...amore per l'avventura e buon cuore, ma comunque rimanendo Paperone a pieno titolo, senza eccessi stucchevoli come quelli di alcune storie del Don. L'unica cosa che non mi è piaciuta è la scelta di "stoppare" ove sarebbe stato più adatto "fermare".
Quanto sono d'accordo su questa parte!
Zio Paperone e la maschera di Sberleff è davvero un'ottima storia, solida, che parte da un canovaccio già visto (l'ennesimo manufatto antico che porta jella), per poi evolvere in modo più profondo e complesso, che vuol far riflettere sul modo stesso di affrontare la vita, in generale. Un messaggio impegnativo, ma fatto passare tramite un'avventura leggera e coinvolgente e con una comicità ottima (alcune delle battute le ho già postate nel topic sulle vignette più divertenti).
Come già fatto notare, i disegni di Casty sono di chiara impronta scarpiana, ma le storie di quell'epoca riecheggiano anche dalla particolare colorazione: in primis il blu della palandrana ziesca, ma anche quelle pareti che cambiano colore a ogni inquadratura ed il cielo che può tranquillamente passare dal giallo al rosa. Esperimento cromatico, questo, già (egregiamente) condotto l'anno scorso con
Sandopaper, e in modo ancor più evidente grazie alla mole di dettagli di cui Freccero aveva riempito ogni vignetta.
Ma Stabile non rinuncia a citazioni nemmeno troppo velate, come un certo elmo di ciminiana memoria o alcuni familiari cimeli esposti nel museo di Paperone, inserendo chiaramente la vicenda in continuità con un certo tipo di storie.
Tutto questo rende
La maschera di Sberleff una vera chicca, più che meritevole della copertina.
Sulle altre storie non mi dilungo.
Molto bella, realistica e attuale quella su Paperina, anche se il finale è un po' telefonato.
Mi piace rivedere ogni tanto il lato più "discolo" dei Qui, Quo e Qua classici (che appiccicano di nascosto adesivi sulla macchina della papera che sta facendo loro un favore), anche se mi urta sempre quando Paperina li chiama "nipoti", così come quando definisce Paperone "zio".
Sono d'accordo che queste storie potrebbero tranquillamente avere la cornice dell'ormai celeberrimo Diario.
Carini i racconti del tremore di Pippo. Per una volta, appunto, una serie di brevi racconti horror (più uno comico che francamente non ho proprio capito cosa c'entrasse), ma pur considerando tutte le illogicità di Pippo, non mi spiego come un film girato "agli albori del cinema" e che viene espressamente detto essere "muto" abbia però i colori. Né perché un alchimista vissuto "secoli prima" portasse bombetta e farfallino...
Carina e spassosa anche la breve di Faraci.
I primi episodi di
In science we trust li avevo trovati deliziosi, ma la serie ha iniziato ben presto a mostrare la corda e questa puntata in particolare era veramente veramente insapore...