Topolino 3606
La copertina di Freccero, con un elegante Paperone e un “imbucato” Javert…
Il 2025 si apre con Topolino 3606 ed una storia molto promettente: Il fantasma dell’opera, sceneggiata da Francesco Vacca con i disegni di Mario Ferracina. Il racconto parte un po’ lentamente per l’esigenza di presentare i vari personaggi – e in effetti sia l’articolo della scorsa settimana sia la cartella stampa Panini erano stati particolarmente parchi di informazioni al riguardo – per poi prendere quota e catturare il lettore. I riferimenti all’opera originale di Leroux sono numerosi e ben incastrati nel meccanismo narrativo e i nostri eroi si calano molto bene nel ruolo di “sostituti”.
La resa delle tavole è uno dei punti di forza della storia: sia negli interni del teatro e del rifugio del fantasma, sia negli esterni di Parigi in piena belle époque, sia nei personaggi e sia nella struttura delle tavole, a volte “rispettose” del consueto formato 3×2, a volte completamente ristrutturate per consentire alle vignette di “fondersi” tra loro. L’unico appunto che mi sento di fare è relativo al bordo delle vignette, un po’ troppo spesso.
Val la pena notare come anche questa storia segua il trend di non realizzare più delle parodie (per chi volesse approfondire l’evoluzione delle parodie Disney, rimandiamo a “Nuvole di China” – Un intervento del Papersera all’Università di Bari, ndr), con tutto il contorno che queste comporterebbero, quanto delle reinterpretazioni di opere sostituendo i personaggi originari con i loro alter ego Disney e smussando le spigolosità oggi improponibili per il pubblico di riferimento. Molto lontani quindi, seppur consapevolmente, dall’eredità di Guido Martina (ma anche da quella di Bottaro, Chendi e Dalmasso)!
Per quanto riguarda la copertina di Andrea Freccero, infine, non capisco la presenza di Javert: è vero che nel Teatro dell’Opera stanno mettendo in piedi “Il mistero dei candelabri”, ma il corvo non ha alcun ruolo in questa storia, e anche nella vignetta dove appare sembra “messo lì” tanto per… così come i Bassotti della vignetta precedente, infilati alla bell’e meglio. Magari sarò smentito dalla seconda parte della storia, ma non credo…
Mi sono sentito così a rileggere questa recensione…
Altra storia gradevole dell’albo è Gastonberg e l’effetto strabiliante, appartenente al ciclo La Casa delle Storie che dopo soli cinque episodi termina, ed è un peccato, perché con la “scusa” degli spunti derivanti dalle curiosità presenti in un archivio storico si sarebbero potute mettere in pista un numero potenzialmente altissimo di storie. L’episodio contenuto in questo numero è infatti sufficientemente di nicchia per raccontare una storia che immagino essere sconosciuta ai più (di sicuro lo era al sottoscritto): quella di Sigismund Thalberg, della sua vita e della sua decisione di ritirarsi dalle scene all’apice del successo per stabilirsi a Napoli. Bravi Marco Bosco a raccontarla e Blasco Pisapia a disegnarla riuscendo anche nella difficile impresa di non far risultare insopportabile Gastone.
Altra serie che chiude (almeno così sembra) è Paperoga’s New Professions, quella dei “nuovi mestieri” messi in campo dalla sgangherata ditta che vede Filo Sganga e Paperoga a disposizione di clienti strampalati che hanno bisogno di qualcuno che faccia un lavoro non esistente. Quest’ultimo episodio, dal titolo Cyclist Inciter, sempre sceneggiato da Marco Bosco, non è risultato divertente come i precedenti, e anche i disegni di Francesco Guerrini, sempre di livello, non ci hanno regalato il solito variopinto serraglio di funny animals, limitandosi a personaggi con il becco, mentre nella corsa ciclistica avrebbe potuto dar sfogo alla sua creatività.
Sarò uno spirito semplice, ma a me questi scambi di battute divertono!
Più divertente con i suoi dialoghi la nuova storia di Tito Faraci, che tiene a battesimo l’esordiente (ma solo su Topolino) Davide Percoco. La trama di Topolino e la tormenta a valanga è esile, inesistente direi, ma è solo un pretesto per far divertire il lettore con i dialoghi e le battute, e raggiunge il suo obiettivo.
Meno centrata, invece, a parere di chi scrive, è Topolino, Pippo e il passato ricorrente, dove sia Giulio D’Antona, sia Fabrizio Petrossi sembrano confezionare un prodotto non del tutto rifinito. Nonostante il filone della Macchina del tempo di Zapotec e Marlin abbia fornito soprattutto ai suoi esordi le storie migliori, questa volta lo spunto è interessante, non tanto per il motivo del viaggio nel tempo quanto per le conseguenze di questo, ma lo svolgimento è confuso: nel breve tempo dell’incontro i due “Pippo” si dovrebbero essere scambiati molte più informazioni di quanto vediamo, la faccenda della cartolina viene gestita in maniera contorta, l’inserviente che li aiuta perde i baffi da una vignetta all’altra… insomma una storia che lascia a desiderare nonostante l’idea di fondo (e quella non così peregrina di aggiungere del sale nel tè) che sarebbe potuta essere interessante e addirittura da sviluppare per una serie di storie. Peccato!
Per quanto poi riguarda il voto complessivo del fascicolo, ero orientato su tre stelle e mezzo, ma considerando anche il “peso” della storia principale, credo che 4 stelle possano essere meritate.
1 commento su “Topolino 3606”
Papersera dixit: recensione Topolino 3606 - afNews - Always Forward - Fumetto Animazione et al
(07/01/2025 - 17:32)[…] il resto su Topolino 3606 […]
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