Molti non saranno d’accordo, ma si tratta della mia preferita sul rapporto tra Paperone e Doretta, probabilmente perché è la prima che ho letto sul tema. Mi ha fatto conoscere un lato del personaggio che non immaginavo.
La trovo anche migliore de La stella del polo: a prescindere dal resto, più coinvolgente, più divertente, in generale dotata di una scorrevolezza che in Barks non trovo. Inoltre, presenta il non trascurabile vantaggio della mancanza dei nipoti all’interno dell’avventura.
Ovviamente, non era necessaria una vicenda che svelasse retroscena della precedente; ma non vedo perché non farlo: l’importante è che sia fatto bene. Sicuramente, esistono elementi in varie opere che sono stati lasciati volutamente ambigui, però non mi sembra questo il caso.
Potrei citare una qualsiasi walshana, ma per rimanere attinente a Barks menziono l’esempio del fantasma della cattedrale; lì abbiamo un personaggio che deve il suo fascino al mistero che lo circonda: non si sa chi sia, perché viva in una chiesa, eccetera. Una storia che dia spiegazioni in proposito sarebbe un passo falso.
Ma ne La stella del polo non vedo niente di tutto ciò.* L’autore non narrò dettagliatamente gli avvenimenti di quel mese, secondo me non per lasciarli all’immaginazione del lettore (cosa c’era da immaginare , poi, oltre a ciò che ci aveva detto, ossia che hanno lavorato per trovare l’oro?), ma perché non ne era interessato: lui voleva raccontarci una storia del presente e il passato gli serviva solamente come antefatto. Ulteriori particolari di quell’episodio non erano funzionali alla trama che voleva narrare. Diversamente, Don Rosa ambienta totalmente il suo fumetto nel passato.
In generale trovo che La prigioniera del Fosso dell’Agonia Bianca non svuoti di significato né intacchi la storia a cui si ispira: uno può leggere tranquillamente La stella del polo senza che la consapevolezza dell’opera successiva le tolga nulla. Non solo, ma pure la vicenda più recente è perfettamente godibile a sé, indipendentemente dall’altra.
Non condivido nemmeno la critica alle toppe celebrità; l’incontro continuo con personaggi famosi nel corso della vita del protagonista sarebbe forzato, ma qui non accade: i tizi che appaiono nella presente sono dei perfetti sconosciuti. E la scoperta che sia esistito davvero un giudice di nome Roy Bean non altera questo mio giudizio.
* Volendo, l’unica cosa ambigua dell’originale è il modo con cui Paperone viene narcotizzato. In una vignetta si vede Doretta versare la bevanda con espressione languida: veramente l’ha circuito solo con una tazza di caffè oppure l’ha sedotto con ben altri sistemi? Il dubbio svien, considerando che quanto vediamo non corrisponde agli aventi così come si sono svolti, bensì a come il vecchio miliardario li sta raccontando alla famiglia.
Tuttavia dal momento che Don Rosa non ha approfondito quella scena maliziosa, non possiamo criticarlo.