I Grandi Classici Disney 344

25 GIU 2015
Voti del fascicolo: Recensore: Medio: (18 voti) Esegui il login per votare!

C’è poco da dire davanti ad un’apertura simile, introdotta da un’espressiva copertina cavazzaniana: signori, Guerra e pace! Capolavoro carpiano di irresistibile comicità, grande fantasia nel riorchestrare il monumento tolstojiano e, ovviamente, disegno superlativo, con battaglie, dacie e palle di cannone. Se non avete mai letto questa Grande Parodia, ormai da nove anni assente da una pubblicazione regolare, l’acquisto è obbligato.
Il soggetto della seconda storia, Pippo e l’albero delle popodimene è di George E. Davie, un po’ bislacco come è abitudine delle S-code ma comunque godibile, anche grazie alla sceneggiatura italiana, probabilmente di Guido Martina (convince meno la recente attribuzione a Scarpa, il quale è invece alle matite). Curiosa la doppia caratterizzazione di Dinamite Bla proposta dalla consueta coppia di brevi statunitensi: pacifico villico nella prima Le Giovani Marmotte ed Erasmo delle paludi, prevedibile e usuale misantropo protagonista di gag a ripetizione con Paperino e Paperoga in Paperino e il baratto coatto di Dick Kinney.
Direttamente dal primo numero del leggendario Almanacco Topolino la prima Superstar, Topolino e la mano fosforescente, disegnata da un acerbo Giulio Chierchini su testi del solito Martina, che una volta di più abbina inedite e passeggere manie di Pippo con un giallo forse un po’ sotto tono.
E se nello scorso numero parlavamo di Pavese come sottovalutato, possiamo dire che la collocazione fra le Superstar di Paperino e il carrubo dei caraibi rende pienamente giustizia all’autore genovese, che supportato dal sempre sublime Luciano Bottaro si produce in ciò che meglio gli riesce: uno spunto bislacco, Paperi al completo, Bassotti, azione e situazioni comiche a non finire.
La sezione si chiude con un ben gestito giallo circense di Carl Fallberg e Paul Murry e con due brevi storie non particolarmente memorabili, Il lupo cattivo ama la vita comoda e la comunque rara Il gatto malandrino, nella versione pubblicata su Topolino su iniziativa dell’allora appena insediatosi Gaudenzio Capelli.
Infine, breve ma gustosissima la sezione finale, che presenta due storie radicalmente diverse fra loro: Paperino e la guerra dei picchi, gioiello ciminiano di quelli che non si dimenticano (impagabili certi “scambi d’opinione” fra Paperino e Anacleto, e non solo), e Topolino e la scomparsa di Tip, storia che magari si trova un po’ spaesata sui Grandi Classici ma davvero ottima, intrigante e ben curata, forse il capolavoro della sua autrice Claudia Salvatori (nonché una fra le poche belle storie con Tip e Tap) e ottima prova grafica di Alessandro Perina.
Benché purtroppo non sia stata mantenuta la promessa delle brevi straniere, qui piuttosto dimenticabili al netto di Kinney, il numero è di altissimo livello e se ne consiglia decisamente l’acquisto.

Autore dell'articolo: Guglielmo Nocera

Oggi espatriato nel paese di Astérix, mi sono formato su I Grandi Classici Disney, che acquisto tuttora, e Topolino Story prima serie. Venero la scuola Disney classica, dagli ineguagliabili vertici come Carl Barks e Guido Martina ai suoi meandri più riposti come Attilio Mazzanti e Roberto Catalano (l'inventore della macchina talassaurigena). Dallo sconfinato affetto per le storie di Casty sin dagli esordi (quando lo confondevo con Giorgio Pezzin) deriva il mio antico nome d'arte, Dominatore delle Nuvole. Scarso fan della rete, resto però affezionato al mondo del Papersera, nella convinzione che la distinzione tra esegesi e nerdismo sia salutare e perseguibile. Attendo sempre con imperterrita fiducia la nomina di Andrea Fanton a senatore a vita.