Recensione Grandi Autori 100 – Giovan Battista Carpi
Copertina del volumetto.
La neonata collana “Grandi autori”, continuazione delle
Special Edition, collana non uniforme all’interno del vasto mondo dei
Vattelapesca, prosegue con un numero dedicato a uno tra i più famosi e importanti fra i Disney italiani: il Maestro genovese Giovan Battista Carpi, primo docente di quella che diventò la celebre Accademia Disney.
Riuscire a fare una panoramica della sua produzione senza riproporre storie più volte ristampate non è certo un compito semplice. Infatti, a Carpi sono stati dedicati ben quattro numeri della gloriosa testata
I Maestri Disney e la
Classic edition uscita nel maggio 2017. Il rischio di avere delle sovrapposizioni era concreto ma, per fortuna, ciò non si è verificato (tranne che per una valida e ben motivata eccezione, come vedremo).
L’approccio seguito dal curatore Davide Del Gusto è strettamente cronologico.
Il volumetto è suddiviso in quattro sezioni composte da due storie ciascuna, relative ad un determinato periodo della carriera dell’autore e introdotte da un esaustivo e curato editoriale di approfondimento.
Tale scelta permette di seguire l’evoluzione del tratto carpiano che, partendo dal modello dei grandi autori americani (seppur già abbozzando un proprio stile), arriva all’eleganza e alla fluidità che lo hanno reso un grande esponente della Nona Arte.

Topi debitori di Gottfredson.
Si comincia quindi con gli albori della produzione del Maestro genovese.
La prima storia proposta è
Pippo e il condor dell’Illampù, apparsa su
Topolino nel 1960, su sceneggiatura di Ennio Missaglia. Si tratta di un’avventura molto gradevole, in cui lo stralunato Pippo ricopre un ruolo determinante e dove una giusta dose di comicità viene sapientemente mischiata con elementi degni di un buon thriller.
Come spiegato nel redazionale che introduce questa sezione, in questa storia è possibile osservare il mix di stili che caratterizza la prima produzione carpiana, nella quale le influenze gottfredsoniane sono ancora forti (pensiamo a
Topolino e il Boscaiolo) ma, al tempo stesso, vengono mitigate dallo stile personalissimo che “Gibì” sta iniziando a sviluppare.
Si tratta, dunque, di una scelta più che mai azzeccata per introdurre l’epopea carpiana.
Si prosegue con
Paperino e le trombe di Gerico, su sceneggiatura di Rodolfo Cimino, dove, invece, il tratto di Carpi è completamente scevro dalle influenze dei grandi che lo hanno preceduto.

Suoni terrificanti in una vicenda ciminiana.
La trama è fresca e godibile, forse meno avventurosa rispetto ad altre ciminiane, ma ricca di spunti interessanti e trovate non banali: un ottimo dialogo tra i due autori.
La carrellata prosegue con la sezione dedicata alla metà degli anni Sessanta, periodo in cui Carpi ha ormai superato la fase di rodaggio ed è già ben avviato, destreggiandosi magistralmente tra tutti i personaggi dell’universo disneyano.
In
Pippo e l’impresa trasporti, scritta da Michele Gazzarri, sono ancora percepibili influenze gottfredsoniane. La breve storia è scorrevole e riesce a strappare un sorriso, pur senza picchi di genialità.
Nella successiva
Paperino e la giornata tipo, i fratelli Barosso si divertono a sfornare una serie di spassosissime gag che si susseguono una dietro l’altra, dando vita ad una storia eccellente, che può godere di disegni particolarmente dinamici, nei quali l’evoluzione del tratto carpiano è ben evidente, se confrontato con i paperi de
Le trombe di Gerico.
Successivamente, ci si addentra negli anni Settanta, il periodo di massimo splendore per il disegnatore genovese, che raggiunge vette di eccellenza assoluta, gestendo i personaggi disneyani con una maestria fuori dal comune.
Nell’arco di tale decennio, Carpi è coinvolto anche nella realizzazione di copertine e illustrazioni per le numerose pubblicazioni mondadoriane (tra cui i
Manuali delle Giovani Marmotte e i famosi diari scolastici), delle quali è proposta una significativa carrellata nell’articolo introduttivo.

Situazioni di pericolo simili, 18 anni dopo.
La storia con i Paperi scelta per rappresentare questo periodo della produzione carpiana è
Zio Paperone e il tapioca di Machu Picchu. Al netto dei disegni impeccabili, indici di una raggiunta maturità artistica, la sceneggiatura è opera di un Guido Martina ormai al crepuscolo. Si tratta di un’avventura gradevole ma che, come il resto della tarda produzione martiniana, pur intrattenendo piacevolmente non fa certo gridare al capolavoro.
Per quanto riguarda l’universo di Topolinia, è stata scelta
Topolino e le rapine a domicilio, scritta da Giorgio Pezzin. Leggiamo un giallo abbastanza godibile, dall’intreccio ben architettato e che si risolve senza scossoni.
A parere di chi scrive, la scelta di tale storia è adeguata per mostrare i disegni di un Carpi in piena forma senza dover ripiegare su un’avventura ultraristampata.
Segue un interessante
excursus relativo a un’importante rubrica apparsa per tutto il 1983 sulle pagine di Topolino, ovvero
Il Pizzicotto. Si tratta di una serie di vignette che ironizzano sui temi maggiormente presenti nella società italiana dell’epoca, scritte da Carlo Chendi.

Dinamismo anni 80 tra le mura domestiche.
In una antologia su Carpi, tralasciarle sarebbe stato imperdonabile e, infatti, ne sono state selezionate ben 12.
L’ultima sezione in cui è articolato il volumetto si focalizza sulla produzione carpiana degli anni Ottanta, il decennio in cui “Gibì” si dedica con costanza al filone delle parodie e, durante il quale, si cimenta anche con la sceneggiatura. Le due storie selezionate, infatti, vedono Carpi come autore completo.
Risale al 1981 la divertente
Paperino e il diabolico ultrasuono, che presenta molti
topoi relativi alle avventure vissute dallo sfortunato papero e che si risolve strappando una risata.
L’ultima storia proposta è l’unica già pubblicata su uno de
I Maestri Disney dedicati a “Gibì”, ma, come accennato in precedenza, il suo inserimento qui è ampiamente giustificabile. Si tratta infatti di
Paperino trovatore trova…guai, una delle famose “storie dipinte”, ovvero realizzate dipingendo i fondali a tempera. Benché la trama non sia trascendentale, l’effetto visivo è spettacolare e rende epiche alcune rappresentazioni!

Espressioni vive e dipinte.
Chiudono il numero un ottimo articolo relativo agli ultimi anni di vita di Carpi, nonché un bel portfolio contenente varie illustrazioni dell’autore. E sull’apparato iconografico dobbiamo proprio applaudire il lavoro del curatore, che ha inserito meraviglioso materiale poco noto.
In definitiva, questo
Grandi Autori dedicato a “Gibì” è sicuramente riuscito nel migliore dei modi, grazie ad un’accurata selezione che ha privilegiato storie poco ristampate, consentendoci di riscoprire delle vere perle, e grazie anche ad un apparato redazionale ricco, curato e approfondito, utile sia per chi non conosce nulla del Maestro genovese, sia per chi desidera ampliare le sue conoscenze.
Per queste motivazioni, assegniamo il massimo dei voti a questo volumetto, nella speranza che questa collana possa continuare a proporre uscite del genere, valorizzando con grande rispetto il patrimonio lasciato da indiscussi Maestri della Nona Arte.
Superfluo dire che l’acquisto è caldamente consigliato!
Voto del recensore:
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