Topolino Story 1988
Altro numero altro anno, verso il finire degli anni ’80. Si parla di programmi televisivi come “Striscia la Notizia” ma soprattutto del cambio di editore per Topolino: dopo cinquant’anni e oltre di Mondadori, il controllo editoriale viene assunto dalla filiale italiana della Walt Disney Company. Il modello del settimanale cambierà, spingendo sulla produzione italiana di storie e abbandonando quelle di importazione straniera, soprattutto brasiliana. Il menù del numero presenta però ancora il periodo pre – cambiamento, a parte per una storia.
Il numero è caratterizzato da grandi maestri e da un paio di adattamenti parodici. Il primo, e più riuscito, è Le due tigri, con cui Carpi ritorna nelle ambientazioni malesi e piratesche di Sandopaper, migliorando il predecessore, con un acuto lavoro di humour, utilizzo dei personaggi e sapiente satira sociale. In Paperozzi invece, Marconi realizza una trama divertente, che altro non è però che una sequela di gag note di Fantozzi: il fatto che a rievocarle sia Paperone però, regala un certo sberleffo molto interessante. Cavazzano ai disegni realizza un buon lavoro, divertendosi.
La scheda dedicata a Carlo Panaro come autore porta all’orto delle meraviglie, disegnata dal veterano Sandro Dossi, tipica storia media italiana. Molto interessante, perché figlia del tempo e testimone, purtroppo, di un costume ancor oggi in uso, è la vicenda dedicata al condono edilizio: i malcostumi dei paperopolesi vengono fustigati come dovrebbero essere quelli degli italiani, sperando di essere da monito. Una storia dìattualità, tipica della produzione pezziniana, sceneggiata però dalla meteora Mauro Monti e disegnata da Amendola.
Chiude il numero il sempre presente Massimo De Vita, al meglio nel suo stile grafico, con una rara sceneggiatura con i topi di Rodolfo Cimino. Il maestro veneto solo negli ultimi anni della sua produzione utilizzerà il cast di Topolinia, invece dei suoi amati paperi. I tam-tam preistorici forse non sono memorabili, ma tra besti e selvaggi rendono appieno la produzione ciminiana.
Un buon numero, che regala ottime storie in costume e altre in cui la critica sociale è acuta e netta.