I Grandi Classici Disney 32

25 AGO 2018
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Settembre è il mese del ripensamento sugli anni e sull’età, come cantava il Maestrone, e sembra che tale formula possa essere utile per descrivere quello che, ci auguriamo, sia un nuovo corso per i Grandi Classici Disney. Due sono i segnali che, ben evidenti, sono senza dubbio da segnalare: l’allargamento costante a nuove testate da cui attingere ristampe con la new entry della gloriosa, indimenticata e finora mai replicata nel successo Zio Paperone (qui presente, de facto, con ben tre storie riprese dalle sue pagine), che va così ad affiancarsi ad altre fonti apparse negli scorsi mesi sulle pagine del mensile, come Paperino Mese e il Mega; l’altra, tutto sommato rivoluzionaria novità per una collana che fin dal primo numero del febbraio 2016 aveva segnalato su più fronti e in pompa magna il ricorrere al “tutto colore”, è paradossalmente un finora auspicato “ritorno alle origini” della meritoria nouvelle vague editoriale della precedente serie dei Grandi Classici, quella sapientemente inaugurata nel 2004 con l’inserimento della sezione tematica delle storie preziose o rare. Insomma, per farla breve, per la prima volta dal reboot di due anni fa ben due storie su tre presentate come Superstar sono ristampate rispettando l’edizione originale e ripresentando l’alternanza tra pagine a colori e in b/n, continuando a seguire l’exploit del mese scorso con Zio Paperone e il gatto nero. Certamente va considerato il fatto che le storie finora non ricolorate provengano tutte dalla loro ultima edizione sulla defunta serie delle Imperdibili, in cui le storie dell’Almanacco e, nell’ultimo periodo, degli Albi d’Oro spadroneggiavano. Detto ciò, nonostante l’arcaica e totalmente naif Topolino e il Dottor Orridus non rappresenti certamente un capolavoro del fumetto disneyano e Zio Paperone e il disidratatore disidratante rimanga una breve certamente non memorabile, si tratta di due esempi di, diciamo così, rispetto per i lettori tradizionali (e tradizionalisti) dei Grandi Classici, quelli che a questa particolarità delle storie in b/n hanno sempre guardato con favore, anche solo come principale fattore di distinzione dalle altre testate di ristampe presenti in edicola.
Terza storia del lotto centrale è invece la celebratissima Topolino e la Dimensione Delta, prima apparizione di Atomino Bip-Bip e ripescaggio sapiente del Dr. Enigm direttamente dalle strisce americane, opera capitale nella produzione scarpiana e certamente una delle punte di diamante del fumetto Disney italiano: in una sola parola, memorabile. Bene pertanto che sui Grandi Classici i nuovi lettori possano leggere e apprezzare il ciclo di Atomino, opportunità per ora garantita anche dalla riproposizione di Topolino e Bip-Bip alle sorgenti mongole, ripubblicata nel numero 33 del mensile già uscito in edicola.
Per il resto, l’albo presenta altre storie abbastanza interessanti, tra cui spiccano certamente la ciminiana Elasticolina del Barone Giallo e L’oro bianco del Cervino. Mentre la prima riconferma la collaudata formula del viaggio dei paperi nei posti più bislacchi del mondo a contatto con comunità pseudo-incontaminate, rifugio di buoni selvaggi ritratti nella loro iconica immagine del villaggio sperduto, nella seconda Paperone e nipoti sono in trasferta nella ben più realistica Svizzera. Il motore dell’azione è una ritrovata crisi di nervi del vecchio papero, cui viene consigliato di ritirarsi a riposare tra i placidi paesaggi alpini all’ombra del Matterhorn: peccato che, esattamente come in un certo classico barksiano, il magnate scozzese rimanga un elemento di totale disturbo e vulcanica distruzione per la tranquillità secolare delle piccole società rurali. Ottima storia, insomma, della serie tedesca Abenteuer aus Onkel Dagoberts Schatztruhe che speriamo possa essere seguita da altre ristampe provenienti dalle pagine di Zio Paperone non rimanendo così un unicum.
Il consueto appuntamento con le brevi di produzione estera, invece, è da tenere maggiormente d’occhio rispetto al solito in quanto composto da una coppia di storie con protagonista Pico de Paperis e, tra queste, è da menzionare Paperopoli, U.S.A., debutto del papero tuttologo sulla carta stampata dopo quello, sicuramente più frizzante, nello show televisivo Disneyland del 1961. A fare da gustoso e ben più esplicito trait d’union col mondo dell’animazione è infine Il lamento del coyote, operazione filologica del 2000 orchestrata dal buon Luca Boschi che, in veste di sceneggiatore, adatta a fumetti il corto Sheep Dog del 1949 e riporta in auge i suoi protagonisti: Pluto, il coyote Bent-Tail e suo figlio.

Autore dell'articolo: Davide Del Gusto

Sono cresciuto a pane, letteratura, storia e fumetti. Paperseriano dal remoto 2004, colleziono, leggo, recensisco e mi diverto con l'editing di questo sito. I miei indiscussi numi tutelari tra i fumettari sono Carl Barks, René Goscinny e Albert Uderzo, Floyd Gottfredson, Hergé, Vittorio Giardino, in rigoroso ordine sparso.