Topolino 3620

14 APR 2025
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Sin dagli albori della sua direzione, Alex Bertani era stato chiarissimo su un punto: le copertine dovevano essere le più pulite possibili, prive di scritte o di quant’altro potesse coprire il disegno, vero biglietto da visita del settimanale. Ecco perché il trovare sulla prima pagina di Topolino 3620 tanto il disegno base (integralmente ad opera di Mastantuono), quanto un inusuale strillo dedicati alla storia di apertura lascia ben intendere come la redazione abbia molto puntato su tale vicenda.

E la prima puntata di Terravento non sembra avere tradito le attese. E’ troppo presto per dire se la promessa di una memorabile trama sarà stata rispettata, però questa parte iniziale dimostra già di avere l’indiscutibile merito di non perdersi in chiacchiere, andando abbastanza al sodo senza tralasciare di darci una prima, seppur sommaria, ricostruzione dei caratteri dei protagonisti. La sceneggiatura di Luca Barbieri procede per mimiche e gesti anziché per ampie descrizioni; e la cosa, per ora, sembra stia funzionando. Ma, ci sia concesso di dirlo, ciò sarebbe impossibile se il disegnatore non ci avesse messo del suo.

Come rompere una gabbia senza disturbare l’armonia di una tavola

Mario Ferracina del suo ha messo veramente tanto. Infatti, non solo la mimica dei personaggi è perfetta, ma al contempo il disegnatore ci ha permesso di godere di sfondi assolutamente magistrali, che vengono esaltati da una continua e ripetuta distruzione della gabbia tradizionale, senza che però questa si traduca in un appesantimento della lettura, o in un ostacolo alla comprensione della vignetta. Anche la colorazione di Irene Fornari completa questa autentica meraviglia per lo sguardo.

Ci auguriamo che funzioni anche l’idea di avere dato a Topolino come alleato una variante di Topesio, cosa che pare promettere scintille, anche se al momento ci sfugge il motivo per il quale Mickey (come Pippo) abbia tenuto il suo nome italiano tradizionale, mentre quello di Topesio sia stato modificato pesantemente nel più semplice Hap.

Aspettavamo al varco invece Pietro B. Zemelo dopo la conclusione delle Isole della Cometa, stanti le forti perplessità che in molti lettori (compreso chi scrive) quest’ultima vicenda aveva lasciato. Lord Hatequack presenta: Topolino e il Gatto con la G maiuscola, però, si distacca completamente dal modo d’essere della precedente trama e ci restituisce il suo lato migliore: dritto al punto, efficace, sintetico ma capace di dire tutto quel che si deve senza rinunciare ad alcunché di essenziale.

Lo sceneggiatore riesce al meglio a trasmettere l’inquietudine che dalle storie di Lord Hatequack deve necessariamente trasudare, senza dimenticarsi dei fondamentali rapporti che legano i protagonisti della vicenda. I disegni di Francesco D’Ippolito sono il contraltare quasi perfetto per una trama che doveva essere cupa e capace di incutere terrore (nei limiti disneyani, beninteso): obiettivo certamente raggiunto, anche se ci lasciano qualche perplessità alcune espressioni di Pippo, a fronte di un Topolino, di un Manetta e di un Lord Hatequack assolutamente ineccepibili.

Che il mascalzone alla destra di Gambadilegno sia una autocitazione di Gervasio?

Dai toni molto più leggeri è invece Gambadilegno e il Maxcalzone Maximo, che indaga nel profondo l’amicizia tra Gamba e Sgrinfia, cogliendo un incidente capitato a quest’ultimo come pretesto per mettere in moto una divertente vicenda nella quale per una volta si capovolgono i ruoli canonici, seppur solo per poco: proprio nel momento in cui gli stessi torneranno alla normalità, però, si avrà l’apice della trama e non la sua conclusione come ci si sarebbe aspettati, rinviando di qualche estremamente significativa pagina la fine. La narrazione orchestrata da Matteo Venerus è più che godibile e nel novero delle storie tipicamente centrali del libretto, si innalza di svariati gradini sopra la media del genere. Dal canto suo, Marco Gervasio fa un lavoro egregio, per mimica e per ricostruzione degli ambienti: giù il cappello e applausi ad un’altra gioia per gli occhi che conferma l’estremo livello qualitativo della parte grafica del numero.

Paperino e gli incontri ravvicinati dello scherzotipo (Moe/Midthun) potrebbe essere invece considerata come l’anello debole della tornata. Intendiamoci, è una storia danese che risente del modo di narrare tipico di quelle parti, diverso dal nostro in massimo grado. Però, per quanto non sia una storia priva di ingenuità e di qualche passaggio forzato, ci propone comunque una sua trama di sfondo abbastanza coerente, la rispetta, e non scade in banalità gratuite troppo esasperate spesso incontrate nella produzione nordica. Insomma, trattasi di una riempitiva più che dignitosa, che strappa anche qualche risata, con un comparto grafico gradevole, ma, a parere di chi scrive, sin troppo fedele al canone barksiano, quindi indubitabilmente molto retro ed in contrasto netto con il resto dell’albo: non brutto di certo, ma esageratamente tradizionale e senza veri e propri guizzi che lo possano fare apprezzare appieno.

L’albo si chiude con Zio Paperone e il centesimo della discordia. Si tratta di storia la cui trama vira dalla tradizionale sfida PDP/RK verso qualcosa di totalmente inatteso, arricchita da un lessico ricercato e piacevolmente buffo allo stesso tempo, come non si vedeva da un po’ sul settimanale.

Nel complesso l’avventura scorre via liscia e senza intoppi: tuttavia, per i lettori più scafati potrebbe essere faticoso accettare che la differenza tra i patrimoni di Paperone e di Cuordipietra Famedoro sia data da un solo centesimo americano. Se si chiude un occhio su tale dettaglio (che poi tanto dettaglio non è), la trama ideata da Francesco Vacca è divertente anche grazie ai doppi e tripli giochi che la reggono da parte di personaggi bassi e nefandi come non vedevamo da un po’, ma anche per questo in fondo di estrema simpatia per noi lettori.

Anche Alessio Coppola ai disegni è ottimo, dato che aggiunge un sapiente tocco di surrealtà alle espressioni di un po’ tutti i personaggi, a fronte della vicenda, ai limiti del grottesco, alla quale un Paperone assolutamente scatenato e geniale ha dato la stura con una dose non trascurabile di divertente cinismo.

Come realizzare un’efficacissima manifestazione di estremo giubilo, quando si è taccagni in Sudafrica

Se da un lato completano la parte fumettistica il Che aria tira… a Paperopoli (Ziche) di apertura e la one page finale a cura di Enrico Faccini, segnaliamo fra i redazionali il lancio della nuova collana Le Storie di Topolino, con la prima uscita dedicata proprio alle già citate Isole della Cometa. Troviamo poi l’ormai classico La parola della settimana (sempre benvoluto, anche se questa settimana non sfrutta i molti lemmi ricercati presenti nell’ultima storia) e l’ultimo appuntamento con le schede per disegnare Newton Pitagorico (stavolta a figura intera), a cura di Andrea Maccarini.

Citiamo infine l’articolo di presentazione della fiera Torino Comics, dove si prevede un programma ricco di appuntamenti disneyani suggellato dalla realizzazione di una variant apposita, ad opera di Paolo Mottura e dedicata proprio alla prima capitale d’Italia.

In conclusione, si tratta nel complesso di un’uscita che, a mio parere, merita un voto quasi pieno, ridotto solo dal fatto che al momento Terravento è ancora una mera scommessa sulla quale puntare e non una certezza: comunque trattasi di un numero particolarmente riuscito che non deluderà di certo neppure il più esigente tra gli appassionati.



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Autore dell'articolo: Alberto E. Lunghi

Leguleio da tribunale, si è avvicinato al mondo Disney alla tarda età di dieci anni nel 1985, e da allora non ha più mollato “Topolino”, acquistando a spaglio qua e là le altre pubblicazioni dove e quando era più interessato. Appassionato di fantascienza robotica anni ’70 e ’80, con qualche capatina verso serie più recenti, si interessa del modellismo da esse derivato, e pratica molto più sport di quanto la gente sia portata a pensare. Rossonero praticamente da sempre grazie alla nonna che lo ha ben educato sotto tale profilo, voci attendibili vogliono che sia uno dei dodici Onniscienti Supremi Pikappici sparsi nell’universo, e che la sua missione sia, sotto sotto, quella di diffondere ovunque la totale conoscenza del supereroe più beccuto del mondo, unitamente a quella di Goldrake e del Grande Mazinger.