Uack! 1
Carl Barks, il grande autore dei Paperi, è davvero una presenza ineludibile in edicola. Il suo umanesimo, il suo stile, il suo umorismo, la caratterizzazione degli abitanti di Paperopoli, da Paperone in giù, sono davvero qualcosa di incredibile e meraviglioso. Questo primo numero del redivivo ZP, UACK!, è qui a dimostrarlo.
Parlando dell’impostazione editoriale, non si può negare sia stato fatto un ottimo lavoro. Il sommario è preciso ed ampio, le storie sono pubblicate nel miglior ordine filologico rispetto agli originali Four Color, gli articoli sono chiari e capaci di segnalare qualcosa di nuovo, anche a chi ritiene di sapere tutto sul Maestro dell’Oregon. L’apparato iconografico è valido, seppur certe immagini siano un po’ piccole. Ma è evidente la grande cura in tutte le sue pagine. Il portfolio è un ottimo antipasto in vista del futuro, in cui pare ci saranno molti storyboard originali. E poi, per la prima volta dopo tanti anni, spunta fuori un’inedita straniera pensata per il formato a quattro strisce, su matite del buon Jippes. La storia, su spunto di Barks, non è nulla di particolare, una four-pages carina e ironica, con un sempre inventivo Archimede.
Sono le altre storie, le mitiche prime storie in cui Barks decide di far fare un salto di qualità a Zio Paperone, che rendono questo numero essenziale per chi non conosca nulla dell’autore americano. La disfida dei dollari resta sempre il capolavoro incontrastato. Una classica sfida contro i Bassotti si traduce nel disvelarsi dell’animo del papero più ricco del mondo. Anche la Stella del Polo resta sempre un classico, intenso e avvolgente, melanconico e guizzante, fatto di tanti momenti ironici e avventurosi. E la figura femminile continua a far vibrare il cuore.
La breve del Pesce d’Oro mostra tutto il talento di Barks nel proporre buone idee in un piccolo spazio. Paperone ne esce come un gigante, lavoratore e idealista. Questi concetti si riflettono anche nelle tavole autoconclusive, ironiche nel giocare con un’avarizia proverbiale che non può che far intenerire. Infine, la cassa di rafano, seppur più breve delle altre, è capace di essere intensissima e di far sentire l’ululato del vento e il rombo delle onde, durante la più terribile tempesta e prova umana che i paperi abbiano mai affrontato.
La scelta della Panini di ristampare Barks partendo dalle testate (così come aveva fatto ZP nel 1987) è corretta, e la resa editoriale è assolutamente all’altezza. La presenza in fumetteria di un maestro del genere è doverosa, alla pari di un Alan Moore, e lo spazio pubblicitario è stato importante. Ottima poi la scelta della variant, una trovata davvero azzeccata. Un buon inizio, che speriamo serva a far scattare la scintilla della passione per il fumetto Disney a tante nuove leve, come era successo ai suoi tempi con ZP.
Un’altra recensione, per un pubblico più generalista, ed una buona gallery, qui.
01 APR 2014