Vito Stabile e Casty omaggiano "le belle storie di una volta", dove Paperone indossava la palandrana azzurra, quando a scrivere soggetti e sceneggiature c'erano Martina, Cimino, Siegel... quando a disegnare il tutto c'erano Scarpa, Bordini, Gatto... e quando i tesori scoperti in paesi esotici non venivano confiscati dai governi locali che in seguito ne rivendicheranno la proprietà per ragioni geografiche e storiche (ma anche in quelle vecchie storie le autorità del posto cominciavano a farsi sentire).
E' anche vero che quando ciò accadeva provavo un senso di rabbia, da ragazzino, nel vedere che tanti sacrifici, intuizioni, prove di coraggio non avevano portato a nulla o quasi (all'epoca non mi ponevo i temi del politicamente corretto). E non erano solo i governanti in loco a 'disturbare' i progetti dello zione: a volte erano lo stesso fato o la Natura a ritorcersi contro di lui, facendogli perdere con uragani, terremoti o 'distrazioni' di Paperino tutto ciò che aveva scoperto, accumulato e cercato di portar via.
In questo caso tutto ciò non accade e la maschera di Sberleff (fra i tanti tesori successivamente scoperti) non sembra aver problemi di appartenenza, bensì altri di diversa natura. Per cui lo zione può permettersi anche gesti di generosità, non nei confronti del paese sudamericano visitato, ovviamente (forse il Perù, non nuovo a questo genere di 'incidenti' con lo zione) ma verso quel professore che si era fatta una certa idea della maschera e che non credo la cambierà, nonostante tutto.
Per quanto le matite di Casty siano influenzate, in questo contesto papero, dai disegnatori prima ricordati, noto già un tratto caratteristico, nelle posture, negli occhi, nei becchi... che me lo fa ricollegare a lui. Senza dimenticare la sua 'intensa' e variegata esperienza con le streghe vulcaniche ed oceaniche che sicuramente ha reso il suo disegno (papero) più sicuro e riconoscibile.
Tornando a Stabile, il suo mix di avventura, romanticismo e psicologia, condito da omaggi all'Elmo di Cimino ma anche al Grappolo indiano di Martina e Scarpa (con quelle piantagioni totalmente desertificate) è avvincente e convincente: penso che solo un grande autore possa 'rischiare' di omaggiare i suoi predecessori senza correre il rischio di confronti magari sfavorevoli, con "sbiadite copie di...".
Nel suo caso (e non è il primo) l'omaggio vale tanto quanto l'originale perché è originale esso stesso. Un soggetto ben scritto e sceneggiato oltre che illustrato (in questo caso) da un disegnatore altrettanto 'omaggiante' oltre che estremamente dotato. Spero che dopo aver disegnato benissimo Paperopoli (tutto ok tranne il 'cupolone', effettivamente un po' grande rispetto al Deposito - almeno per me) Casty cominci a scrivere qualcosa su questa città e i suoi abitanti. Sono sicuro che ne uscirebbero fuori delle storie altrettanto belle, e ovviamente diverse, quanto quelle del suo mondo dei topi che tutti conosciamo.
Questa particolarità narrativa di Vito Stabile può ricordare, per qualità e tipologia, quella di Marco Gervasio riguardo Paperinik oltre a quella dello stesso Casty per il Topolino di Gottfredson e Scarpa. Se l'autore romano ha ripreso con successo una vera e propria 'saga' (quella del vendicatore creata da Martina) e l'autore giuliano il miglior Mickey mai apparso, l'autore campano riprende (speriamo in maniera non isolata) una sorta di continuity non verticale ma orizzontale che mixa avventura e quotidianità paperopolese, plot rivisto negli anni '60 e '70 da diversi autori che hanno avuto il merito di portarlo al grande successo popolare.
