Codino cavallo marino

06 NOV 2023

Ogni appassionato Disney possiede dei determinati albi o delle specifiche storie che hanno contribuito a implementare la sua passione e a consolidare il grande amore per questo poliedrico mondo. Nel mio caso, uno di questi albi è stato certamente il sesto volume della collana Le Grandi Storie Disney, ovvero l’opera omnia di Romano Scarpa, pubblicata nel 2014, quando avevo nove anni.

Prima di allora, avevo già letto alcune storie di quello che sarebbe diventato il mio fumettista preferito in assoluto, che considero al pari di molti grandi della letteratura. Tuttavia, il giorno in cui mi cadde l’occhio su questo volume, che si focalizzava sul biennio 1961-62, ricco di numerosi capolavori usciti dalla matita del maestro di Cannaregio, rimasi molto male quando non mi fu concesso di acquistarlo. Rimasi ancora più male quando seppi che tale copia era alla fine stata acquistata da un mio compagno di classe che, ironia della sorte, alla fine delle scuole elementari me la regalò pure.

Prima di allora ebbi modo comunque di leggerla più volte e di conoscere delle pietre miliari del fumetto Italiano ivi contenute, come Topolino e la fiamma eterna di Kalhoa, Paperino e il colosso del Nilo e Paperino e la farfalla di Colombo. In sommario, però, spiccava anche una storia molto particolare, che non c’entrava nulla con l’universo di Topi e Paperi e che, pertanto, costituisce un valido esempio della poliedricità del Maestro Scarpa: sto parlando di una vera e propria perla, ovvero Codino cavallo marino, molto meno blasonata dei capolavori sopracitati, ma non per questo degna di minore attenzione.

Il migliore esempio delle suggestive ambientazioni sottomarine uscite dalla matita di Scarpa.

La trama è in realtà molto semplice e lineare. Il protagonista è l’ippocampo Codino, un cavalluccio marino risiedente nel villaggio di Ittiopoli, che, pur avendo terminato la scuola da un anno, non ha ancora conseguito nessun risultato in nessun ambito e vive pertanto come un emarginato sociale, bistrattato da tutti.

Nel corso delle prime tavole, Scarpa sfoggia una carrellata di spassosissimi comprimari ispirati a varie specie di pesci, ognuno dei quali metafora di oggetti o attività fisicamente riconducibili alla nostra società (ad esempio, Gildo Sega si dedica con passione alla falegnameria, mentre Beppe Anguilla, non a caso, è ben inserito in una società elettrica).

L’autore veneziano ha certamente ben presente i sottomondi inventati da Walt Disney per alcune celebri Silly Symphony come The Cookie Carnival e Music Land (entrambi del 1935), ovvero luoghi che mostrano una societa simile alla nostra, ma declinata secondo un concetto comune, che siano insetti, volatili o dolciumi.

Il tono leggero e scanzonato della narrazione è facilmente percepibile e il ritratto della vita quotidiana nel villaggio sottomarino di Ittiopoli viene gestito magistralmente da Scarpa, con ambientazioni riprodotte con una resa grafica molto accurata e con tinte cromatiche particolarmente suggestive (si veda, qui proposta, la splash-page che costituisce la seconda pagina, davvero memorabile).

La vicenda sembra scorrere leggera e senza colpi di scena, fino a quando Codino incontra un esemplare di celacantide del carbonifero, un pesce che si credeva estinto da migliaia di anni e che riconosce grazie a una fedele illustrazione contenuta in un libro preso in prestito in biblioteca.

Da questo incontro comincia una ricerca all’interno del famigerato Orrido Senza Fondo, permettendo a Codino di imparare qualcosa sui suoi ipocriti concittadini.

Il migliore esempio delle suggestive ambientazioni sottomarine uscite dalla matita di Scarpa.

Ciò che più mi colpisce e mi affascina di questa storia, modellata proprio come se fosse una piccola Silly Symphony, è la grande crescita ed affermazione personale che coinvolge Codino in queste trentatré tavole, ricche di eventi. Secondo il mio punto di vista, questa storia può essere considerata un piccolo romanzo di formazione dove, partendo da una situazione poco gradevole e soffrendo di una scarsa autostima, il protagonista riesce a compiere un atto di grande eroismo e di umanità, restituendo il povero celacantide ai suoi genitori e salvandolo quindi da un destino terribile.

Tutto ciò dovrebbe farci apprezzare ancora di più la grandezza di Scarpa, poiché conferisce lodevoli qualità a un personaggio apparentemente insignificante come un cavalluccio marino.

Inoltre, Codino non si prenderà nessun complimento per l’eroico gesto che ha compiuto, salvo il fatto di avere la coscienza pulita e la consapevolezza di aver mantenuto una condotta encomiabile.

Come non mi stancherò mai di ripetere, una delle più rilevanti doti dei grandi come Scarpa consiste proprio nel trasmettere valori importanti senza scadere nella retorica, nelle frasi fatte o nel falso moralismo, ma anzi veicolandoli attraverso un mezzo di intrattenimento molto leggero come il fumetto.

Tutto ciò in una narrazione fresca, godibile e particolarmente scorrevole, mai claudicante o artificiosa, che denota una grande maestria.

Per cui, ancora una volta e sempre: grazie Romano Scarpa!

Autore dell'articolo: Tommaso Praloran

Appassionato lettore di fumetti Disney fin dall'infanzia, fra i miei autori preferiti annovero Carl Barks, Romano Scarpa e Luciano Bottaro. Frequento il Papersera dal 2015 e ciò mi ha portato a consolidare la mia passione!