Recensione Topolino 3624
Topolino 3624 celebra, a partire dalla cover a tema, l’imminente Giro d’Italia, la più importante competizione ciclistica del Belpaese. Non è certo la prima volta che il settimanale affronta questo sport, anzi, è una tradizione che si può far risalire almeno alla classica
Paperino al Tour, del lontano 1954.
La storia d’apertura,
Zio Paperone e l’indesiderata maglia rosa, segue le vicende di zio Paperone e Rockerduck impegnati in una tipica contesa affaristica nell’ambito del “Giro del Calisota”, mentre Paperino e Paperoga, sfruttati dal tirannico zio, sono impegnati nella corsa. La storia sceneggiata da
Niccolò Testi e disegnata da
Alessandro Perina (autore anche della copertina), pur potendo contare su qualche simpatica gag,
appare molto classica, sin troppo, e priva di quel guizzo che possa farla risaltare rispetto alle – come dicevamo – già numerose vicende di questo tipo.
Segue, prevedibilmente, l’articolo di approfondimento sul Giro. Ricordiamo che, in edicola, il libretto è stato messo in vendita anche in abbinata ad un nuovo
Topolibro dedicato proprio al ciclismo.

Avvistato vip paperizzato!
Tocca poi al secondo appuntamento con la serie
Re Gambadilegno, di
Francesco Artibani e
Licia Troisi.
Inseparabili è un nuovo episodio di questo
spin off di
Ducktopia: il risultato è di buona fattura, uscito dalla solita efficace penna dello sceneggiatore romano che, pur non sfornando un capolavoro, mette su una vicenda che ci presenta
un’ottima caratterizzazione di Gambadilegno: né bonaccione, né troppo perfido, ma in equilibrio tra luci e ombre e sempre pronto a trarre profitto personale dagli avvenimenti. Buoni anche i disegni di
Lorenzo Pastrovicchio, sebbene alcune espressioni di Pietro non mi abbiano del tutto convinto.
Dopo le avventure in veste di re per Gambadilegno, troviamo per l’ormai consueta rubrica
Fumettando un
tutorial su come disegnare Battista, sotto la guida di Blasco Pisapia.
Veniamo poi alla storia che, pur essendo una breve, è probabilmente la migliore del numero:
Paperino e Paperoga: prendiamo il bus!, scritta da
Francesco Vacca e disegnata da
Marco Palazzi. Pur essendo di pochissime tavole, è molto divertente, e
chiunque abbia vissuto anche solo per alcuni periodi nelle grandi città italiane può riconoscersi nell’esperienza di Paperino. Divertente anche il gioco di parole finale.

Re Pietro “il Giusto”[/size][/i]
L’altra storia centrale del numero è
I Bassotti e la leggendaria Big Bass Band, per la sceneggiatura di
Francesco Pelosi e i disegni di
Mattia Surroz. Anche questa è una storia di buon livello,
con un interessante uso della Banda Bassotti. Certo, può non essere del tutto condivisibile la rappresentazione come una banda di pasticcioni che non è mai riuscita a “eccellere nel ladrocinio”, ma è comunque funzionale all’avventura qui raccontata. Da segnalare poi l’utilizzo del nome “Cuornero” per Nonno Bassotto, che ha generato anche un’interessante discussione sul nostro
forum.
Veniamo poi alla nota più dolente del libretto:
Terravento – Capitolo quinto (e ultimo, anche se non sembra), l’ambiziosa saga di
Alex Bertani e
Luca Barbieri, realizzata graficamente da
Mario Ferracina. In una passata
recensione, ho difeso un’altra serie sviluppata a partire da un’idea di Bertani,
Le isole della Cometa. Serie che, leggendo in giro alcuni pareri, è stata in queste settimane spesso accostata a
Terravento.
Indubbiamente,
le due serie hanno diversi punti in comune, ma non è questa la sede in cui approfondire.
Mi sembra però che differiscano su un punto fondamentale: ne
Le isole della Cometa, la “lentezza” o, per meglio dire, il ritmo narrativo non così usuale per una storia di
Topolino, ha lo scopo di immergere il lettore nello scenario e nell’atmosfera della serie. Scenario e atmosfere che possono non piacere, ma che mi sembrano comunque frutto di una scelta consapevole degli sceneggiatori. Inoltre, la sensazione che non accada nulla è solo apparente, perché pur con alcuni problemi di gestione della trama, accadono varie cose in realtà; inoltre, ogni episodio ha una piccola trama verticale a sorreggerlo.
Su
Terravento, al contrario, credo non ci siano neanche molte riflessioni da fare, perché
la sensazione che mi è rimasta è di non aver letto quasi nulla: qui non ci sono trame verticali, ma si potrebbe quasi dire che non ci sia neanche una trama orizzontale. Rispetto al ritmo – qui veramente lento – delle puntate precedenti, in quest’ultimo episodio il ritmo subisce una brusca accelerata, ma che sembra non portare a niente. Alcuni personaggi mostrano un cambio repentino e ingiustificato di personalità (vedi Topolino), la trama si confonde inutilmente, e la “stagione” (ormai anche per
Topolino è diventato un termine da usare abitualmente) finisce senza finire, con un
cliffhanger che sarebbe stato più accettabile come finale di un normale episodio.

Dove non arrivano le parole, intervengono i disegni[/size][/i]
Certamente diverso è il discorso per i disegni di Ferracina, assolutamente validi e di grande suggestione.
Un numero che mi sento di definire sotto la media, soprattutto a causa delle due storie di apertura e di chiusura, che dovrebbero essere le colonne portanti del numero, ma che sono in questo caso deludenti. Due buone storie centrali non possono essere sufficienti per risollevare le sorti di un numero come questo.
Voto del recensore:
2/5Per accedere alla pagina originale della recensione e mettere il tuo voto:
https://www.papersera.net/wp/2025/05/16/topolino-3624/Ora è possibile votare anche le singole storie del fascicolo, non fate mancare il vostro contributo!