I Grandi Classici Disney 280

01 MAR 2010
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Da quando il numero di pagine del mensile è diminuito e la sua rilegatura è migliorata, “I Grandi Classici Disney” è diventato un volumetto di piacevole lettura, ma dai contenuti non sempre di eccellente qualità. Il numero di Marzo non fa eccezione. Salta subito agli occhi la splendida copertina di Cavazzano – che sembra essere uscita dal pannello iniziale di una delle tante tipiche avventure ciminiane, per altro totalmente assenti dal numero in questione. Numero che si apre con una bellissima storia di Pezzin, magnificamente illustrata dal Maestro Carpi (ma qui proposta in versione ricolorata): Zio Paperone e le case gonfiabili. Pezzin è presente anche con Zio Paperone e il progetto “ghiacciolo”, storia disegnata da un Roberto Marini in gran forma e ristampata una sola volta negli ultimi vent’anni. Entrambe sono esemplificative della tipica “logica dell’assurdo” pezziniana, in quanto, per dirla con le parole dello stesso Autore, esse “partono da presupposti scientifici, per dipanarsi poi in un crescendo di assurdità”. Andando avanti nella lettura, troviamo il mediocre giallo Topolino e le rapine al gelo (Pavese/Gatto), l’attualissima – in quanto incentrata sulla smania della chirurgia estetica – Topolino e il nasino francese (Concina/Studio Bargadà), la movimentata Topolino & Pippo aggiustatori scatenati (Barosso/Scarpa) e la brevissima Paperino e i superfreni, storia “dipinta” di Giulio Chierchini. Completa il numero un profluvio di brevi e immemorabili storie straniere (essenzialmente americane e brasiliane), le più simpatiche delle quali sono solo le due di Dick kinney con protagonista Paperoga: Paperoga cugino al lattemiele (disegni di Strobl) e Zio Paperone e le ostriche indigeste (disegni di Alvarado). La sezione “Superstar”, infine, è ghiotta solo a metà, ospitando Paperino e il primo dollaro d’oro (Renzi/Gatto), uno dei fumetti Disney meno ristampati al mondo, insieme alla pluri-ristampata Paperino e il castello stregato (Lockman/De Lara). Indice, in definitiva, certamente non da buttare, ma nemmeno assolutamente imperdibile come altri.

Autore dell'articolo: Malachia