Humour Collection 7 – Le più belle storie di Enrico Faccini
Le vacanze di Paperoga… e altre follie

Con un certo ritardo, di cui ci scusiamo, parliamo finalmente della “seconda serie” della Humour Collection. Dopo averci deliziato con Silvia Ziche, i riflettori sono ora puntati su Enrico Faccini, con la testata affidata al nuovo curatore Valerio Paccagnella, che sceglie un approccio cronologico.

I mostruosi cittadini di Paperopoli
Con questo primo volume (che, purtroppo, continua in costa la numerazione con il numero 7) inizia infatti la pubblicazione cronologica delle storie da autore completo di Faccini, uno fra i pochi nomi contemporanei presenti su Topolino in grado di sceneggiare e disegnare i propri lavori. Fa un certo effetto tornare indietro nel tempo e leggere Qui, Quo, Qua e il rock rimbombéros del 1989, una storia non particolarmente memorabile e ancora piuttosto statica da un punto di vista grafico.
Bastano solo sei anni per leggere in compenso Le vacanze di Paperoga (alla prima ristampa integrale): 10 scatenate tavole autoconclusive mute, pubblicate all’epoca sul settimanale in una sezione interna dedicata ai giochi da fare sotto l’ombrellone. Questo pugno di storie mostra, fin da subito, le grandi capacità umoristiche dell’autore ligure, insieme al suo amore per l’eccentrico ed entusiasta Paperoga. Si tratta di un formato, per l’epoca, niente affatto comune. Ma Faccini risulta la persona adatta per gestirlo, dimostrando di capire appieno la lezione umoristica di Carl Barks, le cui tavole autoconclusive, un anno dopo, verranno ristampate proprio su Topolino.

Una sequenza semplice ma geniale, mentre Paperoga si agita sullo sfondo, Paperino resta fermo, o quasi…
Faccini, dopo anni di studio nei quali agisce solo come disegnatore, si ispira a Barks, Scarpa, Taliaferro e agli autori umoristici pubblicati sugli Oscar Mondadori e inizia una voluminosa carriera da autore completo, a partire da Archimede e la macchina antistress, una breve di 16 tavole. L’ispirazione è alle storie in quattro tavole di Barks, dove Archimede aveva a che fare con qualche bislacca invenzione o con qualche frecciata satirica. Fin da subito Faccini mette alla berlina il logorio della vita moderna, perfettamente rappresentato dai volti quasi mostruosi degli inferociti paperopolesi.

Movimentati gonfiaggi
Dopo Barks, con Paperino e l’incarico molto “segreto”, l’ispirazione arriva da Scarpa, in particolare con Paperino agente dell’F.B.I.! Anche in questo caso, Paperino si muove con un obiettivo del tutto diverso da quello che il mondo circostante vuole assegnargli. A fare da ideale, e comico, contrappunto, sono i nipotini, disperati a vedere in diretta televisiva quel pasticcione dello zio.
A seguire, arriva Paperino e l’autocontrollo massacrante, forse la storia più celebre dell’autore. Lo spunto di partenza è affine a quello del cortometraggio Paperino e la pazienza (Cured Duck, 1945), ovvero il difficile autocontrollo di Paperino. A metterlo alla prova sarà Taddeus, mite impiegato capace di un implacabile quanto fastidioso esercizio meditativo: ripetete, a intervalli regolari e con frequenze diverse, la stessa inesorabile litania “ktìnnn – ktànnn”. Il semplice spunto comico viene gestito in maniera assolutamente brillante, travolgendo il lettore e compiendo una perfetta immedesimazione con il povero Paperino, sempre più disperato e incline a atti di mostruosa rabbia. Un meccanismo comico semplicemente perfetto.
Non c’è Faccini senza Paperoga, che finalmente arriva in una storia lunga con Paperino. Paperino e Paperoga e il gonfiaggio catastrofico è solo la prima delle tante vicende del dinamico duo in cui lo slapstick e una generale follia la fanno da padroni. La precaria razionalità di Paperino mischiata alla volontà bislacca di Paperoga creano un mix micidiale ed esilarante. Faccini lascia quasi che siano i personaggi a condurre la storia che, guaio dopo guaio e disastro dopo disastro, giunge all’inevitabile epilogo. Da notare l’uso disinvolto della tavola, che non si limita alle tradizionali tre strisce ma propone visuali più dinamiche.
Paperoga torna anche nel regalo artistico, dove, ad uno scenario limitato – il giardino di casa – non corrisponde un disastro minore. Il ritmo che Faccini impone al lettore è quello di una scatenata serie di guai, sempre più micidiali. Paperoga fa danni anche a se stesso nella rottamazione forzata, in cui Faccini usa Pennino come personaggio col quale fare interloquire Paperoga, e ripesca filologicamente il miliardario di Baltimora direttamente da Paperin Fracassa.

Un geniale tormentone
La satira sociale risulta di nuovo predominante con Sgrizzo, uomo del futuro. Il personaggio di Scarpa, che era stato riportato sul settimanale da Luca Boschi, viene usato da Faccini per sbeffeggiare certe pose tronfie e autoreferenziali di un approccio culturale poco concreto. E Paperino, con furbizia, sfrutta la situazione per assicurarsi una serena quotidianità lavorativa.
Il volume si chiude con un’interessante intervista, in cui si raccontano i primi passi di Faccini nel fumetto disney: le prove presentate a Chendi, gli inizi supervisionati da Carpi e i consigli di Marconi. Infine, ci sono otto brillanti tavole autoconclusive, che sono una parte imprescindibile della produzione facciniana. A brillare, per ora, le Galanterie assortite, che descrivono in maniera non banale le schermaglie d’amore tra Paperino e Paperina.
03 FEB 2025