un'esperienza decisamente malinconica: la lenta decadenza di un eroe
Non di un eroe, ma di una societa', di un sistema di vita, di un'organizzazione sociale che doveva, dopo la seconda guerra mondiale, necessariamente rinnovarsi.
E non "malinconica', ma grandiosa, l'essenza stessa della vita: l'evoluzione! Chi e' che dice che i personaggi Disney non invecchiano, non evolvono??
Suggerisco, al proposito, l'iiluminante lettura di
"In Trappola col Topo" di Antonio Faeti (ed. Einaudi), e magari.....
a milioni di anni luce di distanza, del mio
libretto su Topolino, dal quale ti riporto un paio di brani, il primo relativo alla storia d'esordio di Eta Beta:
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Con questa storia si apre l’ultimo grandissimo ciclo delle avventure di Mickey Mouse. Nelle storie a continuazione pre-belliche avevamo lasciato Topolino già sulla via della maturazione psicologica. Il Mickey che ci si presenta oggi è profondamente diverso da quello, è adulto, maturo, disincantato e alieno dai miti roosveltiani dei suoi primi anni. È il Topolino che ha vinto la guerra, ma anche grazie alla bomba di Hiroshima, è un Topolino che ha raggiunto la consapevolezza della morte e che ha provato delle pulsioni sessuali per le comprimarie delle sue avventure.
Probabilmente, però, è anche
un Topolino stanco, incapace di auto-motivarsi all’avventura e dunque bisognoso di un elemento forte ed alieno al suo mondo per poter ancora sostenere con successo il suo ruolo predominante nelle strisce quotidiane. E l’elemento alieno per eccellenza fa la comparsa sulle strisce della serie il 26 settembre del 1947. Eta Beta proviene dal futuro, e rappresenta il campione di un’umanità migliore (utopistica) di quella dell’epoca: è probabilmente l’iniezione di fiducia che è in grado di dare a Topolino l’energia sufficiente per ricominciare la sua attività avventurosa, ma, ormai, con un ruolo diverso:
non ha più il ruolo di catalizzatore degli eventi che si sviluppano attorno a lui, ma spesso ha quello dell’osservatore, limitandosi a riportare i comportamenti e le reazioni dell’"uomo" normale di fronte ai fatti di cui si trova ad essere testimone. Ormai la sua parte avventurosa ed imprevedibile è stata fatta assumere ad Eta Beta, assimilabile ad un alter-ego di Topolino che ne incarna la parte che il topo ha perso: quella più ottimistica, più disposta all’avventura fine a sé stessa.
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E poi un commento a "Topolino e il ritorno di Davy Crockett", l'ultima storia a continuazione del grandioso ciclo di Gottfredson:
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Mickey ha percorso tutto il suo cammino evolutivo, ed ora ha anche finito di discendere la china: l’eroe ragazzo della golden age è maturato, ha lasciato il posto al topo “inquieto” degli anni della guerra e si è poi evoluto nel personaggio sempre più umano (e perciò insicuro, amaro e vulnerabile) caratterizzato da Walsh.
Mickey ha esaurito il suo compito, non ha più nulla a che spartire con la società in cui vive; il suo ruolo è stato preso da Paperino, dal Donald Duck di Barks che lo ha oramai superato in popolarità. E a questo proposito ci piace sottolineare come l’ideale passaggio di consegne avvenga simbolicamente proprio nell’ultima vignetta dell’ultima storia: Topolino guarda annoiato il lavoro di una scavatrice, proprio come Paperino ed i suoi nipoti osservavano la stessa scavatrice (così ci piace pensare) all’inizio di Paperino e la scavatrice nel 1949, cioè proprio nel periodo in cui stava avvenendo il sorpasso di popolarità anche nei fumetti
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Com'era il discorso che le grandi storie dovrebbero avere piu' di una chiave di lettura?
Poi c'e' anche chi dice che Gottfredson e Walsh (ammesso che li sappia scrivere correttamente) sono vecchiume?
bah.....
- Paolo