Topolino 3585

30 AGO 2024
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Topolino 3585

Disney e Marvel: due colossi dell’intrattenimento per ragazzi che vedono le loro strade incrociarsi nel momento in cui la multinazionale fondata dallo zio Walt nel 2009 acquisisce e prende il controllo della storica casa editrice newyorkese.

In verità, le due realtà da quel momento in poi continuano a viaggiare su strade parallele: certo la politica della company influisce sulle direttive editoriali, ma non si registrano evidenti contaminazioni tra i due mondi. Nel frattempo la Marvel e i suoi personaggi, già estremamente noti al grande pubblico, diventano un fenomeno planetario con l’esplosione dei film basati sul cosiddetto MCU, il Marvel Cinematic Universe e l’Uomo Ragno, Capitan America, Ironman iniziano a fare capolino anche nei negozi di merchandising Disney e a loro vengono dedicate grandi attrazioni nei numerosi parchi a tema Disney di tutto il mondo.

Quello che è invece una novità relativamente recente è la commistione tra i personaggi dei fumetti Marvel e i personaggi dei fumetti che da sempre abitano le pagine di Topolino.

Araldi di questa nuova politica sono state alcune copertine variant celebrative di albi Marvel. Inizialmente è stata realizzata una copertina per gli 80 anni della casa editrice con Topolino protagonista, e successivamente hanno visto la luce altre variant che vedevano i supereroi Marvel interpretati da Topolino, Paperino, Pippo, Gambadilegno, uscite nell’insieme delle celebrazioni per i 100 anni della company. In una di queste, parodia degli X-Men, vedevamo la presenza di un Topolino-Cyclope e di un Paperino-Wolverine, per i disegni di Vitale Mangiatordi.

Seconda puntata di questo apparentamento è stata l’uscita di una storia celebrativa, sempre dei 100 anni della company, Uncle Scrooge and the infinity dime, che pur utilizzando unicamente i personaggi Disney era a tutti gli effetti una storia Marvel. A cominciare dallo sceneggiatore, Jason Aaron, ma anche per via delle scelta delle tematiche. La storia è stata anche accompagnata da una serie di copertine variant, disegnate da tutti i più acclamati disegnatori contemporanei che collaborano con la Marvel Comics.

Ultima di questo filone disneyano/marveliano, ma solo per via dell’ordine temporale, troviamo nel numero che andiamo a recensire What if…? Paperino diventa Wolverine, disposta sul retro dell’albo in maniera tale da sottolinearne “l’estraneità”, se paragonata alle storie consuete che appaiono sul settimanale. La storia vede ai testi Luca Barbieri e ai disegni Giada Perissinotto, ed è a tutti gli effetti una “parodia” di una storia Marvel. I personaggi Disney “interpretano” altri personaggi, mantenendo il loro carattere e alcune loro caratteristiche peculiari. Nell’ambito delle interpretazioni di altri personaggi a fumetti era già accaduto con le parodie di Asterix, Dylan Dog, Nathan Never, Martin Mystére.

Con questa storia però, per la prima volta, i personaggi Disney assumono le sembianze di personaggi della galassia Marvel. Il fatto che la casa editrice newyorkese di proprietà della company di Burbank sia stata parodiata solo dopo 15 anni dall’acquisizione è una cartina al tornasole del fatto che in un primo momento fosse volontà della Disney di mantenere separate il più possibile le varie incarnazioni societarie, di limitare le commistioni, di evitare le parodie di prodotti già presenti in portafoglio.

Nella storia non viene narrato di come Paperino “diventa” Wolverine, semplicemente la storia è ambientata, se vogliamo usare un termine caro al fumetto Marvel, in un universo alternativo in cui Donald è Wolverine, con artigli in adamantio compresi nel pacchetto. Allo stesso modo di come Topolino è Occhio di Falco e Pippo è Hulk. La volontà dello sceneggiatore è stata quella di presentare i supereroi nella maniera più disneyana possibile, mantenendo dinamiche e interazioni tra personaggi che non ci si aspetterebbe di trovare (vedi Paperino-Wolverine che viene, anche lui, cooptato dal vecchio cilindro per la lucidatura delle monete).

Il risultato è altalenante. La storia, dal punto di vista della trama, è abbastanza semplice, le soluzioni proposte non sempre convincono e qualche passaggio risulta poco approfondito. I disegni sono piacevoli a vedersi e sicuramente adatti alla storia.

Il direttore Alex Bertani assicura nel suo editoriale che questa sarà la prima di una serie di storie in cui i due universi collidono: pur nella simpatia del trovare i due mondi collegati, l’inizio non ha convinto del tutto ma ci può essere margine perché l’operazione nel complesso abbia un esito positivo.

La parte non Marvel dell’albo, quella stampata diritta, invece vede in apertura una bella storia in due puntate di Bruno Enna, ambientata in Sardegna. Topolino e il mistero dei giganti, per i disegni di Luca Usai, è una di quelle avventure che sanno insegnare qualcosa al lettore e allo stesso tempo intrattenerlo. Innanzitutto si parte da una base di realtà: i reperti archeologici costituiti dalle statue di Mont’e Prama, una scoperta per chi scrive questa recensione. Le statue, rinvenute presso una necropoli nuragica scoperta negli anni Settanta, raffigurano arcieri, guerrieri e pugilatori. 

Enna, sardo e orgoglioso di esserlo, ci dona un atto d’amore nei confronti della sua isola e assieme al professor Zapotec ci trasporta indietro nel tempo fino all’epoca della civiltà nuragica che ha abitato la Sardegna dall’alba dei tempi. Non, come di solito accade, con la Macchina del tempo, ma attraverso un racconto, una suggestione di come potrebbero essere stati progettati e scolpiti questi incredibili reperti archeologici. Vero è che alla fine ci viene suggerito che Zapotec in effetti potrebbe non aver tirato a indovinare ma aver saputo realmente come sono andate le cose; d’altronde, avendo a disposizione una affiatata coppia di viaggiatori spaziotemporali…

La storia in sé è godibile e ben scritta, e i personaggi utilizzati nella loro versione “nuragica” funzionano molto bene (ottimo, peraltro, l’utilizzo di Topesio). I disegni sono adatti alla storia e a ciò che vuole raccontare. Una sola precisazione, un po’ da rompiscatole: negli articoli di commento viene giustamente sottolineato come nella rappresentazione della Sardegna si sia cercato di riportare la tipica vegetazione mediterranea ma, forse, si è un po’ esagerato nell’inserimento qui e lì di pale di fico d’India che hanno raggiunto il Mediterraneo (e sono diventate parte integrante del paesaggio) solo dopo i viaggi nelle Americhe.

I baffi danno sempre un certo tono

Passando alle storie centrali del numero, Paperino, Paperoga e il Natalestivo (Gagnor/Baccinelli) è una breve leggera, di raccordo, che presenta momenti di buona comicità a situazioni che navigano sempre più al largo nel mare dell’assurdo e che intendono dare al lettore la consapevolezza che con il giusto marketing non c’è convinzione o tradizione che tenga. E d’altronde proprio di questi tempi agostani nelle stazioni di servizio italiane si potevano trovare “panettoni d’estate”… Inutile aggiungere altro, se non che i disegni di Baccinelli sono sempre validi per ogni tipo di narrazione. 

La seconda breve vede tornare all’opera Matteo Venerus: Gambadilegno e la dea mascherata, per i disegni di un sempre efficace Lucio Leoni, è un divertissement dalla trama circolare in cui gli avvenimenti seguono una loro logica interna, che porta all’inevitabile conclusione che una fortuna per qualcuno spesso corrisponde alla sfortuna di qualcun altro. E che comunque, fortuna e sfortuna alla fine si equivalgono. 

Le care, vecchie silhouette, troppo spesso dimenticate

Ultima breve da commentare, Paperoga new professions – Railway welcomer sembra essere la prima di una serie di storie scritte da Marco Bosco che vedono il sempre vulcanico Filo Sganga provare a sbarcare il lunario tramite nuove e improbabili trovate commerciali. Questa volta l’idea è di dare la possibilità a chi lo desidera di usufruire di professionalità inedite e alternative. Ma a chi può rivolgersi se non a Paperoga per farsi dare una mano? E insieme quanti danni faranno? La storia ha il merito di settare in poche pagine una ambientazione e una (piccola) commedia degli equivoci. Ed è impreziosita dai disegni sempre espressivi di Francesco Guerrini

In conclusione, un numero che è migliore nella sua parte “classica” rispetto a quella più “fuori dagli schemi”. Il che non significa che non si possano apprezzare le novità quando sono buone (penso a Gli evaporati), ma solo sottolineare che talvolta l’incontro di due cose belle e amate non per forza riconsegna un risultato che è pari alla somma delle parti; anzi, si genera il rischio concreto che possano sottrarsi qualcosa a vicenda.



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Autore dell'articolo: Matteo Gumiero

Costretto a scrivere qualcosa in questo spazio, sono ingegnere, non amo scrivere ma in compenso mi piace leggere. Fumetti, soprattutto.