace per gli attuali standard del libretto…

 Proprio Vacca firma la successiva Paperino e la multa ricorsiva, divertente gag allungata, che descrive peripezie automobilistiche nelle quali per un lettore adulto è facile immedesimarsi. Il loop temporale nel quale Paperino è immerso senza rendersene conto strappa più di un sorriso e, complice lo stile vecchio stampo di Marco e Stefano Rota, emerge un delizioso contrasto tra la tecnologia moderna che i personaggi utilizzano e l’ambientazione vintage raffigurata.

 Dopo una settimana di pausa, torna la serie In science we trust, con il nuovo episodio Il segreto del Tarallium, scritto da Giovanni Barbieri e ben disegnato da Cristian Canfailla (l’idea è di entrambi). Ritroviamo Enigm, Zapotec, Marlin e Atomino a caccia di cristalli di tarallium, indispensabili per far funzionare la Macchina del Tempo. In un flashback di epoca liceale, oltre a conoscere Lilly e la scorbutica sorella Violet, vediamo ritratto Zapotec da adolescente, in verità non molto diverso da oggi, se non per il colore di barba e capelli. Il plot, dall’inatteso sfondo sentimentale, risulta appena più intrigante rispetto alle precedenti uscite, ma l’innesto di Enigm a fianco degli altri due luminari non produce gli effetti desiderati: non si avverte la giusta alchimia e il ciclo stenta a ingranare.

 
D’amore e d’accordo!

 Piuttosto godibile l’egmontiana Paperino, Gastone e la gara della (s)fortuna. I due cugini, sponsorizzati PdP, partecipano in coppia a un torneo di beach volley, nel quale la sfortuna dell’uno fa da contrappeso alla fortuna dell’altro. Quando Paperino e Gastone devono raggiungere via mare l’isola dove si svolgerà la finale, l’eterna lotta tra le due forze diviene ancora più serrata, generando un’alternanza di eventi scalognati e interventi riparatori della dea bendata. Un tema interessante e sviluppato in modo adeguato, mantenendo alti i toni umoristici e inserendo un pizzico di non forzata introspezione. Valido il lavoro ai testi di Aleksander Kirkwood Brown e sempre gradevolissime le matite di Massimo Fecchi.

 Si chiude con L’osservatore, nuovo giallo-quiz della serie Il Commissario indaga, di Marco Bosco e Valerio Held, in cui il losco Shorty viene messo alle strette da un Basettoni attento a ogni dettaglio, che mostra un fiuto degno dell’ispettore Varga di enigmistiche reminiscenze.

 Da menzionare, inoltre, il consueto Che aria tira… di Silvia Ziche, che nell’occasione coinvolge addirittura gli alieni, e la rubrica Fumettando, in cui Giampaolo Soldati ci insegna a effigiare Pico De Paperis in alcune pose dinamiche. Come scopriamo dall’anteprima fumetto, ritroveremo il disegnatore genovese già la prossima settimana, alle prese con una nuova inchiesta di Topalbano.

 



Voto del recensore: 4/5
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https://www.papersera.net/wp/2025/08/26/topolino-3639/


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3
Topolino / Topolino 3629
« il: Lunedì 16 Giu 2025, 13:09:36 »
Recensione Topolino 3629


 “L’anima di questo giornale è costituita per buona parte anche da storie dalla differente struttura. Meno articolate. Di più rapida lettura”. Così scrive Alex Bertani nell’editoriale di Topolino 3629, producendosi in un inatteso elogio delle brevi e, in particolare, di A spasso con Pippo, presente in questo numero. Non si può non essere d’accordo con il direttore, sia per quanto riguarda il discorso generale sia nel caso specifico, poiché il nuovo episodio della serie Vita da Pluto, con Francesco Pelosi ai testi e Mattia Surroz ai disegni, risulta davvero ben riuscito.

 L’avventura ci mostra, attraverso deliziosi quadretti, il profondo rapporto instauratosi nel corso del tempo fra Pippo e Pluto, che, al di là delle differenze sottolineate nel celebre soliloquio di Claudio Bisio, hanno parecchi aspetti che li accomunano. Pelosi li evidenzia con abilità, miscelando alla perfezione gli ingredienti e proponendo un lavoro divertente, tenero, vivace, dolce ma senza mai scadere nel melenso. Particolarmente riuscite le sei tavole mute in mezzo alla natura, illustrate da un Surroz in ottima forma, nelle quali il feeling tra i protagonisti emerge nitido e coinvolgente.

 
Il tangibile feeling tra Pippo e Pluto[/size][/i]

 Si distingue in senso positivo anche Paperina in: peluche e giochi pericolosi. Realizzata da Corrado Mastantuono nelle vesti di autore completo, è uno spaccato realistico di ciò che può accadere nel mondo del lavoro, fra tensioni, soprusi, ricatti ed eserciti di avvocati pronti a qualsiasi mistificazione in nome del vil denaro. Le vicissitudini di Paperina nel grande magazzino Beautiful Game ci ricordano anche di diffidare dalle apparenze, non fermandoci mai alle prime, spesso superficiali, impressioni che una persona suscita in noi. Sottilmente curata la rappresentazione di ogni personaggio, a partire ovviamente da Daisy, papera moderna e vitale, capace di affrontare con il giusto piglio le sfide che le si parano davanti, lontana dai vecchi stereotipi ma anche da più freschi eccessi glicemici. Una storia matura, ricca di sostanza, senza, per questo, peccare in ironia e scorrevolezza.

 Meno brillante il resto del numero. Zio Paperone e i sogni tesoriferi, di Danilo Deninotti e Paolo De Lorenzi, collocata in apertura, ha uno spunto potenzialmente interessante, con Paperino che va a caccia di tesori in sogno, guidando Paperone, supportato da un marchingegno ideato da Archimede, a trovarli negli stessi luoghi della realtà. Lo sviluppo, però, non convince appieno e l’epilogo appare un po’ affrettato. Inoltre, il poco giustificato inseguimento finale, che rievoca analoghe chiuse di qualche decennio or sono, lascia l’amaro in bocca per la sorte iniqua toccata a Paperino. Pulite e gradevoli le matite di De Lorenzi.

 
Dilemmi umani e professionali[/size][/i]

 Seguono cinque pagine d’intervista ad Alessandro Perugini, in arte Pera Toons, il quale cura poi lo spazio divulgativo 6 curiosità sull’intelligenza artificiale, bizzarramente classificato nel sommario tra le storie a fumetti e richiamato anche nella bella copertina di Mastantuono come se fosse l’evento del numero. Una strategia di marketing che speriamo possa pagare, vista la popolarità acquisita sul web tra i giovanissimi dal content creator toscano grazie alle sue freddure, disegnate in modo minimalista. Che, va detto, restringendo il campo all’esordio disneyano con Edi e Archimede, al lettore di una certa età fanno rimpiangere, e non poco, le classiche Risate Boom con Sansone e Isidoro…

 L’Intelligenza Artificiale è al centro anche di Un raggio di speranza, terzo e ultimo episodio di Topolino e l’effetto Omega. Alessandro Pastrovicchio conclude il proprio nuovo lavoro, con i nostri eroi che sembrano infine riuscire a domare l’energia oscura evocata dal villain Gamma (e poi ritortasi contro di lui). L’avventura, tratteggiata con stile dinamico da Pastro Jr. e colorata in maniera efficace da Manuel Giarolli, è densa di azione e spiegazioni: per chi non abbia solide basi di fisica, però, queste ultime sono piuttosto astruse, tanto da appesantire oltremodo la fruizione. Il tutto è narrato con toni enfatici e supereroistici, assai lontani dagli standard Disney con cui siamo cresciuti. Al di là delle preferenze personali, comunque, è opportuno essere aperti a imboccare strade alternative, se esse sono in grado di appassionare e soddisfare palati diversi, contribuendo di fatto al benessere della testata.

 Capovolgendo il libretto, introdotta dalla copertina rovesciata di Mark Brooks, si resta in ambito supereroi con il nuovo What if…?, in cui Paperino diventa Iron Man. Il soggetto di Steve Behling è stato trasformato in sceneggiatura da Luca Barbieri, con Donald Soffritti che si è occupato da par suo dei disegni e Lucio Ruvidotti a somministrare la particolare colorazione. Rispetto ad altre prove precedenti, questa nuova commistione tra Disney e Marvel sembra funzionare meglio: i personaggi non sono snaturati per adattarli all’universo ideato da Stan Lee, ma mantengono le peculiarità che ben conosciamo (seppure Paperino abbia sviluppato, non si sa come, una perizia tecnica degna di Orazio, se non di Archimede).

 
Orazio o Paperino?[/size][/i]

 Le drammatiche origini di Iron Man – narrate nel 1963 su Tales of Suspense n. 39 e presentate sul grande schermo quarantacinque anni più tardi da Jon Favreau nel film con Robert Downey Jr. – sono rielaborate con un certo acume e una buona attenzione ai dettagli, come spiegato da Barbieri nell’intervista a seguire. Ne viene fuori una storia non troppo approfondita ma, tutto sommato, proprio grazie alla brevità, abbastanza godibile, che, quanto meno, strappa qualche sorriso, attestandosi al di sopra delle basse aspettative.

 Nel complesso, si tratta di un numero che non soddisfa in pieno, dalla resa altalenante. A nobilitarlo è una pagina pubblicata in extremis, in sostituzione del consueto Prima della copertina, nella quale Davide Catenacci ricorda e omaggia Massimo Marconi, scomparso di recente. Un professionista esemplare e generoso, “un essere umano eccezionale”, nonché amico sincero del Papersera, il cui ricordo resterà indelebile nel cuore di ogni appassionato.

 



Voto del recensore: 2.5/5
Per accedere alla pagina originale della recensione e mettere il tuo voto:
https://www.papersera.net/wp/2025/06/16/topolino-3629/


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4
Off Topic / Re:Buon compleanno 2025
« il: Giovedì 5 Giu 2025, 09:44:19 »
Grazie a tutti e auguri al Savini! :D

5
Commenti sugli autori / Re:Massimo Marconi
« il: Lunedì 26 Mag 2025, 16:45:37 »
Una bruttissima notizia, una perdita enorme.
Ricordo anche io con affetto parecchie sue storie, tra quelle promozionali e non, che hanno segnato la mia crescita e che di tanto in tanto rileggo, con immutato piacere.
Sono contento di averlo incontrato in due occasioni, grazie al Papersera, riscontrando come le doti umane fossero pienamente all'altezza di quelle professionali.
Le più sentite condoglianze ai familiari.

6
Topolino / Topolino 3623
« il: Domenica 4 Mag 2025, 14:01:40 »
Recensione Topolino 3623


 È il nuovo ciclo Re Gambadilegno a svolgere la funzione di traino per Topolino 3623. Per l’onore di Ducktopia, primo di quattro episodi autoconclusivi, è introdotto, oltre che dalla bella copertina di Giuseppe Facciotto (la variant a tema partenopeo per il Comicon è invece di Blasco Pisapia), dal Che aria tira di Silvia Ziche, dall’editoriale del direttore e dall’utile Dove eravamo rimasti… di Stefano Petruccelli. A seguire, inoltre, la rubrica La parola della settimana, curata da Marco Dixit, trae spunto da un balloon della storia. Insomma, si punta molto su questa serie, e il debutto lascia ben sperare.

 Francesco Artibani e Licia Troisi ci riportano nel regno di Ducktopia, accompagnati stavolta ai disegni da Lorenzo Pastrovicchio, che raccoglie il testimone da Francesco D’Ippolito (peraltro, il sodalizio dell’artista triestino con Artibani è già da tempo rodato). L’idea alla base del progetto è illustrarci che cosa sia accaduto tra la penultima e l’ultima stagione, quando Gambadilegno era rimasto intrappolato in questa dimensione parallela.

 È lo stesso Pietro a narrare le proprie imprese ai colleghi e ai secondini, mentre sta scontando la propria pena, rinchiuso nel noto carcere di massima sicurezza dell’Isola di Corallo. La cornice è azzeccata e rende la lettura più gradevole anche a chi non sia particolarmente appassionato di fantasy

 Nell’occasione scopriamo come fu che Gamba, da primo cavaliere che era diventato, prese addirittura il posto di Bocciolo sul trono. Tutto ciò tra imbrogli, j’accuse di giganteschi orchi, rocamboleschi duelli dei capi di galliche ascendenze e un divertente epilogo in stile Le ali della libertà.

 Artibani e Troisi gestiscono bene ogni elemento, rielaborandolo con perizia in chiave Disney, danno ritmo agli eventi e fanno in modo che emergano vari lati della personalità di un protagonista cui il carisma non fa più difetto. Dal canto suo, il Pastro, affrancato da gabbie stringenti, può dare libero sfogo alla propria creatività. Il risultato, senza dimenticare il contributo ai colori di Manuel Giarolli, è godibile e instilla curiosità per quel che ci aspetta nelle uscite che seguiranno.

 
Il campione del popolo[/size][/i]

 Sorprende in positivo la per nulla pubblicizzata Paperino e il caso zero, avventura in due parti scritta da Francesco Vacca e disegnata da Federico Maria Cugliari. Il plot verte, appunto, su un caso di spionaggio industriale perpetrato ai danni di Paperone. Assieme a Paperino, si occupa delle indagini una new entry, la praticante avvocata Arringa Busillis, nipote d’arte dello scarpiano Cavillo (che compare a sua volta).

 Ben presto, in mezzo a qualche falsa pista, si scopre come nella faccenda sia implicato Red Duckan, l’avido miliardario da sempre abile nell’operare loscamente entro i confini della legalità. Si procede così con un serrato montaggio alternato, nel corso del quale assistiamo anche alle peripezie dei Bassotti con Intellettuale-176 e incontriamo, oltre ad Archimede e ai nipotini, alcuni dipendenti dello Zione, più o meno sospettati per la fuga di notizie.

 La vicenda, con il giusto equilibrio tra suspense e risate, si segue con piacere, ponendo inoltre qualche attualissimo interrogativo sull’efficacia pratica di talune intelligenze artificiali. Ben delineato soprattutto il personaggio della sbadata ma volenterosa Arringa, che mostra un’ottima alchimia con Paperino e notevoli potenzialità in vista di auspicabili storie future.

 
Oops…!!![/size][/i]

 Abbiamo poi due brevi. Simpatica è Pippo e una nuova cuccia, in cui troviamo Pippo intento a ricostruire – seguendo astruse istruzioni degne di colossi scandinavi dell’arredamento! – la cuccia di Pluto, distrutta dalla caduta di un ramo durante un temporale. La gag allungata, scritta da Riccardo Pesce e ben disegnata dal semiesordiente Davide Percoco, strappa una genuina risata.

 Trascurabile, invece, l’egmontiana Zio Paperone e l’iper mega Numero Uno, di Stefan Petrucha e Diego Bernardo, che racconta l’ennesimo fallito assalto di Amelia alla prima monetina del papero più ricco del mondo.

 Segue il kolossal Terravento, giunto al quarto capitolo. Dopo l’ambigua Jill, Topolino fa conoscenza con la non ancora ben inquadrata Boreas, comandante della fazione ribelle dei predatori, e con il presumibile vero villain della storia, Blackie, mastodontico capo dei razziatori, segretamente in combutta con le misteriose Ombre. Se i primi tre episodi erano stati contraddistinti da tante vignettone mute (o quasi), incentrate sugli ariosi e sterminati panorami desertici raffigurati da un ispirato Mario Ferracina, qui Alex Bertani e Luca Barbieri danno maggiore spazio a dialoghi e delucidazioni, cercando di farci capire qualcosa in più di ciò che accade nel futuro distopico da loro immaginato.

 In un contesto lontano dalla disneyanità, nel quale l’ironia è assente, il dipanarsi della trama non risulta, però, troppo originale né coinvolgente, stentando ad approfondire psicologie e motivazioni dei personaggi. Susciterebbe interesse la fase del processo, in cui questa versione post-apocalittica di Topolino deve «rispondere di crimini… a dei criminali», ma, dopo la lentezza a tratti esasperante delle puntate precedenti, proprio qui lo svolgimento appare affrettato.

 
Verso l’udienza[/size][/i]

 L’azione torna a far capolino nelle pagine finali, che portano all’abituale cliffhanger. Staremo a vedere se la prossima settimana tutti i nodi verranno al pettine (ma sono davvero tanti…) o se, al termine del quinto e ultimo capitolo, ci attenderà l’ormai altrettanto consueto rinvio a una nuova stagione.

 Intanto, è la tavola autoconclusiva Al buio, per la serie Battista maggiordomo esistenzialista, con Roberto Gagnor e Simone Tempia ai testi e Carlo Limido alle matite, a congedarci da un numero che, ponderando alti e bassi, non si spinge oltre la media.

 



Voto del recensore: 3/5
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7
Topolino / Topolino 3619
« il: Domenica 6 Apr 2025, 15:05:52 »
Recensione Topolino 3619


 Assalto alle edicole. Questo ha provocato l’operazione dialetti-bis di Topolino, ovviamente in senso positivo. Undici settimane dopo il milanese, il fiorentino, il napoletano e il catanese, che avevano contraddistinto il numero 3608, ecco che su Topolino 3619 è apparsa una storia in torinese, veneziano, romanesco o barese, a seconda della regione di pertinenza (in italiano nelle restanti). Inutile aggiungere come anche stavolta, nelle zone interessate, i libretti siano andati subito a ruba: pressoché impossibile, dal pomeriggio del mercoledì, accaparrarsene una copia per chi non avesse proceduto per tempo a prenotarla dal benemerito giornalaio di fiducia.

 Un’iniziativa rivelatasi di grande successo, persino oltre le più rosee aspettative, è stata dunque replicata a stretto giro di posta, confermando l’eccellente resa, grazie anche alla meticolosità degli adattamenti, eseguiti da rinomati esperti di linguistica. E nell’editoriale il direttore Alex Bertani assicura che si provvederà presto ad allargare gli orizzonti, coinvolgendo altri territori. Bene così, nell’auspicio che questo fortunato progetto possa fare da trampolino per avvicinare il maggior numero di lettori al settimanale anche in occasione delle uscite più canoniche.

 La copertina del numero ricalca quella di metà gennaio, sempre realizzata da Andrea Freccero. Allora vi avevamo trovato un elegante Zio Paperone, che ammiccava da sotto una speciale tuba con fascia tricolore: stavolta, anch’egli in abito da cerimonia, c’è Topolino, con un papillon bianco, rosso e verde.

 Se lo Zione era stato il protagonista della prima storia in dialetto, Zio Paperone e il PDP 6000 (di Niccolò Testi e Alessandro Perina), ora tocca a Mickey prendersi la scena in Topolino e il ponte sull’oceano. In verità, colui che, come spesso accade, ha l’onore di comparire nel titolo, divide più o meno equamente lo spazio con Minni, Clarabella, Pippo e Orazio.

 Alessandro Sisti, sempre una garanzia, ci regala un’avventura spassosa e rocambolesca, nella quale una banda di malviventi viene sgominata con modalità inusuali, sullo sfondo di una ridente località vacanziera che si affaccia sul Pacifico. A ognuno dei personaggi è assegnato un ruolo specifico, caratterizzato con sapienza e ironia, nonché funzionale allo scorrimento della trama, e il meccanismo a orologeria tramite cui le varie situazioni si concatenano è inappuntabile. Le due ragazze si muovono in contesti che di solito sono prerogativa dei rispettivi fidanzati (e viceversa), mentre Pippo è il jolly, la scheggia impazzita, che, in qualche modo, fa saltare il banco.

 
Attenzione alle spalle…[/size][/i]

 Si ride parecchio già nella versione “nazionale”, ma il dialetto – chi scrive ha gustato la storia anche in romanesco, ma vale senz’altro per tutte le varianti – dona una marcia in più a certe battute, suscitando, non di rado, un effetto esilarante.

 Nel rimarcare la gradevolissima leggerezza della vicenda fanno la loro parte gli efficaci disegni di Marco Gervasio, cavazzaniani al punto giusto grazie anche alle chine di Alessandro Zemolin, e non va dimenticata la colorazione fresca di Manuel Giarolli.

 Introdotte da un recap di Marco Travaglini sulle origini del personaggio, seguono le due parti di Paperino Paperotto e la spia che venne dal cielo. Qui, ancora con le matite di Nicola Tosolini, Bruno Enna torna a occuparsi sul libretto delle vicissitudini di Quack Town, a tre anni esatti dalla bellissima Paperino Paperotto e il volo dell’albatro, e lo fa con un nuovo gioiello, curato nei minimi dettagli.

 Fin dal titolo, e dalla quadrupla d’apertura, respiriamo un clima in stile James Bond, stemperato dai bambini che lo ricreano a propria immagine e somiglianza. Abbiamo un enigma da risolvere alla loro maniera, un misterioso aviatore in avaria da identificare e un MacGuffin tipicamente hitchcockiano (i documenti top secret). Il tutto nel consueto genuino clima bucolico, finemente riprodotto, tra feste di paese, piccoli disastri in fattoria e monopattini sequestrati.

 
Giovani intercettatori all’opera[/size][/i]

 Le tenere e briose dinamiche tra Paperino e i suoi amici sono impagabili, e non è da meno la rappresentazione degli adulti. Tra questi, rivediamo con piacere il papà di Louis, in un ruolo secondario ma cruciale, e facciamo la conoscenza con il miliardario misantropo Harold Duckes (palese il riferimento alla discussa figura di Howard Hughes), probabilmente destinato a entrare nel cast in pianta stabile.

 L’autore sardo miscela ogni elemento da par suo, tessendo con abilità le varie sottotrame, divertendo ed emozionando con superlativo senso della misura. Paperino Paperotto è una sua creatura, ne conosce l’universo narrativo come le proprie tasche, e ciò traspare nitidamente da ogni pagina.

 Lo stesso discorso vale per Tosolini, pienamente a suo agio nel ritrarre il mondo di Quack Town, che padroneggia con la sicurezza del veterano. L’espressività, la spontaneità, la vivacità che l’artista veronese instilla in Donald & Co. valorizzano una sceneggiatura già di per sé calibrata alla perfezione.

 Le sei tavole di Pippo a torto nell’orto, al contrario, scorrono rapide senza lasciare traccia. Tito Faraci delinea una gag allungata non molto originale, con l’ennesima tentata invasione aliena, che nemmeno il sempre affidabile Valerio Held può far brillare più di tanto.

 
Pluto in stile Peanuts[/size][/i]

 Più riuscita Saggezza canina, per la serie Vita da Pluto. Qui Francesco Pelosi, coadiuvato ai disegni da un ottimo Mattia Surroz, ci permette di entrare nella mente del cane di Topolino, facendoci osservare la realtà che lo circonda attraverso i suoi occhi. A differenza dei non-cani, Pluto pare davvero aver compreso quali siano le priorità dell’esistenza. Simpatica anche la citazione alla tradizionale posa di Snoopy, sdraiato sul tetto della cuccia.

 Infine, Zio Paperone sull’isola del lupo mannaro rappresenta una sorta di sintesi, se non di Bignami, della classica avventura di Scrooge e nipoti a caccia di tesori in luoghi ignoti. Lo è fin troppo, considerato che Marco Nucci procede a un ritmo vertiginoso, esponendo in poche vignette ciò che d’abitudine è trattato su più pagine. Ben pochi aspetti vengono approfonditi e i personaggi appaiono piatti, stereotipati, dando l’idea di provenire da certa produzione minore nordeuropea.

 Visto l’epilogo, resta il dubbio se la cosa sia voluta, se magari si tratti di un semplice divertissement, pur fine a se stesso. In ogni caso, nonostante le valide matite di Mario Ferracina, il risultato lascia perplessi, come se il soggetto non fosse stato adeguatamente sviluppato, bensì completato in fretta e senza eccessiva convinzione.

 Detto del quanto mai affollato Che aria tira di Silvia Ziche e della tavola autoconclusiva Il più grande… giornalista!, in cui il Paperoga di Enrico Faccini ci strappa un ultimo sorriso, restano da ricordare la rubrica Fumettando, con Andrea Maccarini che continua a istruirci su come disegnare Newton, e l’anteprima del nuovo kolossal in cinque capitoli Terravento, al via la prossima settimana.

 Riepilogando, il numero parte bene, raggiunge l’apice con un ispirato Paperino Paperotto, ma poi, escludendo la breve di Pluto (che assolve il proprio compito), patisce un sensibile calo. La qualità iniziale gli vale, comunque, una valutazione complessiva di tre stelle e mezza.



Voto del recensore: 3.5/5
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8
Topolino / Topolino 3612
« il: Martedì 18 Feb 2025, 10:11:53 »
Recensione Topolino 3612


 È la festa degli innamorati il tema portante di Topolino 3612. A San Valentino, oltre alla copertina di Andrea Freccero (ispirata al celebre dipinto Il bacio di Francesco Hayez), sono dedicati il Che aria tira di Silvia Ziche, l’editoriale di Alex Bertani, il Dietro le quinte… di Jacopo Iovannitti (con intervista allo stesso Freccero) e la storia d’apertura, Si Sanva chi può, divisa in tre parti, intitolate L’idea, Il piano e L’evento.

 Qui un Sergio Badino in ottima forma si riallaccia al percorso brillantemente tracciato con Siamo serie!, regalando perle d’umorismo nell’ambito di una vicenda fresca e briosa, ambientata, logicamente, il 14 febbraio. Le peripezie a sfondo romantico di Paperino e di una Paperina più comprensiva rispetto al passato (come da recente evoluzione del character) sono spassose e ricche di irresistibili ammiccamenti al lettore. Risultano altresì azzeccati i collegamenti, all’inizio e alla fine, con le rocambolesche vicissitudini di Paperone e Brigitta, con annessi nipotini e nipotine.

 
La trascinante hit dei Benestanti e Monoreddito[/size][/i]

 Molto valido il lavoro dei disegnatori coinvolti, Alessandro Perina, Marco Mazzarello e Luca Usai: ciascuno di loro si occupa di un episodio, rendendone alla perfezione lo spirito tenero e lieve, con l’ausilio della colorazione vivace di Gaetano Gabriele D’Aprile e Manuel Giarolli. Si crea così un impasto ben amalgamato che addolcisce il palato, instillando buonumore.

 Si ride parecchio anche nella successiva Manetta e Rock Sassi in: Una nottata storta. Dopo averci condotto qualche mese fa sul Viale del Tramonto con Topolino in: Tutti sospetti, Niccolò Testi ribadisce la sua passione per il noir d’annata e si diletta a giocare con i cliché del genere, a partire dalla voce narrante fuori campo del detective Quackard (un duro, ovviamente abbigliato con cappello Fedora e impermeabile d’ordinanza), per arrivare al colpo di scena finale che riguarda una malvagia e fascinosa dark lady alla Lizabeth Scott. Nel mezzo, tante citazioni a iconiche pellicole d’epoca con Bogart, Mitchum & co., assai gustose per i patiti di hard boiled e dintorni.

 
Robert Mitchum non avrebbe fatto di meglio…[/size][/i]

 Come di consueto, Giorgio Cavazzano è pienamente a proprio agio nelle atmosfere tenebrose. Lo dimostra fin dalla prima vignetta, in cui – supportato dalle chine di Alessandro Zemolin e dai colori di Chiara Bonacini – raffigura da par suo la silhouette del solitario investigatore, beniamino cinematografico di Manetta e Rock Sassi, mentre cammina per la città in una notte di pioggia. Il Maestro veneziano dà l’idea di essersi divertito nel dare forma a queste diciotto tavole, e noi con lui.

 Torniamo indietro di un paio di secoli con Paperen e la crema fortuita, per la serie Avventure golose, diretta prosecuzione di Paperoine de Paperoux e i tuberi di Papermentier, pubblicata la scorsa settimana, sempre con i testi di Sergio Cabella e le matite di Ottavio Panaro. Ritroviamo a inizio Ottocento gli apprendisti pasticcieri, ed esperti pasticcioni, Paperen e Paperogaen, trasferitisi da Parigi a Torino, dove li raggiunge il cugino Gaston.

 Come sette giorni fa, il plot si rifà a un evento reale (che nell’occasione coinvolge le nocciole e Napoleone Bonaparte), ben illustrato da Francesca Agrati nel servizio a seguire. Questo ciclo dal sapore antico, tutt’altro che pretenzioso ma con una precisa identità didattica, funziona piuttosto bene e, con leggerezza, arricchisce il lettore di nuove conoscenze.

 Abbiamo poi Flight 012, sesto e ultimo episodio della seconda stagione de Le Isole della Cometa. Giunge dunque al termine, almeno per il momento, questa lunghissima saga cominciata nell’aprile di due anni or sono, sulla quale il direttore puntava molto. Onestamente, però, a parere di chi scrive, le aspettative sono state in buona parte disattese. Se la prima stagione aveva lasciato con l’amaro in bocca e la sensazione che in centonovanta pagine non fosse accaduto pressoché nulla, la seconda era partita meglio, aggiungendo un po’ d’azione all’introspezione: strada facendo, però, ha perso smalto. Davvero troppa la carne al fuoco per non ingenerare confusione, complice anche qualche salto temporale poco chiaro.

 
Uno per tutti, tutti per uno![/size][/i]

 Dispiace, perché è evidente come, dopo l’avvio in salita, Pietro B. Zemelo abbia provato a mettersi d’impegno per aggiustare il tiro e salvare la baracca, coadiuvato da un Nico Picone sempre abile nel costruire tavole ariose dal forte impatto. Sulla carta il progetto, dall’approccio maturo e riflessivo, pareva abbastanza interessante e contava su idee valide, come la differenziazione caratteriale delle due Minni e l’ambiguità della new entry Babou. A non convincere è stato lo sviluppo, con l’estenuante lentezza iniziale, le eccessive diramazioni, alcuni passaggi logici ardui da decifrare e un villain dallo scarso carisma. Alla luce di tutto ciò, è paradossale che, edificata una simile impalcatura, la conclusione dell’ultima puntata, con i protagonisti sulla spiaggia per la resa dei conti, appaia affrettata e non soddisfacente.

 Certo, leggendo tutte d’un fiato le trecentosettanta pagine complessive ci si appassionerebbe di più, ci s’immergerebbe maggiormente nel ventoso clima isolano, magari si assaporerebbero sprazzi di libertà in mezzo al mare e non si perderebbe lungo il cammino qualche dettaglio di rilievo. La resa, insomma, sarebbe migliore. Qui, però, siamo su Topolino e chi attende l’uscita ogni settimana finisce per stancarsi assieme ai personaggi, ancor più considerato che, nel bel mezzo, la vicenda si è interrotta per venti mesi (!). Se a ciò aggiungiamo che neanche in questo caso si addiviene a un vero epilogo ma, anzi, sono varie le situazioni che restano in sospeso, ecco che, alla prospettiva di un’eventuale terza stagione (verso la fine del 2026, chissà?…), il senso di spossatezza si amplifica.

 Il libretto si chiude con la gag La crepa, per la serie A le… zione di risparmio, in cui gli intramontabili Carlo Panaro e Valerio Held strappano un sorriso con semplicità. Da menzionare, inoltre, la rubrica Fumettando, con Giuseppe Zironi che continua a illustrarci come ritrarre Orazio, e l’anteprima, a cura di Marco Travaglini, della storia in tre atti Le maschere, realizzata da Andrea Malgeri come autore completo, al via sul prossimo numero.



Voto del recensore: 3/5
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9
Topolino / Re:Topolino 3605
« il: Giovedì 2 Gen 2025, 18:31:10 »
Voglio fare i complimenti a Fabrizio/Paper Butler per la sua recensione
Grazie, Samu, i complimenti di un lettore attento e appassionato come te mi fanno molto piacere. :-)

10
Topolino / Topolino 3605
« il: Giovedì 2 Gen 2025, 12:02:55 »
Recensione Topolino 3605


 Dalla cronaca al cinema, passando per la letteratura e i fumetti. Le gesta truculente di affiatate quanto efferate coppie criminali hanno consumato ettolitri di inchiostro e chilometri di pellicola. I più celebri amanti fuorilegge sono probabilmente Bonnie Parker e Clyde Barrow, attivi nella zona centromeridionale degli Stati Uniti all’inizio degli anni Trenta, la cui tragica parabola fu portata sul grande schermo nel 1967 da Arthur Penn in Gangster Story (i due erano interpretati da Faye Dunaway e Warren Beatty).

 Più affini a Joker e Harley Quinn (vedi l’inseparabile mazza da baseball di lei), o magari a Mickey (un nome a caso…) e Mallory in Natural Born Killers, sono l’Insonne e Minerva, che nella realtà rovesciata di Claus-24 hanno le fattezze di Topolino e Minni. Sono loro che rubano la scena a tutti nel quarto e ultimo episodio di Topolino e il segreto del pianeta inosservabile. L’operazione Mirror Christmas, che aveva monopolizzato le due uscite precedenti, si conclude in avvio di Topolino 3605, regalandoci un epilogo godibile e frizzante.

 Marco Nucci tratteggia due villain completamente schizzati, ma ognuno a proprio modo, con una precisa caratterizzazione che ben ne distingue le peculiarità. A spiccare è soprattutto lei, davvero irresistibile nel suo geniale e malvagio squilibrio, innamorata del suo “biscottino” ma pronta ad abbandonarlo (momentaneamente?) al proprio destino pur di salvare sé stessa.

 I dialoghi allucinati, gli assurdi narcisismi, i repentini cambi d’umore, gli improvvisi sfoghi di aggressività sono resi alla perfezione da Corrado Mastantuono, che sostituisce alle matite Giuseppe Facciotto, disegnatore delle prime tre puntate. Lo stile dell’artista romano, dal taglio umoristico più esasperato, rappresenta nella maniera migliore l’elettrica follia dei due cattivi, donando al lettore autentico spasso.

 
Topolino e Minni così non si erano mai visti![/size][/i]

 Al contempo, nel cambio ci rimette qualcosa Macchia Nera (felicemente ribattezzato Macchia Noir sul forum), che qui perde un po’ dell’aria tormentata e dell’alone tenebroso infusigli dall’ottimo Facciotto. In attesa di rivederlo all’opera in vesti più canoniche, resta, a ogni modo, l’enorme fascino di un personaggio che, se ben utilizzato, vanta un potenziale esplosivo, proprio come l’ordigno piazzato dai lestofanti sotto le fondamenta del commissariato.

 A tal proposito, dopo un terzo episodio più riflessivo, Nucci innesta il turbo, allestendo una lunga e rocambolesca scena d’azione in un brillante pre-finale d’impronta scarpiana. Nello sventare l’attentato si ritaglia in modo inatteso un ruolo decisivo Plottigat, ed è impossibile non provare simpatia per quest’amabile alter ego del cugino di Gambadilegno, lieta sorpresa della storia. Il finale, con un Enigm non più infallibile, lascia intendere l’eventualità di un seguito, e chissà che l’esplorazione di questo mondo allo specchio non divenga per Topolino una nuova consuetudine di fine anno, come avvenne per l’Argaar.

 In ogni caso, il progetto Mirror Christmas, che ha seguito il solco tracciato l’anno scorso da La lampada bisestile, può dirsi riuscito. Tutti gli autori, e Nucci in particolare, sono stati in grado di evitare la trappola della banalità: pur attenendosi logicamente al principio di base, hanno lasciato libero sfogo alla fantasia, creando versioni opposte dei personaggi intriganti e per nulla scontate, assieme alle quali abbiamo trascorso tre insolite settimane.

 Torniamo alla normalità con le tre avventure centrali, più tradizionali e con minori pretese, accomunate dall’atmosfera tipicamente festiva. In tutte il Natale è presente fin dal titolo e, assieme allo humour, dominano i buoni sentimenti che tendono a emergere in questo periodo.

 In Zio Paperone e la prevedibilità natalizia, Silvia Ziche, nelle vesti ultimamente inusuali di autrice completa, trasmette buonumore con una vicenda a sfondo familiare, che vede i paperi radunarsi, in una città senza neve, per il classico pranzo del 25 dicembre. Il burbero Paperone, si sa, rifiuta sempre con sdegno l’invito per poi presentarsi regolarmente a casa di Paperino. Così accade, prevedibilmente, anche stavolta, ma meno ovvio è l’epilogo, che miscela con abilità sorrisi ed emozioni.

 
Posto vuoto a capotavola…[/size][/i]

 Se a Paperopoli la neve (almeno quella spontanea) scarseggia, a Topolinia ne troviamo in abbondanza, come dimostra la breve Pippo e l’igloo di Natale, opera di due inossidabili veterani, Rudy Salvagnini ai testi e Valerio Held alle matite. Lo sceneggiatore padovano conferma la sintonia con l’indole pippide e le dieci pagine scorrono gradevolmente in un lampo, contribuendo al rafforzarsi del clima natalizio.

 Restiamo in tema con Paperino e il Natale di quartiere di Vito Stabile e Simona Capovilla, in cui il protagonista è obbligato a presenziare a un aperitivo con il vicinato. Ritroviamo così Jones e Anacleto, entrambi a Paperopoli (divideranno il villino?), e sono introdotti alcuni volti fin qui ignoti, anch’essi in pessimi rapporti con Donald. Sembrerebbe il preludio a una resa dei conti generale e invece, grazie a un pizzico di magia, la trama prende una strada diversa, non troppo originale ma adeguata all’occasione.

 
Il maestoso fragore delle acque[/size][/i]

 Chiude l’egmontiana Zio Paperone e la traversata natalizia, scritta da Arild Midthun in collaborazione con Knut Knærum e Tormod Løkling e disegnata da lui stesso. Ben inquadrata nell’esauriente e documentatissimo articolo a seguire di Marco Travaglini, la storia s’inserisce in pieno nella continuity donrosiana, collocandosi tra l’ottavo e il nono capitolo della Saga. Midthun ci narra un episodio sconosciuto della vita del giovane Scrooge, ossia le vicissitudini cui andò incontro nel momento in cui decise di fare ritorno dalla famiglia in Scozia, guarda caso per Natale. Ad accompagnare il futuro Zione, con il primo miliardo in contanti da lui guadagnato, in uno spericolato viaggio attraverso i ghiacci nordamericani è un’indomita Doretta Doremì, a tentare in ogni maniera di insidiarne la fortuna sono i temibili Bassotti.

 Il ritmo è frenetico, con varie scene spettacolari, ma non manca qualche momento introspettivo, a sottolineare il profondo legame tra Paperone e la sua ardente fiamma. Insomma, un buon lavoro da parte di Midthun, che ci delizia con maestose vignette dal forte impatto, seppure penalizzate, sul libretto, dal formato di quattro strisce per tavola. Le spettacolari quadruple avrebbero reso senz’altro meglio sull’Almanacco, ma evidentemente, data la qualità del prodotto, si è scelto di dargli maggiore visibilità, pubblicandolo sulla testata regina.

 Nobilita ulteriormente un valido numero la copertina di Ivan Bigarella (con i colori di Andrea Cagol), che, accostata a quella del numero precedente, compone un unico, magnifico, affresco. Il lavoro dell’artista vicentino non sfigura al cospetto di quello realizzato dodici mesi or sono (su tre uscite) da Andrea Freccero, e non è un apprezzamento da poco.



Voto del recensore: 3.5/5
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11
Topolino / Topolino 3598
« il: Lunedì 18 Nov 2024, 11:01:16 »
Recensione Topolino 3598


 È un Bruno Enna in forma smagliante a dare lustro a Topolino 3598. Il nuovo progetto ad ampio respiro emerso dalla sua penna eclettica procede come meglio non si potrebbe e in più l’autore sassarese si cimenta con successo anche in una gradevolissima storia dal taglio più “classico”.

 Ma andiamo per ordine, poiché il libretto si apre con le due parti de La notte dei barcollanti, secondo capitolo di un’altra saga, Circus, scritta da Giovanni Di Gregorio, che si mantiene su standard abbastanza elevati, pur segnando un passo indietro rispetto all’ottimo debutto di qualche settimana fa. Le circostanze che danno il titolo all’episodio (chiaramente ispirato a La notte dei morti viventi, la celeberrima pellicola horror di George A. Romero) sono appena abbozzate, senza approfondire il tema più di tanto, e non suscitano nel lettore una reale inquietudine. Lo scioglimento dell’enigma sull’origine dei barcollanti, poi, non appare granché riuscito.

 Senz’altro più intriganti risultano le dinamiche tra i protagonisti, in particolare quella tra le gemelle acrobate Xanda e Wanda, ben caratterizzate. A intrigare è anche l’arrivo di un imperscrutabile volto nuovo, che, per ragioni al momento imprecisate, si è messo sulle tracce della carovana. Verso la fine, l’azione diviene a tratti un po’ confusionaria, ma l’efficace epilogo fa sì che resti la curiosità per i prossimi sviluppi delle vicende.

 Dal punto di vista grafico, era quanto mai arduo mostrarsi all’altezza dell’esordio, illustrato magistralmente da Paolo Mottura, ma Ivan Bigarella regge bene il confronto. È chiara la sua ispirazione alle tavole d’impatto realizzate nella scorsa occasione dal Premio Papersera 2018, ma l’artista vicentino cerca di andare oltre, distinguendosi con un’impronta personale e rappresentando con il proprio stile (“barocco e un po’ fiabesco”, lo definisce Alex Bertani nell’editoriale) i personaggi e le situazioni della sceneggiatura. La colorazione di Irene Fornari contribuisce alla magnificenza di certe vignette, come la doppia d’apertura che trovate di seguito.

 
Nessuno in giro al tramonto…[/size][/i]

 Zio Paperone e le copie a ripetizione, scritta e disegnata da Arild Midthun (coadiuvato ai testi da Knut Nærum) è la classica egmontiana rocambolesca e senza capo né coda, che a volte può persino rivelarsi divertente. Nell’occasione, a renderla originale è il fatto che Paperone abbia un rivale in affari inconsueto, ossia Archimede. A metà tra vintage e modernità, la storia permette di apprezzare le sempre valide matite del fumettista norvegese (anche se, va ribadito, sul libretto il formato delle quattro strisce per tavola è assai penalizzante).

 Nella seconda metà del numero entra in scena Bruno Enna, e la qualità dei testi ha un’impennata. Si comincia con un’avventura di certo non pretenziosa, Paperino e il debito definitivo, che intrattiene e convince. L’autore riprende una tematica classica, l’abilità di Paperino nello sfuggire alla morsa dei creditori, e ne ribalta la prospettiva: in seguito all’incontro con il sinistro Aiace Mordace, nuovo personaggio dalle buone potenzialità, il protagonista diventa un implacabile esattore, in grado, vista l’esperienza, di calarsi nei panni dei debitori prevenendone ogni mossa. Il plot è fresco, molto divertente e ben illustrato da Giada Perissinotto (con i colori di Gaetano Gabriele D’Aprile). Non si vive di soli kolossal e, al di là dell’apparente semplicità, storie come questa, se realizzate con cura come nell’occasione, arricchiscono molto il settimanale.

 
Con Paperino esattore non si è mai al sicuro…[/size][/i]

 Passiamo poi al clou, Cerca tra i cerchi, secondo dei sei episodi della nuova saga thriller-fantascientifica di Enna, 500 piedi, cui è dedicata anche la copertina di Davide Cesarello (in occasione di Lucca Comics è uscita una variant di Gabriele Dell’Otto, riferita però a Circus). La coppia di autori che l’anno scorso ci ha deliziato con Gli Evaporati non si accontenta e rilancia, proponendo una storia, sul filone di X-Files o Incontri ravvicinati del terzo tipo, che non smette un attimo di coinvolgere. Qui il pathos e la tensione si tagliano davvero con il coltello, rendendo la lettura entusiasmante. Ovviamente, trovandoci ancora nelle fasi iniziali, questa puntata, tra flashback e ritorni al presente, non permette di risolvere nessuno dei misteri introdotti la settimana scorsa: anzi, ne aggiunge di nuovi, creando un’enorme aspettativa per la prosecuzione delle vicende.

 La carne al fuoco è tanta, ma possiamo star certi che Enna saprà gestirne da par suo la cottura. Tutto ciò grazie anche all’ormai consolidata intesa con Cesarello, capace di rendere al meglio, con le proprie matite, la complessa e avvincente sceneggiatura. L’artista milanese – il cui stile richiama spesso alla mente l’illustre concittadino Massimo De Vita – crea tavole pregevoli, dalla forte atmosfera, facendoci calare completamente negli umori e nelle emozioni dei personaggi. Il suo Topolino, spaventato da terribili incubi (ma saranno tali?), confuso e spiazzato da mille dettagli contradditori, che non sa più di chi fidarsi, è strepitoso. La scena in cui, incalzato da Minni e Orazio (o chi per loro), finisce per dare di matto in mezzo a una strada urlando e tirandosi le orecchie allo spasimo, rasenta il sublime.

 
Topolino è fuori di senno?[/size][/i]

 Oltre all’ispiratissimo duo Enna-Cesarello, è giusto rendere merito anche qui a Irene Fornari, che ai colori mostra la propria versatilità, valorizzando una storia dai toni ben diversi rispetto a Circus. Se l’avventura procederà su questi livelli, e avrà un epilogo all’altezza delle premesse, saremo dinanzi alla favorita numero uno per il TopoOscar del 2024 nella categoria più ambita.

 Per il resto, ad aprire e chiudere il numero, venduto in possibile abbinamento con le carte piacentine di Enrico Faccini, sono, rispettivamente, il tradizionale Che aria tira… di Silvia Ziche, dedicato ai pensieri di Pippo, e Affarone!, gag della serie Paperoga pasticci d’autore, con cui, ancora una volta Alessio Coppola coglie nel segno, strappando un genuino sorriso.



Voto del recensore: 4/5
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12
Topolino / Topolino 3592
« il: Domenica 6 Ott 2024, 14:27:54 »
Recensione Topolino 3592


 Ad aleggiare su Topolino 3592 non è solo lo spettro del malvagio duca di cui si racconta nella storia d’apertura, ma anche quello di Marco Nucci. È vero che l’autore emiliano non figura in prima persona con alcuna storia, ma appaiono, curati da altri sceneggiatori, i nuovi capitoli di due cicli da lui ideati e/o sviluppati.

 Si comincia con La leggenda del Castello Nero, per la serie Lord Hatequack presenta… L’ora del Terrore. Giulio A. Gualtieri ricalca, in sostanza, gli stilemi nucciani con una vicenda a tinte orrorifiche (cui è dedicata la copertina di Corrado Mastantuono), che, però, non coglie pienamente nel segno.

 Qui, Quo e Qua si ritrovano nella stessa situazione di pericolo vissuta anni prima dal loro zio Paperino e riescono a salvarsi per un soffio. Alla fine, come di consueto, un elemento volutamente ambiguo lascia il dubbio sulla veridicità della narrazione. Nulla di particolarmente originale o coinvolgente (né approfondito, viste anche le poche pagine, ventuno): al termine della lettura, si ha la sensazione che lo spunto – un castello maledetto, nelle cui segrete, una volta entrati, si rimane intrappolati – potesse essere utilizzato in maniera più efficace.

 Ai disegni è niente meno che Giorgio Cavazzano, il quale, pur tra lievi imprecisioni, non manca di deliziare il lettore in alcune vignette, specie in quelle più cupe, come gli esterni sotto la pioggia battente, uno dei suoi marchi di fabbrica (grazie anche alle chine del fido Alessandro Zemolin).

 
Maltempo a Paperopoli[/size][/i]

 Segue, in sostanza, il modello base di Nucci anche Matteo Venerus, coadiuvato alle matite dal sempre valido Lucio Leoni, in Newton Pitagorico e la luce della scienza. Qui, onestamente, le venti tavole a disposizione sembrano fin troppe, tanto che, dopo un po’, le stravaganti invenzioni del nipote di Archimede, chiamato in origine dalla vicina di casa semplicemente a sostituire una lampadina, si fanno ripetitive. E viene naturale riflettere su come, al di là dei gusti personali, Nucci resti il più abile e qualificato nel gestire sia Hatequack sia Newton: l’uno sua creatura (con l’universo che ne deriva), l’altro rilanciato e caratterizzato. Inevitabile, insomma, che, quando non è lui a occuparsene, ne aleggi nell’aria lo spettro inquietante

 Risulta più gradevole Paperinio scalpellino a Cuma, nuovo episodio della serie La Casa delle Storie, direttamente dall’archivio storico di Torremare. Marco Bosco rielabora una vicenda accaduta tredici secoli or sono e riportata su una carthula venditionis incisa sul marmo, ritrovata nel 1844. Paperinio (con la “i”), scalpellino non troppo ferrato in aritmetica, commette un errore nel redigere un atto di compravendita che rischia di costare caro allo zio Paperonio e, aiutato da Paperiana, cerca di porvi rimedio. I due si mettono così all’inseguimento del fattorino Ciccillo, incaricato di consegnare il documento. Nulla di trascendentale, ma un’avventura lineare che si lascia leggere con piacere, ingenerando curiosità per il suo esito e, al contempo, arricchendo la cultura del target di riferimento. Davvero ottimi i disegni di Blasco Pisapia, brillante nel ritrarre sia i personaggi sia gli sfondi: un artista nel pieno della maturità, che meriterebbe un maggiore riconoscimento.

 
All’inseguimento di Ciccillo![/size][/i]

 Entro i limiti dell’accettabile, se si riesce a entrare nel mood nordico, la danese Paperino, Qui, Quo, Qua e la recita movimentata, scritta da Tormod Løkling e ben disegnata da Arild Midthun. La rappresentazione teatrale scolastica dei nipotini, su cui è incentrata la vicenda, è ispirata a una fiaba norvegese, in cui tre caprette devono attraversare un ponte sotto il quale è appostato un troll malintenzionato. Il coinvolgimento di Paperino, che si propone per interpretare quest’ultimo, è lo spunto per alcune movimentate gag in stile slapstick, non eccessivamente riuscite. Come detto altre volte, le quattro strisce per tavola non aiutano certo la fruizione sul libretto delle egmontiane, adatte a formati più grandi.

 Termina poi Minni prêt-à-porter Fashion Academy, con l’ultimo episodio (diviso in due parti), Il bivio. Nelle scorse settimane, tutto sommato, la storia aveva superato le non elevatissime attese, ma l’epilogo non risulta all’altezza di quanto costruito. Alcune situazioni si risolvono in modo piuttosto sbrigativo e Minni si rivela alfine essere poco più di una comprimaria. A tratti, poi, il complesso intreccio, unito al fin troppo massiccio utilizzo di nuovi character, tende a creare confusione. Simpatici i riferimenti a Siamo serie?, altro (ben più riuscito) ciclo al femminile curato da Sergio Badino, e spassose le interazioni con l’iracondo divo Sciò Collery. Adatti alle atmosfere modaiole i disegni di Giulia Lomurno, spesso concentrati sui personaggi a discapito degli ambienti: valide, comunque, le rappresentazioni dell’Hotel Playa (facciata e interni).

 
Capricci da divo…

 Sul fronte servizi e rubriche, menzionati gli articoli inerenti il fascino del creepy e le meraviglie antiche, spicca il consueto appuntamento con Fumettando: nell’occasione, Emmanuele Baccinelli insegna come ritrarre il volto di Paperinik. Il disegnatore piemontese racconta, inoltre, qualcosa sul suo percorso artistico (che, lo ricordiamo con gioia, si è snodato felicemente anche lungo il Papersera!).

 Si chiude con l’autoconclusiva Bioparco o… bio parco?, per la serie Inconfondibile P.d.P, che, nella sua semplicità, alza la qualità media di un numero sotto tono. Grazie ai calibratissimi tempi comici, infatti, la gag di Alessio Coppola assolve alla perfezione il proprio compito: strappare una risata di vero gusto.



Voto del recensore: 2.5/5
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13
Topolino / Topolino 3587
« il: Sabato 7 Set 2024, 14:43:12 »
Recensione Topolino 3587




 Uno specchio che prosciuga le energie, svuota la memoria, si nutre dei ricordi di chi gli sta davanti. La conturbante ambiguità della nostra immagine riflessa, topos ricorrente della letteratura e del cinema horror, si arricchisce di sfumature inedite nel nuovo capitolo de Le Tops Stories, Top de Tops e il segreto dei Montignac, che apre Topolino 3587.

 Torniamo dunque a immergerci negli enigmi raccontati dall’antenato di Topolino e, come sempre, ad accompagnarci lungo il cammino, oltre al titolare, è un pippide, in questo caso l’architetto Gerard Pipòn. De Tops lo raggiunge in Bretagna per cercare di dargli una mano a risolvere il mistero legato all’inquietante dimora di una casata decaduta. La chiave di tutto sarà individuata, appunto, nell’enorme specchio dalla spaventosa cornice che sovrasta l’ingresso dell’abitazione, dotato, in apparenza, di formidabili poteri. Al solito, in ogni caso, terminata la lettura, seguiteranno ad aleggiare i dubbi sull’effettiva veridicità di quanto narrato dal baronetto inglese nel suo diario.

 Giorgio Pezzin è garanzia di qualità e anche in questa occasione tiene fede alla propria fama. Probabilmente non si tratta di uno tra gli episodi più ispirati della serie, ma comunque intrattiene e appassiona dalla prima all’ultima pagina. Merito anche delle matite curate dall’erede designato di Massimo De Vita, Davide Cesarello, che ha realizzato anche la copertina dedicata alla storia, riprendendo il concept di un lavoro svolto per X-Mickey. Efficace, specie nei momenti di tensione e nei flashback, la colorazione di Manuel Giarolli.

 
Riflessi tenebrosi[/size][/i]

 A seguire, con la seconda delle due puntate previste, si conclude il reboot di Sandopaper. Non era semplice riadattare alle mutate sensibilità la versione Disney dell’opera di Salgari, uscita quasi mezzo secolo fa, ma, tutto sommato, quest’intervento di ammodernamento, con un occhio al passato per recuperarne colori – ottimo il lavoro vintage di Andrea Stracchi e Irene Fornari – e atmosfere, può dirsi all’altezza delle aspettative.

 Ovvio che, specie per i lettori di una certa età, La perla di Labuan di Gazzarri e Carpi, caratterizzata da una comicità trascinante non più riproducibile ai nostri giorni, resti inarrivabile. D’altronde, i vincoli rispetto all’originale erano parecchi: inevitabili, ad esempio, la scomparsa dei Bassotthugs (con annessa dea Kalì!) e le trasformazioni dell’accanito fumatore Yanez in un (fin troppo) anonimo Paperoguez o della spassosamente logorroica Paperanna in una Lady Marianna intrepida e risoluta, come si addice agli odierni personaggi femminili. Va dato atto, comunque, a un Alessandro Sisti mai banale e sempre sul pezzo, di essersi districato egregiamente, facendo nuovi innesti ed elaborando un plot godibile, con Sandopaper che mantiene il carattere impulsivo, ardimentoso e pasticcione, innescando varie simpatiche gag lungo una trama ben dipanata.

 A nobilitare l’avventura, come già nella prima parte, sono soprattutto gli stratosferici disegni di un Andrea Freccero più carpiano che mai: un omaggio tanto convincente da dare, a tratti, l’impressione che il Maestro genovese sia tornato fra noi, per deliziarci una volta ancora con la propria arte sublime.

 
Un papero ardimentoso[/size][/i]

 Abbastanza trascurabile la breve Dinamite Bla e l’invasione scultorea, scritta da Pier Giuseppe Giunta e disegnata da Ottavio Panaro: una classica gag allungata che vede il buzzurro raggiunto da Paperoga sul Cucuzzolo del Misantropo. Da notare che, probabilmente in ossequio ai presenti dettami, Dinamite è privo di archibugio, ma ha con sé solo un rastrello tridente (comunque funzionale alla trama).

 Abbiamo poi la movimentata egmontiana Paperino e Qui, Quo, Qua pet sitter d’eccezione. Di per sé, seppure a fatica, la storia di Knut Nærum e Tormod Løkling strapperebbe anche qualche risata, ma i disegni di Arild Midthun sono davvero troppo penalizzati dal formato delle quattro strisce per tavola. Forse, in questi casi, oltre agli occhiali 3D di prossima uscita, andrebbe fornita ai lettori una lente d’ingrandimento…

 
L’aspirazione della giovane Emily[/size][/i]

 Conclude il numero Emily, in cui Vito Stabile, profondo conoscitore del mondo di Scrooge, allarga il proprio orizzonte ai personaggi che circondano lo Zione, andando a scavare nel passato dell’attuale Miss Paperett. L’autore ci racconta con delicatezza in che maniera, contando solo sulle proprie forze e senza trarre alcun giovamento dalla parentela con la vecchia segretaria del tycoon, la giovane ed entusiasta neo-laureata in economia aziendale cominciò a lavorare per Paperon de’ Paperoni.

 Si tratta di una parabola dalla forte impronta morale, ben congegnata e realizzata, in linea con una delle tendenze sviluppatesi negli ultimi anni: quella di rendere protagonisti coloro che, di solito, restano sullo sfondo, sviscerandone il piano introspettivo. In questo caso l’operazione si rivela ben riuscita. Le vicissitudini di Emily risultano coinvolgenti, spronano a non arrendersi di fronte alle difficoltà e possono rivelarsi fonte d’ispirazione. Assai gradevoli le matite di Federico Franzò, zeppe di piccoli dettagli che sottolineano il trascorrere del tempo (con il supporto ai colori di Gaetano Gabriele D’Aprile), che ci accompagnano con garbo a scoprire le origini del rapporto con “quel capo così scorbutico”.

 Tra gli altri contenuti, da segnalare sei pagine di curiosità sugli specchi e la rubrica Fumettando, in cui Alessandro Perina, menzionate le tappe salienti della propria carriera, insegna a disegnare il muso di Pluto.



Voto del recensore: 3.5/5
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Topolino / Topolino 3581
« il: Giovedì 25 Lug 2024, 11:14:40 »
Recensione Topolino 3581


 Le strabilianti imprese di Fantomius arrivano a una svolta. Nelle due parti di Ombre del passato, la saga incrocia direttamente Paperbridge, ossia lo spin-off sulla giovinezza del protagonista, arricchendosi così di nuovi contenuti, che potrebbero dare il la a evoluzioni di rilievo.

 Quello che apre Topolino 3581, introdotto (oltre che dalla copertina di Ivan Bigarella) da due pagine di testi a cura di Marco Nucci, è un episodio importante, tra i più coinvolgenti della serie, denso com’è di sorprese e rivelazioni. La narrazione si riallaccia all’avventura precedente, Fantomius torna a colpire (uscita lo scorso 4 ottobre), partendo giusto all’indomani del furto di una batteria perpetua all’Esposizione Universale della Tecnologia, allorché il Ladro Gentiluomo era stato beffato da un misterioso antagonista.

 Agendo sempre in stretta continuity, Marco Gervasio ci fa ritrovare, a distanza di anni, i ragazzi del college inglese, divenuti ormai adulti. Tommy, Belle, Bill Bull, Arty, Roger e, ovviamente, Beth: i volti più familiari ci sono tutti, e dei principali è tratteggiata in breve la vita post-universitaria. Alcuni hanno seguito un percorso in fondo lineare, altri hanno intrapreso carriere difficilmente prevedibili o persino formalizzato tra loro legami sulla carta indissolubili.

 
Sguardi che dicono più di mille parole…

 Assistere agli incontri tra “Quacky” e i vecchi amici (Beth e Tommy su tutti) emoziona, la conoscenza di questi ultimi con Dolly e Copernico è fonte d’interesse, ma il trentaseiesimo capitolo del lungo romanzo di Fantomius non si limita a tali aspetti. Come da tradizione, non manca un furto, per il quale è accusato il predecessore di Paperinik, che dovrà scagionarsi, spinto da motivazioni ben più intime del consueto. E qui avremo delle suggestive tavole in stile noir, tra pioggia battente, impermeabili alla Bogart, palazzoni oscuri e rumori inquietanti.

 Sarebbe un peccato scendere troppo nei dettagli, rovinando la lettura a chi non vi si fosse ancora dedicato. Di sicuro, si tratta di una delle avventure di Fantomius più riuscite, ben congegnata, sceneggiata e disegnata, con la particolare colorazione di Irene Fornari (supervisionata dall’autore) a darle lustro.

 Se da un lato la storia potrebbe aver messo con sensibilità un punto a determinate situazioni rimaste in sospeso (specie a livello sentimentale), dall’altro genera al riguardo ulteriore curiosità e si presta ad approfondimenti, certo tutt’altro che semplici da delineare, tenendo conto anche dei ben noti paletti disneyani. Vedremo su quale sentiero Gervasio deciderà di indirizzarsi, e anche in che modo gestirà gli accadimenti paperopolesi del futuro nell’eventuale prosecuzione di Paperbridge. Intanto, in ogni caso, è tangibile la sensazione che Ombre del passato rappresenti un momento chiave nella fortunata epopea di Lord Quackett.

 
L’immaginazione di Paperino contagia anche Tom

 La storia d’apertura è la punta di diamante di un numero piuttosto apprezzabile. Non convince appieno, in verità, Cortesia per gli ospiti, realizzata da Tito Faraci e Marco Mazzarello per la serie Paperino e Paperoga Space Team: una gag allungata, forse un po’ oltremisura (anche se occupa solo sei pagine).

 Meglio va con Assalto alla diligenza, terzo, e fin qui più ispirato, episodio della serie Paperino Paperotto – Un magico mondo alla fattoria. Davide Aicardi torna a mostrarci la fervida immaginazione del giovane Donald, stavolta in chiave western, e l’alternanza tra realtà e fantasticherie produce alcune scene gustose. L’interazione con Tom Lovett è ben costruita, nel rispetto delle diverse peculiarità, e l’idea di circondare le vignette con un lazo si rivela azzeccata. Brava Giulia Lomurno a rendere con i suoi disegni la sfrenata atmosfera “bambinesca”.

 
Vacanza tranquilla per il trio di amici…

 Abbiamo poi Topolino e il weekend a bivi, una storia, appunto, a bivi, che vede Pippo e Orazio a fianco del titolare. Marco Bosco è abile nel far respirare al lettore in ogni tavola il clima vacanziero, instillandogli il desiderio di essere lì, a condividere le esperienze in mezzo alla natura con il trio di amici. Un po’ come Mickey & Co., impegnati in una gita fuori Topolinia, anche Cristian Canfailla si prende una sorta di licenza dai progetti più complessi in cui è stato impegnato (vedi Sole Nero o Argaar), divertendosi, fra l’altro, a raffigurare alcune espressioni impagabili e confermandosi assoluta garanzia in qualsiasi genere si cimenti. Procedendo su sentieri più o meno tortuosi, in cui talvolta capita di tornare indietro e intrecciare altri percorsi, le varie biforcazioni consentono di giungere ai quattro finali di un’avventura leggera, tipicamente estiva, che scivola via in un lampo, elargendo gradevole spensieratezza.

 A chiudere il libretto è Esca, simpatica autoconclusiva scritta da Roberto Gagnor, ancora con Giulia Lomurno alle matite, per la serie Confessa, Gambadilegno!.

 Tra gli altri contenuti spicca la rubrica Fumettando, nella quale Corrado Mastantuono insegna a ritrarre il volto di Rockerduck, raccontando inoltre, in una bella intervista a corredo, i primi passi da lui compiuti nel mondo del fumetto.

 Da ricordare, infine, che il numero è venduto in possibile abbinamento con le statuette sportive 3D di Minni e Topolino: l’una tennista, l’altro schermidore.



Voto del recensore: 3.5/5
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15
Topolino / Topolino 3576
« il: Venerdì 5 Lug 2024, 14:49:56 »
Recensione Topolino 3576


 “Grandi sono le soddisfazioni di una vita laboriosa, agiata e tranquilla, ma ancora più grande è l’attrazione dell’abisso”. Chissà se, al di là delle apparenze, vale anche per Paperino…

 Al riguardo prova a indagare Marco Nucci. Lo sceneggiatore emiliano, che non ha mai nascosto la passione per Dino Buzzati, omaggia Il colombre, probabilmente il più celebre tra i suoi racconti brevi (da cui è tratta la citazione sopra riportata), con un rifacimento in salsa Disney, che apre Topolino 3576, quasi interamente dedicato al novantesimo compleanno di Donald Duck.

 In Paperino e l’ombroso, Nucci ci riporta indietro a quando Donald era un giovane marinaio con il ciuffo sbarazzino, carico di speranze e buona volontà. Lo incontriamo in una notte di foschia, con il vento che gli fa volare via il berretto. Mentre il copricapo si allontana tra le onde, dalle profondità dell’oceano emerge un gigantesco mostro marino, che fissa il nostro per un attimo e scompare. È la maledizione dell’ombroso, un essere leggendario e minaccioso che solo lui riesce a vedere: per salvarsi, Paperino, novello Stefano Roi, dovrà restare lontano da qualsiasi specchio d’acqua.

 
E guardo le onde da un oblò…[/size][/i]

 L’autore adatta bene il testo dell’opera di riferimento all’universo paperopolese e cerca di ricrearne, per quanto possibile, i toni fantastici e inquieti. A tale scopo s’indirizza anche il lavoro di Giorgio Cavazzano, che lo coadiuva ai disegni. Il Maestro veneziano può non convincere appieno in qualche volto, ma è sempre capace di regalarci magnifici tratteggi dei suoi, ben valorizzati dalla colorazione di Gaetano Gabriele D’Aprile.

 La storia è ambientata nel passato, alla vigilia del Natale sul Monte Orso, ma nello scorrerne le pagine sembra quasi di essere trasportati in un’atmosfera onirica, fuori dal tempo. Quello cui assistiamo, in realtà, potrebbe essere un sogno dalle tinte vagamente horror, volto a farci immergere in alcuni aspetti della complessa psicologia del protagonista. Il risultato è valido e conferma che, se ben sviluppate, le tematiche più “serie” e introspettive hanno un indubbio fascino: l’importante è che non se ne abusi, trascurando e penalizzando il lato “comico”.

 
Come in un cartone animato![/size][/i]

 Ciò non accade in Paperino e la banda del Lupo, con la quale gli affiatatissimi Francesco Artibani e Lorenzo Pastrovicchio chiudono la loro “trilogia classica”. In una storia godibile e filologicamente rispettosa sono numerosi i punti da rimarcare, che fanno tanto, piacevolmente, anni Trenta: le pagine “invecchiate” ad arte, la colorazione vintage di Andrea Stracchi, le tante gag, i nipotini ancora discoli e indifferenziati che si completano le frasi a vicenda. E poi il ritorno di Setter e Musone, ma anche del temibile e infido villain che ha spazio già nel titolo.

 Il Pastro è libero di sbizzarrirsi nel dipingere da par suo scene dal ritmo frenetico, dando al lettore l’impressione di trovarsi all’interno di un cartone animato d’epoca (cominciato, ovviamente, dopo la sigla con l’iconico primo piano ripreso da Andrea Freccero per la copertina). Un lavoro convincente, tra Gottfredson, Osborne e Taliaferro, ma con un tocco d’autore originale, nobilitato, inoltre, da un finale azzeccato, di quelli che ti lasciano con il buonumore addosso.

 
Riferimento autobiografico?[/size][/i]

 A proposito di buonumore, seguono venti tavole di puro spasso, quelle di Tutti i lavori di Paperino. Qui, dopo una bizzarra premessa, un ispirato Tito Faraci ci mostra, in una serie di vignette intrecciate mirabilmente tra loro, novanta (più o meno) improbabili professioni svolte da Donald: dal giardiniere al palombaro, dal commerciante di cristalli allo spostatore di massi dagli argini di un fiume (!). Fondamentale, come sempre, l’apporto di Enrico Faccini, che dona ai personaggi un’irresistibile espressività, tale da strappare diverse risate di gusto.

 Chiude il libretto I Bassotti e la missione a rovescio. Con la professionalità e la cura dei dettagli che lo contraddistinguono, Alessandro Sisti confeziona una “storia su commissione” ben più gradevole della media. L’avvio è incentrato su Paperone e i tre nipoti “adulti”, Paperoga, Gastone e Paperino, tutti perfettamente caratterizzati (gli ultimi due rinnovano persino la propria rivalità, ultimamente quanto mai annacquata, con una breve scazzottata!). L’attenzione si sposta poi sui Bassotti e sulla loro missione banditesca nello “spazio”. Ad accoglierli alla base, nelle vesti d’istruttore, è l’esperto astronauta Luke Papertano (alias Luca Parmitano, vecchio amico di Topolino, cui sono dedicate ben otto pagine d’intervista). Da qui si dipana una trama divertente e movimentata, nella quale non tutto è come sembra, ben raffigurata da Andrea Malgeri, che ci dona, fra l’altro, alcuni primi piani molto incisivi.

 
 Detto che, in occasione di Etna Comics, è stata prodotta un’edizione variant del numero con la cover di Marco Gervasio, va segnalato come, nell’ambito di un’uscita che intende onorare Donald, in cui le storie ne illustrano con efficacia vari lati del carattere, sia un peccato che l’articolo introduttivo a corredo contenga alcune evidenti imprecisioni. Da questo punto di vista si sarebbe potuto fare di più e di meglio per festeggiare in modo degno il papero più amato del mondo. Il quale, comunque, impegnato com’è a ronfare beato su una poltrona (vedi statuetta progettata da Emmanuele Baccinelli, distribuita in possibile abbinamento), non dà certo l’idea di essersela presa…



Voto del recensore: 3.5/5
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