Topolino Story 1985

01 APR 2015
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Numero ricco di qualità, il sesto della collana. Ad avere il risalto dell’introduzione storica sono il clamoroso successo del Live Aid, e la breve vita del misconosciuto Laser-disc.
In apertura abbiamo Topolino e il segreto del castello (Concina/Cavazzano), ampiamente veicolata come vero e proprio evento mondiale, essendo questa la primissima storia a fumetti a bivi, traendo ispirazione dal grande consenso che i librogame stavano riscuotendo in Francia, rendendoli in breve tempo un fenomeno, Peccato però che l’esordio non sia dei più memorabili, rispetto ad altre storie meglio riuscite. Alcune spiegazioni dei misteri si ripetono nei vari finali, e le stesse scelte dei protagonisti vengono rinnegate poco dopo. Anche il pretesto iniziale è un po’ anomalo, e il voler indagare (per di più in piena notte) di Topolino nel castello appare forzato, nonostante la notoria tempra da esploratore che lo contraddistingue.
Il secondo “battesimo” del volume è Paperino trovatore trova… guai (G.B. Carpi), prima storica “storia dipinta”, che si avvale cioè di disegni e scenari eseguiti con una tecnica grafica debitrice dei disegni animati, facendo ampio uso di tinte piatte, ad acquerello o a tempera. Simpatica storia in costume agile e veloce, magnificata dai disegni di Carpi e dal citato esperimento artistico, seppur non renda ancora granchè nella resa (e le pagine non lucide di Topolino Story non aiutano), risulta di grande impatto soprattutto nella doppia tavola con l’inseguimento del boia addetto alle nerbate.
Topolino dietro il sipario vede finalmente l’entrata in scena in questa nuova serie di Romano Scarpa (rimasto sinora probabilmente in ombra per via della recente Omnia). alle prese con un giallo ordinario con la terza apparizione di Zenobia, la partner occasionale di Pippo da lui lanciata in Topolino e la regina d’africa, su Topolino Più.
Seguono la danese Zio Paperone e la consegna della vigilia (Jacob-Avenell/Vicar), leggera natalizia molto ben disegnata, ma allungata oltre misura, e Paper Bat e la vendetta di Apollo, prima storia brasiliana dello sgangherato supereroe mascherato ad essere pubblicata su Topolino. Priva della tremenda demenzialità che caratterizza solitamente il filone, da comunque un assaggio delle… potenzialità del personaggio. Abbiamo modo di vedere un inedito Basettoni baffuto che sarà ancor più in evidenza nel ciclo del club dei supereroi, sempre di questi anni.
Chiude l’albo Zio Paperone e la colonizzazione del deserto (Pezzin/M. De Vita), coinvolgente avventura tipicamente pezziniana, con al centro la solita impresa impossibile, che grazie ai potenti mezzi paperoniani diviene realtà, nel bene o nel male. Divertente e istruttiva al tempo stesso senza annoiare, nonostante l’uso smodato di quel Manuale delle Giovani Marmotte onnipresente in quel periodo (nel numero in questione viene tirato fuori in due occasioni), offre anche nella gag degli scienziati un’anteprima di quelle che sarebbero state le classiche baruffe fra Zapotec e Marlin.
A completare l’indice il focus sull’autore, seppur incentrato sui suoi lavori extra Disney, dedicato a Bruno Concina, la galleria di cover e il risicato approfondimento con relativa immagine sul personaggio di turno in terza di copertina (Paper Bat, in questo caso), sorta di compromesso di quell’unico baluardo della ricca scheda della vecchia serie, ora ridotta all’osso.
Numero da tre stelle, che diventano quattro per le due simboliche primizie che hanno dato il via a due longevi generi del settimanale, la conferma di una gradita rotazione delle tematiche delle centrali straniere, e più in generale per l’alta qualità dei nomi nel menù.

Autore dell'articolo: Guglielmo Nocera

Oggi espatriato nel paese di Astérix, mi sono formato su I Grandi Classici Disney, che acquisto tuttora, e Topolino Story prima serie. Venero la scuola Disney classica, dagli ineguagliabili vertici come Carl Barks e Guido Martina ai suoi meandri più riposti come Attilio Mazzanti e Roberto Catalano (l'inventore della macchina talassaurigena). Dallo sconfinato affetto per le storie di Casty sin dagli esordi (quando lo confondevo con Giorgio Pezzin) deriva il mio antico nome d'arte, Dominatore delle Nuvole. Scarso fan della rete, resto però affezionato al mondo del Papersera, nella convinzione che la distinzione tra esegesi e nerdismo sia salutare e perseguibile. Attendo sempre con imperterrita fiducia la nomina di Andrea Fanton a senatore a vita.