Disney Anni d’Oro 13
Che dire di questo numero degli Anni d’Oro? Sicuramente non ha suscitato particolare interesse, e che presenta cose decisamente sballate che cozzano con l’impostazione filologica della testata. Partiamo dalla solita intervista orrenda e inutile, che ruba ben 6 tavole, e all’agghiacciante versione della Nipote. Ho sempre amato le edizioni editorialmente modificate delle grandi parodie (ma li c’era un senso: formato di prestigio, cartonatura, pagine grandi). Qui invece hanno preso l’edizione del corriere, una rimontatura di una versione gia rimontata. Enormi spazi bianchi tra le vignette e robe tutte sballate. Mah, mi chiedo perche pubblicare questo scempio.
Anche perche il resto dello spazio è usato benino: la storia del treno di Rota riprende bene un argomento già trattato su Fallberg nel numero 9 (anche se non è un argomento così interessante, citato comunque sul numero dei Grandi Classici ora in edicola). E il “Cavatappi” di Scarpa è una storia carina. Il tutto pero è (non) collegato dall’articolo iniziale, che poteva tranquillamente essere scorciato.
Allo stesso modo quello per il bel Botto Siderale, by Cimino/Cavazzano, in cui si vede che hanno riempito l’articolo di immagini. Bella la storia sul Mago Carigù, che vede invece un articolo insignificante e che poteva essere un po’ piu polposo.
C’e di nuovo lo Spot della Settimana, che tanto serve giusto a riempire gli spazi. Si potrebbero pubblicare 5 alla volta con un articoluzzo per spiegare pubblicità del passato.
Infine Saetta e Robin Hood: a me personalmente non dispiacciono, anche se l’articolo era di nuovo un po’ ozioso. Storia carina, Hubbard è bravo.
In questo marasma di articoli (ben 20 pagine, decisamente troppo dilatate), si perde un po’ forse la vera chicca del numero, ovvero i rari albi promozionali di Carpi, davvero interessanti. E buona la copertina di Cavazzano. Ora, è un buon numero? Teoricamente si, ma presenta delle macchie indelebili che non si possono cancellare. Una volta che Anni d’oro la pianterà di fare inutili interviste e dimenticherà le sviste sulle pagine della seconda puntata (vedi gli iceberg del numero scorso) o questa strana edizione della Nipote, potra diventare una testata, non di rarità, ma almeno di storie adeguatamente presentate e felicemente appaganti.