I Grandi Classici Disney 104
Giorgio Cavazzano ci delizia con una copertina inedita per questi Grandi Classici Disney Nuova Serie 104, rifacendosi non a una storia specifica, quanto al generico argomento della sezione Superstar: le vacanze agostane della Banda Disney, tema che concerne anche la storia d’apertura del numero.
Si parte quindi col botto, perché, seppur ritoccata nei dialoghi, Paperino e il ponte di Ferragosto (Martina/M. De Vita) è un caleidoscopio di gag e di divertenti tormentoni tipici del Professore di quel periodo (1974), senza che alcuno dei protagonisti della storia ne esca in fondo del tutto positivamente, con un Paperino supponente al limite della tracotanza e per questo punito, con i tre nipotini che risolveranno sì la situazione, ma solo dopo una sequela infinita di bricconate, e con un Paperone un poco sullo sfondo, ma cinico, taccagno ed opportunista come in fondo più ci fa ridere.
L’isola di Robinson-Pippo (Lockman/Murry) è invece una storia sulla quale soprassedere è quasi d’obbligo, perché nulla lascia al lettore. Trattandosi di una vicenda del 1966, può servire solo a dimostrare, posto che buona parte del numero a quel decennio fa proprio riferimento, quanto superiore fosse la qualità, per trame e per disegni, della Scuola italiana rispetto all’americana, che con questa rivisitazione dell’opera di Stevenson (nulla c’entra il Robinson del titolo, posto che Pippo pare richiamare più Ben Gunn, che l’eroe di Defoe) ha prodotto solo una trama sciapa, insensata e perfino incapace di far divertire.
Ne basti il confronto con Topolino e il raggio fusore (Dalmasso/Bottaro), che, a ben guardare, ha a sua volta una trama insensata, costellata di buchi e certamente deludente, ma che non lascia al lettore quel senso di inutilità totale patito nel leggere l’appena citata storia americana. Forse non è la miglior storia che si poteva presentare al fine di giustificare il redazionale a corredo dedicato al professor Enigm, motore della trama. Riteniamo però che la foliazione abbia avuto il suo peso nello scegliere di pubblicare questa vicenda; e comunque la presenza di un Bottaro a metà carriera, dunque di forte impatto per gestualità e mimica dei personaggi, dà un senso al tutto, permettendo al lettore di godere di un comparto grafico di primissimo ordine.
Ancora giocata sui disastri che possono capitare da una bravata è Paperino e lo scherzo fatale (Missaglia/M. De Vita), storia di media lunghezza e dalla verve comica considerevole, che dà al lettore un buon punto di riferimento per raffrontare l’evolversi dello stile grafico di Massimo De Vita nel tempo, dato che questa vicenda risale a dieci anni esatti prima della storia di apertura. Godibilissima e spassosa, seppur non cinica come Paperino e il ponte di Ferragosto, certo non stecca all’interno di questo numero, anche se la sua ultima ristampa sulla testata risale al relativamente vicino 2012.
La sezione Superstar si apre con Paperino e le vacanze nel vecchio West, della ben più che rodata, ai tempi dell’uscita della storia (1969), coppia Chendi/Bottaro. La storia ci dà esattamente quel che ci aspettiamo: una sarabanda di situazioni al limite del demenziale, narrate con contrastante naturalezza estrema, e per questo comica dall’inizio alla fine, senza soluzione di continuità alcuna tra una risata e l’altra. I disegni di Bottaro completano l’effetto straniante della vicenda, aggiungendo un tocco quasi naif al tutto, tocco che però perfettamente si sposa con la tranquilla assurdità dei fatti narrati: la storia quindi si rivela per quel che davvero è, ossia un capolavoro di umorismo quasi nonsense, assolutamente imperdibile per chiunque voglia farsi una sonora serie di risate sotto l’ombrellone.
Pippo e la gita istruttiva (Pavese/Perego) prosegue sulla falsariga della comicità quasi slapstick che caratterizza il numero, e si diverte a mettere in burla i vecchi detti secondo i quali vale più la pratica che la grammatica. Perego non si limita al diligente compitino, ma alcune scene, come quella delle trappole che si scatenano in sequenza contro il povero Pippo, probabilmente non sarebbero state altrettanto comiche nelle mani di diverso disegnatore.
Paperino e il campeggio solitario (A. e G. Barosso/P.L. De Vita), invece, infierisce sul povero protagonista alla continua ricerca di un semplice posto dove poter passare un tranquillo campeggio. Tra guai generati dallo stesso Paperino, gestori truffaldini, compagni di vacanza tutt’altro che affidabili per quanto parenti, la storia prosegue ottimamente sul filone della comicità più estrema, e ben vi riesce: se il suo intento era quello di far ridere il lettore, sicuramente tale promessa viene mantenuta. Il fatto che poi la storia fosse irristampata da ventiquattro anni, ne fa apprezzare ancora di più l’inserimento nel numero.
Torna invece sul tema delle conseguenze di un comportamento irriguardoso dei propri doveri Paperino e la revisione dei conti (ancora di Pavese/Perego): seppur in un numero limitato di pagine, la storia svolge bene il suo compito, portando a compimento la trama senza buchi o frettolosità, e dimostrando che il dono della sintesi è sempre opportuno. Anche qui le gag non mancano, e la vignetta finale in fondo ben lascia intendere che i colpevoli del tutto non la passeranno liscia.
Chiude il numero Topolino e la breve “vacanza” (Concina/Scarpa), giallo che gioca sul cliché secondo il quale l’investigatore in ferie comunque troverà pane per i suoi denti. La vicenda è carina seppur non originalissima, posto che lo stratagemma adottato dai criminali e sventato da Topolino s’era già visto qua e là, ma la storia si lascia leggere, e i disegni di Scarpa non passano mai inosservati.
La scelta delle storie risulta davvero piacevole, con la sola eccezione della straniera, la cui insulsaggine davvero la relega a scipito contorno da due soldi in mezzo a pietanze di alto valore e di tutt’altro sapore.
Anche i redazionali si rivelano interessanti ed appropriati ai temi trattati, tanto l’introduttivo, quanto quello sulle vacanze in salsa Disney e quello dedicato specificatamente al dr. Enigm, collocato, finalmente, al posto che gli spetta, benché sinceramente ci sia sfuggita la ragione per la quale il curatore abbia dovuto giustificarsi nel primo redazionale con i lettori per la scelta di aver inserito alcuni autori più volte in questi Grandi Classici Disney 104.
Avremmo voluto quindi dare cinque stelle al numero, per una volta chiudendo gli occhi di fronte alle solite censure ai testi spacciati ancora per intonsi rispetto agli originali, se non fosse che due pecche ulteriori vi sono, e piuttosto gravi.
Anzitutto, è davvero un peccato che, nell’articolo introduttivo alla sezione Superstar, si indichi in “Freddie”, anziché in “Ferdie”, il nome originale di Tap. E’ difficile pensare ad un mero errore di battitura perché non molto tempo fa detto sbaglio era già comparso nella nuova serie dei Grandi Classici Disney, segno evidente che qualcosa continua a non funzionare per quel che riguarda la rilettura dei testi da pubblicare.
Ma, anche riducendo a mero refuso quanto appena detto, ci è di difficile tollerabilità la pessima (ad essere gentili) qualità di stampa di Paperino e il campeggio solitario, che pare più derivare da una scansione amatoriale a bassissima risoluzione, invece che da un impianto tipografico degno di questo nome.
Ne consegue che al numero non si possono dare più di quattro stelle.
06 SET 2024
1 commento su “I Grandi Classici Disney 104”
Papersera dixit: I Grandi Classici Disney 104 - recensione - afNews
(06/09/2024 - 18:23)[…] il resto su Papersera https://www.papersera.net/wp/2024/09/06/i-grandi-classici-disney-104/ Alberto E. […]
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