Topolino 3649

03 NOV 2025
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Nella sua versione regular, Topolino 3649 dedica la sua copertina alla seconda storia del sommario, dal titolo programmatico Scatenatamente Superpippo. Gli stessi autori, che poche settimane fa avevano ripreso il personaggio per festeggiarne il suo 60° compleanno, danno seguito a quel rilancio con una nuova avventura che vede il goffo supereroe di Topolinia vittima di una maledizione secolare che metterà in pericolo la città più di qualsiasi supercriminale.

Il tono della narrazione definito da Andrea Malgeri è naturalmente sopra le righe ma, trattandosi di un’avventura del più famoso eroe in calzamaglia, è in fondo quello che ci si aspetta. Nota particolare di merito per i disegni di Andrea Maccarini, che può dare sfogo a tavole sovrabbondanti di oggetti che aspettavano solo di essere visualizzati e invadere la quotidianità topolinese. E’ apprezzabile anche l’utilizzo dei retini nelle tavole iniziali, come già accaduto nella precedente occasione: resta forse un peccato non avere voluto calcare ulteriormente lo stile retro estendendole all’intera avventura.

La colonna portante del numero è, in ogni caso, Paperino e il flagello degli otto mari. Una vicenda che avrebbe sicuramente meritato la copertina anche se, in effetti, si può dire che questo sia avvenuto, grazie alla prima delle due variant proposte a Lucca Comics & Games 2025. L’attinente illustrazione marinara è stata destinata alla versione realizzata per la fiera, sia per esaltare la presenza del disegnatore in loco, sia – probabilmente – per esibire in edicola un’immagine più classica e rassicurante.

Un emozionante tramonto

In effetti, Paperino e il flagello degli otto mari è un’avventura nella quale si trovano a convivere due elementi piuttosto eterogenei fra loro. Marco Nucci imposta infatti una sceneggiatura alla quale il lettore di Topolino degli ultimi anni si è abituato, ricca di didascalie, di momenti introspettivi, di giochi di parole e di tormentoni: tutti elementi tipici dell’autore e qui sfoderata al loro meglio. La storia, divisa in due tempi, si fa leggere con grande curiosità ma senza fretta, lasciandoci comunque gustare i vari eventi che il “giovane” Paperino deve affrontare in quello che si caratterizza, in fondo, come un piccolo racconto di formazione.

A questa narrazione piuttosto tradizionale, si affiancano le matite (e la supervisione al colore) di Fabrizio Petrossi, decisamente “sperimentali” per il caro vecchio libretto. L’artista napoletano, di cui pure ricordiamo i primi passi sul settimanale negli anni Novanta, ha compiuto nel corso della sua carriera una evoluzione che lo ha portato a lavorare prevalentemente per il mercato francese, fino a realizzare in particolare due graphic novel, pubblicate anche in Italia e menzionate nel redazionale che lo riguarda: Mickey attraverso i secoli e Paperone e il drago di Glasgow. Due opere nelle quali il disegnatore ha potuto sfoggiare uno stile piuttosto lontano da quello normalmente presente su Topolino e che, coraggiosamente, è stato proposto in questa occasione.

Un primo piano un po’ troppo ostico

Il risultato può dirsi complessivamente promosso. In alcune vignette la raffigurazione di Paperino è certamente diversa dai canoni consueti e potrebbe facilmente non incontrare il gradimento del lettore. Restano però una resa splendida dell’azione, dei personaggi secondari e delle ambientazioni, che non possono che essere apprezzate ed ammirate.

Rubiamo per un attimo le parole all’editoriale di Alex Bertani: “Un’avventura che altrove trovereste probabilmente proposta come lussuosa graphic novel in volumi di pregio ben posizionati nelle vetrine delle librerie“. Non possiamo che concordare con il Direttore e ringraziare la redazione di avere destinato un piccolo tesoro come questo a tutti i lettori di Topolino, invece che confinarlo in una edizione di pregio in vendita a caro prezzo nelle librerie.

Vocaboli d’altri tempi

Il libretto si completa con due vicende caratterizzate da un taglio più classico ed umoristico. In Gambadilegno e l’evasione al contrario, Giovanni Eccher, nuovamente in coppia col Maestro Giorgio Cavazzano come al suo esordio, dimostra di padroneggiare ormai alla perfezione le dinamiche della malavita topolinese, regalandoci una breve che riesce a strappare ben più di una risata. Ci viene offerta anche l’occasione di riscoprire una parola desueta che potete trovare nella vignetta a fianco; personalmente, avrei preferito approfondire questa piuttosto che vedere l’Istituto Treccani certificare, nella rubrica Il vocabolario del futuro, il neologismo “fuffaguru”, con annessa simpatica striscia realizzata da Gagnor e Sciarrone.

La storia finale, Zio Paperone e le idee quotidiane, porta invece il nostro sguardo sulla costante diminuzione della vendita dei giornali; con la conseguente difficoltà, per il papero più ricco del mondo, di trovarne al parco durante la sua abituale passeggiata. La trama sviluppata da Francesco Pelosi, seppure forse non del tutto originale, scorre rapida e con alcuni divertenti inserti; ben assistita dai guizzanti disegni di Blasco Pisapia, che ritrae sempre con la giusta espressività le esagerate reazioni dello zione.

In conclusione, Topolino 3649 si rivela un ottimo biglietto da visita per il lettore affezionato come per l’acquirente casuale catturato – speriamo – durante Lucca Comics & Games 2025. Sulla fiera, la cui onda lunga raggiungerà anche il prossimo libretto, già saldamente nelle mani di quanti abbiano voluto approfittare dell’anteprima lucchese, ritorneremo fra pochi giorni, per l’immancabile resoconto: l’appuntamento è, come sempre, su queste pagine.



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Autore dell'articolo: Federico Pavan

Sabaudo di nascita, romano d'adozione e veneto per amore, leggo fumetti da quando ero bambino e non ho ancora smesso! I miei preferiti: Tex, Asterix, Lucky Luke, Corto Maltese, Mafalda… ma Topolino resta il compagno di viaggio più fedele, una passione che mi ha portato a conoscere il Papersera (e a incontrare tanti amici e una splendida sposa) lungo tutto lo stivale italiano. Il mio idolo disneyano di sempre è Romano Scarpa, ma non posso dimenticare l'emozione del mio primo raduno, nel quale ho avuto la fortuna di incontrare due miti come Don Rosa e Carlo Chendi.