Topolino 3609

26 GEN 2025
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Anche alla quarta pubblicazione di un What if…? Disney/Marvel, la rivista mantiene la tradizione di stampare la storia in calce e a giornale rovesciato.

Iniziamo la recensione di Topolino 3609 proprio da tale ultima storia, che dovrebbe rappresentare il punto di forza del numero. What if…? Topolino e i suoi amici diventano i Fantastic Four mantiene le promesse in larga parte: Riccardo Secchi dimostra di conoscere bene le dinamiche del fumetto ad azione strettamente corale e sa calibrare la presenza scenica dei personaggi principali e l’importanza degli interventi rispetto ai loro poteri in un modo quasi perfetto. Particolarmente azzeccati sono gli abbinamenti tanto dal lato dei buoni quanto da quello del cattivo, forse ancora più riuscito; anche la “disneyanizzazione” delle origini del quartetto a suo modo funziona, come pure alcune gag sui poteri di Mr Fantastic che strappano ben più di una risata, dato che l’autore può permettersi di aggiungere a Topolino errori e sviste che il “vero” Reed Richards non commetterebbe mai.

La trama, poi, ripesca a mani basse dal microcosmo barksiano con un ritorno più che gradito e per nulla forzato, e la cosa non può che fare piacere al lettore fan dell’Uomo dei paperi. La storia pecca solo di una certa rapidità in qualche passaggio, che non inficia la trama in generale ma lascia nel lettore un vago senso che qualcosa comunque manchi.

Al vero Mr Fantastic queste cose non capitano di certo…

Gustosi sono i dietro le quinte narrati dagli autori sulla genesi della storia stessa, che non lesinano su dettagli e aneddoti riguardanti sia la stesura della trama che il completamento grafico dei personaggi: il redazionale di Secchi e le note a cura di Lorenzo Pastrovicchio rappresentano una vera e propria chicca, un autentico plus imperdibile per tutti gli appassionati. Desta invece qualche perplessità il fatto che nel titolo si parli di Fantastic Four, mentre nella storia il quartetto è regolarmente chiamato Fantastici Quattro. Vengono in mente, ad esempio, le recenti politiche Marvel che hanno imposto il nome Spider-Man in tutti gli albi italiani dell’ormai ex Uomo Ragno, ma nessuna spiegazione viene data alla soluzione ibrida adottata in questo caso.

Gradevole la flip cover a cura di Nick Bradshaw e splendida la copertina principale, opera della riconoscibilissima matita di Paolo Mottura, che ci introduce alla prima storia del numero dal lato “ordinario”.

Torna quindi il recente ciclo dedicato all’orrore con Lord Hatequack presenta: l’ora del terrore – Una gara di paura (Gualtieri/Vian), godibile storia che spezza il tradizionale andamento di queste trame, mancando la canonica presa di posizione iniziale del protagonista che dubita se la storia sia accaduta realmente o se sia mero frutto del suo ingegno. Verrebbe quindi da presumere che il narrato sia a suo modo sicuramente “reale” a differenza del solito: sta di fatto che la rottura del cliché non pesa sulla trama che si lascia leggere più che volentieri, anche se il finale potrebbe apparire un poco scontato alla luce di quanto visto nelle prime tavole.

Chi accompagnerà Lord Hatequack in questa tenzone narrativa?

Nel solco più tradizionale si colloca invece Paperino e il casco copiatore, classica storia dove un’invenzione di Archimede, sfruttata fino allo stremo da Paperone e da Paperino nonostante gli inviti del suo creatore a non farlo, sarà foriera di momentanei trionfi (letteralmente) e di definitivi guai. Lo schema base proposto da Giovanni De Feo è più che collaudato: da un lato, infatti, il lettore scafato già sa che il disastro è dietro l’angolo, ma dall’altro il piacere della lettura è dato proprio dallo scoprire quale tipo di guaio andrà a verificarsi in concreto e chi ne pagherà le conseguenze. I disegni di un Francesco Guerrini fedele più che mai a sé stesso rappresentano un valore aggiunto per la storia medesima.

Segue poi la seconda riempitiva del numero, stavolta breve: Zio Paperone e l’accoglienza floreale rientra nel novero delle storie dove l’entrata in scena di un Paperoga animato da tanta buona volontà non può che preludere ad una spassosa catastrofe, ed appunto nella sua brevità la trama di Marco Bosco svolge al meglio il suo dovere. Segnaliamo un Valerio Held in ottima forma il cui tratto, ultimamente molto più morbido ed arrotondato di quanto eravamo abituati a conoscere, si rivela estremamente piacevole in questa sua recente evoluzione.

Finalmente i nodi vengono al pettine!

A chiudere questa parte del settimanale è la terza puntata della seconda stagione di Le Isole della Cometa: flight 009, che, pur senza rinunciare ad una ormai tipica sua lentezza narrativa messa in scena da Pietro Zemelo, squarcia finalmente il velo sul più atipico dei personaggi di questa serie, rivelandoci una buona parte del suo passato, il suo vero carattere e l’autentico motivo del suo rapporto di amore/odio verso il gruppo delle Comete. L’episodio si rivela quindi piuttosto importante per la comprensione delle interazioni tra tutti i personaggi rispetto a quello al centro di puntata, ma i nodi da dipanare restano ancora molti. Un plauso va però fatto a Nico Picone, vera rivelazione del ciclo, il cui tratto ha sicuramente guadagnato in nitidezza ed in espressività da quando si è totalmente reinventato.

A completare il numero sono un Che aria tira… a Paperopoli, che dovrebbe molto farci riflettere pur nella sua icasticità, e la nuova lezione su come disegnare i Bassotti, stavolta a figura intera, a cura di Andrea Malgeri, lezione sempre graditissima.



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Autore dell'articolo: Alberto E. Lunghi

Leguleio da tribunale, si è avvicinato al mondo Disney alla tarda età di dieci anni nel 1985, e da allora non ha più mollato “Topolino”, acquistando a spaglio qua e là le altre pubblicazioni dove e quando era più interessato. Appassionato di fantascienza robotica anni ’70 e ’80, con qualche capatina verso serie più recenti, si interessa del modellismo da esse derivato, e pratica molto più sport di quanto la gente sia portata a pensare. Rossonero praticamente da sempre grazie alla nonna che lo ha ben educato sotto tale profilo, voci attendibili vogliono che sia uno dei dodici Onniscienti Supremi Pikappici sparsi nell’universo, e che la sua missione sia, sotto sotto, quella di diffondere ovunque la totale conoscenza del supereroe più beccuto del mondo, unitamente a quella di Goldrake e del Grande Mazinger.