Topolino 3603
I numeri natalizi di Topolino sono sempre stati, in qualche modo, “speciali”. Vuoi per un fattore “atmosferico”, ovvero quella speciale aura natalizia che si respira nel periodo festivo (soprattutto quando si è più piccoli), vuoi perché effettivamente a quelle storie e a quelle uscite viene dedicata una particolare attenzione.
Tale tradizione festiva, sotto la direzione di Alex Bertani, non si è affievolita, ma trasformata sicuramente sì. Nei “Natali bertaniani” non assistiamo a fiabe natalizie, a cenoni con tutti i personaggi riuniti alla fattoria di Nonna Papera, a sostituti di Babbo Natale o trasferte al Polo Nord: è invece l’occasione per celebrare l’attuale formula del settimanale, con operazioni articolate e innovative, almeno per quello che fino ad allora era stato il settimanale Topolino. Non è questa la sede per una disamina su queste operazioni, ma basti ricordare la Grande nevicata del 2021, o la Lampada bisestile dello scorso anno.
Quest’anno si è deciso di alzare ancora di più il livello, proponendo una storia portante come Topolino e il segreto del pianeta inosservabile, che andrà a impattare sulle altre storie ospitate in questi numeri ancor più in profondità di quanto successo nel 2023 con Zio Paperone e la lampada bisestile e Topolino nel mondo senza Macchia. Questa “saga”, “serie” o comunque si voglia chiamarla (non so quale sia il termine giusto per designare un progetto di questo tipo) prende il nome di Natale a specchio, o Mirror Christmas e accompagnerà il lettore per i prossimi tre libretti, iniziando proprio su questo Topolino 3603.
Così si apre il Natale a specchio, introdotto da Al Castle
Il numero si apre con la già citata Topolino e il segreto del pianeta inosservabile, a firma di Marco Nucci e Giuseppe Facciotto, che inseriscono proprio in apertura della storia un omaggio al compianto Alfredo Castelli, scomparso quest’anno, colonna portante della Nona Arte. Nucci è già stato showrunner di operazioni analoghe in passato, tra cui quelle natalizie citate in precedenza. Ha inoltre dimostrato di trovarsi a proprio agio con queste atmosfere tra il noir, thriller e l’horror con sfumature di fantastico (se dovessi usare un solo termine, userei perturbante, come descritto da Giorgia Tribuiani in un suo recente saggio per la casa editrice Dino Audino).
Chi scrive ha sinceramente apprezzato le precedenti prove di Nucci con questo “genere” (non solo in ambito disneyano), ma in questo caso mi dispiace dire di averlo trovato, in un certo senso, “depotenziato”. Sarà perché, dal mio punto di vista, rispetto alla Lampada bisestile dello scorso anno qui emerge un effetto un po’ di “già visto”; sarà perché in questi primi due episodi (il secondo è in chiusura del numero) sembra si stiano gettando più che altro le basi per qualcosa che arriverà dopo. Mi si lasci dire che per quanto il progetto sia ideato bene, restano dei dubbi sull’originalità dell’espediente dei ruoli (e caratteri, in questo caso) dei personaggi invertiti. Pippo nei panni del cervellone, ad esempio, lo abbiamo già visto svariate volte, di cui la prima almeno da Topolino e Pippo cosmico nel 1955.
Detto ciò, Nucci, che è comunque un abilissimo narratore (e non lo dico per piaggeria), riesce comunque a suscitare curiosità verso quest’ennesima rivisitazione del cliché, e va considerato che il target di riferimento probabilmente non sono i lettori di lungo corso che ormai hanno già visto un po’ di tutto, ma quelli più giovani con meno “memoria storica”. Se provo a mettermi nei panni del me piccolo lettore, infatti, mi accorgo che probabilmente queste storie mi avrebbero entusiasmato. E poi, il finale del secondo episodio, come dicevo, promette sviluppi interessanti.
Infine, la storia guadagna moltissimi punti grazie al Macchia Nera versione detective noir (Macchia Noir, come ha detto qualcuno) che è, passatemi l’espressione, fighissimo e riflette esattamente il modo in cui Macchia Nera dovrebbe apparire anche nelle storie “normali”. Ma che avesse capito il personaggio, d’altra parte, Nucci lo aveva già ampiamente dimostrato.
Il numero prosegue con Orazio e la propizia ricostruzione natalizia, di Andrea Malgeri e Nico Picone. Le riflessioni in proposito ricalcano quelle già espresse in precedenza, essendo parte della medesima operazione. Aggiungo che i caratteri dei personaggi (Pippo e Orazio) ricordano quelli di Posidippo e Curiazio, aggiungendo perplessità a quelle già esposte, e che la vicenda sembra quella più genuinamente natalizia tra quelle proposte questa settimana. Si tratta di una storia indubbiamente piacevole, ma non entusiasmante, e anche il finale con la “creatura magica” (molto simile a un alieno) e il plot twist («ho finto di contribuire, ma la magia in realtà non serviva») appaiono come soluzioni un po’ trite, che nel corso di un’operazione che dovrebbe fare dell’originalità la propria bandiera, fanno un po’ storcere il naso.
Fossa o collina?
Si passa poi a Paperino, Paperina e la stella di giada. Fa sempre piacere rivedere Bruno Enna in qualche breve, oltre che nelle “storie-evento”, e devo dire che quella di un paio di settimane fa l’avevo apprezzata davvero tanto. Qui siamo di fronte a un’altra storia frizzante, disegnata altrettanto vivacemente da Corrado Mastantuono. Non posso però non chiedermi se sia una scelta opportuna inserire quella che è praticamente una “storia in costume”, all’interno di una serie di storie il cui obiettivo è già mostrarci i personaggi in panni diversi dai soliti, andando così a ingarbugliare ulteriormente la situazione e secondo me sporcando anche il senso di questo “gioco”. Riassumendo: ci sono Paperino e Paperina di una realtà alternativa che sono attori, i quali interpretano dei ruoli all’insaputa degli altri personaggi, in una crociera in costume stile anni Trenta, il tutto in una storia parodia dei gialli alla Agatha Christie… Mi spiace ma, soprattutto in un’ottica complessiva, nutro molti dubbi sulla bontà della scelta. La storia di per sé, ripeto, è simpatica e raccontata con perizia, ma è tutto sommato una parodia che scorre via sin troppo velocemente.
Non mi diverto a fare le pulci, e mi trovo persino un po’ a disagio – lo giuro – ma per quanto riguarda la storia successiva bisognerebbe innanzitutto capire quale sia il vero titolo: Qui, Quo, Qua e le profondità della collina Ammazzamotori, come si legge nella prima tavola, o Qui, Quo, Qua e le profondità della fossa Ammazzamotori come si evince dall’indice? Firmata da Marco Gervasio e Libero Ermetti, è secondo me la meglio riuscita dell’albo insieme a quella portante. Assistiamo a un processo di maturazione di Bertie McGoose (alias il Gran Mogol) nel corso di una nottata trascorsa con una versione alternativa delle GM (qui “Giovani Metropolitani”), e la storia pur nella sua semplicità (o forse proprio per quello) indubbiamente si lascia leggere piacevolmente. Vengono naturali però anche qui domande sulla realtà alternativa: i personaggi hanno caratteristiche opposte a quelle standard, o tendono a riunirsi a esse? Non è chiaro: forse non è importante, mi si potrebbe rispondere, o forse lo scopriremo nelle prossime settimane.
In sintesi, questo primo numero targato Mirror Christmas è un numero con storie bene o male nella media, che forse come accaduto spesso negli ultimi anni paga le alte aspettative, ma che accende la curiosità sul continuo della vicenda principale, quella di Topolino e il pianeta inosservabile. Un’avventura scritta molto bene grazie a delle atmosfere ben realizzate, che pur non essendo riuscita a coinvolgere del tutto in questi primi due episodi, può sicuramente ancora sviluppare appieno le proprie potenzialità nel prosieguo. L’operazione, al di là di qualche neo sopra evidenziato, a mio parere merita comunque di essere premiata per lo sforzo che immagino non indifferente, e per la volontà di osare, tutt’altro che scontata.
Ittut a elataN noub! (Buon Natale a tutti!)