Intervista a Mauro Boselli (seconda parte)
Redazione Papersera: Come abbiamo appena ricordato, negli anni Novanta su Tex, Claudio Nizzi era il canone consolidato, tu l’elemento di novità che portava trame diverse e corpose, personaggi più intensi, in generale un tono più dinamico. Come l’hai vissuta? È stato facile inserirsi narrativamente o eravate due binari indipendenti che venivano pubblicati sulla stessa testata?
Mauro Boselli: Penso che fossimo su due binari diversi in effetti. Anche se la storia Il passato di Carson1, nonostante gli elementi di rottura, era ancora piuttosto canonica secondo lo stesso Nizzi, che l’apprezzò, perché c’era Carson come personaggio principale. Tuttavia c’erano degli elementi un po’ più nuovi, come le due donne Lena e Donna Parker, che avevano un rapporto con Carson, l’una come relazione amorosa e l’altra, diciamo, da figlioccia. Però, quando ho cominciato a scrivere di più, ho realizzato anche delle storie più glbonelliane e canoniche, che i lettori ricordano meno proprio perché più normali.

Infatti nello stendere queste domande ho cercato anche di non soffermarmi troppo su Il passato di Carson, perché se ne parla giustamente in ogni occasione. Però ecco, visto che ne abbiamo parlato, lì se vogliamo c’è un’influenza disneyana no?
Si sa che mi sono ispirato al leggendario Carl Barks e alla sua Zio Paperone e la Stella del Polo. La fiamma di Paperone è diventata la fiamma di Carson!
Ecco, sempre a proposito di Disney, tu sai che c’è una storia di Don Rosa con Buffalo Bill (Il vigilante di Pizen Bluff, ndr) che è uscita letteralmente negli stessi mesi della tua Wild West Show2, insomma quella di New Orleans col Maestro?
No, devo dire che non ricordo neanche di averla letta.
Oltre alle storie che hai citato, ce n’è qualcun’altra che vuoi ricordare per affetto, del periodo che va dai tuoi esordi fino al 2011, insomma prima dell’inizio della tua curatela e prima della morte di Sergio Bonelli?

All’epoca, tutte le storie che feci con Carlo Raffaele Marcello furono fondamentali. Grazie a lui, che era anche molto prolifico, sia in Zagor che in Tex, siamo riusciti a pubblicare in poco tempo diverse storie importanti. Dopo Il passato di Carson ci sono state Cercatori di piste3, La tragedia del treno 8094, Gli Invincibili5, I sette assassini6, La Grande Invasione7, L’esploratore scomparso8 per Zagor. Poi però c’è stato anche il Texone di Alfonso Font, Gli assassini9: un altro grande momento, il mio primo Texone, e, dato che i Texoni erano riservati a Nizzi, il mio unico fino a Patagonia10 con Pasquale Frisenda, ben dieci anni dopo! Queste storie, e anche lo speciale che scrissi sulla giovinezza di Jim Brandon, Nei territori del nord ovest11, sono sicuramente le storie più importanti dell’epoca.
C’era anche Guglielmo Letteri, con i ritorni di El Morisco12 (di cui rivelai il nome egiziano, Ahmed Jamal) e del mio personaggio il Maestro… ma ci sono anche le storie più classiche e meno clamorose, quelle per cui però ho un affetto speciale, perché sono un po’ semidimenticate, perfino dal sottoscritto, ma quando le leggo mi viene da dire: “ah, mi riusciva di scrivere queste storie davvero western!”. Penso alla johnfordiana Sulla pista di Fort Apache13, con Josè Ortiz, che in effetti rimane epocale perché, grazie a essa, ricevetti l’unico “Bravo!” da Sergio Bonelli, o altre considerate minori, come La lunga pista14, La miniera del fantasma15, L’ultima diligenza16, Terre maledette17 e Colorado Belle18, per la quale ho un debole, perché è un western duro, spietato, ma anche una romantica e malinconica ghost story, una storia di fantasmi.
Stessa domanda, per il periodo dal 2011 fino a oggi, insomma da quando hai preso in mano la curatela della testata. Di fatto adesso sei tu il canone, quindi quali pensi che siano le storie più emblematiche tue di questo periodo? Pensi che i nuovi sceneggiatori – che di fatto oggi sono Pasquale Ruju e alcune guest star molto meno assidue – ti sembrano orientati verso una rottura come poteva essere quella che hai fatto tu negli anni Novanta oppure più omogenea allo standard consolidato?

Postazione al PC con una nota silhouette!
Ognuno ha il suo stile, perché non credo neanche che lo si faccia consapevolmente. Ruju scrive nel suo immutabile modo: ha la sua visione di Tex, che funziona e piace. Io scrivo in un altro modo, però, tutto sommato il personaggio è quello, è riconoscibile in entrambi, questo è l’importante! Mi chiedi delle mie storie dell’ultimo periodo che preferisco: ce ne sono per esempio tre tra quelle degli ultimi 15 anni che ho scelto di ripubblicare su Le Grandi Storie. La più vecchia è del 2010, La mano del morto19, per Font, è una storia molto intricata, dato che come ho detto mi piacciono gli intrecci: un giallo sul mistero della morte di Wild Bill Hickok e vi compare Calamity Jane.
Poi cito Luna insanguinata20, che secondo me è una delle mie storie meglio riuscite degli ultimi anni, anche perché è una storia drammatica, disegnata meravigliosamente da Corrado Mastantuono. La sinergia con il disegnatore è fondamentale in questi casi per la buona riuscita di una storia. Si tratta di una storia drammatica con un forte personaggio femminile. Sergio Bonelli aveva visto il film The Missing, e mi aveva espressamente chiesto di scrivere una storia così. “Cioè, come così, Sergio?”. Allora ho scritto questa, che ha qualche somiglianza perché anche in questo caso c’è un figlio rapito – nel film era una figlia, il mio invece è un figlio maschio nato da un Comanche e da una donna bianca che ha violentato – e c’è un’atmosfera mistica indiana, oltre che molto drammatica e cruenta, c’è addirittura, caso unico, uno stupro.

La terza, anche in questo caso mi piace per la riuscita sinergia con il disegnatore Leomacs, è Mondego il killer21, sicario con dei propri valori che lotta contro lo strapotere della ferrovia: una storia veramente classica, più classica di così non si può. Altre, negli ultimissimi tempi, sono un po’ lontane dal versante western. Non è che io non voglia più scrivere storie western, è che le sto già facendo per Tex Willer, e quindi su Tex, dove abbiamo già Ruju e altri per le storie tradizionali, mi sono dedicato a racconti più fuori dalle righe, che se non fosse per me nessuno scriverebbe e quindi le ho realizzate io, attirandomi a volte degli strali. Quindi mi sono un po’ esposto: una storia salgariana22, una di fantascienza23, l’horror con Mefisto24, un feuilleton a San Francisco con il detective Rick Master25, eccetera.
Ci dici qualcosa sulla tua routine di sceneggiatore? Tra l’altro, so che hai delle macchine per scrivere!
Sì, ormai funzionanti me ne restano solo due, purtroppo! Dovrei farle riparare ma ogni volta costa quasi un rene… ma anche comprarle è impossibile perché non le fabbricano più!

Disordine creativo
È che mi riesce meglio scrivere in questo modo perché, come dico spesso, scrivo storie complesse e lunghe e con tanti personaggi e situazioni; quindi è facile perdersi non dico un personaggio ma il suo cavallo sì, oppure non ricordarsi se uno ha la pistola o fucile o come si era travestito, e via di questo passo… e poi l’intreccio: quel personaggio dove l’ho lasciato? quando rientra in scena? Ora, prova a fare questo quando scrivi 15 storie contemporaneamente con un computer. Ho fatto proprio l’esempio classico: il personaggio che dobbiamo riprendere dove è uscito di scena la volta prima? dove trovarlo su un computer? Difficile. Con la mazzetta delle pagine stampate, basta sfogliarle e trovo subito la situazione.
Inoltre con la macchina per scrivere è più facile realizzare il layout, la messa in scena, una specie di storyboard, che evidenzia subito per il disegnatore la posizione dei personaggi e permette a me di visualizzare meglio anche a memoria, dato che, di solito, prima scrivo tutti i dialoghi di una sequenza e poi torno indietro a descrivere la regia che ho già in mente mentre scrivo. Posso inoltre, oltre alla descrizione scritta sotto, indicare le posizioni dei personaggi e l’orientamento dell’inquadratura, con qualche rapido schizzo di penna sul foglio.
Non solo: nelle storie così complicate, come detto ne scrivo come minimo 15 contemporaneamente, ma sono sempre un po’ di più, ogni volta che mi metto al lavoro su ogni singola storia rileggo sempre quello che ho scritto prima, per non dimenticare niente di che cosa è accaduto e per farmi venire idee su come andare avanti. Quindi se ho scritto solo 40 pagine, va bene; se invece sono alla fine della storia e ne ho scritte già 250, non importa: me le rileggo tutte e 250 prima di ripartire. Lo posso fare tranquillamente e andare avanti e indietro e controllare avendo sul pavimento accanto a me tutti i fogli della storia.


Due dettagliatissime pagine di storyboard per Dampyr realizzate a macchina
Talvolta, però, per necessità di dover far tradurre la storia, per esempio, la sceneggio tranquillamente anche al computer. In quel caso dettaglio di più la descrizione, dovendo fare a meno degli schizzi a penna, e stampo ugualmente le pagine per poterle rileggere, perché è noto a ogni redattore che sulla pagina stampata gli errori si trovano meglio.
A proposito, storie lunghe e intrecciate richiedono sceneggiatori coraggiosi. E’ stato difficile, da curatore, trovare sceneggiatori o disegnatori che avessero il coraggio di affrontare un mostro sacro come Tex? Ma penso anche a Dampyr.

I disegnatori italiani sono tutti abituati, almeno quelli bonelliani, alle storie lunghe. Per cui, io per Dampyr una delle mie storie più lunghe di quattro albi, I vampiri di Londra26, l’ho data a Stefano Andreucci il quale già faceva storie di Zagor lunghissime. I nostri artisti sono disposti ad aspettare tre anni e anche più per vedere la storia pubblicata, come per esempio Andrea Venturi, per la nostra storia di Tex in quattro albi ambientata in Borneo.
In quanto agli sceneggiatori… Ruju agli inizi, dato che veniva da Dylan Dog non aveva ancora il respiro delle storie lunghe, ha dovuto prenderci la mano. E’ una questione di farcisi le ossa, di avere uno sguardo ampio. Io non ho mai soggetti dettagliati e precisi, solo due righe di appunti, poi mi butto in una storia senza la mappa, per dire, come se uno camminasse in un paesaggio senza sapere bene il percorso ma adattando l’itinerario a seconda delle circostanze e scoprendo paesaggi e sorprese per via. Bisogna ovviamente avere esperienza e non tenere di perdersi per strada, serve una bussola e un po’ di coraggio! E fare l’editor di sé stessi per molti non è semplice: bisogna poi rileggersi la storia come se l’avesse scritta un’altra persona, per trovare le cose che non vanno. Anche questa è un’esperienza acquisita.
Domanda ovviamente obbligatoria in proposito: qual è il tuo ricordo peggiore dell’attività di curatore? La cosa più difficile che hai dovuto affrontare? cosa auguri al tuo successore?
Il successore, anzi i successori, sono già al lavoro e il lavoro proseguirà come prima, perché sanno già come si fa. La cosa più problematica per loro è che fino all’altro ieri facevo una gran parte di lavoro, e ancora adesso un po’ lo faccio, perché sto curando le storie di Tex Willer e seguo le mie su Tex: non solo scrivevo diverse storie contemporaneamente, ma ne correggevo anche molte di più di altri autori.
Questi altri autori, esattamente come me, non scrivono la storia completa, ma scrivono un soggetto non tanto dettagliato e poi mandano 20/30/40 pagine per volta. Quindi, quando arriva questa sezione di storia, tu la leggi; il seguito arriva magari un mese o due mesi dopo… ma nel frattempo sono arrivate le sezioni di altre 10/20 storie! Difficile, quasi disumano ricordarsi tutto, con tale mole di lavoro. Quindi, se l’autore sbaglia, ed è successo, e dimentica che il personaggio è un giovanotto e nella seconda parte della storia è un vecchietto; oppure si dimentica che passano 2 anni per un personaggio ma per un altro ne sono passati 20, perché uno è invecchiato e l’altro no; oppure se si dimentica una banda di banditi per strada e non si vedono più; o il disegnatore confonde il personaggio e gli dà un altro volto o un altro vestito… a queste e mille altre cose devi stare attento tu che sei il curatore! Sarebbe bello che gli autori stessero più attenti, ma ahimè sono distratti. A me, credimi, non è mai successo di fare errori di tale portata, perché sono evidentemente un editor esperto e ci sto attento, conosco i rischi del non rileggersi… ma forse succederà ora che sono in pensione e mi sto rimbambendo! [ride]

E quindi tali errori a volte non li vedi perché non ricordi bene la storia di quell’autore e te ne accorgi solo quando la rileggi tutta assieme poco prima della pubblicazione e allora devi tagliare o cambiare i dialoghi o addirittura i disegni! Quando ti accorgi tardi di questi buchi narrativi è un pasticcio, ma è per questo che la storia viene riletta da due, tre persone, e per svariate volte. Ora una persona esperta manca e quella sono io, i miei colleghi dovranno fare a meno di me e sarà per loro ancora più faticoso.
Ci sono autori che scrivono sia per Bonelli che per Disney, anche se non sono poi moltissimi: Bruno Enna, Tito Faraci, Luca Barbieri, di recente Giovanni Eccher. Immagino la risposta, ma tu ci hai mai pensato di scrivere per Topolino?
Sì, però non me l’hanno mai proposto per cui non l’ho mai fatto. Qualche volta ne ho parlato con Faraci però lui poi non ha portato avanti la cosa e io certamente non ho insistito perché avevo da fare tantissimo, per Tex, Zagor, Dampyr, eccetera.
Se avessi scritto Topolino l’avrei voluto scrivere nello stile di Romano Scarpa degli anni Cinquanta, con storie avventurose intricate e colpi di scena a ogni pagina, stile piuttosto difficile e che non so neanche se va più di moda. Non l’ho fatto, ma mi sarebbe piaciuto farlo.

Hai letto la versione che Mastantuono fece su Topolino con Bum Bum Ghigno nei panni di Tex? Ormai sarà una decina di anni fa?
L’ho letta e l’ho dimenticata nel frattempo. Ripeto, non leggo tanto Topolino – non vorrei darti una delusione! Prima ho citato Topolino tra i personaggi che da grande la gente non legge più: in realtà non è vero, perché sappiamo benissimo che Topolino fa eccezione a questa regola, in genere. Però è vero che io ho una asticella abbastanza alta essendo cresciuto con Romano Scarpa, Luciano Bottaro, Carlo Chendi, per tacere di Carl Barks… qualche volta trovo delle storie all’altezza, ma non sono così frequenti, per cui qualcuno me le dovrebbe selezionare!
Si vociferava qualche tempo fa di un parco a tema Tex in provincia di Padova; se ne vocifera ancora o no?
Queste non sono cose che riguardano la mia attività, ma soltanto Giorgio Bonelli che è il detentore dei diritti del personaggio (insieme alla Casa editrice e agli eredi Galleppini) ed è detentore unico per tutto quello che non concerne il fumetto. Anche se lui è amico mio, non oso chiedergli se queste cose vanno avanti oppure no, perché lui mille ne pensa e dieci ne fa oppure ne fa anche cento! Ma se questa è fra quelle che farà non lo so.
Che cosa hai nel cassetto ora che sei libero da questa curatela? Tornerai su Zagor? Che cosa vorresti anticiparci?

È improbabile che io torni su Zagor. Forse potevo farlo qualche anno fa, ma poi c’è stato altro da fare… Il punto è che Tex ha bisogno mentre Zagor no, e quindi è una faccenda pratica. Zagor non ha bisogno di una mia storia, perché ne ha tante pronte da pubblicare. Invece con Tex, sia con gli autori di testi che con quelli dei disegni, proprio perché ci sono tante storie da fare, siamo sempre con l’acqua alla gola, Così, niente Zagor. Non è così grave, dopotutto, anche una volta se avrei avuto tante idee per andare avanti.
Addirittura c’è una serie che ho iniziato, quella dei fiumi, ambientata nella Guerra d’indipendenza americana, iniziata con Stano e continuata con Majo, che ora si è fermata perché io e Majo abbiamo dovuto dirottarci su Tex, mentre stavamo lavorando con lui al terzo volume che si doveva chiamare Ohio River, titolo di lavorazione. Sono usciti Mohawk River28 e Kentucky River29, finora, negli Speciali de Le Storie. Ed io ho dovuto bloccarmi, quindi come vedi non riesco a fare cose che non siano Tex.
E Dampyr?
Dampyr l’ho lasciato, per cui il mio Dampyr si è chiuso col numero 300. Dal numero 301 va avanti sempre il personaggio di nome Dampyr, ma non è scritto né curato da me, perciò preferisco non affrontare il tema della coerenza, della continuity, meglio di no, data la mia pignoleria! Ma usciranno presto altre storie che ho terminato da tempo e altre ne sto scrivendo.
Ma nell’immediato futuro vedo soltanto Tex e soprattutto Tex Willer, serie questa che scrivo ormai praticamente da solo, con qualche aiuto di Giorgio Giusfredi e Luca Barbieri per gli Speciali, in particolare.
Tra l’altro, bisogna dire: scommessa “vintissima”, Tex Willer.

Vende abbastanza bene. Quindi la scommessa sì, è vinta. Spero che lo sia dal punto di vista della qualità, perché il dato delle vendite è aleatorio, anche se come ti ho detto è andato bene. Non fa certo i numeri di Tex, però contribuisce, diciamo. Ma il punto di vista della qualità è quello che mi importa di più e ricevo buoni feedback, per cui spero che sia apprezzato.
La difficoltà è di dover riproporre, in certi snodi narrativi fondamentali, alcune delle storie ispirandosi a quelle di Bonelli, senza tradirlo troppo: però non posso neanche rifarle uguali. Ma per fortuna ne sto scrivendo in questo momento due o tre, tra cui quella che ho in mano mentre ti parlo, che sono totalmente nuove, e queste, credo, mi riescono meglio. Anche se all’inizio riscrivendo quelle di Bonelli mi sono divertito, in un paio di casi, come per la storia che esce in queste settimane con Xipe, la storia con il ritorno di Tesah e la principessa azteca30, che secondo me non è venuta male, è un buon connubio e una collaborazione postuma tra me e G.L. Bonelli. Con i disegni di Roberto De Angelis, che è favoloso.
E quindi insomma le idee non ti mancano decisamente.
No, no, no. Può mancarmi il tempo e la salute, ma non le idee. Piuttosto, mi stanno facendo un po’ troppe interviste in questo periodo e mi preoccupa la cosa.
Eh ma sai questa cosa del pensionamento, tra virgolette, dalla curatela di Tex fa dire “Ah, allora forse è l’occasione buona“.

Spero che l’intervista sia stata interessante!
Per noi lo è stata decisamente.
Ora mi rimetto a lavorare. Ciao!
Ciao Mauro, e grazie infinite per la tua disponibilità.
- Tex 407/409. ↩︎
- Tex 435/437. ↩︎
- Tex 416/418. ↩︎
- Tex 445/446. ↩︎
- Tex 438/440. ↩︎
- Tex 463/465. ↩︎
- Tex 497/499. ↩︎
- Zagor 396/399. ↩︎
- Speciale Tex 12. ↩︎
- Speciale Tex 23. ↩︎
- Maxi Tex 5. ↩︎
- Tex 452/454. ↩︎
- Tex 458/460. ↩︎
- Tex 473/474. ↩︎
- Tex 478/479. ↩︎
- Tex 546/547. ↩︎
- Tex 573/574. ↩︎
- Tex 538/539. ↩︎
- Tex 593/595. ↩︎
- Tex 651/653. ↩︎
- Tex 613/615. ↩︎
- Tex 756/759. ↩︎
- Tex 762/764. ↩︎
- Tex 738/744. ↩︎
- Tex 774/776. ↩︎
- Dampyr 133/136. ↩︎
- Maxi Tex 20 (Ruju/Cossu). ↩︎
- Speciale Le Storie 2. ↩︎
- Speciale Le Storie 5. ↩︎
- Tex Willer 82/86. ↩︎

