Thriller Collection 10
Topolino e la Spectralia Antartica

Tocca quota dieci l’imperdibile Thriller Collection, collana che si propone di pubblicare le storie più apprezzate di Casty accompagnandole con un succoso apparato redazionale. Questo volume, leggermente meno corposo dei precedenti e per questo con il prezzo ridotto di due euro, viene pubblicato con un mese di anticipo rispetto alla scansione a cui eravamo abituati. Molto probabilmente, dato che è interamente dedicato a Topolino e la Spectralia Antartica, parte del corposo “Ciclo di Atlantide”, si è preferito approfittare della recentissima uscita su Topolino de Le vestigia di Z (in netta continuità con la precedente).
Dopo una piacevole e competente introduzione di Marco Travaglini, che fa il punto della situazione in merito alla ricerca di Atlantide da parte dell’affiatato trio di protagonisti, è il momento della prima ristampa di Topolino e la Spectralia Antarctica.
Pubblicata nel 2024 su Topolino tra i numeri 3569 e 3572, rappresenta una parte importante della produzione castyana, per svariati motivi: non solo arriva ben sette anni e mezzo dopo Il raggio di Atlantide, precedente avventura incentrata sulla ricerca del continente perduto, ma è anche il primissimo kolossal dell’autore friulano dopo anni di assenza di questo genere. Inoltre, con le sue 116 tavole, è persino la più lunga storia da lui realizzata come autore completo, almeno fino ad ora.
Casty, dopo anni di silenzio, torna in grandissima forma e realizza una storia riconosciuta da molti lettori come un capolavoro. Le ragioni della sua brillante riuscita sono numerose e, fin dalle tavole introduttive, è chiaro che ci si trova di fronte a qualcosa di memorabile. Per aggirare il problema del grande lasso di tempo intercorso tra la pubblicazione del Raggio di Atlantide e della Spectralia, Casty realizza un breve prologo in cui Topolino, Pippo ed Eurasia Tost ripercorrono le precedenti tappe verso la ricerca delle vestigia atlantidee. Il lettore si rende però presto conto che non si tratta di un prologo fine a sé stesso…

L’intrigante locandina pubblicata da Casty sui social nell’aprile 2024 per annunciare l’imminente pubblicazione della storia
Al contrario, è parte integrante della storia stessa, che inizia così in medias res. Un espediente narrativo geniale, qualcosa di inedito per Topolino che però Casty dimostra di saper padroneggiare con sapienza, volgendolo a suo vantaggio.
Anche quando si arriva alla prima puntata vera e propria, riceviamo la conferma del fatto che il fumettista è in stato di grazia: vengono subito introdotti nuovi personaggi, luoghi e situazioni ma, al tempo stesso, la sensazione generale è quella di un “ritorno a casa”, il riprendere un filo che si era interrotto troppo tempo prima. Chi legge questa storia senza sapere nulla della sua provenienza può capire immediatamente che è uscita dalla penna di Casty, grazie al suo stile personalissimo e riconoscibile. Al tempo stesso, però, anche per i lettori storici lo snodo della lunga vicenda è completamente originale: è davvero difficile capire in anticipo dove si voglia andare a parare, dal momento che i colpi di scena sono imprevedibili e appassionanti. Ne deriva un altissimo coinvolgimento emotivo e, soprattutto, la conferma che Casty ha ancora molto da da dire.
Sono ravvisabili alcune suggestioni riconducibili a Le avventure di Gordon Pym di Edgar Allan Poe ma, al tempo stesso, l’angoscia viene bilanciata con l’umorismo. E l’umorismo castyano è sempre speciale: mai forzato o di cattivo gusto, si richiama invece alla miglior tradizione del fumetto Disney. In particolare, brilla il ruolo di Pippo: in questo contesto riesce sempre a stemperare la tensione con le sue tipiche battute, indizio di quanto Casty abbia compreso il personaggio nella sua essenza più pura. In generale, però, tutti gli attori in scena godono di un’ottima caratterizzazione.

L’apparizione del relitto della Inkombentz
Il lato grafico testimonia il raggiungimento da parte di Casty di una notevole maturità artistica. Ciò è ancora più notevole se si ricorda che l’artista non nasce come autore completo, ma “solo” come sceneggiatore. Dopo anni di rodaggio e sperimentazioni, il tratto castyano è diventato molto personale e riconoscibile: sintetico e dinamico, riesce anche a richiamare con affetto il segno del suo grande ispiratore Romano Scarpa. La Spectralia trasuda dell’amore per il Mickey classico, rielaborando però il tutto alla luce degli anni di esperienza accumulati. Tutto ciò consente a Casty di raggiungere risultati straordinari, soprattutto per quanto riguarda le ambientazioni, che rendono con efficacia il pathos della lenta navigazione attraverso i ghiacci. Particolarmente grottesco risulta anche il relitto della Inkombentz, ma, dovendo scegliere una tavola su tutte, spicca la splash-page muta in cui Orbes sprofonda ad Aztlan (riportiamo comunque allegate all’articolo queste pregevolissime illustrazioni). Come Casty stesso ricorda nell’intervista finale, essendo un’avventura molto cupa, lo stile di disegno doveva essere più realistico del solito. Da qui la scelta di usare in abbondanza tratteggi e chiaroscuri.
In sintesi, tutte queste meraviglie grafiche, amplificate anche dalla frequente rottura della gabbia tradizionale delle vignette, valorizzano una narrazione già di altissimo livello. Il disegno convince anche per quanto riguarda i nuovi comprimari: la loro fisicità non viene trascurata e, grazie ad alcune caratteristiche peculiari, fin da subito destano curiosità nel lettore.
Il formato della Thriller Collection aiuta a conferire il giusto risalto alle tavole, permettendo di apprezzarne al meglio ogni particolare.

La suggestiva tavola muta subacquea
Non va dimenticata l’importanza della colorazione, un altro ingrediente che va calibrato con sapienza per la buona riuscita di una storia. In questa storia è curata da Manuel Giarolli (che stranamente non viene mai citato nel volume). Riuscire a trasferire su carta le atmosfere inquietanti evocate dalla sceneggiatura non era certo un’impresa facile, ma anche in questa direzione la Spectralia Antartica ha fatto centro. Le tinte cupe che accompagnano le scene d’ambiente più spaventose risultano davvero appropriate. Convince al 100% anche la gamma cromatica utilizzata nelle tavole ambientate nella colonia atlantidea, davvero evocativa. In generale, tutte le sfumature accompagnano con grazia la lettura.
Come di consueto, chiude il volume una lunga intervista a Casty che, in sei ricche pagine, ci svela numerosi particolari legati alla storia. Le domande poste da Marco Travaglini, tutte di grande interesse, consentono di analizzare l’opera nel modo più completo possibile, considerando anche spunti insoliti. Le risposte dell’autore goriziano, sempre interessanti e precise, trasudano amore per il proprio lavoro e testimoniano la sua innata capacità di dialogare con i lettori. In sintesi, l’ottima intervista rappresenta una perfetta appendice alla lettura della storia. Si fa notare anche la qualità dell’apparato iconografico che correda il testo: non manca infatti prezioso materiale inedito, seppur proposto in piccolo formato.
Volendo trovare un difetto, sarebbe stato piacevole forse trovare anche un piccolo portfolio in coda al volume, dato che, in altri numeri della Thriller Collection, ha rappresentato un contenuto di punta.
In conclusione, anche questa volta non possiamo che promuovere e consigliare a tutti questa nuova uscita della Thriller Collection. I contenuti inediti e il grande formato la rendono imperdibile anche per chi dovesse già conoscere la storia, oltre alla naturale praticità di avere tutte le puntate raccolte in un unico volume. Attendiamo con curiosità di sapere come proseguirà la collana e di poter leggere presto nuove avventure alla ricerca di Atlantide.
09 OTT 2025
