Casty – Il nome sopra il titolo

09 SET 2023

Questo articolo è apparso originariamente come introduzione del volume Casty – Il nome sopra il titolo, pubblicato dal Papersera nel 2014 in occasione dell’assegnazione all’autore Goriziano del Premio Papersera. Lo riproponiamo qui di seguito per celebrare i venti anni dalla pubblicazione su Topolino della sua prima storia.

«Non ero interessato alla gloria, ma a fare film. Non volevo esibire la macchina da presa, il regista, lo sceneggiatore. Volevo il pubblico coinvolto nella storia.»
Frank Capra

«Io scrivo cercando di fare quasi dei “piccoli film”, con un plot che sia serio e credibile, senza incongruenze o forzature.»
Andrea “Casty” Castellan


Casty - Il nome sopra il titolo

La copertina del volume dedicato a Casty

È una fortuna che il numero di “teste pensanti” sul forum del Papersera cresca di anno in anno, così da apportare nuova linfa e nuovi entusiasmi a chi da lunga data si prodiga per l’organizzazione delle varie attività dell’omonima Associazione.

Di contro, ogni anno diventa più difficile giungere a soluzioni condivise dall’unanimità – o quasi – dei partecipanti per le decisioni più importanti: mentre per il nome del premiato non ci sono state soverchie difficoltà a raggiungere un accordo, quest’anno la scelta per il titolo del presente volume è stata decisamente più complessa: da una parte c’era la voglia di riconoscere l’approccio tradizionale di Casty con titoli del tipo “I Classici (post)moderni di Casty” o “Tutto… continua con un topo”, dall’altra quella di proseguire la tradizione che vedeva i titoli dei libri del Papersera ispirarsi direttamente all’opera del premiato, come sarebbe potuto essere nel caso di “Casty e il Topolino che verrà” o “Topolino e il caso Casty”.

Le riflessioni che, alla fine, hanno portato alla scelta del titolo che avete letto sulla copertina, partono dalla considerazione che Casty – così come prima di lui Romano Scarpa e prima ancora Floyd Gottfredson – è un autore che dà alle sue realizzazioni un “taglio” fortemente cinematografico, sia che la sua storia sia ispirata alle produzioni più moderne e ricche di effetti speciali, sia che ricordi le strutture dei film realizzati a Hollywood negli anni Trenta e Quaranta, periodo verso il quale i fumetti Disney sono in un certo qual modo debitori sin dagli inizi.

L'autobiografia di Frank Capra

La copertina dell’autobiografia di Frank Capra.

L’idea del “nome sopra il titolo” deriva proprio dalla tradizione Hollywoodiana di permettere solo ai più grandi e famosi fra i registi di avere il proprio nome in posizione prominente sui cartelloni. Ad esempio si poteva avere qualcosa del genere “Alfred Hitchcock’s Vertigo” o “Frank Capra’s It’s a wonderful life”, mentre lo stesso John Ford – non certo uno sconosciuto – era menzionato sul cartellone secondo il modello “Stagecoach, directed by John Ford”. Indipendentemente dalla valutazione soggettiva del valore e dell’apprezzamento dell’opera di questi registi, è chiaro come il concetto di far precedere il titolo dal nome del regista fosse appannaggio solamente dei più grandi tra i grandi.

Il titolo in questione è quindi ispirato (o meglio, copiato) proprio da quello che Frank Capra scelse per la sua autobiografia. E non è nemmeno da considerarsi azzardato o fuori luogo il paragone tra Casty e il regista italo-americano: quante volte abbiamo visto i protagonisti dei film di Capra intenti nelle loro crociate contro i templi del danaro, della giustizia e della politica? Come non ricollegarli al Topolino di Gottfredson alle prese con un consiglio comunale interessato solo al proprio tornaconto in Topolino e la lampada di Aladino quando non addirittura colluso con i gangster in Topolino Giornalista? E come non collegare quel Topolino a quello modernizzato da Casty altrettanto determinato a contrastare il potere quando questo si manifesta in forme repressive (Topolino e la città taciturna, Topolino e la marea dei secoli), ottuse (Topolino e il mondo di Tutor) o reazionarie (Topolino e la neve spazzastoria)?

Gli eroi di Capra – al pari di quelli Disney – grazie ai loro principi apparentemente utopistici risultano inevitabilmente irrazionali (Pippo), lunatici (Zio Paperone), e addirittura “picchiatelli” (Eta Beta), eppure trionfano proprio grazie a questi valori, messi in campo durante lo svolgimento delle trame senza forzatura da parte del regista (o del disegnatore).

Accadde una notte

Frank Capra, Claudette Colbert e Clark Gable studiano il copione di “Accadde una notte”.

Relativamente al suo film Accadde una notte, vincitore di ben cinque premi Oscar, lo stesso Capra ebbe a dire, «…la migliore qualità che possa avere un aspirante attore è l’abilità di esprimere sinceramente le sue caratteristiche naturali. […] Clark Gable ha vinto il premio dell’Accademia di Cinematografia per la migliore interpretazione dell’anno, nel film Accadde una notte. E in questo film Gable non ha recitato affatto: si è limitato ad agire come agisce Clark Gable, e noi abbiamo avuto la fortuna di riprenderlo!». Non è molto diverso da quanto afferma Casty: «Il problema è che il disegnatore è spesso portato a fare il “bel” personaggio, piuttosto che a farlo recitare… Un po’ come quando fai una foto spontanea e un’altra in cui ti metti in posa: nella seconda vieni sicuramente più bello, ma perdi in freschezza […] Ci sono parecchi Topolino di Gottfredson che… non sono dei bei Topolino (intendo delle belle “pin up”), che però sono “vivi”. Così dico spesso che Gottfredson, Scarpa e Barks non erano semplici disegnatori, erano “disegn-attori”…». Topolino è sempre stato – e grazie al talento di alcuni lo è tutt’oggi – un formidabile attore, in grado di far sua una trama purché questa sia in armonia con le sue caratteristiche. L’importanza della storia rispetto al resto quindi, questa la lezione contenuta nelle parole di Frank Capra: «un buon film crea una “stella”, ma una “stella” non crea un film», assimilata e condivisa in toto da Romano Scarpa, nume tutelare di Andrea Castellan:

Romano Scarpa: «Non mi sono mai sentito portato per le parodie. Francamente non mi piacciono le storie in costume: può anche essere una questione di pigrizia ma non sono un appassionato dei fronzoli, degli addobbi, dei paludamenti. […] Recentemente, Giovan Battista Carpi ha dipinto una bellissima storia breve di Paperino ambientata nel Medioevo. È colorata magnificamente, stupendamente realizzata… Solo che a me, francamente (mi perdoni il “Nanni”!), dice poco. Ripeto: a me piace la storia, non il decoro.»

Boschi Gori e Sani: «…l’intreccio, il plot…»

Romano Scarpa: «La storia.»

Le storie di Capra sono caratterizzate da eroi positivi e dai loro sogni di giustizia, di fraternità e di felicità, che riescono a toccare il cuore degli spettatori, con un happy end non forzato, né imposto dalla “fabbrica dei sogni”, ma che scaturisce come conseguenza assolutamente logica della battaglia idealistica dell’eroe, al quale il lieto fine è spalancato dal suo stesso entusiasmo. E non vedo differenze tra questi eroi cinematografici e il “vero” Topolino, quello che sconfigge l’artiglio magnetico, che salva la città da una grandinata al cianuro, che sventa la minaccia dell’incubo orbitale, che affronta i pirati dell’aria, che manda in rovina i piani della Spia Poeta e che vive molte, molte altre avventure ancora…

Un chiaro filo lega, quindi, la tradizione cinematografica di Frank Capra a quella narrativa di Casty, e il riconoscimento dell’avere “il nome sopra il titolo” è ben meritato, non come presuntuosa affermazione di “autorialità”, bensì come una rivendicazione di un’autonomia di gestione, di un completo controllo del processo di produzione e del ruolo di responsabile definitivo, se non unico, del film/fumetto.

Autore dell'articolo: Paolo Castagno

Sono appassionato lettore e collezionista di fumetti Disney sin da quando ho imparato a... guardare le figure. Il Papersera - sia il sito sia l'associazione - sono per me motivo d'orgoglio!

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