Topolino e l’unghia di Kalì

09 NOV 2023

E sia! Non garantisco nulla, naturalmente! Ma se insistete tutti, indagherò! Ma non avrò riguardi per nessuno, sia ben chiaro!  

Con questo iconico discorso Topolino accetta di indagare sulla misteriosa scomparsa dell’unghia di Kalì che dà il titolo a questo avvincente racconto Disney. La storia, scritta e disegnata da Romano Scarpa con gli inchiostri di Luciano Gatto, si compone di due tempi ed esordisce sui numeri 183 e 184 del settimanale del 25 Marzo e 10 Aprile 1958

Topolino e l'unghia di Kalì

Topolino fa il punto della situazione.

Nella villa dei coniugi Purcell, collezionisti dei cimeli più disparati, è appena avvenuto un furto quanto mai bizzarro: l’acuminata unghia della statua raffigurante la dea indiana della distruzione è stata trafugata mentre Rik Purcell e la sua consorte erano impegnati a mostrare la loro pregevole collezione di tesori folkloristici di ogni foggia ad alcuni ospiti, tra cui Topolino, Minni e Pippo. 

Le finestre di casa sono sbarrate, non vi sono segni di effrazione né ingressi secondari per cui il Topo dalle grandi orecchie, fresco di “investitura” da parte dei Purcell di incaricarsi di risolvere il caso, giunge alla chiara conclusione per cui il ladro è certamente da rintracciare tra i presenti in casa al momento del furto. Figure che, invero, non sono poche: oltre al trio dei personaggi classici già citati e ai padroni di casa troviamo infatti lo sportivo Joe Acchiappa, il professore giapponese Hito, la diva del cinema Mayne Mansfielp e il domestico indiano che presta servizio presso i Purcell. 

Ma per quale motivo qualcuno dovrebbe avere interesse a trafugare un oggetto ornamentale apparentemente privo di valore? Intanto, parallelamente alle prime indagini svolte da Mickey, accade qualcosa di veramente inquietante. La prima notte successiva alla scomparsa dell’unghia, un uomo ha ricevuto la ben poco gradevole visita di un estraneo che, senza alcuna difficoltà, è entrato in casa sua e, subito dopo, ha avuto inizio il più agghiacciante concerto di suoni che orecchio umano abbia mai potuto udire. Un affastellarsi di stridii, ululati e rumori infernali che sconquassa il giusto riposo dell’uomo nella cui dimora, all’indomani di quella terribile notte, vengono rinvenuti un idoletto della dea Kalì ed una scritta sul muro (“Bah!…”, come a simboleggiare un’espressione di sdegno) di cui tanto il Commissario quanto Topolino faticano a comprendere il senso.  

Topolino e l'unghia di Kalì - Lo scontro

Il palpitante scontro fisico con Kalì!

Passano i giorni, e altri cittadini sono vittime della stessa incurisone. Ma quella inspiegabile scritta viene rinvenuta anche sulle pareti costruite con il più inattaccabile dei materiali edilizi e ciò conduce Topolino ad una connessione logica che porta ad una svolta decisiva nelle indagini. È stata l’unghia rubata al signor Purcell, costituita di un materiale che le conferisce una durezza simile allo zaffiro, a scalfire i muri di casa dei poveri topolinesi. Ciononostante, le sorprese non sono ancora finite poiché una testimone afferma di aver visto, anche se solo per un momento, l’ombra di una mostruosa figura avente ben quattro braccia nei pressi della propria abitazione! 

Possibile che ci si trovi dinnanzi ad un mistero che sfocia nel sovrannaturale?  

Questa ipotesi non convince affatto l’investigatore dilettante, il quale ritiene che dietro a questo oscuro mistero si nascondi una verità decisamente più razionale. E infatti Topolino ci vede giusto, tanto che avrà modo di ritrovarsi faccia a faccia con Kalì e di avere con lei un intenso scontro fisico senza esclusione di colpi, constatando con i suoi occhi come l’inquietante creatura non abbia alcunché di divino né tantomeno di soprannaturale. 

Il colpevole, come ogni giallo che si rispetti, viene alfine “smascherato” dall’acume di un detective che, nel corso della sua indagine, incappa più volte in false piste, che da un lato lo avviliscono, ma che dall’altro lo spronano a lavorare ancora più alacremente sul caso. 

Topolino e l’unghia di Kalì rientra senza dubbio nel novero dei gialli disneyani più appassionanti per la bellezza e la godibilità ad ogni lettura, impreziosito da sfumature thriller sapientemente innestate all’interno di un plot che fa di un nebuloso mistero il suo perno centrale. È un racconto che sorprende per la sua vividezza, per la gamma di emozioni che suscita (il timore, l’inquietudine, il senso di pregnante tensione che aleggia attorno alla creatura, sapientemente reso dall’utilizzo delle silhouette nere), per il coinvolgimento e il senso di compartecipazione che smuove nel lettore fino alla fatidica resa dei conti. 

I sospetti di Topolino trovano conferma, la resa dei conti è vicina!

Scarpa per stendere il soggetto ha sicuramente in mente il classico di Floyd Gottfredson Topolino e il mistero di Macchia Nera (1939), a sua volta debitore di un classico racconto di Sherlock Holmes: L’Avventura dei Sei Napoleoni.

 Ma la storia, oltre ad essere ricca di suspence e di pathos, non si risparmia minimamente sulla componente umoristica, la quale bilancia in modo puntuale la squisita tensione narrativa che si avverte durante la lettura e che dà prova del meraviglioso spirito disneyano del cartoonist veneziano. Come non ridere nel momento in cui Pippo, assopitosi per qualche istante, viene scambiato per una delle tante anticaglie di villa Purcell? E quanto è splendidamente leggera e sbarazzina la vignetta in cui un Topolino fradicio, avvolto in un asciugamano, viene interpretato con nochalance come un amico egiziano di Minni?  

Pur tuttavia, c’è almeno un altro elemento di questa storia che è bene ricordare. E cioè quel senso di quotidianità che si respira nella sequenza in cui, all’inizio della seconda puntata, un mattiniero Topolino giunge in casa del Commissario nell’ottica di un confronto sul caso dell’unghia rubata. Basettoni, in questa scena, viene visualizzato nel pieno di una attività normalissima quale quella di radersi la barba che però, all’interno delle storie Disney, non si vede tanto spesso. Il clima di familiarità e di veridicità dei personaggi che traspare da questo esempio è un qualcosa di affascinante, che contribuisce a renderli  squisitamente umani e a farli sentire più vicini che mai.  

Realtà quotidiana e spettro del sovrannaturale, pathos e divertimento, tensione e leggerezza, inquietudine e comicità… tanti sono gli elementi che convivono in una meravigliosa armonia e con pregevole equilibrio all’interno di un giallo emozionante quale è Topolino e l’unghia di Kalì, vero e proprio “cult” della produzione Disney a fumetti made in Italy. Una delle tante, indimenticabili, perle di cui è costellata la carriera fumettistica di Romano Scarpa

Autore dell'articolo: Samuele Lo Galbo

Leggo Topolino e i fumetti Disney da quando ero bambino, passione che si è rinnovata da qualche anno e che porto avanti con orgoglio anche grazie al confronto con la community del Papersera. Sogno, un giorno, di scrivere storie di Paperi e di Topi sul mio amato giornalino e di vedere la mia firma tra gli autori del settimanale.

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