Almanacco Topolino 4

14 DIC 2021
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Almanacco 4

Anche questo bimestre il nuovo Almanacco Topolino ci accompagna e ci delizia con storie inedite da tutto il mondo. In tal senso, possiamo affermare che la testata ha definitivamente preso il largo ed è ricca di proposte interessanti e in molti casi di pregio.

Anche in questo numero ritroviamo alcune particolarità già viste nel precedente: l’inserimento di una storia in lingua originale e la rubrica Almanacco Topolino News, lo sguardo sulle proposte Disney straniere nel nostro paese. Al contempo, si mantiene la classica struttura finora avuta: la storia di apertura e quella di chiusura sono dei “grandi classici” dell’archivio della testata, mentre si riconferma la presenza dei McDuck Journals.

La copertina è a firma sempre di Emmanuele Baccinelli ed è colorata da Mario Perrotta. Il soggetto inedito si può dire in linea sia col periodo autunnale sia con la caratterizzazione umoristica di Pippo.

La storia di apertura, Zio Paperone e la fuga del bilione, disegnata da Giorgio Cavazzano, è una delle tante pubblicate in Italia da Jerry Siegel. Anche in questo caso, come accade molto spesso nella produzione di quest’ultimo, tutto ruota attorno ad una critica metaforica al capitalismo ed all’accumulo di denaro.

Il ritmo è buono, la storia fila bene, malgrado sembri sempre dare l’impressione di risolversi troppo presto; sono da segnalare alcune imprecisioni nella traduzione (oltre al “billion” titolo, si segnala anche l’uso di “canna” per tradurre “cane”, ovvero “bastone”), ma nulla che possa inficiare il godimento di questa storia.

Oceano

Largo ai giovani!

La prima inedita di questo numero è Qui, Quo, Qua e le buone maniere, di Terje Nordberg e Arild Midthun. Paperino e il vicino Jones decidono di dare ai propri nipoti l’esempio sulle buone maniere e sul lavoro di squadra.

La storia si basa soprattutto sulla contrapposizione: da un lato, i tentativi dei due adulti finiscono sempre per fallire; dall’altro, le capacità dei nipoti (tutti membri delle Giovani Marmotte) riuscirà a sopperire ai fallimenti dei primi e a riportare a casa tutti.

Una storia molto carina e godevole, che forse pensa di esasperare ulteriormente il rapporto conflittuale tra i due vicini portandoli lontani dal luogo di conflitto (le due case, il quartiere) e dimostrando come questa conflittualità sia insita in essi. I disegni sono sicuramente apprezzabili e danno un ottimo senso della vastità del mare e delle difficoltà che lo stesso porta ai naviganti inesperti.

Ben diversa la seconda storia inedita, Una serenata da Eli Squick, di Lars Jensen e Fabrizio Petrossi. Il tentativo di appropriarsi del denaro di Clarabella da parte di Squick finisce per essere sventato dalla provvidenzialità di Topolino in una vicenda che riprende il tema di Race for Riches, dove l’antagonista era impegnato a circuire la stessa Clarabella per impossessarsi di una mappa.

Squick

Il simpaticissimo Eli Squick

Alla medesima maniera, l’espediente (qui forse usato con poco successo ai fini narrativi) viene riproposto per permettere all’assistente di Squick di irrompere in casa di Clarabella e appropriarsi del denaro. Si tratta di una storia breve senza molte pretese che sembra porsi in continuity col passato ma con poco successo. I disegni sono comunque da apprezzare per la chiarezza stilistica e la semplicità rappresentativa.

Dopo il successo dei Diari del Klondike, Kari Korhonen realizza i Diari di Paperopoli. In questo Almanacco viene riproposto il primo capitolo di cinque, Paperopoli: Anno Uno, che illustra le vicende del giovane Paperone di ritorno dalle terre nordiche in una città che gli appare radicalmente trasformata.

Vi sono personaggi a lui connessi in qualche maniera: il giovane John D. Rockerduck, figlio di Howard che ha già incontrato bambino nella Saga di Don Rosa; Adamo Basettoni, figlio di Tom, a sua volta presente nel terzo capitolo dei Diari del Klondike; Miss Emily Paperett, nipote della locandiera che per prima ospitò Paperone a Dawson e, in seguito, sua fedele segretaria (mentre qui viene presentata come una reporter).

Il piccolo worldbuilding di Kari Korhonen sembra qui prendere una fisionomia quasi definitiva, utilizzando personaggi che si trovano sia nella Saga di Rosa, sia nelle storie di Barks, sia nelle storie italiane.

Sembra quindi alla ricerca di un assetto definitivo, infilandosi tra le pieghe degli universi fumettistici disneyani, mantenendoli coesi e permettendo che procedano parallelamente, senza divergere ulteriormente. Il frutto di tutto ciò è una buona storia, che riesce a garantire la massima coerenza narrativa, anche se in alcuni punti risulta in qualche maniera forzata.

Lo sforzo filologico nel cercare di caratterizzare i diversi personaggi (soprattutto lo “snob” Rockerduck, che acquisirà la vena concorrenziale dall’imponente zio Samuele) è notevole; benché appaia a prima vista inusuale, la soluzione di “incrociare” gli universi dei Paperi e quello dei Topi appare qui nuovamente logico nel quadro complessivo che vuole il Calisota come regione di collocazione di entrambe le città disneyane. Insomma, i tasselli dei puzzle sembrano ora avere maggiore chiarezza.

Una bella accoglienza

Meno facile da seguire, ma sicuramente divertente, è Paperino e la piantagione di cavoli celeste, di Dick Kinney e Al Hubbard. In questa breve avventura compare anche 01 Paperbond, personaggio creato proprio dai due artisti e successivamente ripreso da alcune storie brasiliane.

Il tema della storia rimane il medesimo del ciclo spionistico: Paperbond deve bloccare alcune iniziative dell’organizzazione Blonk; per farlo si avvale dell’aiuto di Paperino, che dovrà capire dove finiscono le colture rubate. La storia diverte, come detto, ma in molti passaggi appare piuttosto meccanica, oltre che difficilmente comprensibile dal punto di vista delle logiche narrative.

I disegni, che pure risalgono agli anni Sessanta, sembrano comunque non aver perso minimamente di freschezza e sono la giusta compensazione alle carenze stilistiche della sceneggiatura. La coppia, consolidata già con le storie di Paperoga, qui appare comunque ben rodata.

A seguire, la breve di una pagina sulle nipotine di Paperina, ovvero Emy, Ely, Evy e le pulizie domestiche. Scritta da Kirsten de Graaff e Mau Heymans (che cura anche i disegni), la gag page appare molto godibile e con un’ironia molto carina. La scelta di voler mettere in contrapposizione l’astuzia delle ragazzine nel prendere alcuni oggetti dalla casa di Paperina, e l’incredulità di Paperina stessa, sembra riprendere temi che già Barks sviluppava con riferimento alle storie delle versioni maschili di questi personaggi. Rimane un tentativo riuscito di strappare un sorriso al lettore.

Velocino

“Le gioie del vicinato”

L’ultima parte dell’Almanacco si apre con una nuova storia di Barks riproposta in lingua originale con la traduzione a parte.

Inventor of Anything ha una particolarità esposta dallo stesso Boschi nell’editoriale di apertura: il personaggio di Velocino sarebbe in realtà ricavato da Paperino, sostituito in corsa per ragioni burocratiche.

Come per tante storie di Barks, si deve sottolineare la genialità di questo autore: la storia è breve ma entusiasma, le interazioni tra i personaggi sono ben congegnate, le soluzioni narrative ottime.

Come per il precedente Almanacco, anche in questo caso la riproposizione della storia in lingua originale ha il doppio merito di esporre l’immediatezza dell’ironia delle battute dei vari personaggi e di ben accompagnarsi ai disegni delle vignette. Anche in questo caso, l’esperimento è riuscito. La traduzione a seguire, poi, permette anche di apprezzare l’ordine e l’esposizione delle battute.

Segue una storia lunga classica, Topolino e il ranch del tempo andato, di Carl Fallberg e Paul Murry. Anche in questo, notiamo subito una particolarità, ereditata dalla precedente ristampa su I Maestri Disney: il titolo e svariate didascalie e toponimi non sono stati tradotti in italiano; ciò soprattutto per garantire l’immediatezza della lingua originale, più funzionale alla storia.

Anche la struttura della storia appare differente dalle altre: si tratta di un giallo in tre puntate, uscite su Walt Disney’s Comics and Stories nel 1955; a ciò si aggiunge anche il breve riassunto della “puntata precedente” nello splash panel della seconda e terza parte, oltre alla riproposizione nella stessa vignetta della scena finale (a mo’ di serie televisiva). La storia si presenta come una buona lettura, dove anche i colpi di scena sono buoni, ma i cliffhanger di finale di puntata non sempre coinvolgono o convincono (specie il secondo); i disegni di Murry risultano gradevoli.

Panchito

“Sì ok, ma stai calmo!”

Anche in questo numero di Almanacco troviamo una breve su Panchito Pistoles, Panchito a zonzo per il Messico, di Ruud Straatman e José Colomer Fonts.

I dialoghi risultano estremamente particolari e sopra le righe nei toni, ma non inficiano in nulla la lettura; lo svolgimento complessivo è omogeno e si presta bene a essere seguito.

Anche la parte conclusiva ha il merito di non strafare ulteriormente ma di mettere subito in condizione il lettore di trovarsi di fronte ad un inconveniente o un imprevisto dal risvolto comico, che conclude la disavventura del protagonista.

L’altra storia italiana, Zio Paperone e l’incentivo dell’eredità, della mai abbastanza premiata e celebrata coppia Carlo Chendi & Luciano Bottaro, può essere definita un turning tables, dove la sorte avversa si trasforma in fortuna guadagnata. Paperone sente di dover fare testamento, ma deve decidere quale dei suoi due nipoti, Paperino o Gastone, inserirvi. L’espediente per capirlo è una sfida da vero imprenditore: raddoppiare la cifra guadagnata in una settimana.

Ciò che colpisce sono due cose: da un lato il monito alla fortuna di Gastone (che anche in questo caso parte da Barks), senza fare troppo affidamento su di essa; dall’altro, proprio perché si tratta di fortuna nella sua accezione latina (ovvero “sorte” o “caso” che ciecamente dà benefici), può girare e premiare anche coloro che vengono continuamente derisi da essa, come Paperino. La storia viene ben gestita dai due autori, soprattutto nei tempi narrativi e comici, oltre che alla sovrapposizione tra parlato e pensato (esempio dato dal perplesso Paperone iniziale).

Un miliardario multitasking

In definitiva, anche questo quarto numero dell’Almanacco risulta essere un piccolo capolavoro nella gestione del materiale che il curatore seleziona sapientemente. Ancora una volta, possiamo apprezzare sia la scelta delle inedite straniere, sia delle ristampe. L’apparato editoriale, più che dignitoso, continua ad aiutare il pubblico nella lettura e nella conoscenza delle storie classiche. Sempre da apprezzare le parti in inglese, funzionali al maggior gradimento da parte del lettore, dandogli la possibilità di godere ulteriormente della bellezza originale delle storie.

Autore dell'articolo: Luigi Sammartino

Giurista, accademico e nerd, sono un Pker dormiente della prima ora, ridestatosi assieme alla mia passione per il fumetto Disney. Anche se l'ultimo arrivato, mi piace avere comunque un piglio analitico sui prodotti della nona arte. Sperimentatore perenne, sono sempre disponibile a parlare di tutto.