I Grandi Classici Disney 88

20 MAG 2023
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I Grandi Classici Disney 88

Il numero di aprile 2023 de I Grandi Classici Disney si apre con tre storie tutte dedicate a Topolino.

Rudy Salvagnini scrive un giallo di stampo classico, Topolino e la banda del black-out, in cui il protagonista indaga su una serie di furti facilitati da artificiosi ammanchi di corrente elettrica. La sceneggiatura procede sicura su binari più che consueti, ma l’autore ha modo di inserire un piccolo colpo di scena a tre quarti dell’avventura.

Il tratto elegante di Giovan Battista Carpi impreziosisce una buona vicenda che, grazie al disegno, riesce a fare un salto di qualità: si invitano i lettori a soffermarsi sulla gran varietà di espressioni presenti sul volto di Mickey, così come la cura nei confronti del character design per quanto riguarda i comprimari.

Meno convincenti risultano invece Topolino e la coppa di Murano e Topolino e l’aereo dirottato. La prima, ad opera di Bruno Concina e Sergio Asteriti, assume caratteri fin troppo celebrativi nei confronti del protagonista – il quale riceve la coppa del titolo a riconoscimento della sua fama – e imbastisce una serie di gag che vedono Gambadilegno e Trudy nei loro goffi tentativi di distruggergliela. Idea carina, volendo, ma tirata un po’ per le lunghe e non sempre accompagnata da un ritmo narrativo adeguato.

I disegni di Asteriti, invece, mantengono il fascino di uno stile arcaico e ricercato, con ambienti ricchi di dettagli che ci restituiscono affascinanti scorci di Venezia e personaggi secondari che guardano nell’aspetto a certe figure delle strisce di Floyd Gottfredson. Un tratto difficile da valutare con compiutezza, molto fluido – in alcuni passaggi forse troppo – che caratterizza in modo peculiare gli attori in scena, ma che forse si presta poco al tipo di sceneggiatura imbastita.

Carpi

Mani in tasca, spalle alzate, uno sguardo più che espressivo: l’aspetto del Topolino di Carpi veicola la battuta

L’aereo dirottato rappresenta invece un poco ispirato scontro tra Topolino e Gambadilegno: Gian Giacomo Dalmasso attinge a piene mani dalla tradizione italiana del genere senza immettere troppi guizzi in una trama piuttosto piatta e con pochi sviluppi interessanti. Il lavoro di un acerbo Giulio Chierchini non aiuta purtroppo la fruizione delle tavole, per via di vignette piuttosto spoglie e di personaggi dall’aspetto monodimensionale.

A sancire il giro di boa del numero è una breve storia dipinta dello stesso Chierchini, stavolta autore anche dei testi: La pesca inaspettata è poco più di una gag allungata per tre pagine, che trova il suo valore nella peculiare tecnica illustrativa che l’artista portò avanti su Topolino nel corso degli anni Ottanta. Spiace però rilevare che la resa di stampa è ben poco performante, con colori sbiaditi e figure dai contorni poco delineati, depotenziando quindi la particolarità del raccontino.

Si arriva così alla sezione Superstar, che il curatore Pier Luigi Gaspa sceglie di dedicare al rapporto tra zii e nipoti, tema centrale in moltissime dinamiche del fumetto Disney.

Come d’abitudine da quando l’esperto ha preso in mano le redini della testata, la dotta introduzione ha modo di toccare diversi argomenti e nozioni relativi al tema del mese: una panoramica ampia e pregevole, che va però a discapito dell’approfondimento delle storie pubblicate nelle pagine successive, che vengono citate velocemente solo nelle ultime righe dell’articolo e che vengono di conseguenza private di una vera contestualizzazione.

Ed è un peccato, perché tanto si sarebbe potuto dire parlando di Paperino e i nipotini protestatari, nella quale Guido Martina caratterizza Qui, Quo e Qua come giovani appassionati di musica beat e desiderosi di assistere a un evento concertistico di stampo hippy. Uscita nel 1968, l’avventura si calava perfettamente nel contesto giovanile dell’epoca, con riferimenti diretti a vari stilemi di quella controcultura. L’aspro conflitto generazionale tra il riottoso “matusa” Paperino e gli scapestrati ragazzini, consueto nella narrativa martiniana, trova così in questo caso una chiave di lettura sociale che lo connota in maniera maggiormente motivata, con diverse gag verbali apprezzabili ancor oggi.

Chierchini

Una beatnik dalle fattezze umane disegnata da Giulio Chierchini

Anche i disegni di Chierchini, presente per la terza volta in questo Grandi Classici, sono degni di nota: non solo per una certa cura nella rappresentazione dei paperi, ma soprattutto per la scelta di disegnare i comprimari che Qui, Quo e Qua incontrano andando al concerto con tratti completamente umani, senza ricorrere alle fattezze canidi che solitamente ne fanno le veci e che pure compaiono tra la folla comune.

A partire dalla caporalmaggiore Beatrice Austerity fino alla sua versione “capellona” nei panni di Beat Beauty, passando per tre ragazze del pubblico, il tratto di Chierchini trova il modo di distinguere questa specifica “fauna giovanile” dalle altre persone, restituendo anche nei movimenti sincopati quel peculiare atteggiamento.

Rockerduck e il nipote migliore parte invece dall’ennesima sfida da Zio Paperone e il suo rivale in bombetta: entrambi lasciano il loro impero finanziario nelle mani dei rispettivi nipoti per una settimana, allo scopo di dimostrare quale dei due eredi sia il più capace. Paperino se la deve quindi vedere con l’inedito Ricky Rockerduck, ma presto i due rampolli si stancano di essere usati come pedine degli zii che non ripongono vera fiducia in loro…

La storia di Nino Russo scorre senza grinze, grazie a una sceneggiatura che fila come un treno, a una trovata piuttosto originale e a una morale semplice ma ben gestita. I disegni classici e dal tratto pulito di Luciano Gatto si rivelano la scelta adeguata per illustrare tale vicenda.

La breve Tip e Tap e l’ora della nanna di Abramo e Giampaolo Barosso per i disegni di Giovan Battista Carpi permette di riprendere il fiato con una storiella urbana e senza pretese, che trova il suo quid nelle suggestive atmosfere notturne che il disegnatore sa immettere nelle tavole e che porta direttamente a Zio Paperone e il quadrifoglio portasfortuna e a Zio Paperone e il nipote portasfortuna.

Scarpa e Cavazzano

Un Paperone dinamicissimo grazie alla matita di Romano Scarpa e alle chine di Giorgio Cavazzano

Nel primo caso Michele Gazzarri mette in scena un’avventura abbastanza sconclusionata, tanto nei presupposti iniziali quanto nel suo sviluppo: l’attaccamento di Paperone al concetto di fortuna, al punto da voler collezionare tutti i quadrifogli possibili, risulta un tantino eccessivo per la figura del magnate come la conosciamo oggi.

Così anche l’atteggiamento di Amelia, volto più a danneggiare lo Zione per il gusto di farlo che non per diventare a sua volta ricca, stona un po’ con la caratterizzazione canonica del personaggio. I disegni di Giuseppe Perego non fanno che aumentare il senso di straniamento che il lettore potrebbe provare approcciandosi alla vicenda, che si conclude con uno smacco potente per Paperino in un finale quasi anticlimatico.

Il nipote portasfortuna, invece, è una divertente e sincopata commedia cittadina, che segna la seconda e ultima apparizione di Oscar Paperone, vero e proprio iettatore dal quale il nostro Scrooge tenta in tutti i modi di allontanarsi per non subirne i malefici influssi, che colpiscono inevitabilmente e pervicacemente i suoi affari.

Il brio della scrittura di Carlo Chendi contribuisce fattivamente alla riuscita della storia, che si rivela frenetica e brillante, insieme al tratto di Romano Scarpa che, inchiostrato in questa fase da Giorgio Cavazzano, trova quel dinamismo e quella nettezza nelle linee che ben si presta agli scatti che il protagonista si trova a compiere colto dallo spavento o in preda alla fuga.

Nel complesso si tratta di un numero riuscito e piuttosto piacevole, che vede i suoi punti di forza nella sezione Superstar ma che viene minato da alcune scelte meno ispirate di altre, specialmente nella prima parte dell’albo.

Autore dell'articolo: Andrea Bramini

Andrea Bramini, detto Bramo, nasce a Codogno nel 1988. Dopo avere frequentato un istituto tecnico ed essersi diplomato come perito informatico decide di iscriversi a Scienze Umane e Filosofiche all'Università Cattolica del Sacro Cuore, dove a inizio 2011 si laurea con una tesi su Watchmen. Ha avuto esperienze professionali nell'ambito delle pubbliche relazioni e come segretario. Appassionato da sempre di fumetti e animazione Disney, ha presto ampliato i propri orizzonti imparando ad apprezzare il fumetto comico in generale, i supereroi americani, le graphic novel autoriali e alcune serie Bonelli e affini. Scrive di queste passioni su alcuni forum tematici e principalmente per il sito di critica fumettistica Lo Spazio Bianco, nel quale ricopre la carica di caporedattore.