Recensione Topolino 3639
Lord Volpeker. O Bo, che dir si voglia. È lui il protagonista assoluto del nuovo kolossal di
Casty, che si conclude felicemente su
Topolino 3639. Già la copertina di
Corrado Mastantuono, la prima legata a una storia dopo la lunga serie balneare, ci rimanda all’evento del numero, con il volto sfumato del (presunto?)
villain a campeggiare minaccioso su Topolino, Pippo ed Eurasia Tost in fuga.
Nella terza e ultima puntata di
Topolino e le vestigia di Z, l’autore goriziano mette il Maestro delle Lepri Viola al centro della trama, sviscerandone la psicologia e facendoci vivere i suoi turbamenti.
Volpeker è un personaggio sfaccettato, dotato di notevole umanità dietro la maschera che indossa, afflitto da un’insostenibile solitudine, capace di gesti sorprendenti. La sua è una vicenda di redenzione, che giunge all’apogeo con il “sacrificio” finale, nel quale lascia che emerga, e prevalga, la propria vera natura. E la tavola di congedo, a riscatto avvenuto (e dimenticato), commuove, lanciando un
potentissimo messaggio di speranza.
Casty è ispirato e ci regala una figura che resterà scolpita nella memoria. Va detto che
lo spessore narrativo di Volpeker è tale che tende a relegare il resto in secondo piano: Topolino appare un po’ sotto tono, Pippo a tratti quasi superfluo.
Si distingue maggiormente Eurasia, che dà l’input alla definitiva metamorfosi dell’ex (nonché futuro?) Begli Occhioni e intuisce il vitale motivo per cui gli edifici di Zeta erano stati foderati d’oro.

Nuove tavole spettacolari
Tirando le somme, il quinto capitolo del ciclo di Atlantide, che ebbe inizio giusto due decenni or sono con
Topolino e il colosso di Rodi, non delude certo le aspettative. Fra tematiche archeologiche ed ecologiche, colpi di scena e intime riflessioni, fantasmi in stile Kalì e crolli apocalittici,
non ci si annoia un attimo né una sola vignetta va sprecata.
Ancora una volta, poi, va rimarcato
lo straordinario valore dei disegni, enfatizzato dalle chine di
Michela Frare e dai colori di
Manuel Giarolli. Le spettacolari tavole a pag. 13 e a pag. 27 si aggiungono ad altre
splash page ammirate negli episodi precedenti, su tutte la doppia che chiudeva il secondo. Davvero
una gioia per gli occhi.
Si prosegue con la brillante
Amelia e l’anello della Gorgone, realizzata da
Enrico Faccini nelle vesti di autore completo. Si tratta di
un’avventura basata sulla mitologia ellenica, in cui la fattucchiera che ammalia elabora un complesso piano con l’usuale obiettivo di impossessarsi della Numero Uno. In questo caso, tutto parte dalla sottrazione di un anello a una statua della dea Atena perduta in fondo al mare.
Mai, però, mescolare mitologia e magia, perché le conseguenze potrebbero essere imprevedibili…
In effetti, da lì si dipana una trama rocambolesca, in cui una statua di Medusa prende vita in maniera inquietante e Amelia è costretta a stringere una provvisoria alleanza con Paperone che li condurrà fin nel Peloponneso.
Il caratteristico stile dell’artista ligure, che si diverte a inserire gustose citazioni gottfredsoniane,
si rivela molto azzeccato anche per la rappresentazione dei personaggi tramandatici dagli antichi Greci. Frizzante l’epilogo, cui, malgrado le tante pagine (trentasei) di cui è composta la storia, non si giunge per nulla con il fiatone.

La statua della Gorgone prende vita
Segue un ottimo pezzo di approfondimento sulle Gorgoni a cura di
Francesco Vacca, a conferma di come
Topolino sia un
eccellente strumento di divulgazione culturale per grandi e piccini. È singolare come, tra le immagini a corredo, appaia lo
scudo con testa di Medusa, celebre dipinto del Caravaggio dal
concept fin troppo audace per gli attuali standard del libretto…
Proprio Vacca firma la successiva
Paperino e la multa ricorsiva, divertente gag allungata, che descrive peripezie automobilistiche nelle quali per un lettore adulto è facile immedesimarsi.
Il loop temporale nel quale Paperino è immerso senza rendersene conto
strappa più di un sorriso e, complice lo stile vecchio stampo di
Marco e Stefano Rota, emerge un delizioso contrasto tra la tecnologia moderna che i personaggi utilizzano e l’ambientazione
vintage raffigurata.
Dopo una settimana di pausa, torna la serie
In science we trust, con il nuovo episodio
Il segreto del Tarallium, scritto da
Giovanni Barbieri e ben disegnato da
Cristian Canfailla (l’idea è di entrambi). Ritroviamo Enigm, Zapotec, Marlin e Atomino a caccia di cristalli di tarallium, indispensabili per far funzionare la Macchina del Tempo. In un
flashback di epoca liceale, oltre a conoscere Lilly e la scorbutica sorella Violet, vediamo ritratto Zapotec da adolescente, in verità non molto diverso da oggi, se non per il colore di barba e capelli. Il
plot, dall’inatteso sfondo sentimentale, risulta appena più intrigante rispetto alle precedenti uscite, ma
l’innesto di Enigm a fianco degli altri due luminari non produce gli effetti desiderati: non si avverte la giusta alchimia e il ciclo stenta a ingranare.

D’amore e d’accordo!
Piuttosto godibile l’egmontiana
Paperino, Gastone e la gara della (s)fortuna. I due cugini, sponsorizzati PdP, partecipano in coppia a un torneo di beach volley, nel quale la sfortuna dell’uno fa da contrappeso alla fortuna dell’altro. Quando Paperino e Gastone devono raggiungere via mare l’isola dove si svolgerà la finale, l’eterna lotta tra le due forze diviene ancora più serrata, generando
un’alternanza di eventi scalognati e interventi riparatori della dea bendata. Un tema interessante e sviluppato in modo adeguato, mantenendo alti i toni umoristici e inserendo un pizzico di non forzata introspezione. Valido il lavoro ai testi di
Aleksander Kirkwood Brown e sempre gradevolissime le matite di
Massimo Fecchi.
Si chiude con
L’osservatore, nuovo giallo-quiz della serie
Il Commissario indaga, di
Marco Bosco e
Valerio Held, in cui il losco Shorty viene messo alle strette da un Basettoni attento a ogni dettaglio, che mostra un fiuto degno dell’ispettore Varga di enigmistiche reminiscenze.
Da menzionare, inoltre, il consueto
Che aria tira… di
Silvia Ziche, che nell’occasione coinvolge addirittura gli alieni, e la rubrica
Fumettando, in cui
Giampaolo Soldati ci insegna a effigiare Pico De Paperis in alcune pose dinamiche. Come scopriamo dall’anteprima fumetto, ritroveremo il disegnatore genovese già la prossima settimana, alle prese con una nuova inchiesta di Topalbano.
Voto del recensore:
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