Walt Disney Conversations
Mentre in Italia il fumetto ed il cinema di animazione stentano a farsi strada al di fuori della cerchia di appassionati, continuando ad essere, per il grande pubblico, soprattutto qualcosa rivolto ai bambini, ai ragazzi ed a chi soffre della sindrome di Peter Pan, all’estero invece sono considerati almeno come importanti aspetti della vita quotidiana di chiunque. Ennesima prova ne è la pubblicazione da parte di una casa editrice universitaria statunitense, la University Press of Mississippi, di una collana, Conversations with Comic Artists Series, che raccoglie scritti ed interviste su e con grandi personaggi del mondo del fumetto e dell’animazione americani; finora sono stati pubblicati libri dedicati a Carl Barks, Milton Caniff, Robert Crumb, Chuck Jones, Charles Schulz e Mort Walker. Il nuovo titolo della collana è dedicato a Walt Disney (Walt Disney Conversations – a cura di Kathy Merlock Jackson – $ 20,00), e raccoglie articoli, documenti ed interviste relative al papà di Mickey Mouse dal 1929, anno seguente alla nascita di Topolino, fino al 1966, anno della sua morte. E’ una lettura decisamente interessante, e già la prima frase dell’introduzione fa capire quale voglia essere l’obiettivo del libro: “Walt Disney is best remembered for images, not words”; ed in effetti, soprattutto per noi che non siamo americani (e che magari non abbiamo vissuto negli anni in cui Disney è vissuto), è difficile avere presenti situazioni nelle quali si veda e si senta parlare Disney che non siano siparietti per le sue trasmissioni televisive, o poco altro. Questo libro lo presenta dunque sotto una luce diversa e per certi aspetti nuova, con interviste, scritti, discorsi che ne svelano anno dopo anno (tutto il materiale è presentato in ordine cronologico) il suo carattere, il suo pensiero, il suo stile di vita, il suo lavoro. Uno dei documenti più interessanti tra quelli presenti è la trascrizione della testimonianza da lui prodotta nel 1947 davanti al Comitato per le Attività Antiamericane, in piena guerra fredda e caccia alle streghe nel mondo del cinema USA; Disney non si tira indietro, facendo nomi, spiegando perché non distribuisca i suoi film in Unione Sovietica, ed accusando esplicitamente i comunisti di voler utilizzare i sindacati del cinema come testa di ponte per entrare ad Hollywood e con ci??vulgare le loro (sottinteso: pericolose) idee. Libro dunque molto interessante, che ogni appassionato dovrebbe avere nella propria biblioteca.
01 GEN 2003