Topolino 3623

04 MAG 2025
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È il nuovo ciclo Re Gambadilegno a svolgere la funzione di traino per Topolino 3623. Per l’onore di Ducktopia, primo di quattro episodi autoconclusivi, è introdotto, oltre che dalla bella copertina di Giuseppe Facciotto (la variant a tema partenopeo per il Comicon è invece di Blasco Pisapia), dal Che aria tira di Silvia Ziche, dall’editoriale del direttore e dall’utile Dove eravamo rimasti… di Stefano Petruccelli. A seguire, inoltre, la rubrica La parola della settimana, curata da Marco Dixit, trae spunto da un balloon della storia. Insomma, si punta molto su questa serie, e il debutto lascia ben sperare.

Francesco Artibani e Licia Troisi ci riportano nel regno di Ducktopia, accompagnati stavolta ai disegni da Lorenzo Pastrovicchio, che raccoglie il testimone da Francesco D’Ippolito (peraltro, il sodalizio dell’artista triestino con Artibani è già da tempo rodato). L’idea alla base del progetto è illustrarci che cosa sia accaduto tra la penultima e l’ultima stagione, quando Gambadilegno era rimasto intrappolato in questa dimensione parallela.

È lo stesso Pietro a narrare le proprie imprese ai colleghi e ai secondini, mentre sta scontando la propria pena, rinchiuso nel noto carcere di massima sicurezza dell’Isola di Corallo. La cornice è azzeccata e rende la lettura più gradevole anche a chi non sia particolarmente appassionato di fantasy

Nell’occasione scopriamo come fu che Gamba, da primo cavaliere che era diventato, prese addirittura il posto di Bocciolo sul trono. Tutto ciò tra imbrogli, j’accuse di giganteschi orchi, rocamboleschi duelli dei capi di galliche ascendenze e un divertente epilogo in stile Le ali della libertà.

Artibani e Troisi gestiscono bene ogni elemento, rielaborandolo con perizia in chiave Disney, danno ritmo agli eventi e fanno in modo che emergano vari lati della personalità di un protagonista cui il carisma non fa più difetto. Dal canto suo, il Pastro, affrancato da gabbie stringenti, può dare libero sfogo alla propria creatività. Il risultato, senza dimenticare il contributo ai colori di Manuel Giarolli, è godibile e instilla curiosità per quel che ci aspetta nelle uscite che seguiranno.

Il campione del popolo

Sorprende in positivo la per nulla pubblicizzata Paperino e il caso zero, avventura in due parti scritta da Francesco Vacca e disegnata da Federico Maria Cugliari. Il plot verte, appunto, su un caso di spionaggio industriale perpetrato ai danni di Paperone. Assieme a Paperino, si occupa delle indagini una new entry, la praticante avvocata Arringa Busillis, nipote d’arte dello scarpiano Cavillo (che compare a sua volta).

Ben presto, in mezzo a qualche falsa pista, si scopre come nella faccenda sia implicato Red Duckan, l’avido miliardario da sempre abile nell’operare loscamente entro i confini della legalità. Si procede così con un serrato montaggio alternato, nel corso del quale assistiamo anche alle peripezie dei Bassotti con Intellettuale-176 e incontriamo, oltre ad Archimede e ai nipotini, alcuni dipendenti dello Zione, più o meno sospettati per la fuga di notizie.

La vicenda, con il giusto equilibrio tra suspense e risate, si segue con piacere, ponendo inoltre qualche attualissimo interrogativo sull’efficacia pratica di talune intelligenze artificiali. Ben delineato soprattutto il personaggio della sbadata ma volenterosa Arringa, che mostra un’ottima alchimia con Paperino e notevoli potenzialità in vista di auspicabili storie future.

Oops…!!!

Abbiamo poi due brevi. Simpatica è Pippo e una nuova cuccia, in cui troviamo Pippo intento a ricostruire – seguendo astruse istruzioni degne di colossi scandinavi dell’arredamento! – la cuccia di Pluto, distrutta dalla caduta di un ramo durante un temporale. La gag allungata, scritta da Riccardo Pesce e ben disegnata dal semiesordiente Davide Percoco, strappa una genuina risata.

Trascurabile, invece, l’egmontiana Zio Paperone e l’iper mega Numero Uno, di Stefan Petrucha e Diego Bernardo, che racconta l’ennesimo fallito assalto di Amelia alla prima monetina del papero più ricco del mondo.

Segue il kolossal Terravento, giunto al quarto capitolo. Dopo l’ambigua Jill, Topolino fa conoscenza con la non ancora ben inquadrata Boreas, comandante della fazione ribelle dei predatori, e con il presumibile vero villain della storia, Blackie, mastodontico capo dei razziatori, segretamente in combutta con le misteriose Ombre. Se i primi tre episodi erano stati contraddistinti da tante vignettone mute (o quasi), incentrate sugli ariosi e sterminati panorami desertici raffigurati da un ispirato Mario Ferracina, qui Alex Bertani e Luca Barbieri danno maggiore spazio a dialoghi e delucidazioni, cercando di farci capire qualcosa in più di ciò che accade nel futuro distopico da loro immaginato.

In un contesto lontano dalla disneyanità, nel quale l’ironia è assente, il dipanarsi della trama non risulta, però, troppo originale né coinvolgente, stentando ad approfondire psicologie e motivazioni dei personaggi. Susciterebbe interesse la fase del processo, in cui questa versione post-apocalittica di Topolino deve «rispondere di crimini… a dei criminali», ma, dopo la lentezza a tratti esasperante delle puntate precedenti, proprio qui lo svolgimento appare affrettato.

Verso l’udienza

L’azione torna a far capolino nelle pagine finali, che portano all’abituale cliffhanger. Staremo a vedere se la prossima settimana tutti i nodi verranno al pettine (ma sono davvero tanti…) o se, al termine del quinto e ultimo capitolo, ci attenderà l’ormai altrettanto consueto rinvio a una nuova stagione.

Intanto, è la tavola autoconclusiva Al buio, per la serie Battista maggiordomo esistenzialista, con Roberto Gagnor e Simone Tempia ai testi e Carlo Limido alle matite, a congedarci da un numero che, ponderando alti e bassi, non si spinge oltre la media.



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Autore dell'articolo: Fabrizio Fidecaro

A cinque anni cominciai a leggere Topolino, a sette fui travolto dal vento del sud. Da allora il fumetto Disney ha sempre fatto parte della mia vita. Amo lo sport (da spettatore), i libri di John Fante e Simenon, i film di Hitchcock e Wes Anderson. Il Papersera mi ha dato l'opportunità di incontrare grandi autori e nuovi amici.