Topolino Story 2002
Numero strano e interlocutorio questo di Topolino Story, quattro storie che solo in parte sono memorabili, e che in due casi ripropongono di nuovo serie già presentate. Si tratta di un altro capitolo delle Tops Stories e di Paperino Paperotto.
La prima è il penultimo capitolo della saga creata da Giorgio Pezzin e da Massimo De Vita. L’avo inglese di Topolino è una continua miniera per dare la possibilità al lettore di sfidarsi con misteri, complotti e nuovi territori geografici, realizzati al meglio dal disegnatore milanese, davvero ispirato. Qui si crea anche maggiore continuity interna, riutilizzando lo spietato staterello bellicoso, sullo stile della Brutopia barksiana o della Belgravia pknaica. La seconda storia vede invece i paperetti di Quack Town sfidare Babbo Natale in una storia classica natalizia. La sceneggiatura di Ambrosio fa il suo mestiere, esaltata sicuramente dallo spigliato e guizzante tratto di Donald Soffritti, cui è giustamente dedicata la scheda dell’autore.
La storia di apertura è invece la parodia in due tempi dei Sette Samurai di Kurosawa, ad opera di Gianfranco Goria e Claudio Sciarrone. Per certi aspetti è strano che sia stata scelta quest’opera, che ha visto una lunga serie di rimaneggiamenti, in un’ottica decisamente oscurantista. La decisione di censurare un paio di tavole e di rimaneggiare fortemente i dialoghi, semplificandoli, ci consegna l’idea di settimanale che c’era in quegli anni, diretti da Claretta Muci, in cui si preparavano storie per i “bambini svegli delle elementari”. Nonostante questo, la storia mantiene l’epicità del film e la dignità dei samurai, raccontando di un Giappone povero in preda a guerre intestine. Le grandi tavole a tutta pagina, o a doppia, l’uso di ideogrammi, le scene di combattimento, i costumi, tutto omaggia il capolavoro di Kurosawa e mostra l’immenso lavoro di Goria, una storia pronta nel 1994 ma pubblicata, con interventi dello stesso Sciarrone, otto anni dopo. Il disegnatore utilizza il suo stile più classico, tipico dei primi anni ’90, ricco di precisione e di dettaglio negli sfondi. Solo le teste di Topolino vengono modificate, e qui si può fare il confronto.
Infine, viene rappresentato un capitolo di una nuova serie, sempre ad opera di quel geniaccio di Pezzin. La storia vista da Topolino è un altro modo per raccontare fatti storici attraverso gli abitanti di Topolinia, con i disegni di Paolo Mottura e di Marco Palazzi. Viene pubblicato il segreto di Venezia, ben ambientato nei panorami lagunari, in cui Pippo appare come un realistico nobilotto veneziano, annoiato e dedito solo alle feste, esempio della decadenza che travolgerà la repubblica di Venezia.
Un numero che avrebbe forse potuto vedere altre storie pubblicate, come si evidenzia nel topic. Purtroppo bisogna notare anche che lo spazio redazionale per le copertine è sempre più limitato. Comunque, un numero interessante per due ottimi Pezzin, e per la storia di Goria che permette di osservare una evidente opera di censura.