Topolino 3643

26 SET 2025
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Topolino 3643

Topolino 3643 ci introduce all’autunno, con la bella copertina disegnata da Corrado Mastantuono e colorata da Andrea Cagol, nella quale Paperoga mostra, con fierezza, agli interdetti Paperino & nipotini il pupazzo di foglie secche che ha realizzato.

La prima storia del numero, Paperino e la morbida impresa, scritta da Marco Bosco e disegnata da Ottavio Panaro, è ricca di elementi evocativi, a mio personale avviso. La trama, sviluppata grazie alla consulenza scientifica di due redattori della rivista Nature, è caratterizzata da un fortissimo aggancio con la contemporaneità: si narra di avveniristiche ricerche sottomarine sullo sfondo della classica contrapposizione tra Paperone e Rockerduck, con Paperino e Paperoga improvvisati esploratori degli abissi in batiscafo, con il supporto di pesci-robot in silicone.

Gli esploratori degli abissi

Eppure, nel leggere le 26 tavole attraverso cui si sviluppa la narrazione, riecheggiano echi lontani di atmosfere alla Jules Verne e, restando in tema Disney, giovanili ricordi delle avventure subacquee di Topolino e Pippo, nella storia intitolata Topolino e le vacanze in immersione e pubblicata nel giugno 1984. Ma i richiami non finiscono qui: la ricerca di un misterioso serpentone marino sembra una involontaria citazione dalla pellicola di Wes Anderson Le avventure acquatiche di Steve Zissou, quando il team dell’oceanografo interpretato da Bill Murray si cimenta nell’impossibile (?) ricerca del misterioso squalo-giaguaro.

Un misterioso abitante delle profondità

Paperino e la morbida impresa piace e conquista perché conferma quanto Topolino possa regalare ai lettori di ogni età spunti di valore, stimoli e sogni, valorizzati dal curato approfondimento scientifico TopoScienza – RoboFISH e MicroCHIP a corredo, curato da Santo Scarcella.

Spostandoci alla storia di chiusura del numero, troviamo Paperino Paperotto in fuga da Quacktown, su soggetto e sceneggiatura di Bruno Enna e disegni di Davide Cesarello: personalmente adoro le vicende di Paperino Paperotto e anche stavolta lo sceneggiatore sardo ci regala una storia di ampio sviluppo (34 tavole) che parla al cuore e alla memoria.

L’occasione dei festeggiamenti per la celebrazione della fondazione della città si traduce in una disputa tra una versione fantastica sulle origini di Quacktown, che evoca folletti e calderoni pieni di monete d’oro di ispirazione irlandese, e una più prosaica, legata all’epoca delle ottocentesche corse all’oro: a capeggiare i due fronti contrapposti saranno Paperino Paperotto e Millicent. Nel mezzo, losche trame di lestofanti che minacciano di fare piazza pulita delle ricchezze della città, rocambolescamente ostacolate dalla banda di piccoli monelli, avventure sotterranee (in una suggestiva specularità, le storie di apertura e chiusura dell’albo vedono i paperi muoversi nei mondi di sotto, tanto sottomarino che sotterraneo) in miniere abbandonate che profumano di Mark Twain e, concedetemi l’azzardo, anche de I Goonies e persino qualche inaspettato e fuggevole intermezzo rosa.

Il piccone del fondatore

A seguire, non posso non dedicare alcune righe alla terza storia dell’albo: I Mercoledì di PippoIl gigante riluttante, scritta da Rudy Salvagnini e disegnata da Davide Percoco in 24 tavole. Stavolta l’opera letteraria che Pippo condivide con Topolino è un fantasy “con risvolti filosofici” dall’impianto e dallo sviluppo meravigliosamente surreali, con i due amici di sempre nei panni del meditabondo saggio del villaggio (Pippo) e dell’aspirante eroe (Topolino). Desideroso di diventare un vero eroe, Topolino si impegna nel risolvere i problemi del villaggio, alle prese con un ponte fluviale alquanto bizzarro e con la scomoda necessità di richiedere a un malmostoso gigante tasse mai versate.

Parola di saggio

Nel mezzo, le spiazzanti ‘perle’ di saggezza di Pippo che, alla fine della storia, ci congederà non prima di aver risposto alle grandi e fondamentali domande dell’umanità.

A chiudere, alcune notazioni sulle altre due storie del numero, Zio Paperone e lo stratagemma tecnico e Topolino visto da Pluto – Talento da detective. La prima, sviluppata in 18 tavole su soggetto e sceneggiatura di Alessandro Sisti e matite di Ottavio Panaro, si lega perfettamente alla storia di apertura del numero: il trait d’union è sia nelle matite, visto che il disegnatore è il medesimo, che nel richiamo alla scienza e alla tecnica che impronta le due, pur diverse, vicende. In Zio Paperone e lo stratagemma tecnico i protagonisti sono i ricercatori dello Zione, impegnati nel cercare di conquistarsi spazi di visibilità per contrastare l’egemonia di Archimede, fornitore privilegiato di Paperone delle più impensabili soluzioni tecnologiche. Proveranno invano a non essere sempre battuti sul tempo dal mitico inventore paperopolese, finché troveranno un alleato decisamente inatteso.

Fiuto da detective

Passo infine a Topolino visto da Pluto – Talento da detective: 10 scorrevoli tavole, disegnate da Donald Soffritti su sceneggiatura di Chantal Pericoli (molto originale la colorazione di Francesca Dramis), nelle quali si ribalta la tradizionale prospettiva narrativa ed è Pluto che racconta come instradò un giovane Topolino sulla strada dell’investigazione, concorrendo a risolvere il primo caso mai affrontato dal topo-detective.

In conclusione, il giudizio complessivo del numero: storie belle, suggestive, evocative, divertenti e spiazzanti rendono l’albo davvero meritevole, a mio avviso.



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Autore dell'articolo: Dottor Talos

Leggo fumetti Disney da oltre 40 anni: tutto cominciò con il Super Almanacco Paperino. La fascinazione del grande formato durò un annetto ma poi, complice la più allettante frequenza settimanale, fui conquistato da Topolino. Una delle primissime storie che lessi sul Topolino e che mi è rimasta impressa aveva come protagonista “il diabolico dottor Talos”. Trovo affascinante la possibilità di raccontare, utilizzando paperi e topi, storie che, pur riconducibili in genere a pochi codificati schemi narrativi, riescono sempre a rinnovarsi, grazie a una costellazione di personaggi che hanno spessore e profondità umana e che, in fondo, non si discostano poi molto dalle ‘maschere’ dell’antica commedia dell’arte.