Recensione Topolino 3645
Numero particolare questo
Topolino 3645, con
solamente tre storie, di cui due “lunghe”. Non so se possa considerarsi una scelta premiante, forse è solo per lasciare spazio alla lunga storia di
Andrea Malgeri e
Andrea Maccarini celebrativa dei sessanta anni di Super Pippo che conta oltre 60 pagine?
Si tratta inoltre di una storia,
Super Pippo, il pippide più potente al mondo, di cui è difficile parlare e spesso si sarebbe tentati di “fare le pulci” alla storia e ai suoi dettagli, o di andare capziosamente a spaccare il capello in quattro sulle vicende narrate.
La storia – proprio perché di Super Pippo – va invece considerata per quello che è, una comica, una parodia delle storie dei super eroi, per questo ben vengano le pagine colorate con la scelta del retino seppur limitate semplicemente ad un accenno citazionistico, visto che la storia si svolge poi in tavole dalla colorazione consueta, sebbene molto vivace e piacevole.
Quello che ritengo possa stridere e quindi non essere uno spunto durevole per questo filone e per questo personaggio è il tipo di storie che ci sia aspetta sul
Topolino di oggi, cioè la volontà di dare una
continuity e una coerenza interna alle vicende del super eroe. Il personaggio nasce (e funziona) proprio per prendere in giro questo genere di storie: non ha un senso logico, non ha alcuna credibilità sull’identità segreta già dal nome: Pippo e Super Pippo, come potrebbe mai destare sospetti…? Non ha nemmeno una storia credibile sull’acquisizione dei super poteri con delle noccioline che “sbocciano” su un cespuglio invece di essere nelle radici dello stesso.
Le storie di Super Pippo devono essere caotiche, esuberanti, demenziali… quindi ben venga il
mad doctor della situazione, i robottoni tirati fuori dal nulla e i
raggi pfui… ma poi i tormenti interiori, le tristezze, l’onda sentimentale dei ricordi… no, vi prego! Lasciamo tutto questo agli ipertrofici protagonisti dei
comic book statunitensi che hanno già dimostrato con il tempo di essere essi stessi parodie più o meno involontarie di quello che rappresentano, finendo peraltro avviluppati nei limiti di una
continuity che è ormai vista più come un vincolo che come un’opportunità narrativa.

Tra gli scontri più significativi di Super Pippo con antenne e grattacieli, io avrei usato questo…
Chiude la parentesi di Super Pippo un esauriente ed informatissimo articolo di Marco Travaglini di ben 5 pagine sulle origini del supereroe.
Le venti pagine di
Paperino Paperoga e il brigante gentile (sceneggiata da
Marco Bosco, con i disegni di
Giampaolo Soldati) scorrono via senza sollevare un particolare coinvolgimento per
le vicende narrate:
lineari, poco coinvolgenti e dalle soluzioni banali con Paperoga che appena sfiora un tavolo esposto al pubblico da centinaia di anni trova un cassetto segreto… per tacer dell’altro cassetto, quello non nascosto, semplicemente chiuso da anni lì in bella vista e contenitore di un importante volume.

A muso duro!
Chiude il fascicolo un’altra storia lunga,
Topolino e i pilastri del futuro, Scritta dall’ormai collaudato duo
Francesco Artibani–
Licia Troisi ed illustrata da
Francesco D’Ippolito, ricostituendo così il team di
Ducktopia. Gli sceneggiatori fanno un egregio lavoro con la gestione di Topolino, ma l
a trama come spesso accade quando si parla di viaggi nel tempo, risulta un po’ confusa, mescolando i ritorni indietro nel tempo con “reset” temporali: a che pro tornerebbero sulla terra prima della loro partenza a causa dell’invasione aliena delle spore? Per incontrare loro stessi inconsapevoli dello scampato pericolo ed esistere in due “copie” nello stesso momento? Vabbè, sappiamo che per i viaggi nel tempo e paradossi temporali vale la definizione dell’esperto di settore
Doctor Who che li definisce come “
it’s more like a big ball of wibbly-wobbly, timey-wimey… stuff”.
La storia comunque si presta a chiavi di lettura molto più nobili ed interessanti, non so se volontariamente espresse dagli autori o se inconsciamente collegate dal sottoscritto alla realtà dei giorni attuali e che evidenziano come il concetto di un’unica terra per due popoli diversi sia una situazione non facilmente gestibile, che non potrà che scontentare una delle parti.
Non capisco, infine, l’articolo corredato dalle immagini e battute di
Pera Toons: lo stile dell’autore aretino estremamente essenziale e statico è molto distante da quello Disney, e quindi difficilmente potrebbe trovare appassionati tra i lettori abituali; se invece servisse per catturare nuovi lettori, magari lo si sarebbe potuto pubblicizzare in copertina…
Voto del recensore:
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